Bianca: un bocciolo di rosa, ricordi, desiderandola
di
alybas
genere
etero
Storia vera
Appare incredibile quando le cose si combinano e tu trovi alcune cose che avevi seppellito nei recessi della memoria e che però..quando le rivedi ti riportano ad un passato e tu lo rivivi….risenti gli odori, gli aromi...le suggestioni e la mente va. E’ così che ho raccontato la mia vicenda con l’ex cognata e poi quella con l’ex suocera. Bastano degli appunti scritti diversi anni fa una fotografia e un bocciolo di rosa dentro un libro… celati….nascosti. Quella Rosa….si il bocciolo di rosa…..ricompare e ritorna alla mente quel desiderio sessuale di possedere Bianca sino allo sfinimento, farla mia e basta, quella voglia irrefrenabile che provai...la voglia matta di sovrastarla e succhiarle, strizzarle, mungerle le sue straordinarie tettone, prenderle la sua essenza racchiusa in quel suo seno, fantasticamente grosso, dolce e maturo. Ripensai a me ingordo nel riempire Bianca in tutti i suoi buchi, senza limiti, senza inibizioni, soprattutto superando la sua continua naturale ritrosia che l’aveva sempre caratterizzata e che aveva sempre frenato me dal dilagare fino a quel giorno in cui avvenne. L’energia sessuale repressa in lei era trapelata dal suo corpo che sebbene minuto aveva delle forme giunoniche. La cosa straordinaria, tuttavia, quella che mi aveva spinto verso lei era che lei ha sempre vissuto la sua prorompenza del fisico come un castigo piuttosto che come una fortuna…..., per lei il sesso era una sciagura. I suoi occhi, in particolare trasmettevano quel suo fottutissimo perbenistico stile alla vorrei ma non posso. Ebbene io volli fottermela, facendole di tutto, me lo ero ripromesso e riuscii a mantenere a me stesso. Ricordo ancora stringendo la rosa in mano che la chiamata arrivò sul mio cellulare. Furono poche parole, chiare, inequivocabili e in un attimo presi la macchina e andai casa sua portando con me quel bocciolo di rosa a stelo lungo e senza spine, pregustandomi un fantastico pomeriggio di sesso. Avevo trovato la porta socchiusa e lei mi aveva accolto in una nuova vestaglia, a dir poco splendida, di seta trasparente, color glicine. Il profumo era invece lo stesso delle altre volte, essenza di magnolia. I capelli corti erano ancora umidi al tatto segno che aveva appena finito una lunga doccia e lo stesso si capiva dall’arrossamento della sua pelle lattea a causa del calore dell’acqua e della temperatura elevata nella stanza, del resto dal bagno proveniva il medesimo intenso effluvio di magnolia. Sentii l’immediata esigenza di scaraventarmi su di lei, spremere le sue straordinarie tette a più non posso, per farle sentire la mia voglia, il mio desiderio, il mio possesso, del resto già la prima volta, sebbene non avessi portato a termine la scopata per come avrei voluto, non era, comunque, stato difficile dominarla. La grande passione per i suoi seni debordanti che già fuoriuscivano volentieri con generosità erano per me l’unico vero pensiero e mi avevano ispirato desideri osceni nei suoi confronti. Dei suoi seni abbondanti oramai conoscevo tutto ma soprattutto quel loro odore particolare e quel sapore dolciastro dei capezzoli.
Bianca ha subito gradito il mio omaggio floreale. Avrebbe voluto mettere il fiore in un bouquet con l’acqua, ne aveva odorato il profumo ma non era destinato solo a quello e io gli e lo avevo fatto capire subito. La rosa era un mio strumento e mi sarebbe servito per cui la tenni con me. La mia lingua a spadroneggiava nella sua bocca. L’ho letteralmente trascinata nella camera da letto, spinta sul materasso e ho chiuso la porta della stanza a chiave. Nessuno ci avrebbe potuto e dovuto disturbare. La spogliai e lei collaborò a mostrarmi uno splendido body traforato in pizzo amaranto. Era molto orgogliosa, e ricordo mi disse che lo aveva acquistato per me, per darmi piacere. L’amaranto le donava tantissimo avendo la pelle di un candore latteo e li mi sono tuffato senza esitazione. In me cresceva sempre di più il senso di possesso nei suoi confronti, e così vista la sua remissività le ho anche ordinato di liberarsi del body e lei lo ha fatto senza fare questioni di alcun genere. Le tettone libere, finalmente ebbero la possibilità di esplodere, in tutta la loro prorompenza e lei rimasta in mutandine di pizzo aspettò l’assalto. Tuttavia, forzando la mia natura scesi all’altezza della sua vagina e ho iniziai a leccarla, e succhiarla incessantemente. Lei era già bagnata a dovere. Ha stretto tra le cosce la mia testa sperando di fermare per un attimo la mia lingua che guizzava in ogni parte del suo triangolo peloso, ma ovviamente non ci è riuscita e io seppi che tutto voleva tranne che smettere di godere intensamente, come avevo iniziato a farle fare. Mi ci volle davvero poco per portarla al limite della sua resistenza. Eravamo un uomo e una donna matura che ci donavamo vicendevolmente l’una all’altro con tutte le energie possibili, e incidentalmente e solo incidentalmente io ero il genero che possedeva sua suocera. Le ho alzato cosce e bacino e lei ha assecondato la posizione in modo da poter allargare le cosce larghissime, ponendole sopra le mie spalle, così ho potuto raggiungere il clitoride martorizzandoglielo in maniera sistematica, scientifica alternando succhiate profonde, mordicchiamenti, delicate carezze con le mie dita e soprattutto inserimenti in profondità del mio naso nella sua figa. Il sugo era denso. Anche le grandi labbra della sua passera erano diventate oggetto totale del mio desiderio. Le avevo aperte con le mie dita, delicatamente, e anche li picchiettai con la mia lingua nel loro interno, in maniera sempre più frequente, nonostante mia suocera tentasse di chiudere in ogni modo la sua micia. Stavo riuscendo a farla impazzire e quando passai sulla figona tutta lingua per lei fu un vero sollievo, aveva perso il controllo e io ne ho approfittato, mentre lei appagava i suoi sensi ad occhi chiusi facendo grandi sospiri. Il mio solito obbiettivo era il buchetto del suo ano, raggiunto senza problemi con le dita e con la lingua, cingendolo d’assedio, un assalto famelico, lo predisposi lavorandomelo con le dita che alternativamente facevo accedere, allargandolo sempre di più, mordicchiando i peletti che dal buchino facevano capolino e predisponendo le pareti, intanto, però avevo altre priorità. Ritornai nuovamente sulla sua vulva passandole sopra in maniera delicata i petali del bocciolo di rosa e come immaginavo ciò diede vita ad una serie di brividi, e sensazioni forti perché lei potesse trattenersi. Bianca giocava con i suoi seni, strizzava quei meravigliosi meloni, succhiandoseli, mentre io la lasciavo fare. Era scesa con due dita della mano destra a sditalinarsi e lo faceva in maniera dolce, ossessiva, quasi convulsa, mentre strizzava le poppe...aveva una predilezione per la sinistra e eccitava ossessivamente tra le sue dita il capezzolo. La mano destra e le dita erano intrise di liquido, e io le baciai e leccai subito accogliendo il suo liquido nella mia bocca. Aveva capito che il bocciolo era uno strumento di piacere. Ero rimasto, comunque, affascinato dal suo modo di masturbarsi, di toccarsi con una dolcezza infinita ma al contempo decisa, ancora non aveva finito di toccarsi, che io con calma ero ritornato ad aprire le grandi labbra e a succhiare la vagina, prosciugandole il frutto della sua azione autoerotica. Con delicata sicurezza avevo inserito il lungo stelo del bocciolo di rosa, costantemente, facendo dei movimenti circolari prima lenti e leggeri, poi, sentendo la risposta positiva del suo corpo in modo sempre più rapido e deciso, e li mia suocera lasciata la figa alle penetrazioni del fiore, aveva riportato infoiata la sua mano destra a dar man forte all’altra per mungersi e ammassarsi le tette, offrendomele. Solo che io dopo averle strizzate a modo mio e succhiate le porgevo alla sua bocca, alternativamente, prima quella destra e poi quella sinistra, consentendole di succhiarsele e leccarsele. Questi preliminari, le avevano fatto un gran bene tanto che balbettante e tremante per le forti emozioni che stava provando, mi aveva prima sussurrato e poi ribadito a gran voce che voleva essere presa. Non aspettavo altro. Avvicinai il mio solidissimo cazzo, oramai pronto per scopare la sua fica matura e succulenta, poggiandole la punta del pene sulla sua vagina e strofinandogliela sopra continuava a bramarmi mentre io adoravo il suo florido petto abbondante. Succhiavo e mungevo quasi con disperazione , enormi chiodi duri che sollecitavo congiuntamente con il pollice e l’indice. Feci molto sforzo per convincere mia suocera a salire sopra di me, ma quando si è impostò su di me e le infilai il mio cazzo nella sua figa, come un coltello nel burro caldo, era partita in una naturale cavalcata irrefrenabile. Io le ho succhiato i capezzoli, leccandoglieli. Le sue tettone ballonzolavano in maniera inaudita ad ogni suo movimento. Il pene entrava ed usciva in maniera perfetta. La impalavo assecondando i suoi ancheggiamenti e le avevo infilato un dito nell’ano. Ricorderò sempre come lei si fosse messa a leccarmi ogni parte del corpo, a toccarmi, a baciarmi. Sentivo che era ancora molto carica e così scesi ad omaggiarla nuovamente in figa, con succhiate profonde, lavorando con le dita tra la vagina e il buchetto dell’ano. Mi rituffai più volte sul suo petto. Con la lingua mi infilai tra le cosce succhiandole il grosso clitoride…. aveva mugolato e ansimato. Ero risalito con la bocca tra i seni, poi l’avevo posta di fianco alzandole un coscia per facilitare il mio compito e così le avevo infilato nuovamente il pene in figa. Ansimava, mugolava di piacere e il sentirla mi provocava un piacere enorme. Mia suocera mi incitava a riempirla con sempre maggiore vigore. Succhiavo, le sue spalle, leccavo e baciavo la parte posteriore del suo collo, i lobi delle sue orecchie e soprattutto mungevo, senza contare che morsi in ogni parte del corpo avevano iniziato a far comparire lividi abbastanza consistenti. Con un filo di voce rauca sudatissima e bagnata all'inverosimile mi disse che voleva venissi. Il dardo in vagina spaccava le pareti, mentre Bianca mi implorava di concludere. Guaiva laida e vogliosa con la saliva che le sbrodolava dalla bocca tesa e ansimante. Era rossa in viso dalla tensione, dall'eccitazione e dallo sforzo. Mi chiedeva di venire lei era zuppa di orgasmo, saliva, sudore. Aveva voltato la testa indietro, i suoi occhi mostravano che era sottomessa ma compiaciuta, lasciva, sensuale, erotica, come non mai. l Dopo averla rivoltata un po’ l’avevo impostata alla pecorina, e con quel bocciolo che aveva ancora il suo lungo gambo turgido e prendendo umori dalla sua fica l’ho inserito senza tanti complimenti nel buchetto del culo e lì la donna si era irrigidita. Il gambo andava in profondità e il fatto che io lo inserissi con movimenti decisi e circolari la tormentava. Tolsi lo stelo della rosa e andatole dietro, dopo averle inumidito con la saliva il buchino, aprendolo con le dita, ad un tratto le ho infilzato la mia spada di carne sino alle palle, dandoci subito dentro. L’ano si era aperto era la cosa più piccola in quell'enorme strumento di piacere e così avevo soddisfatto anche la mia voglia di incularla. Non lo credevo possibile eppure nonostante fosse sconquassata dal mio dardo che la dirimeva continuava a incitare mugolando e affannando. Più spingevo, più violavo e oltraggiavo il suo ano, più la risposta della donna era eccitante. Le natiche belle sode nonostante l’età gli permisero di fare tutto e oramai al limite la riempii fino all'intestino. Il pene duro e ritto si impennò facendo fuoriuscire fiotti di orgasmo, Bianca si abbandonò sino alla fine in balia dei colpi, subendo in silenzio il maglio che la perforava. Emise infine un urlo acuto, seguito da quattro gemiti strazianti, dopodiché si accasciò. Sbavavo ancora sulle spalle della donna, mentre lei era stravaccata carponi sul letto. Passati alcuni istanti, la donna diede cenni di vita, tentando di sollevarsi, cercando i vestiti, ma io le fui di nuovo sopra, facendole capire che ancora si era soltanto all'inizio, e che sarebbe dovuta rimanere nuda per me. Mi lanciai nuovamente sopra i capezzoli succhiandoli a più non posso. Dovette subire le mie splendide ciucciate. Il telefono squillò ma le impedii per ben due volte di alzarsi. Era lei, che mi offriva il suo seno manipolandolo con grandissima maestria e mungendo i capezzoli e ad un certo punto, vista la potenza del mio pene e conoscendo oramai la mia predilezione per le sue tette, me lo prese accompagnandolo sopra i suoi monti offrendomi una straordinaria spagnola. La sudditanza di quella straordinaria vacca stagionata mi aveva inebriato. Il pene era diventato per l’ennesima volta un idrante impazzito che distribuiva il seme bianco e che le era schizzato sul viso, sul seno e sulle labbra, dopodiché senza perdere tempo prezioso l’ho costretta con la lingua a spennellarsi le tette succhiando tutto. Ci volle poco e la mia asta fu di nuovo pronta ad i ad impalare la donna che urlava nuovamente di piacere. Ero tornato padrone di quelle enormi mammellone che ondeggiavano sulla mia bocca facile preda delle mie mani e le strizzavo. Il mio viso era interamente ricoperto da quel ben di Dio e in quel momento mia suocera gridò come prima di allora non aveva mai fatto. Soddisfatta, mi guardava con un sorriso grato e appagato. La feci alzare e messa di fronte allo specchio e alla solita cassettiera, dopo averle fatto inarcare il deretano a novanta gradi la misi in posizione allargando le cosce e così le conficcai l’asta inculandola nuovamente con forza, ancora di più, aumentando l'andatura sempre e solo nel culo. Pompai tutto quello che avevo, le mie forze residue, mentre lei mugolava e incitava, incitava e mugolava, e io le schiaffeggiavo le natiche morbide, tenendole il bacino e poi ritornando a mungere il seno e venni dentro. Quel bocciolo di rosa nel mio libro dei ricordi….fra gli appunti odora ancora di Bianca.
Appare incredibile quando le cose si combinano e tu trovi alcune cose che avevi seppellito nei recessi della memoria e che però..quando le rivedi ti riportano ad un passato e tu lo rivivi….risenti gli odori, gli aromi...le suggestioni e la mente va. E’ così che ho raccontato la mia vicenda con l’ex cognata e poi quella con l’ex suocera. Bastano degli appunti scritti diversi anni fa una fotografia e un bocciolo di rosa dentro un libro… celati….nascosti. Quella Rosa….si il bocciolo di rosa…..ricompare e ritorna alla mente quel desiderio sessuale di possedere Bianca sino allo sfinimento, farla mia e basta, quella voglia irrefrenabile che provai...la voglia matta di sovrastarla e succhiarle, strizzarle, mungerle le sue straordinarie tettone, prenderle la sua essenza racchiusa in quel suo seno, fantasticamente grosso, dolce e maturo. Ripensai a me ingordo nel riempire Bianca in tutti i suoi buchi, senza limiti, senza inibizioni, soprattutto superando la sua continua naturale ritrosia che l’aveva sempre caratterizzata e che aveva sempre frenato me dal dilagare fino a quel giorno in cui avvenne. L’energia sessuale repressa in lei era trapelata dal suo corpo che sebbene minuto aveva delle forme giunoniche. La cosa straordinaria, tuttavia, quella che mi aveva spinto verso lei era che lei ha sempre vissuto la sua prorompenza del fisico come un castigo piuttosto che come una fortuna…..., per lei il sesso era una sciagura. I suoi occhi, in particolare trasmettevano quel suo fottutissimo perbenistico stile alla vorrei ma non posso. Ebbene io volli fottermela, facendole di tutto, me lo ero ripromesso e riuscii a mantenere a me stesso. Ricordo ancora stringendo la rosa in mano che la chiamata arrivò sul mio cellulare. Furono poche parole, chiare, inequivocabili e in un attimo presi la macchina e andai casa sua portando con me quel bocciolo di rosa a stelo lungo e senza spine, pregustandomi un fantastico pomeriggio di sesso. Avevo trovato la porta socchiusa e lei mi aveva accolto in una nuova vestaglia, a dir poco splendida, di seta trasparente, color glicine. Il profumo era invece lo stesso delle altre volte, essenza di magnolia. I capelli corti erano ancora umidi al tatto segno che aveva appena finito una lunga doccia e lo stesso si capiva dall’arrossamento della sua pelle lattea a causa del calore dell’acqua e della temperatura elevata nella stanza, del resto dal bagno proveniva il medesimo intenso effluvio di magnolia. Sentii l’immediata esigenza di scaraventarmi su di lei, spremere le sue straordinarie tette a più non posso, per farle sentire la mia voglia, il mio desiderio, il mio possesso, del resto già la prima volta, sebbene non avessi portato a termine la scopata per come avrei voluto, non era, comunque, stato difficile dominarla. La grande passione per i suoi seni debordanti che già fuoriuscivano volentieri con generosità erano per me l’unico vero pensiero e mi avevano ispirato desideri osceni nei suoi confronti. Dei suoi seni abbondanti oramai conoscevo tutto ma soprattutto quel loro odore particolare e quel sapore dolciastro dei capezzoli.
Bianca ha subito gradito il mio omaggio floreale. Avrebbe voluto mettere il fiore in un bouquet con l’acqua, ne aveva odorato il profumo ma non era destinato solo a quello e io gli e lo avevo fatto capire subito. La rosa era un mio strumento e mi sarebbe servito per cui la tenni con me. La mia lingua a spadroneggiava nella sua bocca. L’ho letteralmente trascinata nella camera da letto, spinta sul materasso e ho chiuso la porta della stanza a chiave. Nessuno ci avrebbe potuto e dovuto disturbare. La spogliai e lei collaborò a mostrarmi uno splendido body traforato in pizzo amaranto. Era molto orgogliosa, e ricordo mi disse che lo aveva acquistato per me, per darmi piacere. L’amaranto le donava tantissimo avendo la pelle di un candore latteo e li mi sono tuffato senza esitazione. In me cresceva sempre di più il senso di possesso nei suoi confronti, e così vista la sua remissività le ho anche ordinato di liberarsi del body e lei lo ha fatto senza fare questioni di alcun genere. Le tettone libere, finalmente ebbero la possibilità di esplodere, in tutta la loro prorompenza e lei rimasta in mutandine di pizzo aspettò l’assalto. Tuttavia, forzando la mia natura scesi all’altezza della sua vagina e ho iniziai a leccarla, e succhiarla incessantemente. Lei era già bagnata a dovere. Ha stretto tra le cosce la mia testa sperando di fermare per un attimo la mia lingua che guizzava in ogni parte del suo triangolo peloso, ma ovviamente non ci è riuscita e io seppi che tutto voleva tranne che smettere di godere intensamente, come avevo iniziato a farle fare. Mi ci volle davvero poco per portarla al limite della sua resistenza. Eravamo un uomo e una donna matura che ci donavamo vicendevolmente l’una all’altro con tutte le energie possibili, e incidentalmente e solo incidentalmente io ero il genero che possedeva sua suocera. Le ho alzato cosce e bacino e lei ha assecondato la posizione in modo da poter allargare le cosce larghissime, ponendole sopra le mie spalle, così ho potuto raggiungere il clitoride martorizzandoglielo in maniera sistematica, scientifica alternando succhiate profonde, mordicchiamenti, delicate carezze con le mie dita e soprattutto inserimenti in profondità del mio naso nella sua figa. Il sugo era denso. Anche le grandi labbra della sua passera erano diventate oggetto totale del mio desiderio. Le avevo aperte con le mie dita, delicatamente, e anche li picchiettai con la mia lingua nel loro interno, in maniera sempre più frequente, nonostante mia suocera tentasse di chiudere in ogni modo la sua micia. Stavo riuscendo a farla impazzire e quando passai sulla figona tutta lingua per lei fu un vero sollievo, aveva perso il controllo e io ne ho approfittato, mentre lei appagava i suoi sensi ad occhi chiusi facendo grandi sospiri. Il mio solito obbiettivo era il buchetto del suo ano, raggiunto senza problemi con le dita e con la lingua, cingendolo d’assedio, un assalto famelico, lo predisposi lavorandomelo con le dita che alternativamente facevo accedere, allargandolo sempre di più, mordicchiando i peletti che dal buchino facevano capolino e predisponendo le pareti, intanto, però avevo altre priorità. Ritornai nuovamente sulla sua vulva passandole sopra in maniera delicata i petali del bocciolo di rosa e come immaginavo ciò diede vita ad una serie di brividi, e sensazioni forti perché lei potesse trattenersi. Bianca giocava con i suoi seni, strizzava quei meravigliosi meloni, succhiandoseli, mentre io la lasciavo fare. Era scesa con due dita della mano destra a sditalinarsi e lo faceva in maniera dolce, ossessiva, quasi convulsa, mentre strizzava le poppe...aveva una predilezione per la sinistra e eccitava ossessivamente tra le sue dita il capezzolo. La mano destra e le dita erano intrise di liquido, e io le baciai e leccai subito accogliendo il suo liquido nella mia bocca. Aveva capito che il bocciolo era uno strumento di piacere. Ero rimasto, comunque, affascinato dal suo modo di masturbarsi, di toccarsi con una dolcezza infinita ma al contempo decisa, ancora non aveva finito di toccarsi, che io con calma ero ritornato ad aprire le grandi labbra e a succhiare la vagina, prosciugandole il frutto della sua azione autoerotica. Con delicata sicurezza avevo inserito il lungo stelo del bocciolo di rosa, costantemente, facendo dei movimenti circolari prima lenti e leggeri, poi, sentendo la risposta positiva del suo corpo in modo sempre più rapido e deciso, e li mia suocera lasciata la figa alle penetrazioni del fiore, aveva riportato infoiata la sua mano destra a dar man forte all’altra per mungersi e ammassarsi le tette, offrendomele. Solo che io dopo averle strizzate a modo mio e succhiate le porgevo alla sua bocca, alternativamente, prima quella destra e poi quella sinistra, consentendole di succhiarsele e leccarsele. Questi preliminari, le avevano fatto un gran bene tanto che balbettante e tremante per le forti emozioni che stava provando, mi aveva prima sussurrato e poi ribadito a gran voce che voleva essere presa. Non aspettavo altro. Avvicinai il mio solidissimo cazzo, oramai pronto per scopare la sua fica matura e succulenta, poggiandole la punta del pene sulla sua vagina e strofinandogliela sopra continuava a bramarmi mentre io adoravo il suo florido petto abbondante. Succhiavo e mungevo quasi con disperazione , enormi chiodi duri che sollecitavo congiuntamente con il pollice e l’indice. Feci molto sforzo per convincere mia suocera a salire sopra di me, ma quando si è impostò su di me e le infilai il mio cazzo nella sua figa, come un coltello nel burro caldo, era partita in una naturale cavalcata irrefrenabile. Io le ho succhiato i capezzoli, leccandoglieli. Le sue tettone ballonzolavano in maniera inaudita ad ogni suo movimento. Il pene entrava ed usciva in maniera perfetta. La impalavo assecondando i suoi ancheggiamenti e le avevo infilato un dito nell’ano. Ricorderò sempre come lei si fosse messa a leccarmi ogni parte del corpo, a toccarmi, a baciarmi. Sentivo che era ancora molto carica e così scesi ad omaggiarla nuovamente in figa, con succhiate profonde, lavorando con le dita tra la vagina e il buchetto dell’ano. Mi rituffai più volte sul suo petto. Con la lingua mi infilai tra le cosce succhiandole il grosso clitoride…. aveva mugolato e ansimato. Ero risalito con la bocca tra i seni, poi l’avevo posta di fianco alzandole un coscia per facilitare il mio compito e così le avevo infilato nuovamente il pene in figa. Ansimava, mugolava di piacere e il sentirla mi provocava un piacere enorme. Mia suocera mi incitava a riempirla con sempre maggiore vigore. Succhiavo, le sue spalle, leccavo e baciavo la parte posteriore del suo collo, i lobi delle sue orecchie e soprattutto mungevo, senza contare che morsi in ogni parte del corpo avevano iniziato a far comparire lividi abbastanza consistenti. Con un filo di voce rauca sudatissima e bagnata all'inverosimile mi disse che voleva venissi. Il dardo in vagina spaccava le pareti, mentre Bianca mi implorava di concludere. Guaiva laida e vogliosa con la saliva che le sbrodolava dalla bocca tesa e ansimante. Era rossa in viso dalla tensione, dall'eccitazione e dallo sforzo. Mi chiedeva di venire lei era zuppa di orgasmo, saliva, sudore. Aveva voltato la testa indietro, i suoi occhi mostravano che era sottomessa ma compiaciuta, lasciva, sensuale, erotica, come non mai. l Dopo averla rivoltata un po’ l’avevo impostata alla pecorina, e con quel bocciolo che aveva ancora il suo lungo gambo turgido e prendendo umori dalla sua fica l’ho inserito senza tanti complimenti nel buchetto del culo e lì la donna si era irrigidita. Il gambo andava in profondità e il fatto che io lo inserissi con movimenti decisi e circolari la tormentava. Tolsi lo stelo della rosa e andatole dietro, dopo averle inumidito con la saliva il buchino, aprendolo con le dita, ad un tratto le ho infilzato la mia spada di carne sino alle palle, dandoci subito dentro. L’ano si era aperto era la cosa più piccola in quell'enorme strumento di piacere e così avevo soddisfatto anche la mia voglia di incularla. Non lo credevo possibile eppure nonostante fosse sconquassata dal mio dardo che la dirimeva continuava a incitare mugolando e affannando. Più spingevo, più violavo e oltraggiavo il suo ano, più la risposta della donna era eccitante. Le natiche belle sode nonostante l’età gli permisero di fare tutto e oramai al limite la riempii fino all'intestino. Il pene duro e ritto si impennò facendo fuoriuscire fiotti di orgasmo, Bianca si abbandonò sino alla fine in balia dei colpi, subendo in silenzio il maglio che la perforava. Emise infine un urlo acuto, seguito da quattro gemiti strazianti, dopodiché si accasciò. Sbavavo ancora sulle spalle della donna, mentre lei era stravaccata carponi sul letto. Passati alcuni istanti, la donna diede cenni di vita, tentando di sollevarsi, cercando i vestiti, ma io le fui di nuovo sopra, facendole capire che ancora si era soltanto all'inizio, e che sarebbe dovuta rimanere nuda per me. Mi lanciai nuovamente sopra i capezzoli succhiandoli a più non posso. Dovette subire le mie splendide ciucciate. Il telefono squillò ma le impedii per ben due volte di alzarsi. Era lei, che mi offriva il suo seno manipolandolo con grandissima maestria e mungendo i capezzoli e ad un certo punto, vista la potenza del mio pene e conoscendo oramai la mia predilezione per le sue tette, me lo prese accompagnandolo sopra i suoi monti offrendomi una straordinaria spagnola. La sudditanza di quella straordinaria vacca stagionata mi aveva inebriato. Il pene era diventato per l’ennesima volta un idrante impazzito che distribuiva il seme bianco e che le era schizzato sul viso, sul seno e sulle labbra, dopodiché senza perdere tempo prezioso l’ho costretta con la lingua a spennellarsi le tette succhiando tutto. Ci volle poco e la mia asta fu di nuovo pronta ad i ad impalare la donna che urlava nuovamente di piacere. Ero tornato padrone di quelle enormi mammellone che ondeggiavano sulla mia bocca facile preda delle mie mani e le strizzavo. Il mio viso era interamente ricoperto da quel ben di Dio e in quel momento mia suocera gridò come prima di allora non aveva mai fatto. Soddisfatta, mi guardava con un sorriso grato e appagato. La feci alzare e messa di fronte allo specchio e alla solita cassettiera, dopo averle fatto inarcare il deretano a novanta gradi la misi in posizione allargando le cosce e così le conficcai l’asta inculandola nuovamente con forza, ancora di più, aumentando l'andatura sempre e solo nel culo. Pompai tutto quello che avevo, le mie forze residue, mentre lei mugolava e incitava, incitava e mugolava, e io le schiaffeggiavo le natiche morbide, tenendole il bacino e poi ritornando a mungere il seno e venni dentro. Quel bocciolo di rosa nel mio libro dei ricordi….fra gli appunti odora ancora di Bianca.
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