Scopata senza pietà da un 70enne

di
genere
etero

Si consiglia la lettura della storia “ho venduto il mio corpo per un buon lavoro”.
Come vi ho raccontato, avevo ottenuto il posto di lavoro in un ufficio portuale, a patto che mi facessi scopare dal mio superiore Riccardo, un bel ragazzo di 30 anni. Ormai la cosa andava avanti da mesi, e la cosa mi stava iniziando a piacere, soprattutto quando a fine mese ricevevo il mio generoso stipendio. Riccardo mi disse che avrei dovuto accompagnarlo alla fiera nautica di Genova: oltre che come sua segretaria, avrei dovuto usare le mie “qualità” per convincere il proprietario di un grande cantiere navale a firmare un contratto con il nostro ufficio. Se l’operazione fosse andata in porto, avrei ricevuto un generoso bonus di 3000 euro. Ovviamente ho accettato, avevo bisogno di soldi extra a causa di alcune spese impreviste. Così partimmo alla volta di Genova io, Riccardo e due nostri colleghi. Ovviamente dividevo la camera d’albergo con Riccardo, ormai in ufficio tutti sapevano del nostro accordo. I primi giorni trascorrevano normalmente, di giorno andavo in fiera, e di notte mi facevo scopare da quel porco di Riccardo. Finchè arrivò la sera dell’incontro con il cliente; ci saremmo incontrati con il signor Ferdinando sul suo yacht ormeggiato al porto, per discutere i termini dell’accordo. Il mio outfit l’avevo deciso in accordo con Riccardo, per essere il più provocante possibile: tacchi a spillo e vestitino nero da sera, cortissimo e con una generosa scollatura per esaltare al meglio la mia 4° di seno. Arriviamo all’incontro e finalmente conosco il signor Ferdinando, ma resto un pò delusa: ha circa 70 anni, capelli bianchi e leggermente in carne. Ero spaventata, non avevo mai fatto sesso con una persona così grande e questo non mi faceva sentire a mio agio. Lui è molto gentile e ci fa accomodare a bordo, dove iniziamo a discutere dell’accordo. Io sono molto tesa, Riccardo se ne accorge ed inizia ad accarezzarmi la coscia da sotto il tavolo, avvicinandosi alla mia fichetta. Io ne sento il bisogno di distrarmi, apro le gambe e guido la sua mano dentro di me, scostando il filo del perizoma per permettergli di giocare con il mio sesso. Lui inizia a stuzzicarmi, prima con un dito, poi con due e poi con tre; io inizio a godere e faccio fatica a trattenermi, sono completamente in balia di lui. Sono bagnatissima, e si inizia a percepire il dolce suono delle sue dita che giocano con la mia fichetta fradicia. Fortunatamente prima che gli altri si accorgano di noi raggiungo un bellissimo orgasmo, cammuffato ad arte con un colpo di tosse. Riccardo mi guarda, si annusa la mano fradicia dei miei umori e mi fa un occhiolino di intesa. Impiego circa 5 minuti a riprendere il filo del discorso, mi ero completamente assentata con la testa. Riccardo mi chiede di porgere alcuni documenti al signor Ferdinando, così mi alzo e faccio di tutto per provocarlo, sistemandomi china dietro di lui per mostrargli alcuni grafici. Poggio la mano sulla sua spalla e mi avvicino sempre di più, poggiando “casualmente” il mio seno sull’altra sua spalla. Lui ha come un brivido, non credo che gli capiti spesso di stare così a stretto contatto con una 19enne…. Definiti i termini del contratto, ci alziamo per andarcene, ma vedo che il signor Ferdinando scambia due parole sottovoce con Riccardo, al che lui annuisce, si gira verso di me e mi fa l’occhiolino. Mi chiede se è un problema restare lì con il signor Ferdinando, per definire gli ultimi dettagli. Io dico che non ci sono problemi, so bene quale sarà il mio compito speciale. Così saluto Riccardo e i miei colleghi, mentre io resto sola con il signor Ferdinando. Mi offre un calice di champagne e mi chiede qualcosa sul mio lavoro, di cosa mi occupo ecc. Io con fare molto malizioso sorseggio lo champagne interessata ai suoi discorsi e nel frattempo incrocio un paio di volte le gambe, lasciando intravedere il mio perizoma. Mi alzo per riempire i nostri bicchieri, si alza anche lui e si piazza dietro di me, palpandomi le tette ed iniziando a baciarmi il collo. Io non oppongo resistenza, sapevo che sarebbe finita così, anche se mi fa una strana sensazione sentire su di me le mani di una persona che potrebbe essere mio nonno. Io mi lascio possedere, lui mi gira e mi ficca la lingua in bocca in un bacio molto appassionato. Nel frattempo mi sfilo il vestitino, restando nel mio intimo nero. Mi inginocchio e gli apro la patta dei pantaloni, cacciando fuori l’uccello ed inizio a spompinarlo per bene. Ci mette un pò per andare in tiro, ma finalmente raggiunge una dimensione di tutto rispetto, non pensavo che a quell’età potesse essere ancora così duro. Lo succhio con avidità alternandomi tra l’asta e le palle; lui gode parecchio, ed inizia ad emettere dei gemiti di piacere. Poi mi poggia la mano sulla testa, assecondando i miei movimenti e spingendomi sempre di più contro il suo cazzo, fino quasi a farmi soffocare. Decido di andare avanti, staccandomi da lui e spingendolo su una poltrona. Mi piazzo a cavalcioni su di lui e mi sfilo il reggiseno, dandogli la possibilità di affondare la faccia tra le mie tettone. Cerco di tenerlo impegnato con le mie tette il più possibile, non voglio che mi baci nuovamente; scosto leggermente il filo del perizoma e guido il suo cazzo dentro di me. Inizio a muovere il bacino ad un ritmo sempre maggiore, voglio farlo venire il prima possibile, ormai è quello il mio compito. Con le sue mani rugose mi afferra il sedere e me lo schiaffeggia, facendomi urlare dal dolore. Ormai sta per cedere, è paonazzo in volto ed infatti subito dopo lancia un urlo di piacere e sento che sta esplodendo dentro di me. Mi alzo e lui mi chiede di ripulirgli il cazzo dallo sperma bollente, io eseguo da brava puttanella e devo ammettere che ha un buon sapore, in effetti non credevo proprio. Poi prende una penna, firma il contratto e me lo porge, dicendomi di portarlo al mio capo, che avrebbe gradito sicuramente. Mi rivesto in fretta e furia, non vedo l’ora di andare via, mi sento sporca per quello che ho appena fatto. Lo saluto e mi allontano, incamminandomi con un rivolo di sperma bollente che colava nel mio interno coscia.

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scritto il
2019-11-21
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