Un'avventura erotica
di
Stefano60
genere
etero
Sono un biologo, e lavoro presso un importante laboratorio pubblico universitario. Ho 45 anni, sono soddisfatto del mio lavoro e della mia vita privata. Con mia moglie abbiamo un rapporto tranquillo, dopo 19 anni di matrimonio il sesso non occupa il primo posto fra le nostre priorità: lei ora ci tiene di più a fare belle vacanze, allo shopping e alla palestra dove cerca di mantenere la linea, con risultati modesti. So che il fatto che vada a fare fitness tre volte la settimana possa essere un rischio per eventuali incontri, ma sinceramente mi importa poco. I miei orari sempre variabili di giorno in giorno mi lasciano molta libertà e confesso che quando capita ne approfitto. Sono considerato un bell’uomo, ho tutti i capelli e sono alto 1,85: quanto basta. La più eccitante delle mie avventure si verificò qualche anno fa.
La nostra direttrice introdusse al personale del laboratorio una nuova collega: ricordo bene di avere avvertito un brivido di eccitazione nel vederla per prima volta; era una ventinovenne tedesca, biondo cenere con occhi grigio-celesti, alta più di 1,70, con un gran paio di tette che spingevano sotto il pullover di cachemire. Il resto non era intuibile in quanto indossava jeans. Facendo le presentazioni ho scoperto che la ragazza era una fuori corso di Biologia, moglie di un amico di famiglia della direttrice, quindi da trattare con i guanti bianchi.
Era maggio e nei mesi successivi la vedevo ogni giorno tranne il fine settimana in cui il laboratorio è chiuso. L’impressione era di una persona irraggiungibile: sarà stato che era sposata, che avesse una figlia piccola e probabilmente impegnativa ma era sempre distaccata, forse un po’ pensierosa, si faceva comunque gli affari suoi.
Avevo notato che almeno una volta la settimana non veniva in istituto e che spesso andava via molto prima di noi di ruolo, in accordo con la direttrice. Ma non erano affari miei.
Il cambiamento avvenne a Ottobre: dopo alcuni giorni di assenza, rientrò una mattina e subito mi accorsi che qualcosa era cambiato in lei: era molto seria, quasi triste, e ancora più riservata del solito. Un pomeriggio in cui eravamo rimasti solo noi due nello stabulario, cioè il luogo dove sono le gabbiette piene di criceti, topi e conigli che vengono usati per la nostra sperimentazione, la avvicinai e con tono gentile le domandai: “Cos’hai? Sei strana, è successo qualcosa?”.
Ci mise molto a rispondere, e la prese alla lontana: problemi con il marito, la figlia piccola che le rendeva la vita pesante, ma alla fine riuscii a tirarle fuori che era appena uscita da una storia, sette mesi di adulterio con ragazzo più giovane di lei, che dopo averle promesso mari e monti era scomparso dalla sua vita. Ora stava cercando di ricominciare con il marito con ovvie difficoltà. Disse che con quella persona, oltre ad avere avuto quello che definì “amore”, aveva trovato un intesa intellettuale e soprattutto sessuale mai provata in vita sua, tanto meno con il marito, arido e sempre troppo impegnato col lavoro.
Capii di avere una chance giocandomela bene: la consolai a parole, le carezzai il viso e poi mi avvicinai per provare a baciarla.
Resistette abbastanza a lungo, ma alla fine accettò . Quando la mia lingua fu per intero nella sua bocca e la sua ricambiò, mi viene un’erezione pazzesca che lei avvertì attraverso i vestiti.
I baci divennero più appassionati e le leccai delicatamente il lobi delle orecchie mordicchiandoli. Ad un certo punto si staccò , e io pensai che la cosa stesse finendo lì.
Invece, senza guardarmi negli occhi mi si avvicinò di nuovo, mi tolse il camice, mi slacciò la cintura e i calzoni tirandoli giù fino alle mie caviglie; quando mi abbassò i boxer il mio membro scattò in alto in piena erezione. Ricordo che in quel momento stavo guardando fisso davanti a me (lei era in ginocchio) e vedevo la gabbia dei criceti che non stavano fermi un momento con i loro occhietti rossi. Poi spostai lo sguardo in basso e vidi che lei, tenendo stretto il mio pene alla base, si avvicinava col viso a bocca aperta mettendolo dentro. In quel momento il piacere è stato più psicologico che fisico, ma subito dopo, quando ha cominciato a succhiarlo, leccarlo tutto fino allo scroto e muovere la testa avanti e indietro, il godimento è stato enorme. Ho faticato molto per ritardare l’orgasmo, anche perché non sapevo se per lei fosse o no un preliminare. Capii che non lo era: quando mi sentì ansimare e le vibrazioni di tutto il mio inguine la avvertirono che stavo per venire, strinse più forte e me lo tenne tutto in bocca mentre le reggevo la testa in posizione con entrambe le mani, fino a quando le esplosi dentro. Aspettó che mi svuotassi nel suo cavo orale e poi si ritrasse e mi guardò con aria soddisfatta mentre mandava giú il mio sperma. Il mio uccello piano piano si sgonfió, ma il pensiero che avesse finito con l’ingoio rendeva sempre alta la mia eccitazione.
Per tutto il tempo era rimasta completamente vestita: aveva tolto solo il camice per ovvie questioni igieniche.
Nel mese successivo accettò di venire a casa mia due volte, in occasione di assenze sicure e prolungate di mia moglie; le avevo raccontato che il nostro rapporto era in crisi e che anche a me, come a lei, occorreva qualcosa per “staccare”.
Ebbi così modo di vederla completamente nuda: un corpo perfetto, seno abbondante e ben sostenuto, gambe lunghissime, polpacci torniti e cosce da favola; sul pube un ciuffo di pelo che dimostrava come fosse una bionda naturale. La cosa più eccitante era il contrasto fra il suo viso angelico da ragazza della porta accanto e l’atteggiamento da troia.
Abbiamo fatto quasi tutto, ma non mi ha mai concesso il suo buco più privato, quello del culo. Ci ho provato, ma ho incontrato forti resistenze, sicuramente non di ordine morale. Ha ammesso di non essere vergine in quel posto, ma non ha voluto comunque. Me ne feci una ragione. Accettò anche di farsi fotografare nuda, a patto che non si vedesse il viso. Ancora conservo quegli scatti in una cartella nascosta nel mio pc, per i momenti di solitudine.
Poi dopo un mese e altre due scopate apparentemente svogliate mi disse che poteva bastare, non era interessata a un rapporto duraturo, aveva solo voluto “usarmi” per dimenticare. Ma io ero tutt’altro che offeso, magari fossi usato così più spesso…
Di tutta questa avventura, comunque, il ricordo più nitido e duraturo rimarrà per sempre il pompino con ingoio sotto gli occhietti attenti dei criceti del laboratorio.
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