La nuova vita 2

di
genere
dominazione

SECONDA PARTE
I.
Franco aveva deciso che passato il primo impatto la cosa migliore fosse rientrare a casa propria e sperimentare nella sua nuova forma il rapporto di coppia, perciò dopo la cerimonia, passarono la domenica ad oziare nel centro clinico, ma la sera ritornarono nel loro appartamento in città.
Il lunedì mattina, Mary si alzò e preparò la colazione al marito, e gliela portò in camera vestita solo di calze autoreggenti e di un grembiulino ricamato che a mala pena le copriva l’inguine.
Depose il vassoio e aprì le imposte e dopo si accostò al marito baciandolo sul volto per svegliarlo.
Franco si destò prese Mary e al baciò con intensità, lei si lasciò andare languidamente al piacere che le procurava quella sensazione di abbandono.
Poi lui la lasciò e le disse:”è meglio che facciamo colazione altrimenti non vado al lavoro” quando Mary si alzò volgendogli le spalle non poté trattenersi dal darle una pacca a quelle stupende natiche, facendola sobbalzare.
Mary gli appoggiò la colazione sul letto, e si sedette accanto a lui sul bordo del letto, Franco intingeva i biscotti e poi ne mangiava metà e l’altra la offriva alla moglie-schiava.
Dopo si alzò e andò al bagno, si fece una doccia mentre Mary era in cucina e lavava le stoviglie sporche della colazione.
Quando entrò in cucina Franco vide sua moglie che riponeva tutto negli scaffali, ed era estasiato nel guardare quella donna, era una donna nuova, perché adesso non era più solo la moglie che aveva sposato era molto di più, era un amante, pronta a soddisfare ogni suo desiderio, ogni capriccio.
Le si avvicinò, la prese per la vita la fece girare tra le sue braccia, e la baciò con passione e lei oramai si lasciava travolgere, le mise una mano tra le cosce che lei subito aprì per facilitargli l’accesso, la trovò bagnata.
La fece appoggiare sul tavolo, la stese sopra, le sollevò le gambe ed estratto il suo pene eccitato la penetrò con estrema facilità tanto era lubrificata.
Si accoppiarono con furore, un amplesso rapido, godendo simultaneamente. Franco si alzò e si rivestì, guardò sua moglie con il piacere che gli procurava ogni volta ammirarla, e le disse di indossare una vestaglia per restare in casa, e il vestito azzurro per uscire, doveva fare la spesa, perché era necessario riempire di nuovo il frigo dal momento che erano rientrati.
Mary rispose che avrebbe fatto tutto in mattinata, e poi nel pomeriggio sarebbe rimasta sempre a casa e avrebbe atteso il suo ritorno.
Rimasta sola, andò a sistemare la stanza da letto, e poi si fece la doccia, si truccò e indossò l’abito azzurro, senza mutandine e senza reggiseno, solo le calze autoreggenti.
Era un po’ in imbarazzo ad uscire così, le pareva che tutti potessero indovinare che lei era nuda sotto il vestito.
Si recò al supermercato, fece la spesa, e poi rientrò a casa, salì le scale invece di prendere l’ascensore, le piaceva sentire lo sforzo e le pareva che l’esercizio fisico le calmava lo stato d’ansia che l’aveva colta andando in giro per la città ed il supermercato nuda sotto gli abiti, si chiedeva se si fosse sentita male, se avesse avuto un incidente, e avessero dovuto soccorrerla, come avrebbe giustificato questa sua nudità, ma anche se nessuno le chiedeva nulla, cosa avrebbero pensato di lei.
Certamente che era una porca, che le piaceva andare in giro con il culo nudo sotto le gonne, e con delle gonne che potevano sollevarsi facilmente, sarebbe bastato passare in uno di quei posti dove c’erano delle prese d’aria e allora tutti avrebbero constatato che era nuda.
Nel caso provasse a fare una piroetta veloce, la gonna si sollevava all’altezza della vita mostrando tutte le sue grazie.
In casa mise in ordine riempì il frigo, fece le pulizie, e dopo poté rilassarsi, decise di guardare un po’ la televisione.
Si addormentò sul divano fino a quando non fu svegliata dal telefono, rispose affannata, e rispose, era Franco, le chiese come era andata la giornata, e se aveva fatto le pulizie, lei rispose affermativamente, e che si era un po’ assopita sul divano, adesso voleva andare a fare un bagno e poi preparava la cena.
Franco disse che sarebbe rientrato alle sei, e che pensava di andare a cenare fuori, quindi poteva aspettarlo avrebbero fatto la doccia assieme.
AL suo rientro la trovò che lo aspettava con la camicetta da notte semitrasparente, e si baciarono, poi andarono in bagno fecero la doccia, assieme, lui la carezzava mentre le passava una spugnetta insaponata sul suo corpo indugiando sulle parti intime.
Si eccitarono, e Franco fece sentire la sua verga contro le natiche della moglie, la quale passò una mano dietro di sé impugnando il fallo e piegatasi in avanti lo guidò nella sua fica accogliente, girata la testa offrì a suo marito la bocca e tirò fuori la lingua porgendogliela, Franco se ne impossessò, e la risucchiò con passione, la posizione era scomoda ma il piacere era un ottimo stimolante, fecero l’amore con grande passione, e quasi con rabbia, quando i getti di sborra si riversarono nella fica di Mary lei fu sconvolta da un orgasmo travolgente.
Poi si sciacquarono si asciugarono, e si vestirono, per uscire, Franco aveva scelto per lei un vestito aderente elasticizzato, che la fasciava, questo formava una serie di pieghe, che volendo si potevano stirare ed in quel caso il vestito diveniva un abito da sera lungo fino alle caviglie aveva delle spalline fine e una scollatura giusta senza eccessi, ma il seno prorompente della consorte veniva messo in risalto dall’aderenza dell’abito, delle calze autoreggenti nere, scarpe nere, con un tacco a spillo, e chiuse con una cinghietta alla caviglia completavano il suo abbigliamento.
Facevano parte dei tre vestiti acquistati pochi giorni prima quando erano nel centro clinico di Caterina, Franco le disse che avrebbero dovuto fare spese e rifarle un guardaroba adeguato alle nuove esigenze, della sua Nuova vita.
Lei assentì, come ci si aspettava non poteva che essere d’accordo, ma adesso che erano nella loro casa il fatto di non avere il controllo di nulla nelle decisioni le pesava un po’.
Si ripromise di parlarne con Franco, con calma mentre cenavano.
Arrivarono ad un ristorante di lusso dove lui aveva prenotato, e vennero fatti accomodare in un separé, il posto era romantico, c’era una luce soffusa l’ambiente era accogliente, sembrava ci fossero solo coppie, quasi tutti amanti, ma loro erano molto di più.
Appena accomodati, accompagnati da un cameriere dall’abito impeccabile e tutto impettito, il quale chiese se desideravano un aperitivo prima di ordinare, e se desideravano consultare la carta.
Franco disse di portare due aperitivi e la carta, avrebbero ordinato più tardi.
Poi allontanatosi il cameriere, si rivolse a Mary, e le disse: “tesoro, voglio darti un piccolo regalo, in verità avrei dovuto consegnartelo alla cerimonia d’iniziazione, ma ho preferito che fossimo soli” e trasse dalla tasca un astuccio di pelle rigido, lo aprì e all’interno vi era un gioiello, pareva d’argento, largo circa un centimetro ma non molto lungo, pensò ad un bracciale, ma subito Franco le spiegò che si trattava di un girocollo, aveva una medaglia il cui centro era rosso, circondata da una catena intrecciata che ne formava il perimetro e al centro ci era un disegno, una V le parve, lui prese il gioiello e glielo fece vedere, le spiegò che tutti gli appartenenti al Club al quale aveva voluto aderire, avevano un segno di riconoscimento secondo il loro titolo di associati, la V che vedi è in realtà un simbolo che significa Schiava in antica scrittura Sumera, vedi la V ha un braccio centrale, e questo simbolo lo dovrai portare sempre in vista.
Mary trasalì, e abbassò lo sguardo, cercò di trovare le parole, e si rivolse al marito:” amore mio io ti amo tanto e mi eccita essere tua in modo totale, anzi di più, ho accettato consapevolmente, ma sono turbata dal fatto del coinvolgimento di altre persone, perdonami non voglio contraddirti ma credo che forse una riflessione sarebbe il caso di farla, meditare meglio su tutto ciò”.
Franco restò perplesso, non si aspettava che lei avesse dei dubbi, la osservò e vide che lei arrossiva, perché era preoccupata di quello che aveva detto.
Lui le disse che non era possibile in questo momento tornare indietro, in fondo a lui piaceva molto come lei si sottometteva e come si eccitava quando veniva dominata, infatti aveva rivisto tutte le cassette dei suoi incontri con Caterina ed era evidente che lei si eccitava con chiunque la sottomettesse, perciò la cosa più sicura era che la sua schiavitù fosse regolata e che non potesse avere rapporti con chiunque se non con i soci del Club, dal momento che era un a questione di sicurezza.
Se lei si fosse adagiata ad una vita piatta, non avrebbe provato il piacere che provava ora con questo gioco di ruolo, ma prima o poi la frustrazione latente avrebbe potuto emergere e cadere nelle mani di qualcuno che l’avrebbe sbattuta a suo piacimento.
Lui in quel caso ne avrebbe sofferto, in quanto sarebbe stata la schiava di qualcun altro e lei in quel caso lo avrebbe tradito e questo significava la fine del loro matrimonio.
In questo modo invece la questione era diversa, le persone con le quali avrebbe dovuto andare, erano persone che dovevano attenersi a delle regole di reciprocità, e se lei veniva concessa dal suo padrone a questi soci, non era un tradimento perché c’era il consenso del suo padrone, e lui poteva offrire solo ciò che gli apparteneva, e lo stesso facevano gli altri soci, ai quali lui avrebbe potuto chiedere in prestito le loro schiave.
Tutto ciò poteva apparire ridicolo inizialmente, ma perlomeno in questo modo si evitavano rischi, come quello di eccedere nel gioco, che una persona estranea avrebbe potuto approfittare della situazione e avviare un ricatto o peggio. Qui si usano le schiave per il piacere dei padroni ma i padroni si preoccupano anche dell’incolumità delle schiave, il gioco non supererà mai i limiti che verranno stabiliti inizialmente.
Quel discorso di Franco fu molto chiaro, Mary capì che non si tornava indietro, lui la fece avvicinare e le disse di girarsi un po’, e le mise il girocollo, quando si rivoltò di faccia, lui le aggiustò il medaglione, le disse che sul retro del medaglione c’era il suo nome ed un codice, che serviva per rintracciare lui nel caso un associato avesse voluto nel caso contattarlo.
Mary restò perplessa, disse di non capire allora lui le disse.”guarda vedi anch’io ho un gioiello simile al tuo, però è fatto con i colori inversi, il mio è nero e al centro vi è una spada d’argento, chiunque ti incontrasse e ti mostrasse questo distintivo, può richiederti, ma deve ordinarti di fargli prendere visione del medaglione e attraverso il codice numerico inciso saprà chi chiamare ossia il tuo padrone che sono io, e solo dopo che io ti avrò detto che puoi seguirlo tu ti metterai a sua disposizione, ma se io ti proibissi di andare non dovresti obbedire a lui nemmeno se ti minacciasse di punirti alla prima occasione. Hai capito?”, “ si ho capito benissimo!”.
La cena fu tranquilla e tutto fu chiaro, Mary capiva che oramai la nuova vita era iniziata, e in fondo era contenta di avere constatato che suo marito si era dimostrato deciso, lo aveva sempre visto titubante sempre timoroso di dispiacerle nel passato, era cambiato, adesso lui decideva, per lei e aveva deciso cosa avrebbero mangiato ordinando anche per lei.
Finirono presto di cenare, e decisero di rientrare a casa, uscito dal ristorante prima di salire in auto lui le sollevò il vestito fino alla vita, e le disse voglio che tu stia così fino a casa, lei si guardò intorno nel timore che ci fosse qualcuno e restò in ansia fino a che lui non ebbe aperto l’auto e con sollievo si accomodò, il cuoio dei sedili era liscio sulla pelle, era un contatto che comunque non le dispiaceva le dava una bella sensazione, mettendo cerebralmente in risalto la sua nudità.
Dopo poco che erano partiti, Franco le disse che avrebbero dovuto fare spese, i soci avevano delle convenzioni con vari negozi di abbigliamento, e il mercoledì pomeriggio lui non sarebbe andato a lavorare, per accompagnarla ad acquistare qualcosa di adeguato per lei, sarà carino fare shopping insieme.

II.
Come le aveva promesso, a mezzogiorno del mercoledì era rientrato a casa, avevano pranzato e poi nel pomeriggi uscirono, le fece indossare il vestito azzurro che era molto ampio e così le sottane potevano sollevarsi facilmente, andarono in centro, parcheggiati, dovettero andare a piedi, e imboccato un vicolo, entrarono in un portone di un vecchio palazzo, salirono al primo piano, e Franco suonò, vari trilli come si trattasse di un codice.
Aprirono, e sul portone apparve una giovane donna molto procace, dai capelli biondissimi, truccata pesantemente e vestita con un abitino da cameriera, le gonne erano cortissime, e la camicetta era trasparente, aveva una crestina un grembiulino bianco, scarpe di vernice con tacchi esageratamente alti, indossava le calze perché si vedeva il bordo superiore che la minigonna non riusciva a coprire.
Portava un collare al collo, al quale era appesa una medaglietta uguale alla sua, quando la vide Mary abbozzò un sorriso, ma l’altra non lo ricambiò, invece si inchinò dinanzi a Franco, e con fare sottomesso lo invitò ad accomodarsi, chiedendo se le era permesso di precederlo, Franco assentì, imboccarono un corridoio piuttosto lungo, c’erano numerose porte ma si fermarono dinanzi all’ultima, la donna bussò, poi aprì, era un salone grande con specchi a tutte le pareti, entrarono, una giovane donna molto bella dai capelli corvini, raccolti dietro la nuca vestita di nero, un abito che la fasciava dal collo alle caviglie, aveva un trucco pesante e scuro intorno agli occhi, che erano nerissimi, la schiava che ci aveva introdotti andò ad inginocchiarsi di fronte a questa donna che era senza dubbio un dominatrice già nell’aspetto, e annunciò che il signore che attendeva era arrivato con la sua schiava.
La donna che forse era anche più giovane di Mary era di una bellezza tenebrosa, e faceva paura si avvicinò e porse una mano a Franco che le fece il baciamano, parlarono come se si conoscessero, e si misero a parlare di banalità, lei si chiamava Silvia, e la sua schiava era Lulù, così la chiamò quando la mandò con tono autoritario a prendere da bere.
Po si avvicinò a Mary la guardò e disse che era un bell’esemplare, le disse di spogliarsi, lei guardò Franco il quale le fece cenno di obbedire, e Mary arrossendo si spogliò, in fondo doveva solo sbottonare davanti l’abito e farlo scivolare a terra, e sarebbe rimasta nuda.
Silvia le toccò i seni impastandoli per valutarne la consistenza, Mary si sentiva come merce esposta ad un mercato quella donna non la considerava che carne, e le tastò rudemente le natiche, disse che aveva un culo da giumenta, faceva venire voglia di batterla, era troppo bello per non avere voglia di arrossarlo.
Le ordinò di divaricare le gambe, e spingendola sulle reni la fece inclinare esponendosi ancora meglio, e una mano andò a stuzzicare l’ano e le grandi labbra di Mary, quest’ultima era consapevole di essere già eccitata e bagnata e perciò arrossì violentemente perché si rendeva conto che non poteva nascondere le sue sensazioni.
Silvia disse che era molto docile, e molto calda, e che Franco era molto fortunato di possedere una così bella e sottomessa schiava.
Franco ringraziò del complimento, e disse che anche lei disponeva di una stupenda schiava, si fecero questi complimenti come fossero in una conversazione mondana e che lei o l’altra donna che era entrata con le bevande non avessero nessuna importanza a sentire parlare di loro come fossero oggetti, Mary non poté non pensare che Franco era cambiato molto, adesso in lui non c’era più quel giovane timido e desideroso di essere sempre cortese con lei, adesso era un padrone, forse lo era allo stato latente come lei in fondo aveva voluto nascondere il suo masochismo, soprattutto a se stessa.
Le fecero indossare vari tipi di abiti tutti erano fatti per mettere in risalto le sue caratteristiche fisiche, e per essere tolti con estrema facilità, alcuni erano veramente indecenti con i quali era impossibile uscire, un abito da sera aveva quattro spacchi, uno davanti uno dietro e su ogni alto, dalla vita partivano due bretelle che passavano sopra i seni andando ad allacciarsi dietro il collo essi coprivano i seni ma sarebbe bastato un semplice gesto per spostarle di lato e denudare la parte superiore, la gonna con i quattro spacchi per quanto larga, si apriva nel camminare e anche se non scopriva la parte in quanto la stoffa era abbondante, si capiva da come era fatta che era indecente e troppo accessibile e quando si sedeva bisognava tenerla per non farla aprire davanti, il peso faceva sì che le due parti si aprivano e tutti potevano capire che non indossava nulla sotto, un vestito da puttana da night pensò Mary.
Franco le comperò anche due abitini da cameriera, con i quali avrebbe dovuto servire in caso avessero avuto ospiti.
Franco pagò con la carta di credito, e poi si congedò, e con sua somma vergogna la costrinse a ringraziare Silvia inginocchiandosi davanti a lei e baciandole la mano dove la donna portava un anello con il simbolo dei soci con la qualifica di padroni.
Rientrarono a casa, e Franco era felicissimo di tutti quegli acquisti, e le disse che sabato sera avrebbe invitato degli amici per farle indossare l’abito da cameriera.
Mary abbassò la testa, e disse che sarebbe stata felice di onorare il suo padrone, Franco le disse: “ tesoro, adesso faremo una piccola seduta di addestramento, credo che sia giusto vedere come te la cavi”.
Le fece indossare l’abito da cameriera e preparare il tavolo, osservando come si muoveva, con quelle scarpe dai tacchi alti era un po’ impacciata, ma comunque secondo il parere di Franco era troppo lenta, le disse di alzarsi la gonna e di chinarsi, Mary obbediente si dispose come voleva, e lui le diede una decina di sculaccioni, poi le toccò la vulva per constatare se lei si era bagnata, e poi le disse: “ricominciamo sparecchia e riapparecchia il tavolo, dopo ogni seduta ti sculaccierò”.
Dopo la quarta volta Mary ebbe un orgasmo sotto la mano del marito che la sculacciava, lui allora la fece denudare interamente e la portò nella camera da letto dove costrettala in ginocchio sul letto la penetrò nel suo canale posteriore, facendola godere come poche volte nei loro sette anni di matrimonio.

Il sabato sera Mary era pronta avevano in verità ordinato tutto da un ristorante, lei avrebbe solo dovuto scaldare appena le pietanze, si era preparata con molta cura, era elegante in fondo nel suo vestito da cameriera, ma forse era solo la sua bellezza che faceva passare in secondo piano gli abiti che indossava.
Appena suonarono lei che era pronta fece accomodare gli ospiti, i quali si erano dati appuntamento per arrivare tutti assieme, c’era Mauro il loro medico di famiglia e amico, Caterina con Daniela del centro clinico e anche Laura la sua prima istruttrice presso il centro clinico, lei si inchinò e baciò la mano a tutti in segno di rispetto, dopodiché arrivò Franco che fece accomodare tutti in salotto.
Mary con un vassoio con dei drink passò ad offrirne a tutti, molti le fecero dei complimenti per il suo portamento e la sua grazia.
Mary arrossiva continuamente in fondo erano tutte persone che conosceva e l’avevano vista nuda con lei avevano avuto anche rapporti sessuali, ma adesso lei nel suo ruolo di schiava era ben consapevole che i loro rapporti erano molto diversi, intanto tutti loro avrebbero potuto darle ordini, o anche usarla a loro piacimento sessualmente se Franco lo acconsentiva, o punirla se lo ritenevano giusto o forse anche solo per il loro divertimento, e lei doveva trattare tutti con grande rispetto come se fossero i suoi padroni, e infatti in qualche modo lo erano, non era così facile anche se si sentiva eccitata.
Quando presero posto a tavola, lei iniziò a servire, il primo ordine arrivò su suggerimento di Laura a Franco, ad ogni portata Mary avrebbe dovuto togliersi un indumento.
Franco accettò e disse a Mary di togliersi la camicetta, lei non obbedì nella sua totale sottomissione non pensava di disobbedire e far fare a Franco una brutta figura.si denudò quindi la parete superiore restando con i seni esposti, fecero dei commenti e Daniela disse che sarebbero stati molto più eccitanti con le aureole ed i capezzoli dipinti di rosso. Franco disse: “Sì hai ragione, ma sarà per una prossima volta, sai sono all’inizio del mio dominio su di lei e quindi piano piano ci perfezioneremo”.
Caterina ribadì:” si è vero che sei all’inizio, appunto la tua mancanza di esperienza potrebbe danneggiarti, era mia opinione che avresti bisogno di farle fare un periodo di addestramento con qualcuno di molto esperto nell’arte della dominazione”, “ci penserò, grazie del suggerimento”.
“figurati se tra consociati non ci si aiuta, ti pare?” e proseguì: ” sai che abbiamo una scuola di addestramento per le schiave vero?” “ sì, me l’ho letto nell’informativa che mi è stata data.”
Laura aggiunse: “ non ci vanno solo le schiave che sono inesperte, è anche un centro di perfezionamento, e anche per schiave che i padroni che vogliono andare in vacanza lasciano in custodia, un po’ come si fa con i cani quando si mettono a pensione, inoltre molte schiave possono perfezionarsi in un determinato ruolo che non hanno mai ricoperto prima”.
Mary era in piedi dietro al suo marito padrone e ascoltava tutti questi discorsi, ben sapendo che effetto le producevano, era pazzesco, Franco se decideva di andarsene in vacanza avrebbe potuto decidere di lasciarla a pensione come si fa con i cani, perché danno fastidio in vacanza, era considerata una nullità un animale, carne da parcheggiare, si sentiva turbata e piena di vergogna che si parlasse di lei in quel modo, e al contempo però sentiva che la sua fichetta si apriva e inumidiva.
Arrivarono le altre portate e lei era rimasta con le calze ed il reggicalze, ad ogni commensale verso il quale si inchinava per servire, era fatta oggetto di palpeggiamenti ed era oramai eccitata tanto che le mani le tremavano tanta era l’eccitazione repressa, doveva sfogarsi, urtò con il gomito Laura nell’allontanarsi e questa si inalberò dicendo che la schiava l’aveva urtata di proposito, che era una sciocca sbadata, che per poco non si feriva con la forchetta, Mary si profuse in scuse, ma franco intervenne orinandole di tacere, non serve che ti scusi, la mancanza c’è stata e sarai punita, la persona offesa si incaricherà della tua punizione come meglio lo riterrà opportuno.
Laura disse che voleva soddisfazione immediata.
Ordinò a Mary di andare a prendere una paletta, sapeva che erano state acquistate perché Franco le aveva parlato dei suoi recenti acquisti.
Scosto la propria sedia e costrinse Mary a porsi in ginocchio con le natiche rivolte ai commensali, e fece scattare la punizione dava colpi cadenzati e senza fretta, Mary sobbalzava ad ogni colpo, e arrivò dopo il sesto colpo a godere sotto i colpi di paletta, allora Laura con forza mentre vide il corpo di Mary scosso dall’orgasmo le diede quattro colpi fortissimi che accentuarono il godimento di Mary.
Poi con un tono di disprezzo disse: “è inutile punire questa troia, gode a farsi scaldare le chiappe” e tutti risero di gusto.
La parte peggior per Mary non fu la punizione in sé ma l’umiliazione di essere stata vista godere sotto i colpi di paletta e poi di dover ringraziare Laura della punizione, ed il resto del servizio a servire tutti che commentavano il colore delle sue natiche.
La serata finì e quando si congedarono lei in ginocchio all’uscita li salutava con deferenza loro le diedero ognuno la mano da baciare.
Quando restarono soli, Franco la portò in camera tenendola per la vita, e la voltò la baciò con grande foga lei sentì il suo sesso duro che premeva contro il suo ventre e appena la lasciò lei sussurrò “ Oh padrone, mio signore e padrone ti amo”.
Fecero l’amore fino alla domenica sera, quando si addormentarono distrutti.
III.
Era trascorso un mese e Franco era contento della sua dolce moglie sottomessa, e lei ogni giorno lo aspettava che ritornasse, nella tenuta che lui al mattino le imponeva di indossare, in fondo da un punto di vista dell’intesa sessuale erano appagati, lei era molto ricettiva e godeva nella sua sottomissione, aveva un padrone che l’amava, non avevano invitato che poche volte per i fine settimana i soliti amici, e sempre c’era stata una piccola punizione che la faceva godere, non aveva dovuto soddisfare nessuno sessualmente era stata solo di Franco.
Le vacanze si avvicinavano, e lei richiedeva dove sarebbero andati, o sarebbero rimasti, era ansiosa perché temeva di essere messa a pensione in quella scuola di schiave di cui aveva sentito parlare nella prima serata in casa sua.
Un tempo con Franco discutevano di dove andare in vacanza, e la sua opinione veniva tenuta in considerazione, ma adesso cosa sarebbe accaduto, il suo padrone avrebbe deciso cosa fare e dove andare.
Era così soprapensiero che si ricordò che doveva andare a fare a spesa, prima al supermercato, poi a ritirare un abito dalla signora Silvia, quella era una cosa che non le piaceva l’idea di andare dalla signora Silvia da sola.
Comunque fece la spesa in fretta al supermercato perché attardandosi nei suoi pensieri rischiava di arrivare in ritardo poi si precipitò dalla signora Silvia, ma lungo la strada fu fermata, aveva superato di poco il limite di velocità su un rettilineo, ma una contravvenzione questo avrebbe fatto arrabbiare Franco lei però pagò subito così da perdere il minor tempo possibile, ad ogni modo sarebbe arrivata dalla signora Silvia con una ventina di minuti di ritardo, che divenne mezz’ora perché non trovò subito da parcheggiare.
Quando trafelata giunse alla porta aveva fatto le scale di corsa era sudata e aveva il fiatone, suonò come le era stato detto, e attese.
Rimase ad attendere per diversi minuti, temette che se ne erano andati pensando che lei non sarebbe andata, non sapeva cosa fare, quando qualcuno stava salendo le scale, e allora lei fece finta di nulla e suonò ancora una volta secondo il codice appreso.
La persona che saliva era una giovane donna molto bella, indossava un pantalone nero e una camicetta nera orlata d’oro, avrà avuto non più di vent’anni, aveva dei capelli lunghi biondi un viso ovale e stupendi occhi azzurri, si avvicinò e quando le su vicino le disse: “permesso?” Mary si spostò, per fare spazio alla giovane che a ben vedere era diretta anche lei dalla signora Silvia, subito guardò se aveva un girocollo come il suo, no, non ce l’aveva mentre la giovane fece lo stesso, e visto che Mary lo portava e le sorrise, e le disse facendole vedere un medaglione come quello del marito che lei teneva in tasca “a chi appartieni?” e senza attendere risposta le prese il medaglione e lo girò per leggere il codice con il quale avrebbe potuto sapere a chi apparteneva, poi di nuovo le chiese: “ allora schiava a chi appartieni, il tuo padrone o padrona chi è un o una amante?”, “ no signora, è mio marito”, rispose d’un fiato Mary.
“Perché sei qui?” , “devo ritirare un vestito, ma sono arrivata in ritardo”, la ragazza la guardò e con tono severo, “sai che quanto agli orari non si può sgarrare adesso dovrai attendere che abbiano voglia di aprirti” , due lacrime scesero sulle gote di Mary che si rendeva conto di averla fatta grossa, per quanto buono suo marito l’avrebbe punita, e non sapeva cosa fare.
La ragazza suonò con un codice diverso da quello usato da lei, e dopo pochi secondi, la porta si aprì, la ragazza entrò Lulù si inchinò e le baciò la mano, Mary era rimasta sulla porta, e la ragazza si voltò e le fece cenno di entrare, cosa che lei si affrettò a fare.
Poi le disse:”per fare penitenza ti consiglio di spogliarti e di camminare a quattro zampe e di implorare la signora Silvia di farti prendere ugualmente il vestito che sei venuta a ritirare, è una ben misera penitenza per portare a termine l’incarico del tuo padrone, altrimenti lui che comunque sarà informato del tuo ritardo, non ti punirà solo per quello”.
Mary non ci pensò troppo era in ritardo perché aveva pensato troppo, si spogliò lì nell’ingresso sotto lo sguardo della ragazza e di Lulù.
Poi s’inginocchiò e quando le altre due s’incamminarono, lei carponi le seguì, arrivarono alla stanza dove la Signora Silvia attendeva la sua amica, e vedendola dietro a loro nuda e carponi, con tono per nulla amichevole disse: “ che ci fa qui questa cagna, doveva arrivare mezz’ora fa, avevo detto o no di non farla entrare” si era rivolta a Lulù la quale s’inginocchiò ai piedi della sua padrona, ma fu la ragazza a parlare, “ l’ho vista qui fuori ed ero curiosa di conoscerla, per questo ho voluto che entrasse, ovviamente le ho consigliato di presentarsi in questo modo per la sua mancanza” allora Silvia sorrise, e disse:” mia cara Arianna, sei strepitosa, hai fatto bene”.
Poi disse a Lulù “vai a prendere il vestito di questa cagna e portalo qui, nel frattempo, telefonerò al suo padrone” Mary in ginocchio rossa di vergogna attendeva in silenzio il proseguo degli eventi, e sentì Silvia che parlava con suo marito, dicendogli che era arrivata in ritardo e solo per riguardo a Lady Arianna che doveva venire e ha fatto entrare la sua schiava la faceva entrare e le consegnava il vestito, ma simili ritardi non sono tollerabili, e che la sua schiava ha bisogno di una correzione meglio di un supplemento di addestramento, poi gli passò la ragazza che adesso sapeva veniva chiamata Lady Arianna, la quale si allontanò in fondo alla sala parlando con Franco al telefono sembrava che già fossero amici ma non sentì più nulla dopo che lei ebbe fatto qualche passo, quando ritornò parlava di cose banali di un cocktail che stava organizzando, e quando le fu vicina disse: “ la faccio parlare con la sua schiava” , Mary cercò di trattenere le lacrime, e con un nodo alla gola disse: “pronto, padrone?” sentì la voce di suo marito “ Mary, ti renderai conto che il tuo ritardo non è accettabile, comunque ne riparleremo, da adesso sei a disposizione di Lady Arianna, obbediscile in tutto, e… non voglio che debba lamentarsi di te”, “ si padrone” rispose Mary.
Arianna capì che la conversazione era finita riprese il telefono e salutò dicendo che era ansiosa di conoscere il padrone di questa bella schiava.
Lady Arianna chiese a Silvia se quanto aveva ordinato era pronto, questa disse che tutto era pronto secondo i suoi desideri, e che tutto sarebbe stato recapitato alla sua villa nella giornata di domani.
Lady Arianna si rivolse a Mary e le disse:” hai capito che devi obbedirmi senza discussione, vero?” prontamente Mary rispose “ Si signora”.
Bene prendi il pacco, e seguimi carponi fino all’ingresso. Così goffamente impedita dal pacco Mary seguì la ragazza, che la precedeva, giunti all’ingresso la fece rivestire, le disse:” seguimi a tre passi di distanza, tieni gli occhi bassi, ma guai a te se mi perdi di vista”.
Scesero e giunsero in strada, arrivarono allo stesso parcheggio dove Mary aveva lasciato la sua auto, quando Lady Arianna si fermò, lo stesso fece Mary, l’altra schioccò le dita e allora Mary le si avvicinò, le chiese dove fosse la sua auto, Mary gliela indicò, allora la giovane si allontanò con Mary sempre dietro di lei arrivò ad un auto scura, dalla quale appena lei si avvicinò scese un autista in uniforme, ma quando furono vicini, Mary vide che era una giovane donna, aveva i capelli raccolti dietro la testa per questo non si vedevano, Lady Arianna le disse qualcosa, poi fece dietro front, Mary si spostò, per farla passare e la seguì, fino alla sua auto, poi lì le ordinò di aprirle la portiera, e Lady Arianna si accomodò, Mary si affrettò a salire, e chiese con un tono di voce incerto e flebile, “signora dove andiamo?” lei disse: “sciocca a casa tua, devi lasciare la macchina e il vestito non ti pare?”.
Partirono per la casa di Mary, lasciarono il vestito poi se ne andarono, Mary non sapeva dove era diretta salita sull’auto con la bella misteriosa e giovanissima Lady Arianna.
Era seduta sul sedile posteriore, e la giovane donna le fece sollevare il vestito, e cominciò a toccarla, ovviamente Mary tremò di dover sottostare ai palpeggiamenti della giovane, e di doverle obbedire, ma sapeva che aveva accettato le regole, sperava di trovare una soluzione per esimersi ma non riusciva a pensare, solo la sensazione del tocco delle dita e l’eccitazione che le procuravano erano presenti, i suoi sensi erano eccitati, a quel punto sperava che la portasse all’orgasmo.
Lady Arianna si fermò lasciandola delusa e frustrata, e le disse:” sei molto calda, sei una troietta, alla quale piace farsi toccare la figa”, Mary, si sentì bruciare le gote dalla vergogna, questa ragazzina che la trattava in quel modo, era troppo umiliante.
Reagì e disse: “senta signorina, faccia fermare l’auto, voglio andare a casa, mi lasci andare prenderò un taxi”.
La ragazza fu presa da una risata isterica, e non riusciva a trattenersi riversa sui sedili, trovava risibile il comportamento della donna.
Appena smesso di ridere, la guardò con un’occhiata che non presagiva nulla di buono, e con tono molto duro le si rivolse con queste parole: “lurida schiava, non hai il diritto di parlare se non sei interrogata, presto verrai a leccarmi i piedi e ne proverai piacere dopo che tuo marito ti avrà lasciato per un po’ nelle mie mani, sappi che oggi assaggerai la frusta come non l’hai mai assaggiata”.
Mary si spaventò per il tono con il quale l’aveva apostrofata.
E pentitasi di essersi azzardata a parlarle, osò provare a scusarsi, ma l’altra le diede uno schiaffo in pieno viso, dicendole che non era stata autorizzata a rivolgerle la parola.
Tra le lacrime Mary si accasciò sul sedile cercando di farsi il più piccola possibile.
Allora Lady Arianna dopo un po’ che era in silenzio le disse:” spogliati, cagna non hai il diritto di stare vestita in mia presenza” Mary piangendo e preoccupata per essere caduta nelle mani di una ragazzina così cattiva, iniziò a spogliarsi, e mentalmente pregava nella speranza che suo marito venisse a prenderla.
Erano usciti dalla città e si stavano dirigendo in aperta campagna, lei adesso era nuda, e aveva consegnato il suo vestito alla ragazza, per fortuna i vetri erano oscurati, solo avvicinandosi qualcuno avrebbe potuto vederla, ma ad ogni modo non era tranquilla.
Fecero un ventina di minuti di strada, avevano incrociato vari veicoli, e lei ogni volta si rannicchiava sul fondo del sedile.
Svoltarono in una strada di campagna, e dopo pochi minuti si trovarono di fronte ad un cancello, il quale si aprì automaticamente, l’auto era ferma in attesa che si aprisse del tutto quando la ragazza aprì la portiera e ordinò a Mary di scendere, costei cominciò a piangere e supplicare, ma la ragazza fu irremovibile, era scesa a fianco della portiera, e chiamò l’autista, le disse:” Carla, vammi a rendere la frusta nel bagagliaio”, dopo pochi istanti Carla le porgeva una frusta lunga, con la quale diede un a frustata sulle gambe di Mary, e le disse che se non usciva di lì l’avrebbe inseguita per tutte le campagne fino al paese nuda frustandola per la strada.
Mary era atterrita e terrorizzata, scivolò fuori dalla vettura ponendo le mani avanti in una muta offerta di perdono e protezione.
Lady Arianna e Carla erano lì una a fianco dell’Altra ed entrambe la guardavano severamente, Lady Arianna disse, in piedi subito, e cammina davanti a me andremo fino alla villa a piedi.
E sottolineò il suo ordine con uno schiocco di frusta, Mary saltò in piedi e si incamminò terrorizzata di essere frustata, guardandosi indietro spaventata vide la giovane seguirla a pochi passi, le ordinò di fermarsi di lato e fece passare l’auto, pensò che avrebbe dovuto obbedire subito, in fondo erano in piena campagna, e le probabilità di essere vista erano remote, e si sarebbe risparmiata di fare arrabbiare quella ragazza che le faceva paura.
Camminarono un po’, lungo questo sentiero, il parco dove si stavano addentrando era enorme e su ogni lato del sentiero c’erano degli alberi che formavano un bosco.
Vide davanti a se che il bosco finiva, e si apriva un parco verde, e sul fondo c’era una villa enorme, probabilmente del settecento, appena sbucati all’aperto, lei si guardava intorno perché aveva sentito il rumore di un taglia-erba, e vide appena più in là un uomo con un grembiule verde che potava una siepe, si chinò come per occultarsi ma una frustata la colpì, e urlò, questo fece voltare l’uomo verso di lei, e vide che la osservava, l’uomo spense l’attrezzo, e la mancanza di rumore la spaventò si era fatto un silenzio greve, che le faceva ancora più paura, con una mano si coprì il pube e con l’altra i seni, ma una frustata la colpì e la voce severa di Lady Arianna “ metti le mani dietro la nuca e stai ben diritta, o ti concio per le feste” e sottolineò l’ordine con un altro colpo di frusta.
Nel frattempo l’uomo si avvicinava sorridendo e salutando la giovane con una certa cordialità, “Ciao Arianna, come stai?” bene Anselmo, sto proprio bene.
“chi porti con te, non ho mai visto questa è una nuova”, “si, è la prima volta che la porto qui, ma forse ci resterà per un po’”.
“bene, ogni tanto un po’ di gente nuova fa piacere” disse l’uomo giovialmente, Mary si sentiva morire dalla vergogna, non era possibile essere esibita in quel modo davanti probabilmente ad un giardiniere, e non osava muoversi.
Dopo questo cambio di battute Lady Arianna che le era arrivata al fianco le pizzicò un natica e le disse andiamo che non vedo l’ora di legarti e frustarti per bene questa groppa da giumenta.
Atterrita da quelle parole Mary si avviò con il cuore in tumulto. Si chiedeva come era possibile che suo marito l’avesse concessa così a quella ragazza così terribile, aveva paura e sentiva che le gambe le tremavano e non riusciva a smettere di piangere.
Arrivati davanti l’ingresso della villa la porta si aprì, una donna sui cinquant’anni vestita di nero era apparsa sulla soglia, appena furono alla sua altezza costei le diede uno sguardo torvo poi con tono dolce si rivolse alla ragazza, dicendole che aveva chiamato suo zio e che desiderava essere richiamato, e cosa avrebbe voluto per colazione.
Lady Arianna disse che si affidava a lei per decidere sulla colazione, lei aveva altro da cucinare, e aggiunse, “dì a Carla di raggiungermi nella stanza dei sogni e che si cambi prima di venire”, “ sì come desidera signorina”.
Nel frattempo spingeva avanti a sé Mary dandole dei colpetti lievi con la frusta per sospingerla a destra o a sinistra, su un fianco o sull’altro a seconda della direzione.
Scesero alcuni scalini ed imboccarono un corridoio, c’era una porta sulla destra, e Lady Arianna, l’aprì, poi si scostò facendo passare Mary, la stanza era buia, ma la ragazza accese la luce e così davanti agli occhi di Mary si presentò una vera e propria sala di tortura, era una stanza enorme, c’erano delle poltroncine su un lato, un tavolino, un angolo Bar, e lungo una parete erano appesi varie fruste, palette, catene, vi erano una gogna su un piccolo palchetto alto una cinquantina di centimetri, e anche da una parte una croce di sant’Andrea.
Da una lato una tenda copriva l’accesso ad una seconda stanza, della quale però Mary nulla poteva sapere ma che la preoccupava appunto perché non sapeva cosa c’era.
La giovane Lady Arianna, aveva di certo intenzione di torturarla, e la cosa le metteva addosso un angoscia che le serrava la gola. Rimase immobile al centro della stanza dove la ragazza l’aveva lasciata, quest’ultima invece era andata a sedersi su una poltroncina e la osservava, per capirne le reazione e godere della paura che traspariva dal volto di Mary. L’attesa era peggio che se avesse detto o ordinato qualcosa e questa tensione Mary la dominava a fatica, più passavano i secondi che a Mary parevano minuti e più sentiva il suo corpo che tremava.

IV.
Mary era lì in attesa, quando sentì Lady Arianna esclamare, era ora che arrivavi, e allora si accorse che la donna autista era arrivata non l’aveva sentita entrare, appena le fu affianco la vide era completamente nuda, un collare le cingeva il collo, aveva polsiere e cavigliere di cuoio con anelli, dal collare pendeva un guinzaglio che lei stessa teneva in mano e avvicinatasi a Lady arianna le si inginocchiò dinanzi, porgendole il guinzaglio, che la padrona prese, a quel punto si prosternò e cominciò a baciare i piedi della sua padrona, con uno slancio ed una devozione, che fecero sorridere la padrona la quale guardava le reazioni di Mary.
Scostò la sua schiava spingendola con il piede, e poi si alzò la schiava la seguiva carponi, si piazzò davanti a Mary la guardò fissa negli occhi, e Mary sostenne lo sguardo solo perché paralizzata dalla paura, non per sfida, ma appena l’altra le parlò, lo abbassò immediatamente rendendosi conto che poteva essere considerata una sfida, e aveva capito che non poteva vincere contro questa ragazza.
Lady Arianna disse: “tu non sei una schiava, sei molto di meno, ora ti farò vedere cosa è una schiava, questa abbietta schiava che vedi ai miei piedi, sta appena imparando ad essere una schiava e tu non sei al suo livello, e lei ora sarà il tuo esempio, inginocchiati e stai bene eretta, volgio che tu veda bene tutto ciò che accadrà”.
Rivolendosi alla donna carponi ai suoi piedi: “ schiava, tu oggi sarai un esempio per questa cagna, se mi farai fare brutta figura, ti scorticherò a frustate sono stata chiara?”essa rispose con un tono umile e sottomesso, ma calmo senza nessuna sfumatura di tensione o paura o almeno così le pareva “Mia padrona la ringrazio dell’onore che mi concede, non desidero che compiacerla, e se non sarò all’altezza essere scorticata sarà una giusta punizione e la ringrazio sin da ora per ogni cosa che servirà a rendermi una schiava migliore”.
Lady Arianna era felice di come la sua schiava si esprimeva, una schiava deve sapere parlare correttamente e con il giusto tono quando viene interrogata e lo fece notare alla spaventatissima Mary.
Poi le volle spiegare cosa sarebbe accaduto, e le disse che quella che vedeva oggi come una schiava ben addestrata, un tempo era una vera dominatrice, infatti era stata assunta per occuparsi di lei e di sua sorella, e lo aveva fatto era anche molto brava, divenne l’amante di suo padre che era un membro del Club al quale aveva aderito anche suo marito e al quale lei ora apparteneva, e sua madre che era una donna bellissima era la schiava del marito ossia di suo padre, erano una coppia speciale lui era dominatore e lei era sottomessa, si era trovati quando questa bella istitutrice era stata assunta, non lasciò indifferente il padre, a lui le donne erano sempre piaciute e non se ne faceva scappare una, aveva scopato anche la domestica che era stata la cameriera di famiglia della moglie, e l’aveva seguita appena sposata. La regola è che il padrone può avere tutte le donne che vuole mentre la schiava deve essere fedele, una schiava se ha rapporti con altri uomini o donne è sempre per concessione del suo padrone.
Sua madre era stata spesso concessa ad altri soci di questo Club, ma a suo padre piaceva molto vederla sottomessa ad altre donne, ma lo aveva sempre fatto nell’ambito del Club o di ambienti diversi da casa e con mogli dei soci o con socie con le quali ogni tanto aveva lui rapporti, in casa non le aveva mai portate, in casa lui puniva la moglie in questa sala, l’unica a conoscenza di questa doppia vita era la domestica, che si era si concessa al padrone, ma sempre con discrezione, e non aveva mai criticato o detto qualcosa alla sua padrona alla quale voleva bene, infatti quando il padre e la madre avviarono questa nuova relazione con questa amante che diveniva di fatto la copadrona di sua madre raccontò la giovane, alla cara e fedele domestica che quando il padrone era nel letto con la sua nuova amante, un pomeriggio che la moglie era dovuta accompagnare le bambine ad un saggio presso il loro istituto scolastico, le disse, che al rientro della sua schiava lei avrebbe dovuto dirle che doveva denudarsi e salire nuda fino in camera dove il padrone l’attendeva.
E malgrado che all’inizio tentò di obiettare, alla fine obbedì, Arianna raccontava con dovizia di particolari, perché benché avesse scoperto da tempo la relazione che esisteva tra suo padre e sua madre, quel giorno vide ciò che avrebbe ancora più radicato in sé il desiderio di dominio.
Al loro rientro, la cameriera sussurrò qualcosa all’orecchio di sua madre, la quale disse:”Camilla porta le bambine in camera, ti prego, io non mi sento bene”, lei aveva subito intuito qualcosa di strano e siccome era una ragazzina sveglia, disse: “io vado a terminare alcuni compiti, in biblioteca”, in questo modo costringeva Camilla ad occuparsi di sua sorella minore, la quale già aveva iniziato a fare i capricci.
Si avviò verso la biblioteca studio che era stata fatta per lei, ma si nascose dietro una tenda senza farsi vedere, voleva vedere cosa succedeva. Appena anche Camilla e sua sorella furono fuori vista, vide sua madre che si toglieva il vestito sotto il quale indossava solo delle calze autoreggenti, prendere una chiave che era dietro la cornice di un quadro, aprire un cassetto, di un mobiletto d’ingresso ed estrarne un collare rosso torchiato, la madre lo indossò e poi si avviò, all’epoca lei era così giovane che non si stupì che sua madre fosse depilata, benché avesse visto qualche ragazza delle classi più grandi che nelle docce o nei spogliatoi, si confrontavano i seni e avevano il pelo sul pube, non ci pensò più di tanto.
Sua madre saliva stando ben diritta le scale che portavano al piano superiore, era proprio bella, si fermò davanti alla camera da letto del padre dal salone si vedeva tutto il ballatoio che seguiva il perimetro del salone sua madre bussò e si inginocchiò, appena le fu ordinato aprì la porta ed entrò in ginocchio e la porta si richiuse.
Allora Arianna volle capire di più salì anche lei e si avvicinò alla porta, ascoltò nella speranza di udire qualcosa, ma sentiva le voci, senza capire il effettivamente cosa si dicevano, si rese conto che stavano per uscire allora silenziosa come un gatto si nascose, e vide Carla la sua istruttrice, vestita con un corpetto di pelle stivali alti a mezza coscia, che usciva e dietro di lei tenuta al guinzaglio sua madre, che la seguiva come una cagnetta, scesero le scale, sua madre sempre a quattro zampe, e dopo poco vide che usciva anche suo padre, che ammirava la scena sorridente, e tutti si diressero qui nella sala dei giochi che ho ereditato.
Siccome avevo scoperto gia da qualche anno questo luogo, ero riuscita a trovare il modo di vedere cosa accadeva qui dentro dalla sala a fianco, che una volta era sempre chiusa, io l’ho riaperta dopo che ho preso possesso della mia eredità.
Avevo all’età di dieci anni già capito cosa fare, e avevo praticato un piccolo foro durante l’assenza dei miei genitori, con un trapano a manovella, mi ero fatta insegnare da un compagno di classe visto che ai maschi fanno fare i lavori manuali a scuola, e lui mi prestò quello che mi serviva.
E così raggiunsi la mia postazione dalla quale avevo visto molte volte mio padre punire mia madre, e oramai ero diventata una guardona, se la prima volta che lui la colpì con la frusta pensavo che fosse crudele, poi mi accorsi che era proprio mia madre che ne chiedeva di più.
Il mio approccio con il mondo del sado-maso era iniziato precocemente, e stavo imparando erano due anni che spiavo quando potevo il padrone e la sua schiava, anch’io sentivo di avere questo desiderio di dominare e se potevo lo esercitavo, inventandomi delle piccole penitenze in cambio di un bacio per un paio di amichetti,un ragazzo che era innamorato di me, e una ragazzina che era l’amica del cuore la quale aveva un tale desiderio di compiacermi che io me ne approfittavo.
Veniamo a quel giorno in cui Carla iniziò ad esercitare il suo dominio su mia madre, aveva chiaramente ricevuto la delega da mio padre,e giunti qui, essa iniziò a prendere possesso della schiava, spiegandole che non la puniva per una mancanza ma solo per dimostrare a lei senza ombra di dubbio il suo diritto acquisito di copadrona.
Mia madre si sottomise abbiettamente, le leccò le scarpe, si preparò da sola sulla gogna per essere frustata, e leccò la sua nuova padrona facendola godere,e alla fine la ringraziò dell’onore che le concedeva.
Ho imparato molto da questa dominatrice, e infatti quando i miei genitori morirono in un incidente d’auto, io ereditai tutto questo, e anche i loro perversi piaceri.
Mio zio che era anche lui socio di mio padre divenne il mio tutore, lui sapeva tutto naturalmente, ed io ne approfittai, avevo quindici anni, e decisi di giocare il tutto per tutto, avevo avuto modo dall’anno precedente di fare un corso di cinematografia, e quindi avevo un materiale incredibile su tutto quello che i miei facevano, e su quello che faceva colei che era una collaboratrice familiare ma che faceva l’amante di mio padre e la padrona con mia madre.
La fregatura per lei fu quando alla morte dei miei io e mia sorella eravamo affrante, ma benché mia sorella che era più piccola, poteva permettersi certe scene, io avrei dovuto comportarmi come una signorina, ma volevo provocare la signorina Carla la feci talmente arrabbiare che mi prese a schiaffi, e nella mia camera c’era una telecamera,e filmai il tutto.
Con quello e altre foto di lei con mia madre in cui non si vedeva mia madre bardata da schiava, ma in un contesto in cui poteva apparire che venisse aggredita, e altre in cui lei era con mio padre intimamente allacciati, questo depositato dal mio avvocato, visto che io e mia sorella eravamo minorenni non avevamo diritto di usare nulla, ma dall’avvocato di famiglia avevamo deciso di rivolgerci per custodire delle cose nostre e lui fece quanto gli chiedevo se mi succede qualcosa apri queste buste e informa la polizia gli aveva detto.
Così decisi di giocare il tutto per tutto feci vedere le foto alla bella Carla spiegandole che forse al polizia avrebbe pensato che quello in cui erano morti i miei forse non era un incidente, e allora ottenni da lei di sottomettersi.
Da allora l’ho trasformata, in una schiava sottomessa, cinque anni, e pensa che due anni fa le ho concesso di affrancarla, ma questa volta lei non ha voluto la libertà, ha deciso di restare con me come mia devota schiava, e io le ho concesso questo onore, adesso qualche volta la uso per istruire gli altri miei schiavi.
Si è rivelata una ottima collaboratrice, in fondo il suo lato dominatore non è scomparso, è solo messo da parte, e qualche volta se è meritevole le permetto di dominare qualche schiavo o schiava.
Adesso però daremo una piccola dimostrazione di obbedienza vera.
Lady Arianna si rivolse alla sua schiava dicendole :”ti darò sei colpi di scudiscio, voglio che tu dimeni il culo ad ogni colpo, non ti sottrarre ma vai incontro sa ogni colpo e appena lo avrai ricevuto, dovrai dimenare le anche come primo segno di ringraziamento, e mi ringrazierai anche con la voce, e conterai i colpi, hai capito bene?” “ si padrona”.
Attenta adesso arriva il primo, e sotto gli occhi meravigliati di Mary, vide che mentre il braccio della padrona scendeva la schiava Carla spingeva verso l’alto le natiche incontro allo scudiscio, dimenò le anche da un lato all’altro appena si era abbattuto il colpo, e disse:”Uno, grazie mia padrona, io vi amo” ecc. così fino al sesto colpo.
Al termine della punizione la schiava si girò e andò a baciare i piedi della sua padrona la quale osservava Mary, poi disse: “ io credo che questa schiava mi ami veramente, adesso vedremo fino a che punto”, la fece voltare, in modo che fosse proprio di fronte a Mary, allora la padrona disse:”mia devota schiava se lo sei tu non ammetterai che della tua padrona si sprechi nulla” e sputò per terra davanti alle ginocchia di Mary, la schiava aveva le gote imporporate, questa nuova umiliazione non se lo aspettava visto che aveva sopportato bene la punizione, ma si gettò comunque a terra e leccò lo sputo della sua padrona dal pavimento.
Lady Arianna era soddisfatta della prova di obbedienza della sua schiava, e disse:”hai visto questa è una schiava ben addestrata, e così dovrai diventare anche tu, e lo diventerai”.
A quel punto si rivolse alla sua schiava dicendole: “questa cagna sarà addestrata da te, e voglio dei risultati al più presto, perché altrimenti mi rifarò su di te, e se mi arrabbio potrei anche decidere di venderti”, la schiava apparve spaventata da quelle parole, e si gettò ai piedi della sua padrona baciandoglieli, e supplicò di non venderla, che ci avrebbe messo tutto l’impegno nell’assolvere il suo compito.
Lady Arianna disse: “bene, adesso andiamo a pranzare, tu metti il guinzaglio a questa cagna, e portiamocela con noi, voglio assistere alle prime fasi del suo addestramento e ricorda che non devi picchiarla ne con la paletta né con altro solo la puoi sculacciare a mani nude fino a che non ci sarà suo marito con il quale dovremo prendere accordi”.
La Schiava Carla mise il guinzaglio a Mary e le disse di seguirla carponi, perché lei non era ancora una schiava, ma solo una cagna e così avrebbe passato il tempo nelle prossime ore.


V.
In cucina davanti alla cameriera Camilla lei era stata sculacciata sulle ginocchia della Schiava Carla, a mano nuda ma era una mano dura e forte, e comunque lei malgrado la paura delle due donne si era eccitata, e loro l’avevano apostrofata dicendole che era solo una puttana viziosa, avrebbero dovuto venderla ad un bordello arabo, poi la fecero mangiare stando accucciata a terra come un cane, mentre Lady Arianna e la sua schiava pranzarono come se fossero amiche a tavola assieme, l’unica differenza consisteva che Carla era nuda.
Poi venne portata da Carla nella sua stanza, le legò il guinzaglio ad un pomello del letto, e si coricò avrebbe riposato, per un paio d’ore.
Lì stesa per terra Mary era in uno stato tale che alla fine la tensione l’aveva prostrata e finì con l’addormentarsi anche lei.
Venne svegliata bruscamente con un calcio, e Carla la canzonò:”allora facciamo la bella addormentata?” poi le prese il guinzaglio e se la trascinò dietro, erano nel bagno e Carla si sedette sulla tazza, l’aveva messa ai suoi piedi in modo che il suo volto fosse tra le sue ginocchia poteva così vedere il getto di urina che usciva dalla sua vulva depilata, era uno spettacolo osceno ma anche eccitante, appena Carla ebbe finito, la tirò sul guinzaglio, e disse:”la mia cagnetta non vuole pulire la sua padrona con la lingua?” Mary tirò indietro sul guinzaglio, cercando di sottrarsi, ma l’altra la guardò e le prese i suoi capelli e si asciugò con quelli. Poi soggiunse in tono minaccioso ”questa volta mi accontento di usare i tuoi capelli come carta igienica ma presto userò la tua lingua”.
Mary avrebbe avuto necessità anche lei deliberare la vescica, e si azzardò a chiederlo cercando di essere anche rispettosa, chiamando Carla padrona, ma l’altra la fece mettere bene carponi con le natiche protese e la sculacciò con violenza, e le disse: “ le cagne non la fanno in bagno come gli esseri umani, adesso ti porto a liberarti nel campo”. Lacrime d’umiliazione scesero sulle gote di Mary, ma appena l’altra la tirò con il guinzaglio la seguì senza discutere né osare più protestare, non aveva nessuna possibilità di scelta, e lo sapeva, sperava di poter dimostrarsi il più sottomessa possibile, perché non sapeva se avrebbe resistito ad un trattamento simile, per molto tempo.
Carla tenendola al guinzaglio la portò fino all’ingresso, lì per un attimo Mary si sentì morire e volle provare a impietosire la sua aguzzina, e cercò di pregarla, ma Carla era irremovibile, le diede uno sculaccione, per incitarla ad uscire.
Fuori, il parco era enorme, sperava di arrivare al bosco per farla un po’ al riparo, malgrado il dolore alle ginocchia accelerò la sua andatura, ma Carla era di tutt’altro avviso, la trattenne con il guinzaglio costringendola a rallentare per non restare soffocata.
Incontrarono il giardiniere, e questo apostrofò Carla, dicendole:”dove vai schiava?” Carla prontamente si avvicinò e pose un ginocchio a terra, lui le porse una mano che lei baciò, e disse:” ho ricevuto l’ordine di addestrare un po’ questa cagna, e la sto portando a liberarsi, Signore”.
Lui le disse: “dove vuoi farla liberare?”, allora lei aggiunse “signore io pensavo di andare fino al boschetto, ma se lei desidera che andiamo in altro luogo…” , “sì, desidero che andiate dietro la casa, e che si liberi dove c’è l’aiuola che ho appena zappato stamane, una piccola concimatura non le farà male”, “ Farò così Signore, possiamo andare Signore?”, l’uomo le tese la mano e lei di nuovo la baciò, era rimasta con un ginocchio a terra per tutto il tempo, e solo allora osò alzarsi e trascinarsi dietro Mary, la quale era rimasta immobile e silenziosa tutto il tempo.
Carla le disse: “ spero che avrai capito che qui tutti, anche i dipendenti gli si deve rivolgere con il rispetto che si deve a dei padroni, anche tu quando ti permetteranno di essere una schiava, dovrai ricordare questo, per il momento sappi che anche una schiava ti è superiore”.
Andarono sul retro, e videro che c’era un pezzo di terra zappato di fresco, Carla costrinse Mary ad accucciarsi come una cagna per farla, fu molto difficile, Mary era bloccata la situazione, la posizione continuava a guardarsi intorno, allora Carla le disse: “smettila di guardarti intorno, è peggio, anzi chiudi gli occhi e dimentica dove sei, le carezzo la schiena e avvicinatasi al suo orecchio iniziò a mimare un verso onomatopeico come con i bambini, Psss. Psss.” Ci volle qualche tempo ma alla fine Mary riuscì a svuotare la vescica.
Si vergognava, averla dovuta fare in quel modo all’aperto sotto gli occhi di un’altra persona, o forse di più che magari lei non vedeva, tornando indietro, incrociarono di nuovo il giardiniere che aveva un sorriso ironico, allora Mary capì che doveva avere assistito a quella scena, e si sentì sprofondare abbassò la testa in modo che i capelli le coprissero il volto, l’uomo diede una pacca sul culo a Carla e le disse: “una di queste sere dirò alla tua padrona di mandarti da me, ho proprio voglia di usare il tuo culetto troia” e con voce sottomessa Carla rispose “sarò onorata signore”, e proseguì.
Andarono in un angolo dove Carla prese un tubo di gomma, e fece avvicinare Mary, le disse che doveva lavarla, non poteva riportarla in casa così, e infatti la lavò con il getto orinandole di aprire le cosce diresse il getto proprio sulla vulva, poi la fece alzare le schiaffeggiò le tette aprendo al massimo la potenza del getto, era chiaro che i divertiva, soprattutto perché Mary si agitava sotto quel trattamento, alla fine, prese degli stracci, che erano dentro un cassonetto posto lì accanto e l’asciugò alla meno peggio poi rientrarono in casa.
Se la portò di nuovo nella sua camera e le fece fare degli esercizi, inginocchiarsi con la testa sui gomiti, le fece roteare le anche, poi con le spalle poggiate a terra, ogni tanto le dava qualche pacca sulle natiche, e le ordinava ad ogni colpo di agitare il culo, la fece ballare, agitando soprattutto il bacino, disse che doveva imparare a farsi guardare bene e da tutte le parti, la fece piegare e aprirsi le natiche da sola, dovette convincerla con qualche sculaccione e promettendole che avrebbe chiesto al suo padrone di poter usare la frusta su di lei, prima impara ad obbedire a qualsiasi ordine e meno severa sarà la punizione che le verrà inflitta comunque.
Dopo circa tre ore estenuanti anche Carla decise che poteva bastare, se la portò con sé a fare la doccia, e mentre si lavavano le disse:” ascolta, sei bellissima e quindi tanto vale tu sappia che molti ti richiederanno in prestito al tuo padrone, e lui per non essere sgarbato ti concederà, è meglio che impari bene tutte le regole, parlare poco, con tono sottomesso, senza alzare la voce, non dire mai che sei trattata severamente, che sei onorata di servire i tuoi padroni, e impara a offrirti e a esibirti anche le parti più intime non ti appartengono, se uno vuole vederti il buco del culo, tu ti spalanchi bene con le tue manine le chiappe, e se ce la fai già da adesso spingi in fuori l’anello, così loro saranno soddisfatti, ti puniranno dicendo quanto sei troia, ma in realtà ti avrebbero sempre e comunque punito, in quel modo forse ti risparmi qualcosa”, e così parlandole la toccava facendola eccitare e alla fine al fece godere, allora tanto per provare Mary le si rivolse dicendole” grazie mia padrona di avermi fatto godere” l’altra la baciò tappandole la bocca e premendo una delle mani di Mary sulla sua passera depilata, al tocco di quella carne così liscia e cedevole, Mary capì cosa doveva fare e fece godere con poche toccatine l a padrona Carla che era gia eccitata da un pezzo.
Lavate ed asciugate le due schiave andarono a presentarsi a Lady Arianna, la quale le attendeva in salotto con due schiavi accucciati ai suoi piedi, una ragazza ed un ragazzo, giovanissimi avranno avuto diciotto o forse venti anni, il ragazzo stava succhiando l’alluce di Lady Arianna, e la ragazza invece era in attesa di ordini, entrambi avevano le natiche rosse, segno che erano stati puniti, lady Arianna li fece sollevare sulle ginocchia con le mani sulla nuca, in questo modo Mary vide che entrambi erano depilati anche il ragazzo, non aveva un pelo su tutto il corpo.
Erano carini, lui castano chiaro quasi biondo, la ragazza invece era scura di capelli, non erano neri ma un castano molto scuro, con un bel visino, aveva un seno piccolo, ma ben fatto.
Il ragazzo invece aveva un pene incorniciato da dei lacci, che erano affibbiati ad una cintura stretta in vita e portavano collari e polsiere, e cavigliere di cuoio.
Lady Arianna li volle presentare, lei si chiamava Virginia, ma non era più vergine da quando era diventata la sua schiava, lui era Cristian, erano compagni di scuola della severa Lady Arianna, erano entrambi innamorati di lei e lei ne aveva approfittato schiavizzandoli, e loro per amore suo avevano accettato.
Disse che finito il liceo, lei aveva loro offerto di diventare i suoi schiavi,ci volle un po’ di tempo per addestrarli, ma adesso erano perfettamente idonei per servire lei ed i suoi amici.
Presentò Mary, facendola vedere bene ai suoi schiavetti, commentando le parti del suo corpo e spiegando che quella sera il padrone di questa bella schiava sarebbe venuto a cena, e si aspettava da loro la massima obbedienza, poi guardò Cristian e gli disse:” sai tesoro, forse il padrone di Mary vorrà fare l’amore con un donna anziché con una schiava, e allora così tu potrai partecipare, e vermi a pulire la fica della sua sborra dopo che avrà finito” Cristian ebbe un fremito e divenne rosso, era ovvio che essere così innamorato di quella ragazza, lo faceva soffrire vederla tra le braccia di altri, anche Mary restò un po’ scioccata da quell’idea, suo marito avrebbe potuto essere stanco di lei adesso che era una schiava e preferire quella ragazza, che era bella e giovane, provò della gelosia e sentì che le gote le si imporporavano.
Nell’attesa dell’ora di cena vennero tutti mandati in cucina ognuno a fare qualcosa per aiutare la cameriera- cuoca Camilla.
Mary dovette mettersi a lucidare l’argenteria, mentre Cristian e Virginia pulivano l’insalata, solo Carla restò a sorvegliare i lavori, anche se lei era nuda e ovviamente schiava per un qualche motivo godeva di una posizione di superiorità anche nei riguardi degli altri schiavi, solo verso Camilla si dimostrò sempre molto rispettosa, e anzi quasi timorosa.
Lavorarono, sotto la supervisione di Camilla che diceva a Carla cosa voleva e quest’ultima dava gli incarichi agli altri schiavi.
Venne preparata la tavola, come se si dovesse fare una cena di gran galà, solo che i posti erano solo per due.
Verso le otto quando suonarono, fu Carla con Mary al guinzaglio che andò ad aprire, era Franco, subito Mary alla vista di suo marito, gli si buttò ai piedi, baciandogli le scarpe, speranzosa che lui potesse fermare tutto e portarla a casa, Carla aveva messo un ginocchio a terra e prese una mano di Franco baciandogliela, e subito disse:” padrone io sono la schiava Carla, la mia padrona Lady Arianna l’attende in salotto, se permette io la sua schiava la precederemo”, Franco sorrise e disse “si mie care andiamo”, accarezzo sua moglie, le disse:”tesoro sei molto bella soprattutto in questo ruolo di donna sottomessa”, Mary si sentì abbastanza gratificata di questo suo complimento camminò accentuando il movimento delle natiche davanti al marito che si godeva lo spettacolo.
Lady Arianna accolse Franco come se fosse un vecchio amico, presentò gli altri suoi due schiavi, e Franco restò sorpreso di vedere il ragazzo. Tutti gli schiavi erano allineati in ginocchio in ansiosa attesa.
Lady Arianna spiegò che anche alcuni maschietti hanno un’indole docile, e sono fatti per obbedire, schioccò le dita all’indirizzo del suo giovane schiavo il quale si precipitò ai suoi piedi, lei gli ordinò di mostrare le natiche, lui arrossì violentemente ma si voltò poggiando la testa a terra tra i gomiti e tenendo sollevate le natiche, allora Lady Arianna con cattiveria gli ordinò di esporre il suo occhio intimo, il ragazzo ebbe un sussulto, ma appoggiata la fronte a terra, con le mani si aprì le natiche, e allora la sua padrona spiegò che oramai non era più vergine, lo aveva svezzato personalmente la prima volta, e poi una volta aperto, lo aveva concesso ad alcuni amici, era stato un po’ ribelle a questa pratica all’inizio ma ora non si ribella più, gli ho promesso che se si ribella lo castrerò e rise della sua battuta, il ragazzo nel frattempo non si muoveva non avendo ricevuto ordini in proposito era sempre con il solco esibito allo sguardo sorpreso di Franco.
Lady Arianna disse che avrebbe desiderato occuparsi dell’educazione di Mary, onde perfezionarla, se lui era d’accordo, è sempre il legittimo padrone a decidere, Franco allora disse:” so in verità che, che l’associazione dispone di un centro di addestramento, la scuola delle schiave se non erro e quindi pensavo che all’occorrenza un tirocinio lo potrei far fare lì, inoltre Mary è moto docile, e molto calda e non credo abbia problemi di obbedienza”.
Lady Arianna ne convenne, non lo riteneva un problema di indocilità, ma un problema di educazione, la schiava non ha esperienza, e deve essere istruita per essere all’altezza, inoltre spiegò che l’associazione non ha solo un centro di addestramento, ma diversi anche collegati con altre associazioni sparse nel mondo di simili, e poi, lei era stata nella scuola delle schiave, e siccome la conosceva bene aveva fatto molta pratica lì lo scorso anno come istruttrice, e riteneva che quei centri sono idonei per gli schiavi ribelli o che hanno compiuto infrazioni gravi, non era certo il caso della schiava Mary, lei aveva solo bisogno di imparare alcune semplici regole di perfezionamento.
Franco chiese come pensava di procedere, e lei disse che se lui voleva poteva trasferirsi lì alla villa per un po’ di giorni, così ogni sera poteva vedere come procedeva il perfezionamento di Mary, la quale avrebbe tratto giovamento da un cambiamento d’ambiente.
Se in seguito decidesse cosa fare per le prossime vacanze, potrebbero andare tutti assieme in Spagna in una tenuta, organizzata appositamente per i soci con tutte le comodità per tenere i sottomessi nella loro condizione, in un luogo aperto, un vero villaggio, con tanto di ristorante, piazza per le pubbliche punizioni, e sorveglianti per punire le trasgressioni delle schiave.
Io pensavo di andarci, come tutti gli anni una quindicina di giorni, poi vado in un’isola dei mari del sud, e lascio gli schiavi a pensione, ogni anno me ne porto solo uno con me dove vado e tiro a sorte chissà a chi toccherà quest’anno, e dicendo questo sbirciò l’espressione dei suoi schiavi.
Se lei vuole potremmo fare le vacanze assieme. Era evidente che la ragazza flirtava con Franco sapeva che la gelosia faceva male a Cristian e forse anche a Mary.
Franco disse che ci avrebbe pensato, forse in quel villaggio in Spagna ci sarebbe andato volentieri, aveva letto qualcosa negli opuscoli del Club in merito, ma non lo aveva memorizzato perché si riprometteva di rileggere tutto con calma, nel frattempo doveva pensare al lavoro.
Poi le chiese -lei da chi lascia gli schiavi a pensione?-
Lady Arianna disse:” dipende, mi piace variare, a volte a qualche amica, o amico, oppure in uno dei nostri Club, così possono essere a disposizione dei soci in generale”.
Poi proseguì -avete mai lasciato la vostra schiava a pensione?- “No mai, le rispose, in verità credo che siate la prima a disporne per così tanto tempo, senza la mia presenza eccetto la sua istruttrice Laura alla clinica di Caterina”.
Lady Arianna sorrise, e disse che era lieta che la schiava fosse alle sue prime esperienze, le piaceva molto occuparsi della loro educazione.
Franco rispose che anche lui era felice di aver trovato una così capace nell’arte della dominazione e sperava che ciò giovasse alla sua schiava.
Mary nel frattempo dovendo ascoltare che si parlasse di lei come se non ci fosse, era terribilmente triste aveva un nodo in gola e si chiedeva come mai suo marito che oramai doveva considerare solo come il suo padrone non avesse delle parole almeno di comprensione per lei o che le facesse capire che l’amava, il tormento più grande era che pensava che oramai lui non l’avrebbe più amata e si disprezzava per essere così eccitata ad essere considerata solo una schiava da usare.
In fondo si rendeva conto che tutto questo stimolava il suo masochismo, e lei era sempre eccitata anche solo nel sentire cosa avrebbero desiderato farle, si chiedeva se suo marito l’avrebbe lasciata a pensione da qualcuno mentre lui se ne andava in vacanza come se lei fosse solo un oggetto o un animale di proprietà, malgrado una strizzatina al cuore, il senso di appartenenza non più a se stessa ma al suo padrone, che disponeva di lei come meglio credeva anche lasciandola ad estranei ai quali avrebbe dovuto obbedire la faceva sentire un fondo di paura misto ad eccitazione.
Lady Arianna invitò quindi Franco a tavola, erano solo loro due, seduti al tavolo che era stato preparato in precedenza, lo schiavo dovette orsi dietro alla sua padrona pronto ad ogni suo gesto, mentre Mary si mise dietro a suo marito.
Carla e Virginia invece dovettero seguire Camilla in cucina, e portare le pietanza su un carrello fino al salotto dove lo schiavo Christian avrebbe provveduto a servire la sua padrona e Mary avrebbe servito invece suo marito.
A tavola i due conversavano di questioni economiche di affari senza troppo occuparsi dei loro schiavi erano come se fosse normale che questi fossero lì nudi a servirli.
Era una delle cose che facevano soffrire Mary di più sentirsi ignorata, sperava quasi di fare qualcosa di sbagliato per farsi punire piuttosto che quel senso di indifferenza.
Purtroppo anche questo faceva parte del suo ruolo non essere considerata nulla lei era niente oramai solo un animale a disposizione dei padroni, e quindi sopportò con pazienza anche questo che la umiliava in modo terribile, tutto piuttosto che essere considerata un niente, eppure questa sua nudità questi suoi pensieri la facevano sempre eccitare, l’idea di non essere che un oggetto del quale servirsi a piacimento, sentiva che le labbra della sua vulva erano bagnate in permanenza e avrebbe tanto voluto accarezzarsi e raggiungere un orgasmo liberatore, era troppo tempo che era eccitata senza poter godere.
Arrivarono alla fine del pasto, e allora Lady Arianna disse che avrebbero preso il caffè in salotto, si alzarono e seguiti dai loro schiavi si trasferirono nel salotto, poco dopo arrivarono Carla e Virginia, con i caffè, mentre sorseggiavano il caffè con calma, Lady Arianna disse a Franco che la sua schiava doveva essere punita per una serie di esitazioni nell’obbedire, questa mancanza di prontezza, era una forma di indisciplina, e quindi era necessario che obbedisse sempre senza esitare in qualsiasi circostanza, e quindi voleva la sua opinione per procedere alla punizione.
Mary era in ascolto tesa, adesso si sarebbero occupati di lei, in fondo era quello che aveva desiderato, sentì il marito rispondere che essendo stata Lady Arianna la diretta spettatrice della mancanza di disciplina della sua schiava, avrebbe dovuto essere lei stessa a stabilire la punizione le concedeva totale arbitrio in merito.
Lady Arianna fece cenno a Mary di venire vicino a lei e Mary fu sollecita a inginocchiarsi davanti a questa giovane dominatrice dalla quale sarebbe dipesa la sua punizione, teneva gli occhi bassi, ma si vedeva che era ansiosa, il suo petto si alzava al ritmo di una respirazione ansiosa, anzi aveva paura.
La giovane la fece rialzare con il busto e le ordinò di mettere le mani dietro la testa, e di allargare le ginocchia, le toccò l’inguine e piano scese sulle labbra che si lasciarono aprire come un frutto troppo maturo, era eccitata e questo fece sorridere la sua padrona del momento, le disse che l’avrebbe fatta frustare dalla sua schiava Carla, prima sulle tette e poi sulle natiche ed infine anche sulla fica, e lei non sarebbe stata legata, ma avrebbe dovuto restare immobile ed accettare la sua punizione senza sottrarsi.
Mary si morse le labbra, e le lacrime le inondarono gli occhi scendendo sulle sue guance, l’idea di essere frustata sulle natiche la trovava accettabile e sopportabile ma era tutto il resto del programma che le pareva impossibile da sopportare e restare ferma senza ribellarsi avrebbe preferito essere legata, e si azzardò a chiederlo, cercando di tenere un tono sottomesso e rispettoso, ma Lady Arianna le disse che se voleva essere legata, allora avrebbe triplicato i colpi, ma lei non avrebbe potuto dimostrare di essere degna di stare in sua presenza e di quella del suo padrone e l’avrebbe fatta portare per la punizione in un locale dove sarebbe rimasta dopo la punizione come prostituta mentre lei e suo marito se ne sarebbero andati abbandonandola in quel luogo a tempo indeterminato. Sconfitta Mary accettò allora di sottoporsi alla punizione senza essere legata.
Si stese come le venne ordinato di stendersi di schiena sul basso tavolino del salotto con le gambe che pendevano da una parte e la testa dall’altra Lady Mary le disse di impugnare con le mani ai piedi del tavolino e di non lasciarli, le sue tette erano così offerte, Carla si avvicinò aveva in mano un gatto a nove code, le diede un pezzo di cuoio da mettere in bocca durante la punizione, Mary sentì Lady Arianna dire sei colpi su ogni seno.
La punizione iniziò, le corregge di cuoio erano morbide e quindi i colpi portati con una forza dosata le fecero male ma anche sentiva un forte calore diffondesi nel suo petto, suo marito e lady Arianna spiavano le sue reazioni, lei sussultava ad ogni colpo il volto inondato di lacrime, ma anche la sua fica si apriva come se avesse vita propria, terminati i colpi che aveva sopportato con coraggio, venne fatta girare le offrire le natiche sempre sullo stesso tavolino, ma questa volta in ginocchio sopra di esso, con la testa appoggiata sui suoi avambracci, e le natiche offerte.
Anche lì i colpi si susseguirono però furono moto più numerosi i seni le pulsavano perché erano schiacciati sul tavolino, e adesso le natiche dovevano subire trentasei colpi, aveva le natiche in fiamme, ma incredibilmente era così eccitata che la passera le colava tutti se ne erano accorti che era prossima all’orgasmo, Carla si fermò appena in tempo e Mary ebbe un sospiro di delusione, altri pochi colpi e avrebbe goduto, e non se ne curava, venne fatta girare, e rimessa con la schiena appoggiata al tavolino, le fecero alzare le gambe e la costrinsero ad aprirle al massimo, sia cristian che Virginia, e la tennero spalancata, Carla si posizionò e la colpì sulle labbra della sua fica spalancata che colava succo di femmina, e la colpì fino a che il dolore ed il piacere si confusero e Mary ebbe un orgasmo sotto i colpi di frusta.
Poi tutto si confuse, e perse i sensi a causa del dolore e dell’eccessivo piacere che aveva provato.

VI.
Mary si stava riprendendo, Carla le stava spalmando una crema sulle natiche e sulle varie parti del corpo arrossate dai colpi, quest’ultima appena si avvide che Mary si stava riprendendo, le sorrise e le fece i complimenti, era una schiava meravigliosa, raramente aveva visto qualcuna godere sotto la frusta in quel modo.
Mary malgrado tutto fu orgogliosa del complimento, però si vergognava anche di essere così debole e di dover godere in quel modo vergognoso.
Appena si fu ripresa, Carla le agganciò un guinzaglio al collare, e le ordinò di seguirla carponi, la condusse fino alla stanza di Lady Arianna, dove suo marito si intratteneva con la giovane e severa dominatrice, ai piedi del letto in ginocchio c’erano i suoi giovani schiavi, che assistevano alle effusioni dei padroni, Lady Arianna distesa, con le cosce spalancate e Franco la stava leccando, la ragazza aveva un bel corpicino da adolescente, seni tondi di una seconda misura, un fighetta rosa un po’ più scura sulle labbra, le labbra erano depilate, e portava un triangolo di peli molto ben curati, non troppo lunghi, Franco dopo quella bella leccata sentendo che la ragazza stava per godere si fermò, lei ebbe un singhiozzo di disappunto per essere stata lasciata così, lui si stava dolcemente stendendo sopra di lei che lo accolse nella sua guaina abbondantemente lubrificata con un sospiro di soddisfazione, Franco la penetrò con estrema lentezza, e allora Lady Arianna si avvinghiò passando le sue gambe intorno alle reni dell’uomo e gli andò incontro per farsi penetrare fino in fondo alla cervice, si sentiva che stava provando piacere i suoi gfemiti e ansiti erano piuttosto rumorosi, e lei dimostrava al suo amante quanto gradiva quella penetrazione, inoltre si agitava come una baccante, aveva una gran voglia di godere, e lo dimostrava.
I suoi due schiavetti avevano le lacrime agli occhi nel vedere come la loro giovane padrona si concedeva a quell’uomo, con un’intensità che loro non potranno mai provare, per questo soffrivano e per questo Lady Arianna si divertiva a farli assistere quando aveva la possibilità di stare con un uomo, al quale concedersi come una ragazza normale.
Anche Mary vedendo il modo con il quale suo marito montava quella giovane ragazza ebbe un fremito di gelosia, sentì un nodo alla gola, si chiese ma suo marito e padrone avrà mai più voglia di fare l’amore con lei così appassionatamente e normalmente, ma perché porsi quel quesito, lei doveva accettare che il suo padrone facesse l’amore con chi volesse non aveva nessun obbligo di fedeltà, solo lei avrebbe degli obblighi di fedeltà come sua schiava, ma si chiese se non lo tradiva ogni volta che godeva sotto le mani o la frusta di un’altra persona uomo o donna che fosse.
Condotta da Carla si inginocchiò anche lei ai piedi del letto in attesa degli eventi, e attesero un buon quarto d’ora prima che Franco ansimando scaricò il suo sperma nella fica della giovane fanciulla, avevano fatto l’amore ad un ritmo forsennato, e avevano raggiunto l’orgasmo simultaneamente, per Franco il primo di quell’amplesso, ma certamente per Lady Arianna ce n’erano stati altri durante l’amplesso erano sudati lui abbandonato inerte su di lei, poi appena il suo pene si fu ritirato spontaneamente dalla guaina della giovane, si spostò di lato, Carla, invitò subito Mary ad andare a ripulire la fica della padrona dallo sperma del suo marito padrone che stava fuoriuscendo, mentre costrinse Cristian ad andare a ripulire il pene di Franco, nel frattempo Carla che aveva un ruolo di coordinatrice si sedette e si fece leccare dalla giovane schiava Virginia.
Franco che non apprezzava troppo di essere servito da un maschio, lasciò che il ragazzo finisse il suo compito per non sembrare il tipo che fa il guastafeste, per riguardo a Lady Arianna, ma appena il ragazzo ebbe finito, lo allontanò quest’ultimo si sottometteva per compiacere la ragazza che amava, ma fu sollevato di dover interrompere quel compito umiliante.
Franco si alzò e decise che era ora di andarsene, l’indomani aveva una riunione di lavoro, Lady Arianna ne fu delusa, gli disse che avrebbe potuto fermarsi a dormire comunque lì, avevano numerose camere e avrebbe riposato altrettanto bene senza necessità di rientrare a casa a quell’ora di notte.
Franco accettò e si trasferì in una camera vicina, portando con sé Mary, la quale accolse con sollievo la soluzione di poter restare infine sola con il marito.
Ad ogni modo non ebbero nemmeno la forza di lavarsi, si coricarono e spossati si addormentarono, facendo un sonno ristoratore fino al mattino.
Alle sette del mattino qualcuno entrò nella stanza entrambi erano ancora profondamente addormentati, Franco si destò sentendo la presenza di qualcuno, non riusciva a vedere bene nella penombra e le palpebre faticavano ad aprirsi, alla fine riuscì a vedere la figura di una donna nuda che con un vassoio in mano gli si inchinava per offrirgli il caffè, lui la riconobbe era Carla, Si stiracchiò e le disse: Brava, avevo proprio bisogno di un caffè, per riprendermi.
“mio dovere padrone, Lady Arianna mi ha ordinato di mettermi a sua disposizione e di svegliarla a quest’ora”.
Franco si mise a sedere sul letto, e Carla gli mise il vassoio-tavolino da letto a cavallo in modo che potesse consumare la colazione.
Mentre mangiava, il toast imburrato, e sorseggiava il caffè, scosse la spalla di Mary per svegliarla, la quale si stiracchiò come una gatta e venne a fare le fusa a suo marito, cominciando ad avvicinarsi con la gota sulla spalla di lui, allora Franco le chiese se desiderava un po’ di caffè, era un momento di affettività potersi risvegliare con piacere accanto come se fossero tornati ad una vita normale.
Però appena fu completamente desta, Mary si accorse della presenza di Carla, e si rammentò di dove fossero.
Era lì nella casa di Lady Arianna, e c’era una schiava in piedi accanto al letto che attendeva ordini da suo marito e allora scese dal letto e si mise in ginocchio accanto al letto rivolgendosi a Franco:”mi perdoni padrone, ero distratta e non mi sono resa conto”, Franco la invitò a risalire sul letto, e le disse: “vieni amore, per oggi va bene così, facciamo colazione assieme”.
Felice subito si affrettò ad andare a fianco del marito, e fecero colazione assieme come una coppia di innamorati, come se qualsiasi cosa fosse accaduta nel precedente periodo non fosse esistita, l’unica che faceva rammentare la questione era la presenza di Carla che serviva entrambi.
Franco spiegò a Mary che aveva necessità di andare via presto e avrebbe chiesto a Lady Arianna di occuparsi di lei e di tenerla ancora lì per un paio di giorni, poi sarebbe venuto a riprenderla e l’avrebbe riportata a casa.
Suo marito andandosene le raccomandò di essere obbediente, e con l’angoscia nell’anima ed un nodo alla gola lei lo guardò mentre se ne andava.
Lady Arianna le disse che l’avrebbe portata a fare spese con lei, ma prima ordinò a Carla di portarla in giardino per farle fare i suoi bisogni, come ad una brava cagnetta.
Questo significava che Mary avrebbe dovuto essere portata nel parco al guinzaglio come un animale, oramai non null’altro che una schiava alla quale si poteva fare qualunque cosa.
Si sentiva frustrata di questa umiliante condizione, essere ridotta alla stregua di un animale, ma non si azzardò a protestare, anche se era evidente di quanto si sentisse mortificata le sue gote erano rosse, e gli occhi lucidi e faceva persino fatica a deglutire.
Seguì docilmente carponi Carla, e uscirono, nel giardino, il suo cuore le batteva forte nel petto, sapeva che c’era il rischio di rincontrare il giardiniere, anche se l’aveva già vista umiliata, sperava che almeno non dovesse di nuovo umiliarsi davanti a lui.
Fu fortunata, non c’era nessuno, forse le sue incombenze lo tenevano impegnato altrove, fecero una ventina di metri e appena furono in una zona dove la terra era stata rimossa, Carla si fermò e le disse: “su mia bella cagnetta, adesso fai i tuoi bisogni” . accucciata come un animale, prima con fatica ma poi appena lo sfintere si aprì, lasciò uscire le sue feci, era dalla sera prima che non andava di corpo e ne aveva necessità, poi rilasciò anche la vescica e si crogiolò nell’abbietta sensazione di abbassamento e umiliazione che le dava una forma di piacere malgrado tutto di doversi comportare così davanti ad un’altra donna. Si consolava dicendosi che sicuramente Carla conosceva bene tutto questo, in fondo anche se adesso aveva il ruolo di padrona, era pur sempre una schiava e certamente aveva dovuto umiliarsi a quel modo anche lei. Trovava un po’ strano che eseguisse questo suo compito con zelo, dal momento che essendo schiava anche lei, non poteva non sapere quale mortificazione fosse a essere trattate in quel modo. Però pensandoci si chiedeva se essendo così consapevole delle sensazioni, non provasse altrettanto piacere ad assistere alla sua umiliazione, appunto perché sapeva cosa si provava.
Lei si disse non avrebbe mai avuto il coraggio di trattare così un’altra donna.
Rientrarono le venne permesso di lavarsi con l’acqua calda, una doccia ristoratrice, a seguito della quale cominciò a sentirsi meglio, ne aveva proprio bisogno.
Era ristorata ma cosa avrebbe dovuto fare nelle prossime ore e di preciso quando suo marito sarebbe tornato a prenderla, tutta la realtà che stava vivendo era molto aleatoria, c’era una totale incertezza, alla quale non riusciva ancora ad abbandonarsi totalmente.
Una tensione ed un ansia continua la tormentava, malgrado ogni volta non potesse fare a meno di provare un enorme eccitazione nel venire maltrattata ed umiliata, si sentiva come se avesse una colpa ed una vergogna dalla quale non avrebbe mai potuto liberarsi. Ma voleva liberarsi?
Non è che forse non avrebbe più potuto fare a meno di questo sesso estremo, soprattutto per il godimento che ne traeva, e con queste domande si torturava da sola, nell’attesa degli eventi.
Fu Carla ad entrare nella sua stanza, le disse di mettersi carponi con il culo ben offerto. Appena Mary ebbe obbedito, le si avvicino e le mise davanti agli occhi un tubo di forma fallica, era di metallo o almeno aveva il colore dell’alluminio, le fece vedere la base, aveva una scanalatura e le speigò che lì i muscoli anali si sarebbero serrati impedendo al cono così lo chiamò Carla di venire espulso e anche di penetrare all’interno, ad ogni modo l’avrebbe tenuta divaricata.
Lo scopo di farle portare l’oggetto non era solo abituarla ad avere l’ano aperto e più elastico per coloro che volevano possederla in seguito, ma nello specifico di farla sentire a disagio visto che sarebbe stata fuori con lady Arianna con quello ben conficcato nel retto, e probabilmente se lo sarebbe tolto solo al ritorno.
Mary sentì calde lacrime bagnarle le gote all’idea di andare in giro con un dildo conficcato nell’ano, e contemporaneamente un calore iniziava farsi sentire nel suo basso ventre, e si chiese perché era così abietta da accettare tutto ciò e più la mortificavano più lei si eccitava.
Carla le fece leccare il fallo artificiale, in modo da lubrificarlo prima di provvedere a infilarglielo nel culo con una soddisfazione sadica, non nascosta, infatti le disse: “ un culo fatto per essere sfondato, vedrai la prossima volta te lo dovrai infilare da sola” e fece una risatina di scherno, che procurò a Mary un senso di vergogna ulteriore, essere schernita da una che anch’essa era una schiava, perché nessuno aveva un po’ di comprensione per lei? Si chiese.
Si dovette vestire con una minigonna, era fatta a portafoglio ed era tenuta solo da un bottone in vita, mise delle scarpe dal tacco vertiginoso, una camicetta trasparente, si guardò allo specchio, e si sentì estremamente indecente a dovere uscire così abbigliata, ma non aveva scelta, non spettava a lei decidere, poteva solo sottomettersi.
Anche Carla si vestì da autista, e poi la condusse fuori accanto alla vettura, e attesero che Lady Arianna le raggiungesse.
Appena arrivata la giovane domina andò a controllare il sesso di Mary e sentì che era umida, le disse :”bene tutto questo ti eccita vero troia, vedrai come ti farò bagnare molto di più oggi” Non era una domanda Mary non rispose, salì sull’auto appena le fu ordinata dalla sua padrona, e si sedette sul sedile posteriore, Lady Arianno si sedette accanto a lei, e mentre Carla si metteva alla guida, le impose di aprire bene le cosce, che non avrebbe mai dovuto accostare, così facendo la gonna corta si apriva e il suo sesso era perfettamente disponibile, e Lady Arianna la masturbò un po’ per farla bagnare di più smise appena sentì che Mary stava ansimando e non voleva che godesse. Appena smise Mary ebbe un singhiozzo di delusione.
Lady Arianna le offri le dita bagnate dei suoi succhi da leccare, “puliscimi dei tuoi umori troia” e prontamente con sollecitudine Mary prese in bocca le dita della sua padrona per leccarle e ripulirle con devozione.
Arrivarono in una mezz’ora in città, e si fermarono di fronte ad un centro estetico, Lady Arianna entrò decisa e subito una giovane donna carina ma senza essere particolarmente bella, le si fece incontro molto ossequiosa, era ovvio che la giovane dominatrice era molto ben conosciuta nell’atelier.
Lady Arianna le disse con tono di superiorità:” Angela, ho necessità di fare preparare la mia nuova schiava, una depilazione totale del pube, del solco delle natiche, e insomma il trattamento completo, deve essere liscia come un neonato”.
Mary nel sentirsi definire la sua nuova schiava in un negozio davanti ad una estranea divenne rossa come un peperone, si guardò attorno c’era solo una signora di mezza età che si stava facendo la permanente mentre una ragazza le faceva la manicure, sperava che essendo sotto il casco non avesse udito le parole della sua padrona, ma la ragazza invece doveva avere sentito, perché le diede un’occhiata, ma veloce e di sfuggita, forse aveva già conosciuto Lady Arianna e non aveva certo intenzione di avere a criticare una come lei che poteva essere certo rancorosa, e poi se era una dipendente forse ci teneva al posto di lavoro e ne avrà viste d’altre cercò di consolarsi Mary, però sentiva che le sue orecchie andavano a fuoco e si rendeva di essere rossa come una scolaretta che era stata colta in flagrante nel compiere una marachella.
La giovane fece cenno a Mary di seguirla, appena furono in una saletta con un lettino di tipo ginecologico, le disse di spogliarsi, Mary si denudò, era sola forse la sua padrona del momento preferiva lasciarla nella mani dell’estetista consapevole che doveva essere oltremodo imbarazzante per lei dovere obbedire ad una estranea senza la presenza della sua padrona o padrone, ad ogni modo non voleva certo che l’estetista si lamentasse di lei con Lady Arianna, e quindi avrebbe obbedito senza discutere.
La donna la fece piegare con il busto sul lettino, le intimò di aprire le cosce e accentuò l’ordine con uno schiaffo sulle natiche, Mary vilmente sottomessa obbedì con prontezza, e sentì che il succo della sua vagina colava, ogni volta che veniva umiliata si vergognava soprattutto perché non riusciva a controllare le reazioni di eccitazione del suo corpo.
La ragazza fece una risatina e le passò la mano sulle pieghe del sesso che si era aperto come un fiore, la accarezzò con calma godendo certo del potere che le era stato temporaneamente delegato, e le disse:” sei già ben bagnata, troia, avresti voglia di un bel cazzone caldo che ti trapani la figa”, non era una domanda era solo un’affermazione della sua reazione.
La giovane le tolse il dildo che le ostruiva l’ano, le disse che poi se lo sarebbe dovuto rimettere da sola, la oltraggiò ancora dileggiandola per essere una rotta in culo, le descrisse il suo ano, dicendole che era ben aperto e non accennava a richiudersi facendo vedere l’interno del suo intestino.
Poi la fece salire sul lettino, la costrinse ad appoggiare le gambe sui sostegni, e commentò che con questo lettino ginecologico, si poteva lavorare meglio e divaricare al massimo le schiave come lei, poi le chiese:”ti piacerebbe se facessi fare un giro alle mie clienti per fare vedere una puttana che gode nell’esibirsi come te vero schiava?”, Mary non osò muoversi ma le lacrime le scorrevano sulle guance oramai rosso fuoco e con un tono di supplica si rivolse alla sua tormentatrice:” la prego signora, la prego, non mi esibisca “,e un singhiozzo le ostruì la gola facendola scoppiare in singhiozzi.
La ragazza le ordinò di non agitarsi, poi mentre commentava in merito al suo lavoro, dicendo che non poteva fare una ceretta parziale, avrebbe dovuto usare una crema depilatoria, perciò si accinse a spalmare la crema sul pube, intorno all’ano, dopodiché la lasciò agire, prima di asportare il tutto con una spatola.
Durante tutto il tempo, Mary era con le cosce oscenamente tenute divaricate, in modo che sia la sua fica che il suo ano fossero ben accessibili, per distrarla le disse la perversa estetista, le impose di succhiare il dildo che le aveva tolto dall’ano, dicendole che era per farle un favore, così sarebbe stato ben lubrificato per rimetterlo al suo posto.
Appena ebbe finito la depilazione anche sotto le ascelle, guardò Mary che obbedientemente stava leccando il dildo, e le fece cenno di alzarsi, e le impose di riempirsi il culo con quel cuneo metallico.
Cosa che Mary fece con qualche difficoltà dovendo agire da sola e sotto lo sguardo ironico dell’estetista.
Appena riuscì nell’intento, fattala rialzare, le disse di restare lì in piedi e nuda, che verificava se la sua padrona volesse verificare il lavoro.
Pochi istanti dopo rientrò nella salette accompagnata da Lady Arianna. La padrona guardò la perfetta nudita del pube di Mary e la interpellò: “allora troia, dimmi adesso forse ti senti veramente più nuda che mai, vero?”, “sì padrona, effettivamente mi sento molto più nuda” disse Mary con tono sottomesso, e un sospiro di eccitazione le scosse il petto, sollevando i suoi magnifici seni, mentre era lì in piedi davanti alle due donne, e lo specchio di fianco alla porta della saletta le rinviava la sua immagine, in cui poteva vedere l’effetto che faceva su chiunque la guardasse, era oscenamente nuda, la sua passera invitava alla penetrazione, era aperta le piccole labbra tenevano aperte le grandi labbra ed era evidente che era umida, infatti questo essere nuda ed impotente alla mercé di quelle donne le dava un abietto senso di eccitazione, se in quel momento le avessero portato un maschio per farla montare era certa che avrebbe avuto un orgasmo appena fosse stata penetrata.
Mary temeva di godere con somma vergogna davanti alle due donne, la situazione le piaceva malgrado la vergogna dovette fare un enorme sforzo per non toccarsi, sapeva che fare una cosa del genere, non sarebbe stato accolto bene da Lady Arianna.
Alla fine la giovane dominatrice le si avvicinò le passò le dita su tutto il pube, poi la fece girare, le intimò di mostrarle l’ano, con il dildo al suo posto, e le infilò all’improvviso le dita dentro alla fica, due colpi e la fece godere.
Mary si accasciò con il busto sul lettino, godendo vergognosamente, e agitando le anche incontro alle dita della sua padrone era stato più forte di lei, non aveva potuto resistere.
L’orgasmo la sconquassava ed era prolungato e se lo godette senza ritegno solo la sensazione di piacere contava in quel momento, non le importava nulla di chi era ne di dove era. Lady Arianna si divertiva, era felice di aver fatto godere in quel modo la sua schiava così sapeva di averla sempre più in pugno, nessuna delle sue precedenti schiave era mai stata così calda come questa, meditava di farsela regalare da Franco, l’idea di tenerla per se c’ era già da qualche tempo, ma come fare? Ecco cosa si stava chiedendo in quel momento.

VII.
Lady Arianna era soddisfatta seduta sulla sua auto con Mary accanto, le disse che era contenta di lei, una brava schiava obbediente, perciò si meritava un premio, sarebbero andate a pranzo assieme.
L’idea di entrare in un ristorante seguendo docilmente quella ragazza molto più giovane di lei alla quale doveva rivolgersi sempre con tono sottomesso e rispettoso, nonché vestita come una prostituta metteva a disagio Mary, temeva anche di poter incontrare qualcuno che conosceva, non si può mai sapere, eppure non avrebbe certo potuto sottrarsi, magari chiedendo umilmente di ritornare a casa se solo osasse chiederlo, ecco i suoi pensieri, ma non avrebbe mai osato.
Carla fermò l’auto nel cortile di un ristorante fuori città, c’era un parco adiacente, sembrava quasi una vecchia fattoria riadattata a locale.
Entrarono, non c’era quasi nessuno, un cameriere si avvicinò e la sua giovane dominatrice gli chiese di potersi accomodare in una saletta riservata cosa che per Mary fu di sollievo, così sarebbero state più tranquille e altri avventori non avrebbero potuto intuire nulla riguardo alla sua condizione di sottomessa.
Appena furono entrate, a seguito del cameriere, Mary vide che la saletta era tutta tappezzata anche le pareti come se fossero tappeti con arabeschi, c’era un tavolino rotondo con delle sedie alte il sedile imbottito in pelle rosso bordò, un altro tavolino con le rotelle era certamente usato per il servizio, lei non era mai stata in quel locale, e sperava che non avrebbe incontrato nessuno che la conoscesse nemmeno andandosene.
Ad ogni modo appena Lady Arianna si fu seduta, ordinò al cameriere per tutte e due: “un insalata, e delle scaloppine al vino bianco, e una caraffa di vino della casa, e una bottiglia di acqua minerale, poi vedremo per i dessert”.
Il cameriere uscì senza aggiungere nulla. Allora La padrona rivolgendosi a Mary le ordinò di aprirsi la camicetta, che era giusto che anche il cameriere avesse un po’ di piacere nel gustarsi gli occhi.
Visto che Mary tentennava l’apostrofò: “sbrigati a obbedire cagna, o giuro che ti faccio correre per la sala da pranzo nuda quando sarà ben affollata”.
Mary si sbottonò la camicetta, senza fiatare, oramai doveva essere abituata all’obbedienza assoluta, ma l’idea di essere trattata così in un locale pubblico la imbarazzava, e Lady Arianna se ne accorse, e vide con piacere l’imbarazzo della sua schiava.
Le disse ancora per turbarla che era strano che si vergognasse, considerando che ogni volta che veniva umiliata arrivava all’orgasmo avrebbe dovuto essere felice delle attenzione che aveva per lei, si preoccupava del suo piacere, e lei doveva dimostrarsi grata, e questo lo esigeva, e a tal proposito le disse:” nel dimostrare la tua sottomissione, quando ti rivolgi a me non dirai più IO, dirai “la sua cagna, avanti fammi sentire se hai capito”, “io, no scusi mi perdoni, la sua cagna ha capito, padrona”.
Fu metre pronunciava quelle parole che il cameriere si materializzo con il vino a fianco del tavolo gettando nell’imbarazzo la povera Mary che arrossì fino alla radice dei capelli.
L’uomo sbirciò la camicetta aperta della bella Mary, con l’occhio avido puntato su quei splendidi obici sodi e arrapanti.
Lady Arianna lo guardò e chiese se c’era il titolare e di dirgli che lei era lì, “gli dica solo Lady Arianna, lui mi conosce bene”, “sì certo signora, lo so, lo informo subito” e il cameriere si eclissò non senza prima guardare la bella Mary.
Dopo una manciata di minuti, ritornò con le pietanze le dispose sul tavolo e disse che il titolare le avrebbe raggiunte per il caffè.
Lady Arianna ringraziò, e gli disse che forse poi per la mancia se voleva poteva avere un servizio da parte della amica che è sempre molto disponibile per i bei ragazzi.
Il cameriere che era un ragazzo bello ma anche molto giovane forse vent’anni arrossì violentemente ma era evidente che non avrebbe desiderato altro che poter mettere le mani su quelle zinne favolose e anche su qualcosa d’altro.
Le due pranzarono in silenzio, Lady Arianna sbirciava il turbamento di Mary, che traspariva dal suo volto, la quale faceva fatica anche a mangiare, aveva ben poco appetito.
Il cameriere ritornò e prese i piatti per portarli via, Lady Arianna gli disse che fuori c’era la sua auto una Mercedes, c’era una giovane donna la sua autista che attendeva, se poteva andarle a dire che la voleva subito lì.
Il Cameriere disse che avrebbe provveduto subito. Nel frattempo Lady Arianna rivolgendosi a Mary le ordinò di togliersi tutto, doveva restare nuda, perché al suo amico il titolare del ristorante avrebbe fatto piacere vederla nuda.
Mary si spogliò e risedette in attesa di nuovi ordini. Quando entrò Carla con dietro di lei il cameriere il quale ebbe un moto di sorpresa nel vedere Mary completamente nuda a tavola, e non si avvicinò restò sulla porta, solo quando Lady Arianna lo invitò ad avvicinarsi mosse qualche passo verso il tavolo ma timidamente.
Lady Arianna disse: “Carla metti delle mollette ai capezzoli di questa cagna, ha esitato a spogliarsi quando gliel’ho ordinato”. Mary ebbe un fremito, ma non si mosse, Carla estrasse delle mollettone metalliche, e prima passò i polpastrelli sui capezzoli rosso scuri di Mary che erano già eccitati, e ben tesi, poi gli applicò le mollette che aveva in estratto dalla tasca.
Mary si morse il labbro ma non un lamento uscì dalla sua bocca. Solo allora Lady Arianna si rivolse al cameriere: “ allora, hai mai visto da vicino una così bella fica, guarda che tette, vuoi che la faccia alzare così puoi gustarti il resto del panorama, vedrai che veramente non hai mai visto nessuna donna più bella in vita tua, e questa cagna perché è una cagna sempre in calore, non chiede di meglio tanto è troia”.
Il cameriere era sempre più eccitato, e imbarazzato anche se non osava aveva voglia proprio di vedere di più.
Lady Arianna ordinò a Mary di alzarsi, e di mettere le mani dietro la nuca e di allargare le gambe mettendosi di fronte al cameriere. Mary in enorme imbarazzo per essere trattata in quel modo, davanti a questo ragazzo giovane dovendo obbedire ad una ragazza ancora più giovane, ma purtroppo il suo vile masochismo le impediva di rifiutarsi e si alzò mettendosi nella posizione che le veniva ordinata.
Il ragazzo alla vista di tanta bellezza in piedi davanti a lui con le parte intima completamente depilata, si sentì così eccitato da non potersi impedire di tremare, aveva le mani che tremavano, e sudavano.
Lady Arianna allora lo invitò ad avvicinarsi e lui questa volta non se lo fece ripetere, questa splendida donna si mostrava a lui come mamma l’ha fatta era talmente sottomessa da non parere vera, in fondo il sogno di ogni maschietto, solo che lei era docile nelle mani di una ragazzina, era frastornato da tutto questo.
Lady Arianna lo invitò a toccare quella carne offerta, quelle tette così sode e morbide, il ragazzo si avvicinò al punto che Mary ne sentì il calore del suo fiato tanto si era avvicinato, e cominciò a fare scorrere le sue mani tremanti e sudate sulle sue tette, il ragazzo era ingoiato, quando mai avrebbe potuto vivere un’esperienza simile.
A quel punto Lady Arianna lo fermò e gli disse:”aspetta fai un passo indietro” adesso vedrai che spettacolo e ordinò a Mary con tono che non ammetteva indugi :“tu cagna girati, piegati e apriti le natiche come si deve” con un singhiozzo di vergogna Mary obbedì oramai frastornata nuovamente dagli eventi, si piegò in vanti dopo essersi girata e appoggiò il volto sul tavolo, e si aprì le natiche davanti agli astanti. Fu proprio in quel momento che sentì che si apriva la porta, cercò di rialzarsi presa alla sprovvista e spaventata da chi avrebbe potuto sorprenderla in quella posizione vergognosa, ma una mano di Carla le si appoggiò sulla nuca tenendola inchiodata sul tavolino.
Lady Arianna le disse con un tono cattivo:”cagna, questo tentativo di ribellione ti costerà molto caro”.
Era il titolare del ristorante e amico di Lady Arianna che entrò, e disse:”mia cara Arianna che magnifico spettacolo”.
Lady Arianna si avvicinò all’uomo come vide sbirciando sopra la sua spalla Mary e abbracciò il nuovo venuto.
“Mio caro Antonio, sono felice di vederti e che lo spettacolo ti piaccia, ho portato proprio una bella bestiolina non trovi?”, “veramente magnifica” aggiunse lui.
“Che culo stupendo, e vedo che lo hai già messo a formarsi per accogliere degli ospiti, una groppa magnifica sembra fatta appositamente per la frusta e per essere inculata”.
“E lo è” disse Lady Arianna. “suppongo sia un tuo nuovo acquisto, mia cara”, “no purtroppo me l’hanno prestata SOLO per alcuni giorni”.
“possiamo gustarla?” chiese l’uomo. “sono venuta a trovarti proprio con questa idea, sai la sto perfezionando, è molto docile, ma devo ancora portarla alla perfezione, vorrei che tu le dessi una ripassata e magari anche questo tuo giovane cameriere, che mi pare sia attratto dalla mia cagnetta”.
“va bene” disse Antonio, poi rivolto al cameriere “tu però ragazzo mio, di quello che accade qui dentro non devi fare parola con nessuno, o guai a te, anzi per essere certi mi firmi un impegno in bianco che poi compilerò io a seconda del tuo comportamento, se vuoi gustarti questa splendida troia”. Il ragazzo annuì, non voleva perdere una simile opportunità.
Appena ebbe firmato, gli dissero che per prima cosa poteva togliere il dildo che tappava il culo della splendida femmina che era lì in posizione di offerta, cosa che il cameriere fece con grande entusiasmo, ammirando il buchetto che si stirava sotto la sua azione lenta nell’ estrarre quel dildo, appena fu fuori si fermò a guardare l’ano della donna che restava oscenamente aperto, per l’enorme imbarazzo di Mary, la quale svergognava di come veniva trattata, ma certo il suo corpo reagiva in ben altro modo, la vergogna non aveva il sopravvento era il godimento che sommergeva tutte sue paure.
Lady Arianna disse che però voleva infliggere una piccola punizione alla sua schiava, e si fece consegnare una scudiscio da Carla che lo portava sotto la giacca.
Disse a Mary di restare in posizione e di non sottrarsi alla punizione e le affibbiò una serie di una decina di colpi di scudiscio, Mary rimase in posizione, i colpi non furono inferti con grande forza, ad ogni modo, era stata brava a sopportarli, il dolore si sentiva e le natiche erano state meravigliosamente striate.
Il calore che partiva dalle sue natiche adesso si irradiava nel resto del corpo e la sua fica colava abbondantemente.
L’amico di Arianna, chiese di avere la precedenza, e apertosi in pantaloni, passò il glande sulle labbra bagnate della fica di Mary quando fu ben lubrificato, lo appoggiò allo sfintere che si era richiuso, ma non troppo, mary sempre offerta e disponibile, spinse in fuori per accogliere l’ospite nel suo sfintere, non immaginava per non averlo visto, che dimensioni aveva, ma appena grazie anche a come si era offerta, il glande le penetrò nel retto si rese conto delle dimensioni, si sentiva spaccata, l’uomo era certo un sadico, ma sapeva che non doveva rovinare la donna, e si fermò retrocesse di qualche millimetro per permettere al muscolo di adattarsi, e rimase fermo.
Mary era senza fiato, cominciò a lamentarsi, chiamando con voce supplice la sua padrona del momento:” padrona, permetta alla sua schiava di chiederle di non farmi lacerare da questo cazzo così enorme mi sento troppo male”.
Lady Arianna le si avvicinò, e iniziò a carezzarle la michetta, mentre le parlava un po’ canzonandola e anche un po’ incoraggiandola, dicendole che ce la doveva fare, doveva solo rilassarsi e spingere appena glielo diceva Antonio.
“vedrai lui è molto bravo in queste operazioni, e tu un cazzo così non l’hai mai provato vedrai sarà come avere scoperto una nuova dimensione del sesso, il cazzo che diventa di fatto il tuo vero signore e padrone un pezzo che dopo questa volta vorrai riprovare te lo assicuro, e da oggi dopo che lui avrà aperto bene la strada potrai veramente dire che sei una rottainculo, cagnetta mia”.
Lady Arianna si concentrò sulla clitoride di Mary e quando questa venne presa da spasmi segno che si stava avvicinando l’orgasmo, disse ad Antonio “ adesso vedrai si sta rilassando”, “si lo sento” disse lui.
Poi la domina disse all’orecchio di Mary “dai troia, spingi bene in fuori il tuo sfintere, adesso ti devi fare spaccare il culo come meriti” e Mary spinse in fuori allargando l’ano il più possibile, l’uomo avanzò con il suo missile che penetrava, era più grosso del dildo che Mary aveva dovuto portare per oltre due ore quel giorno, ma l’intrusione era comunque forte, alla fine però l’uomo fu completamente dentro di lei, sentiva che era completamente aperta, le pareva che sarebbe scoppiata. Antonio era sicuramente molto esperto, restò immobile nel fondo del retto di Mary, fino a quando la schiava si rilassò di nuovo anzi stava godendo di brutto visto che Lady Arianna non aveva mai smesso di masturbarle la clitoride eretta e tesa, solo in quel momento l’uomo iniziò a muoversi lentamente si tirò indietro di un paio di centimetri e poi si rituffo fino in fondo andando a sbattere sulle natiche della donna, piano piano, ripeteva l’operazione fino a quando il muscolo anale non si fu abituato, e lo capì dal modo in cui Mary cominciò ad andare incontro ai suoi affondi, e gemente lo incitò:” sì, sì, grazie come è grosso, ma adesso lo sento bene sto godendo di nuovo e solo dal culo, padrone, mi sfondi, sono la sua cagna rotta in culo, più forteeeee”, e godette un’altra volta mentre Antonio la pistonava nel culo.
Allora Lady Arianna che voleva essere la regista della situazione, fece avvicinare il cameriere, lo fece sedere sul tavolo, chiese ad Antonio di fermarsi un po’ per permettere a Mary di mettersi in posizione appoggiata sulle cosce del cameriere, e poi dovette prenderglielo in bocca, la sua padrona voleva farle capire che era sempre lei a decidere, ma a Mary stava bene, avrebbe succhiato anche dieci camerieri.
Lei pompava e intanto andava anche incontro al cazzo che le trapanava le terga.
Arrivò l’orgasmo anche dei due uomini, e godette anche lei ingoiando tutta la sborra del giovane cazzo che aveva succhiato, e sentendo i getti che Antonio le riversava nelle viscere, le parevano incredibilmente bollenti, ma tutto questo l’aveva fatta godere.
Poi dopo che il pene del suo sodomizzatore si stava ritirando, e le uscì dal buco del culo, la sua padrona le ordinò di rendere omaggio al fallo suo vero signore, ripulendolo bene per omaggiarlo, senza nemmeno sognarsi di discutere Mary s’inginocchiò malgrado la stanchezza e si accinse a pulire la verga di Antonio che adesso era davanti ai suoi occhi, e a riposo era già un grosso calibro, lo leccò con dolcezza amorevole, su tutta la lunghezza assaporando il gusto acre che lei gli aveva lasciato sulla pelle.
Si rivestì, ringraziò su ordine della sua padrona i due uomini di averla usata, usando proprio le parole che le imponeva la sua padrona:” Vi ringrazio di esservi degnati di onorare con i vostri cazzi questa immeritevole cagna, e sarò onorata ogni qualvolta i miei padroni mi permetteranno di venire a ricevere la vostra sborra nei miei orifizi, grazie”.
VIII.
Era mattina, e si alzò stiracchiandosi, suo marito era venuto a prenderla e l’aveva riportata a casa, era felice di essere tornata, ma sentiva che comunque le sensazioni provate con Lady Arianna sarebbe difficile che suo marito gliele facesse provare, o almeno di questo era convinta, lui era sempre troppo tenero nei suoi confronti.
Ad ogni modo doveva alzarsi a preparare la colazione, erano rientrati tardi, dopo che avevano cenato da Lady Arianna, e adesso suo marito rischiava di fare tardi al lavoro.
Nuda rientrò in camera con il vassoio della colazione, tirò le tende, e si avvicinò al marito e cominciò a baciarlo per svegliarlo, Franco era stanco era stato vi due giorni, e aveva dormito poco e male.
Lui le fece una carezza piena di tenerezza, e si mise a sedere sul letto, lei gli pose il vassoi aprendone i piedi per appoggiarlo al letto, e così lui cominciò a bere il caffè e a mangiare il toast imburrato.
Rivolto alla moglie:” amore, sei bellissima, credo che dovresti restare sempre depilata, sei molto più eccitante”, “sì è vero, e farò come vuoi tu sempre mio Signore e Padrone”.
“Allora, Lady Arianna ha detto che sei stata formidabile, era veramente contenta di te, della tua sottomissione, del tuo totale abbandono, e di come ti sei fatta inculare da quel socio del club a cui oramai apparteniamo, tu cosa mi racconti?”.
Mary restò pensierosa, voleva trovare le parole giuste:” La sua schiava è sempre felice di essere dominata, le piace, e deve confessare che riesce a godere pur vergognandosi dalle umiliazioni che subisce, inoltre la sua umile schiava deve confessare di non avere mai goduto così tanto come in questi giorni con la padrona Arianna, e soprattutto con il cazzo di Antonio che mi ha sfondato completamente il culo, e di questo godimento che ho provato chiedo perdono al mio padrone, perché in quel momento io non pensavo più al mio padrone, ma pensavo solo a quel cazzo che mi sfondava e che avrei voluto restare per sempre impalata lì, ecco in quel momento mi è parso di tradire il mio padrone, in tutti i sensi anche come marito, e perciò credo di meritare una severa punizione”.
Franco restò silenzioso ad ascoltare sua moglie che gli aveva parlato per la prima volta in modo spontaneo come la sua schiava.
La guardò e non le rispose subito, attese che lei restasse lì in attesa, poi dopo un tempo che a Mary parve interminabile appena lui finì la sua colazione rispose:” certo capisco cosa mi stai dicendo, adesso vedremo di organizzarci, se meriti una severa punizione come tu hai detto, ebbene l’avrai, non devi supplicarmi per questo, in quanto al tradimento ne riparleremo, perché se pensi di non volere o non potere più amarmi, allora ti lascerò libera di andare, o forse ti venderò ad un altro padrone o padrona se non trovi con me la soddisfazione che cerchi”.
Era stato un discorso duro, perché la poneva nella condizione di non dover solo accettare passivamente la sua situazione, ma di essere coinvolta nella scelta, lei lo aveva provocato facendogli capire che non era abbastanza padrone o capace di farla godere sottomettendola come altri, adesso lui le offriva la possibilità di andarsene.
Riflettendo, si disse che non avrebbe dovuto provocarlo, ma lei si aspettava che lui reagisse con rabbia e magari la frustasse, fino a farla godere, prima di andarsene e invece rinviava tutto, lasciandola lì a cuocere nel suo brodo, una delle cose che per lei erano insopportabili, era proprio l’attesa.
Forse suo marito voleva punirla e lasciarla nell’attesa della punizione con l’incertezza era forse una punizione peggiore della frusta, in fondo lei oramai con la frusta godeva, quindi non era una vera punizione, e questo forse Franco lo aveva capito, la frusta avrebbe solo coronato la fine del supplizio.
Franco le disse prima di uscire di non vestirsi, restare a casa tutto il giorno nuda, e di fare tutte le pulizie, che quando ritorna vuole trovare la casa pulita come uno specchio e lei lavata e profumata, le dirà come avrà deciso di punirla.
Appena Franco fu uscito, Mary, insoddisfatta a causa del perenne stato di tensione sessuale che avvertiva e che non riusciva a trovare sfogo, si mise subito al lavoro anche per cercare di non pensare e di cercare di scordare la sua eccitazione.
Lavorò febbrilmente, lavò la cucina a fondo, passò alla sala da pranzo, le stanze da letto, e alla fine anche il bagno.
Erano le due del pomeriggio quando ebbe terminato. Tutto questo lavoro effettivamente l’aveva aiutata a non pensare al sesso, malgrado la sua nudità, si rendeva conto che restare nuda era la cosa che più la induceva ad uno stato di languore.
Si preparò un pasto frugale, un’insalata, un bicchiere di vino e un po’ di formaggio, non aveva voglia di cucinare, appena finito di mangiare, si disse che poteva anche farsi una doccia leggera, giusto per rilassarsi e togliersi il sudore di dosso, si sarebbe lavata più tardi per essere pronta come la voleva il suo marito e padrone.
Era appena uscita dalla si era avvolta nell’accappatoio e decise che poteva prendersi un attimo di sosta, si stese sul letto, aveva lasciato la finestra aperta perché faceva caldo, e come fu adagiata si sentì languida lasciò che l’accappatoio si aprisse e scese con le dita verso la sua fessura, incontrò la dolcezza del suo pube glabro, vi si soffermò carezzando il monte di venere lentamente e poi scese verso il suo bottoncino iniziò un movimento rotatorio la sua fica colava bene perché aveva una grande voglia di godere.
Si spostò per aprire il cassetto del comodino dove aveva messo il dildo che Lady Arianna l’aveva costretta due giorni prima a portare nel suo culo, si compiaceva di pensare ai suoi orifizi con i termini espliciti che i suoi padroni le avevano detto che doveva usare, li pensava anche se aveva ancora delle difficoltà a pronunciarli ad alta voce.
Si sbarazzò dell’accappatoio, e nuda sul copriletto di colore nero ove il suo corpo spiccava per la sua pelle di latte, iniziò a infilarsi il dildo e a farlo scorrere dentro la sua passera affamata e vogliosa, i succhi colavano abbondantemente e pensando a come era stata presa nel ristorante, inculata di brutto da Antonio con il suo cazzo che era di almeno trenta centimetri, si regalò uno splendido orgasmo che la fece sobbalzare sul letto.
Restò distesa con gli occhi chiusi per un tempo interminabile, adesso un po’ aveva placato la sua sete di godimento. Aprì gli occhi e vide che dal terrazzino dei suoi vicini qualcuno la stava guardando, era il figlio dei vicini, un ragazzetto di sedici anni, aveva in mano una macchina fotografica con teleobbiettivo, e la stava guardando, non era a più di una decina di metri e con il teleobbiettivo doveva avere una visione perfetta, forse si accorse che lei lo stava vedendo perché si ritrasse.
Lei non si mosse era lì immobile, di nuovo eccitata all’idea che quel ragazzo l’avesse vista nella sua performance.
Iniziò a toccarsi di nuovo lascivamente la passera, e l’eccitazione ricominciò si disse che oramai non c’era speranza per lei, era troia e sapeva di esserlo, guardò di nuovo nella direzione del balcone dei vicini e il ragazzo era di nuovo lì a spiarla, questo la eccitava immensamente, fu in quel momento che sentì prima come un suono ovattato perché concentrata nella masturbazione il trillo del campanello.
Non poteva essere Franco, non era orario e lui non avrebbe suonato, aveva la chiave, decise di andare a vedere e si mise l’accappatoio.
Arrivata all’uscio, guardò dallo spioncino, le ci volle qualche secondo per ricordare era Laura l’infermiera della clinica di Caterina la sua prima istruttrice, benché sorpresa aprì e non fece in tempo a dire nulla tranquilla l’infermiera avanzò per entrare, Mary si fece di lato poi richiuse la porta. Appena dentro Laura la schiaffeggiò, colpendo di sorpresa Mary che si mise a piangere per la violenza con la quale era stata colpita e anche la sorpresa.
Laura le si rivolse con un tono autoritario:”non ti era stato ordinato dal tuo padrone di restare nuda tutto il giorno?”
“si signorina, mi dispiace, io non sapevo chi era alla porta pensavo di non dover aprire nuda”.
“le schiave non pensano obbediscono, e se ti si dice di restare nuda, lo fai chiunque venga deve essere accolto nella tenuta decisa dal tuo padrone, chiaro?”
“si signorina, mi perdoni”, “ adesso togliti subito quell’accappatoio e riponilo al suo posto”.
Mary se lo tolse, era ancora frastornata dalla sorpresa, e la sua reazione lenta era dovuto al fatto che era ancora eccitata.
Appena nuda, Laura le mise una mano sulla fica, e Mary aprì le cosce per agevolare la mano che si insinuava.
“Sento che c’è un odore di sesso molto forte e sei ben bagnata, cosa stavi facendo?”
Mary arrossì, malgrado tutto un po’ di vergogna la provava e Laura era un po’ che non la vedeva, la complicità dei tempi della clinica non c’era più,inoltre il suo tono era molto diverso, meno tollerante più autoritario, non riuscì a rispondere.
L’altra le ordinò:” fammi vedere i lavori che hai fatto, voglio verificare se le pulizie sono state fatte come s deve, ti è oramai ovvio che so tutto ciò che dovevi fare perché mi ha mandato il tuo padrone”.
Mary lo aveva capito benissimo, fece strada a Laura dicendole tutti i lavori svolti, Laura controllò tutto, arrivarono anche alla camera da letto, e Laura vide il copriletto stropicciato, il dildo abbandonato sopra, e allora ebbe un sorriso cattivo.
“Bene, allora ci piace godere da sole, brava”. Mary abbassò la testa come segno di assenso, sapeva che era tutto molto evidente che senso aveva negarlo.
Laura le disse:”vieni qui, mettiti sul letto a gambe larghe e fammi vedere quello che facevi troietta, svelta”.
Mary si avvicinò e si stese sul letto proprio come prima, si sentiva eccitata come ogni volta che era dominata, obbedire era diventato un afrodisiaco del quale non poteva fare a meno.
Laura la scrutava, e lei ripeté i gesti di prima solo un po’ più velocemente, si toccò per accentuare la sua eccitazione e poi appoggiò in dildo all’ingresso umido della sua fica, in quel momento diede un occhiata alla finestra accanto, erano trascorsi meno di dieci minuti da quando si era alzata per aprire a Laura, e si chiedeva se il suo giovane guardone era ancora lì per spiarla.
Infatti c’era e aveva in mano ancora la sua macchina fotografica. Laura vide lo sguardo di Mary in direzione della finestra, il ragazzo non poteva vederla, ma lei si spostò in modo da andare vicino alla finestra e sbirciò, vide il giovane con la macchina fotografica e lui sicuramente concentrato come era su Mary non poteva accorgersi d’altro.
Laura sorrise, e vedendo Mary che continuava a lanciare occhiate verso la finestra capì cosa era accaduto, prima che lei arrivasse.
“Continua a masturbarti che voglio vederti godere puttana, ma fallo con voluttà e con passione che il nostro piccolo spettatore ha diritto ad uno spettacolo speciale, adesso esco e guai a te se godi prima del mio ritorno. Ah una domanda come si chiama quel ragazzetto?”.
Sapeva che il ragazzo abitava al piano di sopra, gli appartamenti erano tutti simili, e quindi valutò quale dovesse essere l’interno dove abitava.
Suonò al campanello, e dopo un buon minuto venne ad aprire proprio il giovane guardone.
Lei non gli lasciò il tempo di capire cosa succedeva, e gli strappò di mano la macchina fotografica che teneva in mano, ed entrò di prepotenza.
Il ragazzo restò sorpreso, lei lo affrontò e gli disse:” allora piccolo guardone, invasione della privacy, adesso fammi parlare con tua madre”.
Lui si riprese e disse che sua madre non c’era, ma volle sapere chi era lei, “ chi sei una poliziotta? hai un mandato per entrare in casa così?” .
Il ragazzo poteva essere timido ma non stupido, ed era in casa sua. Lei giocò d’attacco, e disse no non sono una poliziotta, sono un’amica della signora che stai spiando, allora dimmi le hai fatto delle foto?”.
“sono fatti miei”. “Eh no! Non sono solo fatti tuoi, lei è a casa sua e anche se tu la guardavi su questo non avrei molto da ridire, il fatto di farle delle foto non va bene, allora rispondi le hai fatto delle foto?”.
“No, non ho fatto nessuna foto, purtroppo sono rimasto senza pellicola, usavo il teleobiettivo solo per vedere meglio”.
Laura lo guardò sorridente, e gli sussurrò “ti va di vedere quella bella fica da vicino?”
Lorenzo arrossì: “era in imbarazzo a dare una risposta” si muoveva da un piede all’altro senza sapere cosa rispondere, forse temeva che fosse un trucco.
Laura lo prese per mano con dolcezza, e gli disse:” su vieni, vedrai avrai una visuale migliore, in fondo la mia amica non si è nascosta malgrado si sia accorta di te, per cui vedrai le farà piacere”.
Convinto Lorenzo seguì Laura, entrarono nell’appartamento, nel frattempo Mary continuava la sua masturbazione lentamente assaporando il dildo che la penetrava completamente, lei lo faceva andare avanti e indietro con movimenti lenti ma decisi.
Aprì gli occhi sentendo il rumore dei passi che fecero Laura e Lorenzo, lei restò allibita nel vedere il ragazzo nella sua camera da letto, cercò di sollevarsi, ma un gesto ed un occhiata di Laura la indussero a restare com’era.
Laura le ordinò di continuare la masturbazione, che il ragazzo aveva voglia di vedere da vicino come gode una troia.
E Mary sconfitta più dalla sua stessa eccitazione, e dal piacere abietto che l’umiliazione le procurava, continuò a fare andare e venire quel simulacro di fallo nella sua passera invasa dagli umori.
Lorenzo guardava quella magnifica donna, che spesso aveva sbirciato e per la quale si era masturbato un infinità di volte, adesso davanti a lui nuda a meno di un metro con un fallo artificiale che si masturbava in modo osceno ed eccitante allo stesso tempo.
Aveva un nodo in gola ed il pene congestionato dall’eccitazione che premeva contro i jeans, al punto da fargli male.
Laura se ne accorse, e gli posò una mano sulla nuca accarezzandolo, e gli disse:” se tu mantieni il segreto e lo prometti firmando un foglio in bianco, che ti do adesso, ti faccio scopare questa bella puttana che ti eccita tanto”.
Lorenzo non riusciva a parlare ma fece un cenno di assenso con la testa, Laura prese una stilo dalla sua borsetta, strappo un foglio di carta da un blocco e gli disse: “firma quì in basso”.
Lorenzo con mano tremante firmò.
Poi Laura gli disse: “adesso è tua falle ciò che vuoi, toccala, comincia con le tette, succhiale dai , togliti i pantaloni starai meglio”.
Lorenzo si spogliò e si avvicinò a Mary, iniziò a toccarle il seno , glieli impastò come se stesse facendo il pane, le succhiò i capezzoli, che era già durissimi, andò a toccare il suo sesso occupato dal dildo sentendo quanto era bagnata di succhi, le sposto le mani dal dildo, togliendolo e infilandoci le dita. Laura si era avvicinata e sussurrava parole sconce all’orecchio di Mary “ puttana ti farai montare da un ragazzino di sedici anni, apriti la fica con le mani, vedrai come gli piacerà e ti piacerà sentire il suo cazzo vergine che di penetra, un cazzo che non ha mai goduto di una femmina sarai la sua nave scuola, e poi andrà in giro a raccontarlo agli amici, e tutti sapranno che sei una zoccola che la dà anche ai ragazzini”.
Mary era frastornata dall’umiliazione ma stava talmente godendo che non le importava chi la montava pur di avere un cazzo nella fica o nel culo in quel momento lo avrebbe fatto con il primo che passava e impazzita di piace re lo disse alla sua padrona del momento.
Intanto Laura aiutava il giovane a sistemarsi e a penetrare dentro l’accogliente e bollente fica di Mary, la quale accolse la giovane verga con un sospiro di piacere.
Il ragazzo aveva faticato a trovare l’ingresso a causa non solo dell’inesperienza, ma anche dello stato di tensione ed eccitazione che aveva accumulato nell’ultima ora da quando aveva Visto Mary che si masturbava.
Le diede si è nò quattro colpi e le fiondò tutto il suo seme nella fica, accasciandosi su di lei, aveva goduto dentro a quella donna che lui guardava con ammirazione da quando era venuta ad abitare in quel palazzo una delle donne più belle che avesse visto, e lui Lorenzo le aveva goduto dentro.
Sapeva bene gli apprezzamenti che aveva sentito fare dagli uomini del quartiere, in merito alla bellezza della signora Maria-Grazia, e lui l’aveva avuta, per pochi secondi ma l’aveva avuta, cosa che in tanti desideravano.
Appena le fu uscito rimase si lasciò andare su un fianco restando disteso vicino a quella stupenda femmina con un sorriso di beatitudine stampato sul volto.
Laura ordinò a Mary di prendere in bocca quel pene e di darsi da fare, malgrado anche Laura avrebbe voluto restare un po’ tranquilla perché stanca dalle emozioni, ed inoltre si stava riprendendo dal torpore dell’eccitazione pensando che era troppo umiliante essere stata scopata da quel ragazzino, che era un suo vicino di casa, oramai era in procinto di cadere in un abisso sempre più profondo di abiezione dal quale pensava non avrebbe più potuto riemergere, c’era una contraddizione in lei, tra il piacere che provava nel-
L’umiliarsi sempre di più e i residui di pudore e perbenismo che avrebbe voluto mantenere almeno nell’apparenza.
Si inginocchiò sul letto accanto al giovane e gli prese in bocca il pene ormai rilassato e iniziò a succhiarlo, il ragazzo era giovane e non gli ci volle molto per riprendersi e tornare in erezione.
Continuava immobile a godere della sensazione della bocca della donna che con una grande perizia gli stava leccando il pene, le palle, per passare a imboccarlo, e aspirare nella sua bocca il glande poi faceva andare su e giù le sue belle labbra lungo l’asta, lo ingoiava tutto e poi ritornava su fino alla cappella stuzzicandogli con la lingua il prepuzio, un capolavoro che avrebbe fatto resuscitare anche un morto.
Laura regista della situazione la fermò sottolineando l’ordine verbale con una pacca a mano aperta sulle natiche tese ed esposte di Mary.
Il ragazzo fece un sospiro di delusione, ma appena sentì che Laura ordinava a Mary di salire su di lui per impalarsi, la sua delusione si trasformò in gioia.
Mary oramai non solo obbediva ma partecipava infatti il sentire il cazzo del giovane risvegliarsi nella sua bocca aveva nuovamente risvegliato la sua eccitazione, si mise a cavalcioni del giovane e impugnata la verga la diresse verso il suo centro di piacere, si sentiva palpitare la fica e vi si impalò con voluttà.
Restò ferma alcuni attimi appena la verga giovane e tesa fu penetrata totalmente in lei, gustando tutta la sensazione che riusciva a provare, della pienezza che le dava quell’asta tesa voleva fare durare il piacere questa volta, e lentamente iniziò ad alzarsi e lasciarsi cadere.
Lo fece lentamente, fino a quando non sentì il piacere montare dentro di lei, stava godendo allora accelerò con dei movimenti furiosi ed il calore della sua fica oramai da livello incendiario si propagò al ragazzo che non potè trattenersi e venne sconvolto dall’orgasmo unito alla donna.
Dopo questa serie di orgasmi oramai Mary era stanca e si abbandonò sul torace liscio del ragazzo, ansimante poi lentamente sentì che il pene ammosciatosi parzialmente le usciva dalla fica lasciandola con un senso di vuoto, anche la sborra le stava uscendo dalla sua fessura rimasta spalancata, si rotolò sul fianco, e rimase ansimante e piena di vergogna per non essere più capace di resistere alla depravazione.
Aprì gli occhi e chiese a Laura di poter andare in bagno, la donna le concesse di andare ma l’ammonì di non chiudere la porta.
Mary in bagno si mise sotto la doccia, sentiva la profonda vergogna di essersi comportata come una sgualdrina ma soprattutto di avere goduto di una situazione che da lucida, non avrebbe mai compiuto, era caduta troppo in basso, si mise a piangere e le sue lacrime si mescolarono con l’acqua della doccia che ruscellava sul suo corpo.
Dopo una decina di minuti, entrò Laura nella sala da bagno, e le chiese se ne aveva per molto, Mary rispose che aveva finito, uscì e si avvolse in un asciugamano, Laura le si accostò e l’aiutò ad asciugarsi strofinandole il telo morbido su tutto il corpo.
Mary cercando un po’ di conforto disse a Laura di come si sentiva sperava che la bella infermiera, con la sua esperienza la consigliasse, ma Laura le disse:” non spetta a me decidere o consigliarti, sei bella e godi in un modo travolgente quando vieni umiliata se questa è la tua indole non dovresti cercare di resistergli”.
Mary si rese conto che forse non c’era speranza di ritornare ad una vita più normale, ma Laura ribadì che la normalità è una questione soggettiva, ciò che per alcuni è normale non lo è per altri, ognuno deve vivere le proprie sensazioni a modo suo, vi sono degli stimoli ai quali non si può resistere, e reprimenli è peggio.
Poi con un tono più tenero cercò di consolarla, continuando ad accarezzarla, e dicendole che in fondo lei aveva fatto un percorso tutto sommato semplice e volontario, lei aveva delle fantasie e le stava vivendo, quanti passano l’intera vita sognando e senza mai vivere le loro fantasie, tra l’altro appena ne sarà stanca potrà fermarsi.
Poi ritornando alla loro situazione, le disse che aveva ordini precisi da suo marito, doveva essere certa che lei era oramai stanca, ed era per questo che aveva approfittato dalla situazione con la sua esibizione nei confronti del giovanotto che la spiava, l’aveva fatta godere quel pomeriggio parecchio, e in questo modo avrebbero verificato se quella sera si eccitava malgrado gli orgasmi del pomeriggio sotto i colpi della punizione che le sarebbe stata inflitta.
Quella sera al ritorno del marito, Mary in ginocchio su una poltrona con le natiche rivolte verso la sala, ricevette cento colpi di paletta sulle natiche, era una posizione difficile da mantenere senza essere legata soprattutto dopo i primi trenta colpi, ma li sopportò stoicamente, però benché la situazione la eccitasse e fosse bagnata all’iniziò della punizione non riuscì a raggiungere l’orgasmo, infatti aveva goduto parecchio durante il giorno.
Laura aveva fatto un rapporto dettagliato sulla giornata e di come Mary si era esibita con il ragazzino del piano di sopra, questo aveva fatto arrabbiare Franco il quale le disse che quelle cento pacche sul culo non erano la punizione per la sua troiaggine ma solo l’inizio della punizione.
“Adesso” disse, “in questi giorni ho chiesto a Caterina di lasciare Laura con noi si occuperà di te e ti seguirà giornalmente occupandosi della tua educazione”.
“Inoltre” aggiunse, “ dovrai dormire nella camera degli ospiti, Laura dormirà con me, anche questo è un aspetto della tua punizione”. Mary a quelle parole scoppiò in singhiozzi, perché si sentiva scacciata dal marito alla stregua di una cagna che viene mandata nella cuccia, sperava di avere il conforto del marito malgrado tutto, così era solo una schiava e nemmeno più una moglie, e malgrado tutto lei sentiva di amare il marito, per questo quella decisione di non poter restare a fianco di lui anche se andava con un'altra donna la faceva soffrire, avrebbe sofferto lo stesso ma essere presente l’avrebbe almeno gratificata di essere considerata, invece andando nella stanza degli ospiti era come essere considerata maggiormente indegna, e questo la fece soffrire terribilmente.
Obbediente però si ritirò nella stanza degli ospiti, accompagnata da Laura, che le diede le istruzioni per l’indomani, aveva già tirato fuori la sua uniforme da cameriera con la quale avrebbe dovuto portare la colazione a letto ai padroni, così si espresse la bella infermiera.

IX.
Passarono alcuni giorni durante i quali Mary dovette abbigliarsi succintamente da cameriera e svolgere quei compiti tipici che la padrona le imponeva, rifare le stanze, preparare i pasti e servire i padroni in modo impeccabile, Laura attenta ad ogni sua mancanza non mancava di annotare gli errori, rimproverandola aspramente, e poi ogni sera lei stessa doveva leggere l’elenco delle sue mancanze impietosamente annotate dalla padrona Laura, in ginocchio davanti al marito padrone, il quale decideva la sanzione, Franco disse che viste le numerose mancanze le sarebbe stato inferto solo un acconto della punizione.
In verità decise che avrebbe dovuto essere punita pubblicamente perciò la parte finale della somma di tutte le punizioni le sarebbero state inflitte a tempo e luogo debito.
Questo metteva in uno stato d’ansia la povera Mary che dalla giornata in cui aveva goduto con il giovane ragazzino Lorenzo, non aveva più avuto un orgasmo.
Era in uno stato di eccitazione permanente, ma Franco e Laura dosavano anche le punizioni in modo che non arrivasse mai all’orgasmo mettendola in uno stato di frustrazione terribile.
Era passata ormai una settimana, e la sera dormiva con le mani legate per evitarle che si toccasse, quando le annunciarono che quella sera, essendo il venerdì prima dell’inizio delle vacanze c’era una festa, un party di commiato per molti dei dirigenti della società presso la quale lei aveva lavorato ed il cui Presidente era lo zio di Lady Arianna. Ogni anno dava un party per alcuni dirigenti della società, loro erano invitati, e lei anche, solo che lei lo era invitata come schiava, avrebbe infatti dovuto fare parte della servitù, e servire cocktail o stuzzichini insomma il suo servizio di cameriera lo avrebbe deciso chi si occupava del catering, era inutile al momento darle ulteriori indicazioni.
La sera in questione, indossò uno spolverino leggero di cotone, allacciato in vita da una cintura, e sotto rimase nuda.
Uscirono lei, suo marito e Laura, entrambi vestiti da sera, appena giunti alla villa dove si sarebbe svolto il party, lei venne presa in consegna da una signora vestita da cameriera con un abito alquanto serio e castigato, dunque non una schiava come lei, la portò in una saletta sul retro.
Lì ritrovò Virginia, Carla, Cristian e riconobbe anche una delle segretarie della ditta dove lavorava, non ricordava il suo nome, sapeva che era una segretaria del reparto della sua amica Beatrice.
La signora che l’aveva accompagnata le disse di spogliarsi, nel frattempo vuide che anche le altrre si spogliavano, presto furono tutte nude, ad ognuna venne dato una gonna che non copriva le natiche che a metà, con delle bretelle che arrivavano a coprire a malapena i capezzoli, ed un grembiulino bianco merlettato calze autoreggenti e scarpe dal tacco vertiginoso, una crestina bianca. A Lei la donna fece indossare solo delle polsiere con anello, un collare nuovo e delle scarpe con tacchi le quali avevano un cinturino che si allacciava alla caviglia munito di un anello.
Lei chiese se non avrebbe almeno potuto anche lei indossare un gonnellino come le altre e le fu risposto che quelli erano gli ordini per lei.
C’erano una ventina di schiave presenti, e lei era l’unica che non aveva l’uniforme, le raccolsero i capelli in una crocchia dietro la nuca, la truccarono, le dipinsero i capezzoli, e la donna le agganciò un guinzaglio e le ordinò di seguirla. La condusse così per un corridoio e sbucarono in un salone lì c’era suo marito con Laura e Lady Arianna, che conversano con il Presidente della società per cui anche lei aveva lavorato, la donna consegnò il guinzaglio a Franco, il quale rivolto al Presidente il signor Carlo Alberto, disse: “ecco la mia schiava”.
“Molto bella, e mi dicono molto calda”. “sì infatti, e per questo a volte è necessario punirla in quanto si comporta come la peggiore delle puttane”.
“la porti in vacanza al nostro centro per l’addestramento intensivo, è un campo vacanze meraviglioso, e molto ben attrezzato”.
Intervenne Lady Arianna; “mio zio è un nostalgico, e pensa a quel luogo solo perché è stato uno dei primi a essere inaugurato da suo nonno, e soprattutto dove solo le donne sono obbligate per statuto alla nudità anche se non sono schiave, a parte questo ci vado anch’io perché è molto bello immerso nel verde con due laghetti e il personale molto efficiente, del resto è dove si incontrano amici con i nostri stessi gusti provenienti un po’ da tutto il mondo, ha una capienza di duemila persone”.
Franco disse che sarebbe stato lieto di vederlo e quindi chiese se era possibile prenotarsi in questo periodo oppure era già tardi, il Presidente gli disse che non c’era molta gente in questo periodo, la ressa ci sarebbe stata durante il mese di agosto, e gli consigliò di telefonare già l’indomani mattina al centralino del centro, e gli diede un numero privilegiato dicendogli di chiamare a suo nome, lui sarebbe stato lì già dal lunedì successivo.
Laura prese Mary e le disse che avrebbe dovuto restare vicino all’ingresso dove accompagnatala le fece vedere una pedana alta circa un metro, era rotonda e fatta di tre gradini, lei avrebbe dovuto stare lì sopra come una statua immobile, fece avvicinare un maggiordomo che aveva una scatola, l’aprì e le disse:” ho qui dei gioielli per te mia cara, girati e apriti bene le natiche” Mary vide che aveva estratto un fallo di metallo identico a quello che aveva già portato ma munito di una coda fatta di cordine rosse, lunghe circa trenta centimetri, proprio come si trattasse di una coda, al fine di rendere molto più evidente che aveva il retto occupato, divenne rossa all’idea di ciò che avrebbe dovuto esibire davanti a forse decine di persone.
Ad ogni modo si piegò porgendo le terga a Laura e aprendosi da sola le natiche offendo il suo ano all’intromissione, sapeva bene che era meglio collaborare, avrebbe già comunque subito delle punizioni inutile aggravarle ulteriormente.
Sentì bene che glielo spingeva e lei cercò di rilassarsi e di spingere fuori in modo da non creare resistenza e soffrire il meno possibile, dal momento che non lo aveva nemmeno lubrificato, sopportò stoicamente l’introduzione senza lamentarsi, malgrado a secco le avesse fatto male.
Poi la fece rialzare, estrasse dalla scatole delle pinzette munite di campanelli, le applicò ai suoi capezzoli che erano già ben rigidi dall’eccitazione, e altri due glieli applicò alle labbra della fica, in quel posto delicato lei emise un breve lamento soffocato, ma nulla di più.
Laura la gratificò di una carezza e le disse che era stata brava, doveva continuare così: “adesso Sali sulla pedana, scosta un po’ le cosce mettiti bene in equilibrio e le braccia dietro la schiena e resta così, cerca di disporre bene il peso su entrambe le gambe dovrai restare lì per parecchio tempo”.
Mary si mise in posizione e non si mosse più.
Dopo una ventina di minuti cominciarono ad arrivare gli ospiti, lei non vedeva chi erano perché era con le spalle rivolte all’ingresso, e si rese conto che per prima cosa vedevano bene le sue terga e ciò che le spuntava dal centro delle natiche, arrossì un po’, però dovette concentrarsi verso un punto fisso e non guardò gli ospiti che entrando le giravano attorno per ammirare la stupenda scultura umana che lei rappresentava.
Molti parlavano di lei ne sentiva i commenti volgari circa la condizione del suo ano, altri elogiavano la sua bellezza.
Rimase due ore in quella posizione, oramai erano arrivati tutti gli invitati, solo a quel punto Laura venne a prenderla, lei aveva sempre il guinzaglio che le pendeva tra i seni, Laura lo impugnò e la fece scendere, ma dovette sorreggerla, e aiutarla, due ore d’immobilità le avevano reso le gambe rigide ed un grande formicolio si era impadronito dei suoi arti.
Laura la fece camminare portandola lungo un corridoio, e la fece entrare in un bagno, le disse che se doveva fare i suoi bisogni poteva farla adesso. Mary si sedette sulla tazza grata di questa gentilezza, e scaricò la vescica, oramai era da tempo che non aveva nessuna privacy in quei momenti che non faceva più caso alla presenza di Laura.
Laura malgrado la severità che era costretta a dimostrare doveva essersi affezionata a lei, perché anche in quel momento le asciugò la fica con della carta igienica, poi la fece sedere sul bidè per lavarla, la accarezzava con tenerezza qualche volta sapendo sopratutto che presto avrebbe dovuto punirla davanti agli altri e anche Mary ne era consapevole.
Poi la ricondusse in sala, si raccomandò che non disobbedisse in nessuna circostanza e chioamato uno dei maggiordomi il quale le disse di prendere un vassoio di stuzzichini e di passare in sala ad offrirli agli invitati.
Si sentiva veramente a disagio di passare in mezzo a tutta quella gente con il vassoio esponendo la sua totale nudità.
Mary lentamente cercando di non pensare fece il suo ingresso in sala con il vassoio, le davano fastidio i sorrisini di scherno in particolare delle donne, riconobbe alcuni dirigenti della società in cui aveva lavorato, e riconobbe ad un certo punto Giancarlo il sostituto del ragioniere che l’aveva già scopata, il quale stava conversando con la sua amica Beatrice.
Il vedere lì Beatrice il doverla incontrare la mise in grande imbarazzo, non poteva allontanarsi perché Giancarlo l’aveva vista e le aveva fatto cenno di avvicinarsi.
Aveva il cuore in gola ma non aveva nessuna scelta, appena fu dvanti a loro, vide che Beatrice si girava e senza degnarla di uno sguardo prese una tartina, in verità lei disse:“Giancarlo, che ne dice di questi Canapé al salmone, non li trova deliziosi?”, Mary pensò perché non li chiama tartine come tutti, dece sempre far vedere che lei parla il francese e distinguersi è proprio snob, ed ebbe un sorrisino dentro di sé, Giancarlo rispose educatamente che erano buoni ma era più interessato a chi li offriva che non al cibo.
Beatrice velenosa come al solito aggiunse:”queste schiave la interessano molto?” ed iltono con cui calcò sulla parola schiava le fece male come se fosse stata frustata anzi di più c’era del disprezzo totale nella sua voce, ed era stata la sua amica a proferirla con l’intenzione di ferirla.
Oramai doveva aspettarsi a essere trattata così abbassò la testa e continuò il suo giro con il vassoio fino a quando non fu vuoto.
Poi venne ripresa da Laura che la portò al centro della sala e la fece inginocchiare sul tavolo, invitò le signore presenti a mettersi in fila, e ognuna avrebbe potuto dare due colpi di frusta alle splendide natiche offerte della pudende, la quale aveva tradito il suo padrone ed era lì per ricevere il giusti castigo.
Laura era lì con una frusta dalle corregge di pelle morbida non era una frusta che avrebbe dovuto ferirla, am considerando che c’erano una trentina di donne libere, a due colpi cadauna erano circa sessanta colpi non pochi da sopportare.
Mary pensò che doveva sopportare con dignità quella punizione non doveva cedere né gridare, soprattutto per i commenti che aveva sentito su di lei da alcune di quelle troie imbellettate, non doveva dargli la soddisfazione di crollare.
una alla volta le donne si misero in posizione e si passavano la frusta come di un testimone in una staffetta.
Mary sopportava e si mordeva le labbra non voleva ne urlare ne dare segni di cedimento, i suo volto era inondato dalle lacrime, il sudore le imperava il corpo, le natiche erano di fuoco, ma lei sopportava i colpi uno dopo l’altro, stoicamente con coraggio e dimostrava uina resistenza che quelle signore non avrebbero immaginato.
Subì i colpi, alcuni dati con grande rabbia ma arrivò al termine della punizione, anzi aveva atteso la fine per rilassarsi, appena Laura le si avvicinò e l’aiutò ascendere dal tavolo dicendole che era finita si abbandonò nelle sue braccia.
Era sfinita, Laura la accompagnò in bagno la fece mettere sul bidé e le aprì l’acqua fredda in modo che si rinfrescasse le natiche,poi teneramente la baciò, Mary le fu grata delle sue attenzioni e ricambiò il bacio che era di una grande e amorosa attenzione, Mary si lasciò andare e scoppiò in singhiozzi.
Laura la consolò, dicendole che era stata bravissima, però adesso dovevano tornare di là lei era lì perché tutti l’ammirassero e la desiderassero, ma nessuno quella sera l’avrebbe avuta.
Rientrarono in sala, Mary seguiva docilmente la sua padrona tenuta al guinzaglio con ancora le mollette appese ai seni e alle labbra del sesso, con i campanelli che tintinnavano al suo passaggio.
Tutti la guardavano ma lei questa volta dopo quanto aveva subito e sopportato decise di restare ben diritta con la testa alta, fiera di quello che era, solo gli occhi erano tenuti rivolti al suolo, sapeva che non doveva osare guardare quella gente in viso, si sarebbero offesi e l’avrebbero punita nuovamente.
Il Presidente la fece avvicinare e le toccò il sesso, lei era bagnata e lui ne fu compiaciuto, rivolto a Franco gli disse:” la sua schiava è splendida, se ha deciso di venire al centro sarete miei ospiti, vorrei parlare dei dettagli di quel progetto di cui le ho accennato poco fa”, “ne sarò lieto, quindi noi martedì arriveremo devo prima sistemare alcune cose in ufficio e provvederò lunedì in mattinata”.
La serata finì e Mary passò da vari soci che vollero palparla un po’ e lei si dimostrò docile accettando le carezze, nessuno fece accenno a volere qualcosa di più, era stata sicuramente risparmiata per il centro di addestramento intensivo, le parole del Presidente e di suo marito erano chiare anche se non sapeva i contenuti dei loro accordi lei era al centro della questione.
Rientrati a casa, Laura li lasciò soli e se ne andò probabilmente a casa, adesso era sola con suo marito, fecero l’amore quella notte con molta passione, senza giochi di nessun genere, solo amore appassionato, come una normale coppia di sposi.
L’indomani uscirono a pranzo fuori fecero una gita in campagna, si fermarono in una trattoria tranquilla, dove mangiarono bene e alla sera andarono al cinema, la domenica restarono a casa a riposarsi guardando la televisione.
Il lunedì sera quando Franco rientrò le chiese se aveva preparato i bagagli, lei rispose affermativamente, allora le disse che avrebbe caricato subito l’auto così l’indomani mattina sarebbero partiti presto in questo modo non trovavano troppo traffico almeno nelle prime ore del mattino, fecero una cena frugale, e si coricarono.
Verso le quattro suonò la sveglia, si alzarono, una rapida doccia più per svegliarsi che altro, e si vestirono e chiuso l’appartamento inserito l’allarme partirono.
Doveva recarsi nel sud della Francia ove sorgeva questo complesso, Franco si era procurato tutte le indicazioni, e aveva fatto le prenotazioni il giorno prima, avevano tutti i documenti, decise che era meglio andare per il Frejus, ecco perché erano partiti presto, e in un paio d’opre arrivarono alla dogana, i controlli furono molto blandi le guardie del confine diedero loro un’occhiata ai documenti e fecero loro cenno di proseguire.
Furono necessarie altre cinque ore prima di raggiungere la località che si trovava non troppo lontana dalle zone turistiche ma comunque in una zona assai isolata, entrarono da un cancello che si era aperto automaticamente, e si ritrovarono in un enorme parcheggio, si inoltrarono, Franco si fermò davanti ad un parcheggio con il numero 34.
Disse che era quello a loro riservato, al numero uno videro una grossa Mercedes dai vetri scuri, e Mary la riconobbe era quella del presidente, per averla già vista altre volte uscendo dal lavoro.
Dal parcheggio non si vedeva che un muro di cinta come di una caserma, s’incamminarono verso l’ingresso, una donna giovane in camice azzurro sorridente indicò loro dove accomodarsi.
Trascorsi alcuni minuti venne una giovane donna che li accompagnò all’interno, lungo un corridoio, fino ad una porta con l’indicazioni dello spogliatoio per gli uomini a sinistra e uno per le donne a destra, e lì si separarono.
Mary entrò seguita dalla giovane donna in camice azzurro, dentro c’era una scrivania lei si sedette e le chiese di spogliarsi, le disse che avrebbe conservato lei i suoi indumenti, li segnò su un registro, poi le disse che doveva togliersi anche il girocollo, quando Mary fu nuda, questa le si avvicinò le ordinò di mettere le mani dietro la nuca e di sollevare i capelli, e le allacciò un collare, il collare aveva un numero il 34 come quello del parcheggio, lo fissò bene in modo che passasse solo un dito, e le disse che doveva passare una visita medica, la fece andare davanti a lei indicandole una porta, erano una sala da visite, la fece salire su un lettino ginecologico, poggiare i piedi sui sostegni, appena fu pronta, chiamò qualcuno mediante un interfono.
Entrò una giovane donna che era la dottoressa, la sorvegliante disse che era la schiava numero 34, origine italiana.
La dottoressa la visitò con attenzione l’interno della vulva le fede tre tamponi, nella vagina, nell’ano e uno nella bocca.
Le prelevò un po’ di sangue, pungendole un dito, e le disse che poteva andare.
La sorvegliante le disse:” qui le schiave sono obbligate a soddisfare chi le richiede, ogni atteggiamento di insubordinazione sarà severamente punito, adesso può uscire da quella porta”.
Mary uscì, era un parco enorme c’era davanti alla porta un vialetto con ai lati una doppia fila di alberi, e l’indicazione gialla “aux bungalows”. Restò firma sull’ingresso non sapendo cosa fare, ma fu presto raggiunta da Franco, il quale le disse:”ecco siamo arrivati, che ne dici un posto bellissimo, c’e di tutto qui, centro per la ginnastica, con varie palestre piscine, campi da gioco, sale massaggi, vedrai è molto ben organizzato.
S’incamminarono assieme, oltre il sentiero finiti gli alberi i percorsi si diversificavano, c’erano cartelli simili a quelli stradali ma gialli, con le varie indicazioni.
Franco disse ecco vedi Bungalows dal n°1 al N° 60, noi abbiamo il 34 dobbiamo andare di là” e le ordinò adesso è bene che porti tu la valigia, se le sorveglianti ci vedono ti frusteranno per lasciare il tuo padrone che porta la valigia”.
Mary si accorse che non aveva la sua valigia e gli chiese “e la mia valigia?”, Franco con un sorriso pieno di comprensione le rispose, “amore, devi restare sempre nuda qui la tua valigia non ti serve l’ho fatta depositare al magazzino, la riprenderemo quando ce ne andiamo”.
Raggiunsero il loro Bungalows, incrociarono solo una coppia, la donna nuda e con il collare e il suo padrone, ovviamente la maggior parte delle persone a quell’ora probabilmente pranzavano e per questo raggiunsero il loro bungalows n°34 senza fare altri incontri.

X.
Si erano appena fatti la doccia, per riprendersi dalla stanchezza del viaggio, e si stavano asciugando, che sentirono suonare il campanello.
Mary andò ad aprire, si ritrovò di fronte la segretaria dell’ufficio di Beatrice, nuda e con il collare aveva il numero 59.
“Ciao sono Marzia, non ti ricordi di me?”, “ Si mi ricordo di te” rispose Mary, non ricordavo il tuo nome, “senti c’è i tuo padrone?”,”sì, te lo chiamo”.
Si allontanò e ritornò con Franco, appena lo vide Marzia s’inginocchiò e gli bacio la mano, e gli disse che se volevano erano attesi a Pranzo dal Presidente. Franco ringraziò e le disse che venivano subito, di attenderli.
S’incamminarono seguendo Marzia, aveva un corpo procace ma ben sodo, era più bassa di Mary, e i suoi seni più pesanti.
Rivolta a Mary dopo aver chiesto a Franco di poter parlare, disse:” sai qui quando si è interpellati dai padroni ci si inginocchia e si bacia la mano ai maschi ed il vello del pube alle signore che sono nude anche loro, ma le padrone non sono quasi mai depilate”.
Mary fece un cenno di assenso, era meglio sapere come comportarsi e seguire le consuetudini, evitare il più possibile le reprimende inutili.
Arrivarono al bungalows n°1, era molto più grande del loro, era quasi una villa e di quelle grandi, benché tutto in legno.
Entrarono , e vennero ricevuti dal Presidente Marzia s’inchinò subito a baciargli la mano e poi si spostò andando verso Beatrice che era nuda dietro a Presidente e le baciò il pube, Mary fece lo stesso, con entrambi, alzò lo sguardo e osservò Beatrice che la guardava come se se la odiasse, erano sempre state amiche perché adesso la guardava a quel modo si chiese Mary, in fondo lei non intendeva certo mancarle di rispetto ma leggere del rancore nei suoi occhi le faceva male.
Beatrice s’incaricò di accompagnare le due schiave in cucina, lì diede loro gli ordini su come sarebbe stato servito il pranzo.
Fatto ciò ritornò in salotto con gli altri dove sentì il Presidente complimentarsi con Franco per l’avvenenza della sua schiava e per i filmati che aveva visto riguardo alla sua iniziazione, i due sembrava andassero di perfetto accordo, e il Presidente propose a Franco di divenire l’amministratore delegato di una delle sue società di Produzione cinematografica, in fondo Mary poterebbe essere la loro nuova star per i filmini pornografici a carattere sado maso.
Era una proposta allettante, mary era bellissima e di certo il suo successo era assicurato, già il materiale di cui era in possesso se opportunamente montato da un tecnico poteva di per sé divenire un Film da immettere sul mercato.
Il Presidente si disse d’accordo, infatti aggiunse ho fatto installare delle telecamere in tutto il complesso con l’accordo dei soci di maggioranza, i padroni sono a conoscenza della cosa, come hai constatato ti hanno fatto firmare una liberatoria, registreremo le parti che più ci interessano, e le useremo per i nostri films. Questi erano i contenuti della conversazione che Beatrice stava ascoltando e le dispiaceva solo per il fatto che se il Presidente aveva messo gli occhi su Mary lei non avrebbe più potuto mettere in atto quello che avrebbe voluto, ossia schiavizzarla per il suo piacere, quella troia che adesso si concedeva a chiunque prima si comportava come una santarellina e l’aveva giudicata una poco di buono, facendole le critiche in merito al suo comportamento libertino e per quelle parole piene di ipocrisia visto casa era divenuta adesso se non carne da piacere avrebbe desiderato farla strisciare ai suoi piedi a implorare pietà, purtroppo il piano che aveva acuto in mente appena saputo del suo arrivo e visto alcuni dei filmati si infranse all’udire le parole del Presidente.
“Adesso però cara Beatrice, vai a prendere la mia schiava personale per cortesia, e poi ordina alle schiave di iniziare a servire gli aperitivi” disse il presidente rivolto alla donna.
Poi spiegò a Franco che Beatrice era stata un po’ l’amante di tutti i più alti dirigenti della società, era una donna dalla forte carica sessuale, ma anche dal carattere autoritario, lui l’aveva sottomessa a sé in un paio di occasioni quando lei esagerava, ma era molto utile perché bravissima nel capire le donne che hanno tendenze masochistiche, e le sue capacità di dominatrice sono molto utili.
Beatrice ritornò tenendo al guinzaglio una donna costretta a camminare carponi, era una bella donna di circa quarant’anni dal corpo statuario, le sue tette pendevano sotto di lei muovendosi in un dondolio piacevole a vedersi, aveva dei capelli molto lunghi che le coprivano parzialmente il colto ed erano biondissimi, ogni due passi Beatrice le dava una pacca sulle natiche con una paletta dal manico lungo, più per il piacere di colpire quelle natiche così offerte dalla posizione che per la necessità di farla procedere più speditamente.
Condotta la schiava al cospetto dei sue uomini essa baciò le mani del Presidente e di Franco, poi rimessasi in posizione prona appoggio la fronte alle scarpe del suo padrone piangendo e supplicando il suo perdono.
Il Presidente spiegò a Franco che si trattava della sua seconda moglie, che lui aveva trattato come una regina, ma che lei aveva deciso di tradirlo con il suo allenatore di tennis, una cosa che non poteva tollerare.
Ecco perché aveva deciso che sarebbe stata severamente punita, oggi assisteremo alla punizione che spetta ad una adultera.
La donna era terrorizzata e il suo petto scosso da singhiozzi, bruscamente il Presidente le ordinò di smettere di frignare oppure l’avrebbe costretta ad un raddoppio della punizione ossia anziché venire messa alla gogna per quel pomeriggio lo sarebbe stata per tutti i giorni della loro permanenza al club, la minaccia ebbe l’effetto voluto la donna smise immediatamente di piangere e lamentarsi.
Le schiave Marzia e Mary giunsero con i vassoi, portando una gli aperitivi costituiti da dei drink leggeri e l’altra dei stuzzichini al formaggio.
Dopodiché i signori e Beatrice si accomodarono a tavola, dove conversarono piacevolmente, le schiave dovettero restare dietro a loro nude ed in piedi a servire in tavola.
Poi finito il pranzo vennero mandate a riposare, Mary e Marzia poterono consumare un breve pasto leggero, mentre la moglie del Presidente Anna venne legata ad un tavolaccio in uno stanzino.
Attesero un paio d’ore che arrivassero altri ospiti, e Mary vide molti di quelli che conosceva, ai quali tributò il saluto com’ era suo dovere baciando le mani agli uomini e il pube alle donne che entrarono, c’era lady Arianna, la dottoressa Caterina, il suo ginecologo Mauro, la signora che confezionava l’abbigliamento particolare Silvia presso la quale aveva incontrato Lady Arianna, e ognuno di loro aveva al seguito le proprie schiave.
Alle ore 15,30 vennero a svegliarle, si fecero una rapida toeletta, e poi scesero in giardino, Mary era tra suo marito e il Presidente, Apparve Beatrice che conduceva al guinzaglio Anna la moglie del Presidente obbligata a camminare a quattro zampe come un animale.
Passarono avanti e s’incamminarono lungo il sentiero che portava alla piazzetta ove era stata piazzata la gogna. C’era gente che s’incamminava in quella direzione in quanto a conoscenza dello spettacolo che si sarebbe svolto, la notizia della pubblica punizione di Anna aveva di certo circolato tra gli ospiti del complesso.
Giunsero sul luogo come una processione era un atmosfera che faceva pensare alle condanne medievali in cui il condannato veniva portato sul luogo del supplizio tra due ali di folla, c’erano persone che lanciavano epiteti alla povera Anna la quale aveva il volto rigato di lacrime e rossa di vergogna per la sua condizione oramai simile a quella di un animale, per lei non c’era nessuna pietà da parte della gente che veniva ad assistere allo spettacolo della sua degradazione.
Appena giunti venne fatta salire sulla pedana che era composta da un primo palco di circa un metro e mezza di altezza al centro del quale vi era un palchetto rialzato di forma circolare ove era piazzata una gogna, ma un po’ a lato era stata posta una sedia di legno con una spalliera costituita da una semplice asse di legno, e sul sedile spuntavano due falli.
Prima una delle guardiane fece vedere a tutti gli astanti la sedia, e ci furono molti applausi, poi Anna venne costretta a sedersi infilandosi i due falli nei suoi orifizi, la donna gemette perché non erano lubrificati, allora la guardiana si avvicinò a Beatrice che era vicino a lei certamente chiamata la quale le sussurrò qualcosa all’orecchio.
Costrinse Anna ad inginocchiarsi e a insalivare i due falli con la sua bocca dicendo più li lubrifichi meglio sarà per te, doveva essere un’umiliazione tremenda leccare quei due simulacri davanti a tutta quella gente. Nel frattempo Beatrice che doveva essere la maestra di cerimonie disse qualcosa alla guardiana e questa andò a masturbare Anna, la quale sotto quella stimolazione si bagnò, perché dopo un po’ la guardiana alzò le dita con gesto trionfale, per fare capire a tutti che la donna si era eccitata.
Tutto ciò aumentava la vergogna della donna, ma era più forte di lei, oramai aveva perso su tutta la linea e le stimolazioni alle quali era stata sottoposta nella giornata l’avevano di per sé portata ad un buon livello di eccitazione, senza mai potere trovare appagamento.
Mary guardava con un misto di orrore e di eccitazione quello spettacolo, non sapendo se era eccitata per quello che la donna subiva o se fosse per il desiderio di essere al posto suo.
Appena seduta impalata sui due falli, venne legata allo schienale. Poi Beatrice le prese i lunghi capelli biondi li legò con un laccio facendone un fascio, poi tenendoli tesi iniziò a tagliarli il più vicino al cranio possibile. Come rimase con il fascio di capelli come trofeo in mano scese e li consegnò al padrone di Anna il Presidente che li mise dentro ad una busta di plastica, poi proseguì con la rasatura a filo del cuoio capelluto, non era ancora soddisfatta, e presa una bomboletta di schiuma da barba insaponò bene il cranio della suppliziata, e poi con una lametta di sicurezza passò su tutta la superficie del cranio rendendola liscia quanto il pube della povera donna che piangeva calde lacrime per la perdita del simbolo della sua femminilità.
Aveva dei capelli bellissimi invidiati da molte, ore il suo cranio era perfettamente liscio. Ma Beatrice non era ancora soddisfatta, le rasò anche le sopracciglia.
Malgrado questo insulto benché diverso il volto di Anna era ancora molto bello, certo avevano voluto sfigurarla, ma la sua bellezza era intatta i suoi lineamenti erano fini.
Venne fatta rialzare dalla sedia, perché due altre sorveglianti avevano portato un lettino ginecologico sul quale venne fatta salire.
Posizionata e legata sui sostegni con le cosce ben divaricate, accompagnato da Caterina, Mauro il dottore di Mary salì sul palco, prese da un ripiano uno strumento e con quello perforò le grandi labbra del sesso di Anna.
Uno alla volta appena forati inserì un anello, dopo passò a ai capezzoli, e anche quelli vennero inanellati, durante quell’operazione, le urla di Anna si levarono acute.
Mauro fu velocissimo, ma tutto fu fatto senza nessuna anestesia, e quindi molto doloroso, il dolore era accentuato anche dalla situazione di esposizione pubblica e della consapevolezza di Anna che non era un gioco spinto ma una vera punizione quella che stava subendo.
Mary guardava affascinata ed eccitata, pensava di godere solo mentre lei stessa subiva, ma adesso si rendeva conto che stava godendo guardando un’altra donna subire una punizione e anche una terribile punizione.
Suo marito si era seduto su una delle sedie disposte per gli ospiti, e la fece sedere sulle sue ginocchia inserendole le dita nella vagina, sorrise e fece notare al Presidente che Mary era eccitata dallo spettacolo, il Presidente volle controllare e Mary aprì spontaneamente le cosce per permettere una più agevole verifica alle dita del Presidente.
Una volta estratte le dita grondanti degli umori di Mary il Presidente gliele diede da leccare e lei gustò i suoi succhi con un certo piacere.
Nel frattempo i suoi occhi non perdevano nessun particolare di quanto stava accadendo sul palco, Anna venne fatta alzare e le fecero fare un giro sulla pedana fermandosi su ogni lato e fare vedere le labbra dalle quale apparivano gli anelli, piegando le ginocchia e facendo sporgere il pube.
Poi le vennero fissate delle catenelle che passanti intorno alle cosce, appena lei apriva le cosce, le grandi labbra si sarebbero spalancate, lasciando il suo sesso aperto e offerto.
Solo a quel punto venne fatta inginocchiare e infilare la testa nella gogna, la quale venne chiusa, le misero una specie di morso di gomma in bocca, allargò bene le ginocchia, e le fissarono le caviglie agli appositi sostegni in modo che non potesse chiuderle.
Adesso era esposta, come non lo era mai stata le natiche protese verso l’alto in solco aperto lasciava vedere la rosetta dell’ano, non troppo chiusa a causa della precedente penetrazione sui falli artificiali. La sua fica era così bene aperta dalla tensione delle catenine che circondavano le sue cosce.
Fu a quel punto che la pedana interna dove era la gogna iniziò a muoversi girando su se stessa in modo che tutti potevano vedere e ammirare Anna ovunque si trovassero, girava molto lentamente e con un moto regolare. Beatrice e Lady Arianna si posizionarono su due lati, nella parte di pedana che era ferma e munite entrambe di frusta prima l’una e poi l’altra al momento in cui Anna girando si trovava sul loro lato la colpivano sulle natiche esposte e offerte dall’oscena posizione.
Anna subì cinquanta colpi di frusta e poi venne lasciata sulla pedana a disposizione di chi avesse voluto usarla, i suoi buchi erano offerti e fino alle otto di sera sarebbe stata a disposizione, sotto la sorveglainza di due guardiane, le quali dovevano verificare fino a che punto essa poteva resistere, e fare eventualmente cessare qualsiasi rapporto se la donna non era più in grado di sopportarlo.
Mary fu richiesta dal Presidente e lo seguì docilmente mentre suo marito si allontanava con Lady Arianna verso il loro Bungalow.
Passò una notte di fuoco durante la quale dovette subire gli assalti vogliosi del Presidente il quale malgrado avesse oramai quasi cinquant’anni era in piena forma.
La prese per circa un’ora in varie posizioni solo nella sua fica facendole provare i più brucianti orgasmi della sua vita, volle frustarla sulle natiche e sui seni e poi la prese da dietro facendole aprire le natiche in una muta offerta con le sue stesse mani.
Mary subiva tutto senza mai pensare a una ribellione tutta la giornata era stata talmente densa di visioni eccitanti che non riusciva a non godere di qualsiasi cosa le avrebbe chiesto il suo padrone di turno.
Dopo che uscì dal suo retto lo leccò con la devozione di una schiava perfettamente addestrata.

XI.
Due giorni dopo, Mary rivide Anna che era stata portata nell’infermeria dello stabilimento e aveva subito le visite necessarie per verificare le sue condizioni, era in forma nulla di particolare che i due giorni di riposo non potevano guarire. Le sue natiche erano ancora segnate dai colpi ricevuti, ma a parte questi segni il suo fisico non aveva riportato danni.
Nella psiche invece forse quella pubblica punizione così severa l’aveva colpita in modo molto profondo, appena incontrò suo marito, gli si gettò ai piedi supplicandolo di avere pietà e di non scacciarla, disse che sarebbe stata devotissima e non lo avrebbe mai più tradito.
Il Presidente le disse:” si credo che non mi tradirai più perché non ne avrai la possibilità, resterai con me solo come mia schiava, non avrai più nessuno dei privilegi che avevi prima come moglie e ti sottometterai alle mie amanti e alle mie schiave come a me stesso”.
Non attese alcuna risposta e le girò le spalle allontanandosi, dovevano avere già avuto degli ordini in merito perché Carla e Beatrice la portarono via e lei le seguì docilmente.
Quel giorno fu di riposo per Mary che rientrata nel suo Bungalow, fece il resoconto di quanto avvenuto durante la permanenza presso il Presidente, e precisando che era stata molto obbediente nei confronti del Presidente, per questo suo marito vedendola stanca le permise di restare nel bungalow a riposare.
Il giorno successivo, appena sveglia si mise a svolgere le sue incombenze domestiche, e attese nel bungalow che suo marito tornasse, aveva sicuramente trascorso la notte nel bungalow di Lady Arianna.
Appena Franco ritornò, pranzarono insieme con quello che lei aveva preparato, le disse di stare leggera, poi le fece fare un riposino anche nel pomeriggio, verso le quattro, le disse adesso andiamo c’è una sorpresa per te.
La portò verso la piazzetta, c’era il presidente e alcune persone presenti, una delle guardiane aveva preparato la gogna, su ogni lato era stata disposta una telecamera.
Una donna vestita di pelle nera con una maschera, venne a prenderla, le mise un guinzaglio e Franco le disse obbediscile senza indugi.
Mary seguì la donna aveva il cuore che le pulsava forte, e cominciò a sudare ma malgrado la paura sentì l’eccitazione impadronirsi di lei, si sentiva bagnare le cosce, e questo la fece sentire molto porca e perversa, era incredibile si rendeva conto che sarebbe stata messa alla gogna e lei iniziava già a provare un senso di eccitazione.
Beatrice era la donna mascherata e si fece riconoscere appena le parlò all’orecchio, dicendole che l’avrebbe indotta a supplicare pietà.
Appena fissata e legata nella stessa posizione in cui era stata posta solo tre giorni prima Anna, ebbe appena il tempo di immaginare come doveva essere oscena lei e cosa potevano vedere le persone che assistevano alla sua esposizione, e tutto questo la eccitò.
I colpi iniziarono ad abbattersi sulle sue natiche prepotentemente, e la giostra venne fatta girare, a ogni giro poteva vedere Beatrice in piedi con la frusta in mano sapendo che appena il suo posteriore sarebbe stato posto nella sua direzione una sonora frustata si sarebbe abbattuta sulla sua groppa.
Ricevette così venticinque colpi, la metà di quelli di Anna, ma sentiva che le sue natiche erano di fuoco, le pareva che il suo culo fosse più grosso da come lo sentiva pulsare.
Appena ebbe termine la fustigazione vide numerosi uomini pronti e mascherati con il pene eretto che si avvicinavano, uno si presentò davanti alla sua bocca, e lei lo imboccò senza pensare a rifiutare e un altro lo sentì che la penetrava dietro il suo ano palpitante lo accolse e appena sentì le cosce dell’uomo che si andarono ad appoggiare alle sue natiche rinnovando il dolore, ebbe un sussulto, ma non smise di succhiare il pene che aveva in bocca.
Sentiva che quello in bocca non sarebbe durato a lungo si sentiva pulsare il pene, due colpi di lingua ancora e si svuotò nella sua bocca.
Poco dopo anche quello dietro venne nel suo retto inondandole gli intestini, ma c’era la fila prenotata, di coloro che volevano usarla, lei era eccitata e resistente, andò avanti per parecchio e i maschi si succedevano nel suo culo che ormai non sentiva più nella sua fica e nella sua bocca.
Non sapeva più quanti erano e non riusciva nemmeno più a muovere la lingua, era sfinita. Svenne e una delle guardiane se ne accorse, e fermò l’uomo che era nella sua bocca ad agitarsi con frenesia, la guardiana lo respinse con violenza.
Venne sciolta e trasportata all’infermeria, Franco capì che si era sentita male vedendo la reazione della guardiana e ne fu spaventato.
Seguì sua mogli e fino all’infermeria, il dottore la rianimò, poi capito di cosa si trattava decise per una lavanda gastrica, almeno trenta uomini le avevano eiaculato nello stomaco, era troppo, compresa la stanchezza degli amplessi e dell’eccessivo godimento.
Mary rimase alcuni giorni ricoverata, al termine dei quali Franco che le era stato vicino in quei tre giorni preoccupato, decise che se ne sarebbero andati, dovevano prendere alcuni giorni di riposo in un ambiente rilassato, senza stravaganze.
Partirono e andarono in montagna in Svizzera in una località turistica. Fecero lunghe passeggiate, e fecero l’amore normalmente, Franco si era spaventato troppo dopo quella seduta e non voleva più ripetere quell’esperienza.
Mary dal canto suo non osava a proporre al marito di ricominciare, anche se non riusciva più a provare un orgasmo intenso come durante quelle sedute punitive.
Trascorsero la vacanza piacevolmente, erano ritornati alla loro tranquilla vita domestica, e Mary cercava di non pensare alle sue sensazioni e desideri che cercava di nascondere e respingere ogni volta che si trovava da sola e non era impegnata.
Erano trascorsi due mesi, e una mattina di ottobre le giunse un pacchetto consegnato da un fattorino, lo aprì, c’era una cassetta video e una busta, sulla busta c’era scritto, per Mary da aprire solo dopo aver visionato la cassetta.
Mary si lasciò cullare dalle sue sensazioni, che erano rivolte all’obbedienza, e inserì la cassetta, il titolo era una donna sottomessa, poi venne una lista di nomi tra cui il suo La schiava Mary.
Rivide tutte le scene della sua sottomissione al marito a Lady Arianna, e non poté resistere dovette masturbarsi raggiungendo l’orgasmo come da un po’ non le accadeva.
Quella immagini l’avevano risvegliata di colpo, non poteva rinunciare a quel piacere, e tanto peggio per Franco se non voleva.
Aprì la busta, c’era solo un numero di telefono, lo compose e riconobbe la voce che rispose, si presentò con il tono più sottomesso e seducente possibile:” sono la schiava Mary, ho visto la cassetta”. La voce dall’altra parte le disse di spogliarsi e di attendere che venissero a prenderla, e se voleva poteva decidere se lasciare un biglietto a suo marito oppure no. Mary rispose “sì padrone mi preparo subito” ma l’altro aveva ri-agganciato e non sentì l’ultima parte della frase.
Mary nuda attese che qualcuno venisse, non sapeva chi ma avrebbe obbedito perché era ciò che voleva.
Suonarono, lei così come era andò ad aprire, era Beatrice e lei si inginocchiò Beatrice le passò un collare intorno al collo, al quale era appeso un guinzaglio, le fece indossare un impermeabile, e poi tirando sul guinzaglio la invitò ad uscire, scesero con l’ascensore, c’era solo la portiera che stava asciugando l’ingresso, la quale salutò ma le morirono le parole in gola vedendo quella signora del terzo paino portata da un'altra donna al guinzaglio, fuori una grossa vettura attendeva con il motore acceso, e Mary salì, sapeva che non sarebbe tornata indietro,ognuno si sceglie il proprio destino e se suo marito non lo aveva capito lei preferiva andare dove poteva essere capita, da un padrone che non avrebbe dimostrato debolezze, pensò mentre l’auto viaggiava che se Beatrice l’avesse obbligata a scendere nuda lo avrebbe fatto e si eccitò talmente da avere quasi un orgasmo al solo pensiero.
scritto il
2019-07-30
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