La punizione del guardone

di
genere
voyeur

“Cara Brigitte, ho trovato la casa ideale per le vacanze: una splendida villetta a due piani, in collina, in mezzo al verde. Con una bella veranda e un giardino in cui puoi prendere tranquillamente il sole nuda come piace a te”. Così scrissi entusiasta alla mia dolce mogliettina tedesca in un messaggio WhatsApp.
Mia moglie ha 40 anni, è alta 1,74, coscia lunga, seno prosperoso e capelli biondi. In effetti nel suo paese era abituata a prendere il sole nuda (hanno molte spiagge per nudisti) o almeno in topless. E’ in Italia da otto anni e siamo sposati da quattro. Durante le nostre precedenti vacanze le ha dato sempre molto fastidio il fatto di essere fissata dai maschi presenti in spiaggia quando cerca di far abbronzare il suo splendido seno. Ogni volta che si mette in topless si verifica l’effetto “api sul miele” con un viavai di uomini di varie età che passeggiano facendo finta di niente, ma in realtà puntando gli occhi sulle belle tette esposte al sole.
Per tale motivo l’anno scorso ha insistito per andare in vacanza nel nord della Germania dove è potuta stare in spiaggia anche nuda; ma il vento fortissimo e il poco sole la hanno fatta pentire della scelta. Quindi quest’anno abbiamo deciso di rimanere Italia, ma cercando il posto con cura. Così ho fatto, ma la mia cura è stata doppia: infatti io sono uno di quegli uomini a cui piace guardare. Non l’ho mai ammesso con mia moglie, ma a me piaceva osservare il viavai maschile attorno al suo topless, e anche molto. Dava più soddisfazione ed eccitazione che rivedere le sue foto di nudi al tempo del viaggio di nozze e nei primi anni di matrimonio su siti internet a cui le ho inviate (oscurandole la faccia) per leggere i commenti quasi sempre ammirati e spesso spinti dei visitatori.
Quindi la mia scelta, dopo lungo girare, è caduta su una villetta isolata, sulle colline del basso Lazio, con un gran panorama dall’alto, ma praticamente invisibile da fuori e dalla strada principale. Ma da una strada sterrata che porta al parcheggio auto sulla statale è possibile scorgere parte della casa, la veranda-solarium e un pezzo di giardino. Su questo sentiero passano giornalmente gli operai che vanno a un cantiere di una casa in costruzione a un paio di chilometri di distanza e nel pagare la caparra all’agenzia già immaginavo gli sguardi stupiti e ammirati nel vedere una bella donna nuda al sole.
Non avevo idea che la mia vacanza da guardone sarebbe diventata drammatica.
Al nostro arrivo Brigitte fu entusiasta: il giardino con le magnolie, gli oleandri e alcuni cipressi era bellissimo, la vista sulla vallata splendida. Anche l’interno della villetta era all’altezza. Fin dalla mattina si mise sdraiata sul lettino da spiaggia con un lungo cuscino e un telo di spugna, e iniziò a prendere il sole. Non aspettò neanche cinque minuti a mettersi in topless, dopo essersi guardata intorno e rassicurata che eravamo nel più completo isolamento visivo ed acustico. Io mi sdraiai su un altro lettino vicino, guardando soddisfatto i suoi capezzoli rosa con grandi areole puntati verso l’alto. Sapevo che gli operai si recavano al lavoro verso le sette, quindi già erano passati, ma attorno alle 16 avrebbero smontato, ripassando sulla stradina sopra la villa, nascosta dal bosco.
Dopo pranzo mia moglie si rimise al sole e si tolse anche il pezzo di sotto del bikini, girandosi a pancia sotto. Verso le 16 dissi che andavo a fare una passeggiata rilassante. In realtà mi appostai in una piccola radura che avevo individuato quasi subito, da cui si intravedeva sia la strada sterrata, sia la parte del giardino dove era il lettino di mia moglie.
Dopo una decina di minuti passarono due operai in canottiera e pantaloni da lavoro sporchi; parlavano fra di loro quando uno diede un’occhiata verso la villa e rimase basito. “Oh”, disse all’altro “guarda un po’ laggiù…”. Entrambi si fermarono e cercarono il punto di osservazione migliore: trovatolo sgranarono gli occhi allo spettacolo di un tocco di bionda nuda. Proprio in quel momento lei si girò e si mise supina, rivelando le tette nel loro fulgore ma soprattutto il pube con un bel ciuffo di peli biondo cenere parzialmente rasati a formare un piccolo triangolo. I due spettatori non riuscirono a muoversi, e poco dopo vennero raggiunti da altri tre compagni di lavoro, che si unirono allo spettacolo. In preda ad una maxi-erezione mi sistemai in modo da non essere visto. In un quarto d’ora si radunarono dodici operai intenti a guardare. Mi domandai cosa avrebbero fatto, quando improvvisamente mia moglie si alzò, si mise addosso un pareo ed entrò in casa, come se avesse dimenticato qualcosa.
Il gruppetto aspettò un paio di minuti, poi si sciolse e si disperse lungo la strada verso il parcheggio. Ero lontano per sentire i commenti, ma li immaginai.
Notai che tre operai, a giudicare dall’aspetto probabilmente provenienti dall’Europa dell’est (robusti, sul biondo, occhi azzurri) si attardarono parlottando fra di loro.
Tornato a casa trovai Brigitte in cucina.
“Già rientrata?” le chiesi. “Troppa acqua minerale a pranzo, sono dovuta andare al bagno di corsa”, rispose. “E poi non voglio esagerare col sole il primo giorno”.
La sera andammo a cena in un piccolo ristorante del paese più vicino. Parcheggiata l’auto percorremmo a piedi il corso fino alla piazzetta dove era il locale. Notai gli sguardi di interesse e ammirazione nei confronti di mia moglie degli uomini seduti ai tavolini di un bar a bere e fumare: indossava una semplice camicetta bianca ma aveva anche una minigonna nera che lasciava scoperte e bene in vista le sue stupende gambe, toniche e con i muscoli dei polpacci messi in evidenza dai circa 8 centimetri di tacco. Fra gli astanti del bar mi parve di riconoscere qualcuno degli operai passati qualche ora prima.
Ci sedemmo a un tavolo all’aperto, era una bella serata tiepida, e facemmo la fortuna del bar poco distante perché la vista delle cosce di Ingrid, che sedeva comodamente a gambe accavallate, fece sì che molti dei clienti del bar facessero il bis e il tris con le loro consumazioni, per rimanere più a lungo a godersi lo spettacolo. Per me tutto ciò era estremamente stimolante, tanto che appena rientrati in casa spogliai mia moglie del poco che indossava e la portai sul letto dove scopammo a lungo.
“Era da tanto che non ti vedevo così focoso” mi disse.
“Sarà l’aria di collina…” risposi.
La mattina successiva altra bella giornata di sole.
“Bene, mi dissi…”. Mentre mia moglie ancora dormiva mi appostai nel mio luogo di osservazione e fra le 6,40 e le 7 vidi passare tutti gli operai che si recavano al lavoro. Tutti lanciarono un’occhiata verso il nostro giardino, ma ovviamente non videro nessuno e proseguirono per la loro destinazione.
Alle 10 Brigitte, dopo avere fatto colazione, si sdraiò al sole, si spogliò subito nuda e cominciò a cospargersi di crema solare su tutto il corpo, indugiando in particolare sul seno e sul sedere che erano ancora bianchi.
Io lavorai un po’ in giardino, ortiche da estirpare, piante da innaffiare poi preparai il pranzo: rigatoni alla carbonara, come piacciono a lei.
“Non saranno un po’ pesanti, per pranzo?” mi chiese, mentre li mangiava avidamente.
“Che vuoi che sia, è un etto a testa di pasta” risposi.
Dopo il caffè ci mettemmo all’ombra a riposare, anzi io mi addormentai proprio. Mi risvegliai alle 15.45, quasi avessi un allarme interno e trovai Ingrid già nuda sul lettino, in pieno sole.
“Hai dormito come un ghiro” mi disse.
“Sì è vero” risposi, “ora vado a fare una passeggiata per svegliarmi bene” e mi incamminai come avessi dovuto affrontare chilometri, mentre invece dopo poche centinaia di metri mi appostai nella mia radura di avvistamento.
Gli operai arrivarono a gruppetti di tre-quattro per volta, e all’altezza del punto da cui si vedeva il giardino erano già tutti girati in basso a guardare: furono premiati perché proprio in quel momento mia moglie si girò supina esibendo tette e peli pubici a tutti. Un paio avevano portato la macchina fotografica, uno addirittura un modello con un grosso zoom; scattarono foto per qualche minuto, risero e parlottarono un po’. Poi passò un uomo in giacca cravatta in direzione opposta, forse l’architetto, comunque dal loro atteggiamento un superiore: subito si mossero e proseguirono verso il parcheggio senza metterlo al corrente del loro segreto.
Aspettai ancora un quarto d’ora. L’uomo in giacca e cravatta ripassò in scooter e andò via.
Stavo per tornare alla casa quando vidi tre figure che camminavano in modo circospetto, assicurandosi che nessuno più fosse in giro. Erano i tre che il giorno prima avevo pensato potessero venire dall’area balcanica, un’impressione legata all’aspetto fisico.
“Ecco” pensai “questi non vogliono dividere lo spettacolo con i loro colleghi e sono rimasti indietro apposta”.
Ben presto mi accorsi che a loro non bastava guardare…
Dopo essersi assicurati che la donna nuda del giorno prima c’era ancora si avvicinarono alla villetta scendendo fra gli alberi fuori dal sentiero, dividendosi. Uno arrivò a 5-6 metri da me che non sapevo se essere più imbarazzato o impaurito, ma non mi vide, il suo sguardo era fisso sul culo di mia moglie che si era nuovamente girata. Lo riconobbi, era uno di quelli che la sera prima era seduto al bar e che non le toglieva gli occhi dalle gambe accavallate.
In pochi secondi furono in giardino, si guardarono bene attorno per assicurarsi che non ci fosse nessun altro e poi si misero ai tre lati del lettino dove mia moglie era distesa nuda.
Non so se fu prima l’ombra di uno dei tre che si mise fra il sole e il lettino o la voce di un altro che disse piano “Buonasera signora” a farla sussultare. Sta di fatto che si alzò a sedere sul lettino con aria terrorizzata e cercò il bikini, che nel frattempo il terzo uomo aveva preso in mano e stava annusando. Per istinto si coprì i seni con un avambraccio e il pube con l’altra mano, con scarsissimo successo.
“Troppo tardi, signora, abbiamo già visto tutto. Dove è tuo marito?” chiese uno dei tre.
“Dovrebbe essere qui intorno, anzi credo stia proprio per arrivare” provò a dire.
“Noi non abbiamo visto nessuno, proprio nessuno”.
“Roberto!” gridò mia moglie chiamando il mio nome “vieni subito”. Ma io ero spaventato: potevano avere un’arma, quante se ne leggevano di questi tempi. Sarei finito ferito o morto e loro avrebbero fatto lo stesso quello che volevano. Da codardo rimasi nel mio nascondiglio e continuai a guardare.
Il primo dei tre si era già slacciato i pantaloni e aveva tirato fuori un uccello di misura ragguardevole, già in erezione. Avvicinandosi a mia moglie che era ancora seduta sul lettino, nuda disse” Vediamo cosa sai fare, signora. O sai solo farti guardare?”.
Ingrid si guardò attorno in cerca di aiuto o di idee, ma vide solo che gli altri due si erano avvicinati a lei dai due lati e le tenevano ferme le spalle. Prese rapidamente la sua decisione: afferro il cazzo dell’uomo e cominciò a lavorarlo con la bocca, leccandolo fino allo scroto.
“Brava, signora, continua così” disse l’uomo evidentemente soddisfatto, iniziando nel frattempo a muovere il bacino avanti e indietro in modo che il suo uccello entrasse nella bocca di mia moglie fino in gola. Sentii un verso strozzato simile a un conato di vomito, poi l’urlo di godimento dell’uomo che le era venuto in bocca. L’eccitazione stava prendendo il posto della paura e sentii che la mia erezione era imponente: con vergogna stavo godendo di ciò che vedevo.
Brigitte sputò per terra lo sperma dell’uomo, che non se ne ebbe a male: si richiuse i calzoni e aiutò uno dei suoi colleghi a distendere Brigitte sul lettino mentre il terzo si tirava giù i pantaloni.
“Stai buona e ci lasci fare, e noi non usiamo il coltello” parlava sempre lo stesso uomo, con forte accento straniero, forse gli altri due non conoscevano la lingua.
Vidi mia moglie a cosce divaricate mentre il terzo operaio entrava in lei con un grande uccello eretto e subito cominciava a pompare su e giù. Notai con sorpresa che gli altri due non la stavano tenendo ferma, si limitavano a stare in piedi ai due fianchi del lettino: possibile che non si ribelli, pensai. A un certo punto sentii i tipici respiri e sospiri dell’orgasmo da parte di Brigitte, forse diversi da quelli a cui ero abituato. Questo eccitò l’uomo che era in lei perché anche lui cominciò a urlare e venne rumorosamente chiamandola “troia!” (almeno quella parola l’aveva imparata…) e spruzzandole sulla pancia e sulle tette tutto lo sperma uscito dal membro che aveva tolto al momento topico.
“Signora, sei brava” disse il solito uomo, indicando il suo compagno che finora aveva solo guardato “Fai contento anche il mio amico e ce ne andiamo”. L’amico sembrava il più timido dei tre, pareva pronto ad andarsene senza partecipare. Ma con mia sorpresa Ingrid si mise in ginocchio sul lettino a disse: “Dai, ma fai presto!”. A bocca aperta guardai l’operaio straniero che si tirava goffamente giù i calzoni e montava mia moglie alla pecorina, da dietro, con le grosse mani sulle tette e gli occhi chiusi dal godimento. A distanza sembrava uno stantuffo: raggiunse l’orgasmo in poco tempo e uscì anche lui all’ultimo momento inondando la schiena di mia moglie col suo sperma.
“Scusa signora” disse il primo, ma ho ancora una cosa da fare. Detto ciò si tirò giù i calzoni e spinse a fondo con il suo membro che era di nuovo in erezione nel foro anale di Brigitte che era ancora in posizione ideale.
“Scusa ma sei già nella posizione giusta” disse mentre le trivellava il culo con forza. Qui vidi per la prima volta dall’inizio dell’incubo mia moglie provare fastidio o dolore; comunque lanciò un lamento. L’uomo continuò per qualche minuto, poi le venne nel retto con un serie di urli. Io nel frattempo avevo dovuto estrarre il mio uccello dai calzoni e, mi vergogno a dirlo, mi stavo masturbando. Venni durante la sodomizzazione di Brigitte…
In pochi minuti i tre si rivestirono, diedero a Brigitte l’asciugamano per pulirsi e le restituirono il bikini. Il sole nel frattempo era quasi calato.
Sentii il capo dei tre che andando via disse a mia moglie: “Sappiamo dove abiti, non dire niente a nessuno e non ci vedremo più. Altrimenti torniamo con pistole per te e tuo marito”.
Appena si allontanarono Ingrid corse in casa con l’asciugamano attorno al corpo.
Io aspettai almeno un quarto d’ora per darle tempo di riprendersi e per non dovere dare spiegazioni.
La trovai ancora sotto la doccia, tutto il bagno era in una nuvola di vapore caldo, doveva essersi messa lì appena entrata in casa per lavarsi tutto di dosso.
Quando mi vide mi urlò: “Ma dove cazzo sei stato?”.
“Sono arrivato in paese a piedi, sono otto chilometri, lo sai”.
Aprì la bocca per parlare, poi ci ripensò. Si mise l’accappatoio e andò in stanza da letto dove tirò fuori la valigia e cominciò a riempirla.
“Che fai” chiesi “siamo appena arrivati…”.
“Questo posto non mi piace, è squallido e troppo isolato” rispose. “Torniamo a casa e poi caso mai andiamo in un albergo sul mare, con la spiaggia privata e tutto il resto”.
“Ma... e il topless?” chiesi
“Chi se ne frega del topless! Anzi, ti dirò, quest’anno mi metto il costume intero che è tornato di moda”.
Solo due settimane più tardi mi raccontò ciò che io già sapevo “Sai a scuola, in Germania, ci hanno insegnato a non resistere in caso di tentativi di stupro. Serve solo a farti rischiare la vita irritando le persone che hai davanti e aumentando la loro violenza; ho anche simulato l’orgasmo, per calmarli. La posizione in ginocchio la ho scelta per non sentire quella pestilenziale puzza di aglio nei loro aliti, anche se mi è costata cara, alla fine…
Stai pure certo di una cosa: il sole nuda non lo prenderò più, almeno qui in Italia”.
scritto il
2019-04-23
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