Indecente
di
Ludovica
genere
etero
È un giorno che non scorderò. E non lo scorderò perché la mia passione è ancora qui, viva e bruciante. È ancora impetuosa e sempre più tormentata. Direi indecente. Il piacere è marchiato a fuoco sulla pelle e il desiderio divamperà ogni volta che ci penserò.
Come ora. Come in questo momento.
È un giorno che segna una piccola conquista, che mi ha regalato attimi rubati.
È il giorno di un pompino fatto con amore. Della mia mano sulla tua cintura e della tua mano sulla mia mano e poi sulla mia faccia stravolta dall'eccitazione. Di uno schiaffo che ha risuonato forte nella stanza vuota. Di una faccia dolorante che ancora porta il segno della tua resistenza. È il giorno del tuo cazzo grande e grosso che ho voluto ardentemente nella mia bocca. Del cazzo che ho baciato, leccato, succhiato. Che ho preso in mano e guardato per poi sputarci sopra e rificcarmelo nella gola.
È il giorno in cui ho lasciato spazio ad ogni godimento, anche a quello più malato. Direi indecente.
L'istinto, che ha sempre avuto la meglio su di me e che è più bastardo di te perché non mi dà tregua, fa si che io mi perda continuamente nei suoi oscuri e tortuosi anfratti.
E urlo. Ansimo. Affanno. Godo ad alta voce mentre mi prendo il tuo culo prima di darti il mio. Piegata sulle ginocchia, giù, davanti a te, prima a succhiarti il cazzo e poi a leccarti il culo. La mia lingua che si fa strada e poi ti penetra. Mi piace farti sentire cosa provo io. Quando le tue mani mi aprono con decisione le natiche e mi entri dentro duro e vivo. Quando spingi e spingi lacerandomi la carne. Quando mi tiri a te e mi pieghi alla tua volontà.
E ora che gioco, come se ti avessi sotto di me per pisciarti ancora in bocca, la voglia sale e diventa animale. Mi piace farti sentire cosa ho provato io. Quando, nella vasca, a quattro zampe e con la bocca aperta, ho aspettato vogliosa che mi pisciassi in bocca. Quando ti ho visto alto e fiero impugnare il tuo bel cazzo davanti alla mia faccia. Quando ho bevuto tutto guardandoti negli occhi e poi abbiamo scopato con la furia di bestie in calore.
E ora tu, fra le mie gambe, perché è il tuo turno. È un 5 aprile strano e fa caldo dentro e fuori. E ho le scarpe aperte. Così queste gocce che scivolano giù, prima sull’interno coscia e poi sul polpaccio, arriveranno al mio piede nudo e alle mia scarpa col tacco. Sei porco. Direi indecente. È indecente la tua bocca aperta, la tua lingua che aspetta. Sono state indecenti le tue dita, prima, quando in strada me le hai ficcate dentro per vedere quanto fossi bagnata. Sono indecenti le mie mutande umide e abbassate a metà. Sono indecenti le labbra gonfie e morbide che vogliono solo stringersi sul tuo cazzo. Sentirlo entrare e uscire e poi godere. Sono indecenti queste tette calde che sono stanche di aspettare e vogliono essere toccate e poi sporcate dal tuo sperma. È indecente il tuo sguardo che in ogni sfumatura mi invita sedermi sulla tua faccia e a toglierti il fiato mettendotela in bocca. Indecente sono io. Che ti piscio addosso tutta la mia voglia.
Come ora. Come in questo momento.
È un giorno che segna una piccola conquista, che mi ha regalato attimi rubati.
È il giorno di un pompino fatto con amore. Della mia mano sulla tua cintura e della tua mano sulla mia mano e poi sulla mia faccia stravolta dall'eccitazione. Di uno schiaffo che ha risuonato forte nella stanza vuota. Di una faccia dolorante che ancora porta il segno della tua resistenza. È il giorno del tuo cazzo grande e grosso che ho voluto ardentemente nella mia bocca. Del cazzo che ho baciato, leccato, succhiato. Che ho preso in mano e guardato per poi sputarci sopra e rificcarmelo nella gola.
È il giorno in cui ho lasciato spazio ad ogni godimento, anche a quello più malato. Direi indecente.
L'istinto, che ha sempre avuto la meglio su di me e che è più bastardo di te perché non mi dà tregua, fa si che io mi perda continuamente nei suoi oscuri e tortuosi anfratti.
E urlo. Ansimo. Affanno. Godo ad alta voce mentre mi prendo il tuo culo prima di darti il mio. Piegata sulle ginocchia, giù, davanti a te, prima a succhiarti il cazzo e poi a leccarti il culo. La mia lingua che si fa strada e poi ti penetra. Mi piace farti sentire cosa provo io. Quando le tue mani mi aprono con decisione le natiche e mi entri dentro duro e vivo. Quando spingi e spingi lacerandomi la carne. Quando mi tiri a te e mi pieghi alla tua volontà.
E ora che gioco, come se ti avessi sotto di me per pisciarti ancora in bocca, la voglia sale e diventa animale. Mi piace farti sentire cosa ho provato io. Quando, nella vasca, a quattro zampe e con la bocca aperta, ho aspettato vogliosa che mi pisciassi in bocca. Quando ti ho visto alto e fiero impugnare il tuo bel cazzo davanti alla mia faccia. Quando ho bevuto tutto guardandoti negli occhi e poi abbiamo scopato con la furia di bestie in calore.
E ora tu, fra le mie gambe, perché è il tuo turno. È un 5 aprile strano e fa caldo dentro e fuori. E ho le scarpe aperte. Così queste gocce che scivolano giù, prima sull’interno coscia e poi sul polpaccio, arriveranno al mio piede nudo e alle mia scarpa col tacco. Sei porco. Direi indecente. È indecente la tua bocca aperta, la tua lingua che aspetta. Sono state indecenti le tue dita, prima, quando in strada me le hai ficcate dentro per vedere quanto fossi bagnata. Sono indecenti le mie mutande umide e abbassate a metà. Sono indecenti le labbra gonfie e morbide che vogliono solo stringersi sul tuo cazzo. Sentirlo entrare e uscire e poi godere. Sono indecenti queste tette calde che sono stanche di aspettare e vogliono essere toccate e poi sporcate dal tuo sperma. È indecente il tuo sguardo che in ogni sfumatura mi invita sedermi sulla tua faccia e a toglierti il fiato mettendotela in bocca. Indecente sono io. Che ti piscio addosso tutta la mia voglia.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
E godo ancoraracconto sucessivo
L’Amore
Commenti dei lettori al racconto erotico