Roccamonfina

di
genere
feticismo

In Estate, a Roccamonfina, tutte le ragazze accaldate del posto venivano in piazza in cerca di fresco e sguardi maliziosi.
Io ero uno di quei ragazzi molto affamati di fica e questa voglia mi saliva esponenzialmente con l'aumento delle temperature, d'altronde ho sempre amato la calda stagione per via delle tante calzature aperte in giro che mettevano in mostra le bellissime estremità delle stupende roccane.

Quando passava d'avanti al bar una di loro, si partiva con lo sguardo dal basso scrutando i piedi abbronzati dal primo sole abbelliti da smalti fluorescenti o dalle rare fette candide come la neve nei sandali piú eleganti, dita affusolate, toerings e cavigliere di ogni tipo per poi passare a guardare le loro cosce in vista possenti, a volte slanciate sotto i vestitini, fantasticando poi sulle loro chiappe e roselline nascoste dal pube variegato, il loro ventre soffice, i seni acerbi quasi maturi, e le ascelle molto "Savage sex".

Ovviamente la speranza di averne una tra le mani era posta tutta nel loro sguardo.

Gabriella era una di quelle che amava farsi contemplare da tutti, definita la classica troia del paese, non era mai stata tra le mie preferite esteticamente parlando, ma ricordo come si presentó in piazza quel giorno di Luglio, un look piú attraente del solito, adeguato a far risaltare il suo piccolo seno ambrato: Una camicia bianca scollata, una minigonna in jeans e delle hawaianas bianche ai piedi, forse troppo grandi per una pianta stretta ma incredibilmente attraenti, quindi decisi di farmela.

Nel chiacchierare del più e del meno notai uno suo interesse verso la mia persona non indifferente, decisi di terminare la chiacchierata invitandola a casa mia.

Dopo esserci accomodati sul divano e qualche bicchierino in più, iniziai a fare un gioco piccante con lei dove le indicavo le sue parti del corpo preferite spiegandole il perché della mia scelta ...
Iniziai indicando le sue dolci estremità spiegandole il mio feticcio, divertita mi chiese >
Io le risposi >

Di sana pianta sfilandosi entrambe le infradito mi inizio a strusciare i piedi vicino la bocca, le spompinai l'alluce smaltato di bianco, iniziai a spogliarmi, lei segui le mie orme e nella foga ci ritrovammo a fare sesso sfrenato nudi in salotto, dopo averle fatto sbrodolare la vagina, da dietro le puntai il glande verso l'ano, le morsi il collo e dopo una botta secca notai come mentre la penetravo rideva, sgorgava lacrime e gemeva contemporaneamente. Eiaculai copiosamente nel suo culo dopo averla fatta godere da matti, ora è mia moglie, e mi sta segando coi piedi mentre scrivo questo racconto.
scritto il
2019-07-24
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