Al Motel
di
Imperium
genere
etero
Le mani scorrono su di te, sulla camicetta di seta. La forma rotonda e generosa dei seni si modella al palpare avido delle dita e dei palmi vogliosi.
Le labbra scorrono ingorde dal collo poi giù. le mani stringono e sollevano i tuoi seni scrutati dal passare umido di labbra e lingua che divorano la tua pelle, mentre il rumore affannoso dei respiri che si sovrappongono, l'orgasmo. nascosti nell'angolo oscuro della stanzetta del motel dove ci siamo dati appuntamento.
Le mie braccia ti stringono; l'ardimentoso baciarti sale, assaporando ogni millimetro della tua pelle, fino a raggiungerti sulle labbra semiaperte e tra cui si insinua la mia lingua, irruente e bramosa di assaggiare la tua.
Le tue mani s'infilano nei jeans. Li sbottonano. La forma di un sesso in erezione mostra la sua eccitazione a stento trattenuta dagli slip. Mentre ci baciamo, lasciando che le nostre lingue si contorcono in un aggrovigliato gioco erotico, le tue mani raggiungono il loro scopo. abbassano i jeans e le mutande ed afferrano un cazzo teso che nella sua lunghezza si arcua leggermente verso il basso. Lo scappelli con un ritmato movimento della mano. È rigido, disegnato da una venatura, roseo alla base e lungo l’asta, il prepuzio rosso che scompare e riappare al ritmo del tuo polso.
Ora infilo le mie di mani nei tuoi jeans attillati che mettono in risalto un culo da favola,di quei culi che ti fanno girare lo sguardo e seguirlo quando lo incontri per i marciapiedi davanti le vetrine. Ti tiro su la camicetta, nella foga parte un bottone. Le dita s’infilano.strusciano sulle chiappe, le palpano con ingordigia poi girano davanti a massaggiarti la figa. Due dita entrano tra le labbra stuzzicandoti il clito, e tu godi.
I tuoi occhi sokkiusi, la bocca semiaperta, l’aria di chi è in orgasmo. I capelli ribelli che “skizzano” sul tuo viso così come implori ansimante che ti skizzi il mio piacere. Piacere che è pronto a venirti addosso, grazie al fantastico lavorio delle tue mani.
Ti appoggio al muro spoglio e beige del motel. Ti sollevo le gambe fino all’altezza dei miei fianchi, tu le incroci cingendomi. Le mie mani scorrono sui tuoi fianki, ammorbiditi da un leggero e piacevole strato di cellulite, per niente fastidioso, mi eccita. Continuano ad accarezzarti, fino ad incrociare le dita nel fare un appoggio sotto il tuo culo che massaggio col movimento dei polsi.
La lingua fruga febbrilmente la tua bocca. Con un colpo secco il mio cazzo in erezione entra nella tua figa colante dopo aver cercato il punto giusto per penetrarti.
Inizia il ritmato andamento dei colpi del pene. Colpo di verga seguito puntualmente dai tuoi sussulti e gemiti.
Il “ciaf … ciaf …” lento ma potente dello sbattere delle palle sulle cosce e sulle natiche. I vigorosi colpi d’anca ed il vibrare dei glutei, il penetrare del pene, il suo uscire impregnato dai liquidi vischiosi ed ammalianti dei nostri piaceri. Il “ciaf-ciaf” del cazzo che si fa strada nella tua figa che pare sciogliersi ed ammorbidirsi, modellarsi quasi, sotto i colpi di un’asta vorace, rabbiosa, ingorda direi. Figa sempre più fradicia, di piacere.
Continua il tuo ansimare ad ogni botta. Il tuo capo reclinato, appoggiato al muro in cartongesso della stanza; gli occhi languidi di chi gusta tutto il godimento che le viene offerto. E scoparti, scoparti, scoparti.
La tua bocca aperta ed i tuoi gemiti che accompagnano ogni affondo del cazzo. Ed i seni, trattenuti dal reggiseno di pizzo, che saltellano.
Si avvicina il culmine della “cavalcata”. I colpi di sesso hanno un intervallo più lungo tra l’uno e l’altro
Ed i tuoi sobbalzi di spalle, schiena, seni, il ritrarre delle tue cosce avvinghiate a me. Ancora qualche colpo di “asta” ben assestato poi, potente, il getto di sborra ad inondarti dentro, dove volevi tu.
Il tuo gemito ora piu’ lungo, rilassato. Come alla fine di una corsa folle, follemente estasiante, meravigliosa cavalcata tra le tue cosce a tenaglia.
Il respiro torna calmo, ti passi una mano sulla fronte e riordini tutte le ciocche svolazzate sul tuo viso, fin sulle labbra.
Lo tiro fuori, i nostri liquidi a mescolarsi. gocce di passione a rigarti le gambe mentre ti infili i jeans e l’ansia da ‘moglie adultera’ si appropria della tua mente. Pervadendo ogni tuo movimento d’un fare nervoso.
Non vai neanche in bagno per rinfrescarti. afferri la borsetta, la tieni tra i denti mentre t’infili il soprabito che avevi buttato sul letto nella foga di infilarti tra le mie braccia, prima.
Ti osservo appoggiato, ora io, alla parete sottile della stanza…
Mi passi vicino per raggiungere la porta. Ti fermo afferrando, ma con dolcezza, il tuo braccio. "Vai già via? in bocca? non lo vuoi in bocca? eh?"
"No dai stasera no." Noti un velo di delusione. Passi la mano sulla mia guancia.
"Mi aspetta. Abbiamo una cena con dei suoi clienti È stata veloce, ma non ho resistito a rimandare"
Le nostre labbra si sfiorano.
"Ti voglio, lo sai."
"Sì, anch’io. E lo sai."
Le labbra scorrono ingorde dal collo poi giù. le mani stringono e sollevano i tuoi seni scrutati dal passare umido di labbra e lingua che divorano la tua pelle, mentre il rumore affannoso dei respiri che si sovrappongono, l'orgasmo. nascosti nell'angolo oscuro della stanzetta del motel dove ci siamo dati appuntamento.
Le mie braccia ti stringono; l'ardimentoso baciarti sale, assaporando ogni millimetro della tua pelle, fino a raggiungerti sulle labbra semiaperte e tra cui si insinua la mia lingua, irruente e bramosa di assaggiare la tua.
Le tue mani s'infilano nei jeans. Li sbottonano. La forma di un sesso in erezione mostra la sua eccitazione a stento trattenuta dagli slip. Mentre ci baciamo, lasciando che le nostre lingue si contorcono in un aggrovigliato gioco erotico, le tue mani raggiungono il loro scopo. abbassano i jeans e le mutande ed afferrano un cazzo teso che nella sua lunghezza si arcua leggermente verso il basso. Lo scappelli con un ritmato movimento della mano. È rigido, disegnato da una venatura, roseo alla base e lungo l’asta, il prepuzio rosso che scompare e riappare al ritmo del tuo polso.
Ora infilo le mie di mani nei tuoi jeans attillati che mettono in risalto un culo da favola,di quei culi che ti fanno girare lo sguardo e seguirlo quando lo incontri per i marciapiedi davanti le vetrine. Ti tiro su la camicetta, nella foga parte un bottone. Le dita s’infilano.strusciano sulle chiappe, le palpano con ingordigia poi girano davanti a massaggiarti la figa. Due dita entrano tra le labbra stuzzicandoti il clito, e tu godi.
I tuoi occhi sokkiusi, la bocca semiaperta, l’aria di chi è in orgasmo. I capelli ribelli che “skizzano” sul tuo viso così come implori ansimante che ti skizzi il mio piacere. Piacere che è pronto a venirti addosso, grazie al fantastico lavorio delle tue mani.
Ti appoggio al muro spoglio e beige del motel. Ti sollevo le gambe fino all’altezza dei miei fianchi, tu le incroci cingendomi. Le mie mani scorrono sui tuoi fianki, ammorbiditi da un leggero e piacevole strato di cellulite, per niente fastidioso, mi eccita. Continuano ad accarezzarti, fino ad incrociare le dita nel fare un appoggio sotto il tuo culo che massaggio col movimento dei polsi.
La lingua fruga febbrilmente la tua bocca. Con un colpo secco il mio cazzo in erezione entra nella tua figa colante dopo aver cercato il punto giusto per penetrarti.
Inizia il ritmato andamento dei colpi del pene. Colpo di verga seguito puntualmente dai tuoi sussulti e gemiti.
Il “ciaf … ciaf …” lento ma potente dello sbattere delle palle sulle cosce e sulle natiche. I vigorosi colpi d’anca ed il vibrare dei glutei, il penetrare del pene, il suo uscire impregnato dai liquidi vischiosi ed ammalianti dei nostri piaceri. Il “ciaf-ciaf” del cazzo che si fa strada nella tua figa che pare sciogliersi ed ammorbidirsi, modellarsi quasi, sotto i colpi di un’asta vorace, rabbiosa, ingorda direi. Figa sempre più fradicia, di piacere.
Continua il tuo ansimare ad ogni botta. Il tuo capo reclinato, appoggiato al muro in cartongesso della stanza; gli occhi languidi di chi gusta tutto il godimento che le viene offerto. E scoparti, scoparti, scoparti.
La tua bocca aperta ed i tuoi gemiti che accompagnano ogni affondo del cazzo. Ed i seni, trattenuti dal reggiseno di pizzo, che saltellano.
Si avvicina il culmine della “cavalcata”. I colpi di sesso hanno un intervallo più lungo tra l’uno e l’altro
Ed i tuoi sobbalzi di spalle, schiena, seni, il ritrarre delle tue cosce avvinghiate a me. Ancora qualche colpo di “asta” ben assestato poi, potente, il getto di sborra ad inondarti dentro, dove volevi tu.
Il tuo gemito ora piu’ lungo, rilassato. Come alla fine di una corsa folle, follemente estasiante, meravigliosa cavalcata tra le tue cosce a tenaglia.
Il respiro torna calmo, ti passi una mano sulla fronte e riordini tutte le ciocche svolazzate sul tuo viso, fin sulle labbra.
Lo tiro fuori, i nostri liquidi a mescolarsi. gocce di passione a rigarti le gambe mentre ti infili i jeans e l’ansia da ‘moglie adultera’ si appropria della tua mente. Pervadendo ogni tuo movimento d’un fare nervoso.
Non vai neanche in bagno per rinfrescarti. afferri la borsetta, la tieni tra i denti mentre t’infili il soprabito che avevi buttato sul letto nella foga di infilarti tra le mie braccia, prima.
Ti osservo appoggiato, ora io, alla parete sottile della stanza…
Mi passi vicino per raggiungere la porta. Ti fermo afferrando, ma con dolcezza, il tuo braccio. "Vai già via? in bocca? non lo vuoi in bocca? eh?"
"No dai stasera no." Noti un velo di delusione. Passi la mano sulla mia guancia.
"Mi aspetta. Abbiamo una cena con dei suoi clienti È stata veloce, ma non ho resistito a rimandare"
Le nostre labbra si sfiorano.
"Ti voglio, lo sai."
"Sì, anch’io. E lo sai."
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