La porno prof (4)
di
Pierre
genere
etero
I giorni passano e a scuola tutto fila tranquillo, io sono più distratto e distante da tutto e sia gli amici che gli insegnanti se ne accorgono riprendendomi. La prof invece si mostra spigliata e alla mano, come suo solito, con tutti gli alunni mentre a me non dà nessuna confidenza. Devo comunque ammettere che con me non ne ha mai avuta tanta, come invece la ha con le ragazze, però è sempre socievole e disponibile con tutti gli altri.
Da quando ho iniziato a prendere ripetizioni da lei, si stava creando un'intesa sempre maggiore, ora invece evitiamo di parlarci. Dal pomeriggio della inculata a stamattina è passata una settimana e non mi ha rivolto la parola nemmeno una volta, risparmiandomi così almeno le interrogazioni. Io in tutti questi giorni ho sempre evitato di guardarla in faccia per paura di incrociare il suo sguardo e venirne pietrificato però quando scrive alla lavagna non rinuncio a sbirciarle il sedere e ad ogni occhiata il cazzo ha uno spasmo per il pensiero che quel culo lo ho avuto; che ho violato il buchino nascosto tra quelle chiappe sode e morbide e che le ho perfino sborrato dentro.
Sono ormai convinto che si siano irrimediabilmente rotti i rapporti con lei e penso a che scusa inventare con i miei per giustificare il fatto che non andrò più a prendere ripetizioni, quand'ecco che il mercoledì sera telefona a casa per dirmi che il pomeriggio seguente avremmo ripreso il ripasso di Storia, e me lo dice col suo tono gelido e distaccato che ormai è solita usare quelle rare volte che è costretta a rivolgermi la parola. Io faccio per risponderle con un ''sì va bene'', ma lei ha già chiuso la chiamata, quindi qualsiasi fosse stata la mia risposta, se non mi fosse stato possibile andarci, a lei era del tutto indifferente. Così passo la notte e la mattinata seguente con il pensiero fisso sull'appuntamento del pomeriggio per le ripetizioni, ma quella mattina la prof Sciarra si prende un giorno di ferie (o di malattia, non so) e la sostituisce un supplente.
I miei compagni dai loro banchi mi fanno cenni di delusione per la mancanza di quel bel culo da ammirare, io invece vengo assalito dall'indecisione sul cosa fare con la lezione privata; se non si è presentata a scuola è perché può non sentirsi bene e questo non la renderà di certo ben disposta, se poi ci si mette il fatto che a presentarsi da lei sia io: la persona che più odia al mondo, allora la cosa mi mette una gran fifa.
D'altro canto c'è una cosa con cui devo fare i conti, un pensiero che continua, dispettoso, a stuzzicarmi sia la mente che le ''parti basse'', e cioè quello di tornare ''sul luogo del delitto''. Il pensiero di rivedere il posto dove ho inculato la mia prof di Lettere mi eccita, la sola idea fare andare gli occhi verso la finestra dove lei si era appoggiata, sporgendosi a 90°, per prenderlo nel culo, mi procura subito un sussulto.
Per diversi giorni il cazzo mi ha fatto male (è stata la prima penetrazione di un culo, a dire il vero è la stata la prima in assoluto), adesso va molto meglio, provo solo un certo dolore quando ho qualche spasmo in quella zona, un dolore che però si fa piacevole da sopportare ed anche stuzzicante se lo spasmo me lo procura il pensare alla prof Sciarra ed al suo bel culo che si sono presi la mia mazza.
Comunque, finita la scuola torno a casa e mangiucchio qualcosa svogliatamente tormentandomi continuamente sul cosa fare con la lezione poi, come folgorato da una illuminazione improvvisa, ecco che l'idea di telefonarle che ho scartato per tutta la mattinata per il timore di disturbarla -e quindi farla arrabbiare- si presenta ora come la pensata più sensata e inoltre la prof potrebbe apprezzarmi per la delicatezza. Quindi la chiamo e chiederle come sta e se l'appuntamento è ancora valido lo trovo difficilissimo, infatti biascico la frase senza essere sicuro che mi abbia capito. La prof non è infastidita ma non mi dimostra affatto di apprezzare l'interessamento e con la solita odiosa freddezza conferma l'appuntamento e chiude la chiamata. Io sospiro tra il deluso, il preoccupato e l'infastidito, perché non ho idea di come potremo restare una ora intera insieme, io e lei, dopo quella cosa assurda che c'è stata e considerato che non sopporta più la mia presenza. E mi chiedo perché non ha fatto la cosa più semplice, ovvero chiuderla lì con le ripetizioni; comunque metto il quadernone e il libro nello zaino, inforco il motorino e parto mesto e titubante, rassegnato ad un'ora di indicibile imbarazzo.
Mano a mano che mi avvicino si accavallano fotogrammi sempre più incalzanti su quella inculata, la testa inizia a girare e le mani a sudare, ma è quando lei mi apre la porta che un'espressione sbigottita mi si disegna in faccia e mi si spezza il respiro il gola.
La professoressa è in vestaglia e senza salutare né dire altro mi afferra per la giacca di jeans e mi tira dentro casa, poi mi respinge in modo che urtandola chiudo la porta sbattendola e mi ci ritrovo addossato. Lo zaino mi scivola dal braccio e cadendo si apre liberando libro e quadernone che a loro volta disseminano foglietti sfusi per tutta l'entrata mentre lei è intenta, con una foga maniacale, a slacciarmi la cinghia, sbottonarmi la patta dei pantaloni e tirare le mutande così decisa che arriva a strapparmele.
Tira fuori il mio cazzo e si mette a massaggiarlo; ora che ce l'ha in mano la sento calmarsi, mentre frugava per tirarmelo fuori invece era smaniosa, come posseduta. Io sono incredulo e resto paralizzato, fisso la prof con gli occhi sgranati, apro la bocca per dire qualcosa, un: ''ma prof'', però non mi esce alcun suono, lei intanto continua a menarmi l'asta, ha la faccia vicino alla cappella, sento il suo fiato investirla e l'erezione che avevo a casa e durante il tragitto ci mette poco a ripresentarsi.
Adesso ho io il respiro affannato e il cazzo sempre più duro e pulsante, chiudo gli occhi e mi lascio fare il pompino dalla mia bella prof. Ingoia il mio cazzo con avidità e man mano che me lo succhia il suo respiro, prima corto e affannoso, si fa più calmo e lento e le dita, che prima stringevano nervose l'orlo della canottiera e le mutande, adesso si rilassano.
L'ho vista proprio come un'indiavolata. Io resto addossato alla porta d'ingresso ansimando incredulo ma felice e fissando quella testa mora e riccioluta che si muove sul mio inguine, poi lei la solleva sfilandosi la mia asta dalla bocca, io mi guardo la cappella rossa e tutta insalivata mentre lei restando in ginocchio si gira e si mette carponi poi si porta una mano dietro, si solleva la vestaglia fino ai fianchi e tirando una chiappa mette in mostra il buco del culo rendendo eloquente la volontà di essere inculata. Chino il capo poggiando il mento sul petto e mi osservo il cazzo che lei ha bagnato per bene, stavolta non c'è neanche bisogno di prendere il burro, io mi lascio scivolare lungo la porta ritrovandomi in ginocchio davanti a quel bel culo che lei mi offre, vogliosa di sentirselo violare di nuovo.
Affondo per la seconda volta le mani su quelle chiappe da favola, sempre morbidissime e sode, e le divarico mettendo il buco oscenamente in mostra; gli avvicino la cappella e poi farcela entrare dentro è molto facile, e una volta entrata prendo a spingere il cazzo sempre più a fondo nel culo e faccio su e giù fino a sborrarle dentro, il tutto accompagnato dal nostro ansimare. Quando sente arrivarle in pancia la mia sborra vischiosa mi ordina di toglierle il cazzo da dentro il culo, appena sfilo la cappella un rivolo di sborra cola dal buco lungo la coscia, è mischiato a del sangue e lascia nel suo scorrere una scia rossastra che la prof interrompe con un dito e che si sofferma a guardare passandoci un polpastrello come per sentirne la consistenza, commenta con un ''brutto porco'' che sinceramente mi ferisce, poi corre a chiudersi in bagno dicendomi, perentoria, di sparire; mi sistemo i pantaloni, raccolgo tutti i foglietti sparsi sul pavimento, il quadernone e il libro ed esco.
Continua
Da quando ho iniziato a prendere ripetizioni da lei, si stava creando un'intesa sempre maggiore, ora invece evitiamo di parlarci. Dal pomeriggio della inculata a stamattina è passata una settimana e non mi ha rivolto la parola nemmeno una volta, risparmiandomi così almeno le interrogazioni. Io in tutti questi giorni ho sempre evitato di guardarla in faccia per paura di incrociare il suo sguardo e venirne pietrificato però quando scrive alla lavagna non rinuncio a sbirciarle il sedere e ad ogni occhiata il cazzo ha uno spasmo per il pensiero che quel culo lo ho avuto; che ho violato il buchino nascosto tra quelle chiappe sode e morbide e che le ho perfino sborrato dentro.
Sono ormai convinto che si siano irrimediabilmente rotti i rapporti con lei e penso a che scusa inventare con i miei per giustificare il fatto che non andrò più a prendere ripetizioni, quand'ecco che il mercoledì sera telefona a casa per dirmi che il pomeriggio seguente avremmo ripreso il ripasso di Storia, e me lo dice col suo tono gelido e distaccato che ormai è solita usare quelle rare volte che è costretta a rivolgermi la parola. Io faccio per risponderle con un ''sì va bene'', ma lei ha già chiuso la chiamata, quindi qualsiasi fosse stata la mia risposta, se non mi fosse stato possibile andarci, a lei era del tutto indifferente. Così passo la notte e la mattinata seguente con il pensiero fisso sull'appuntamento del pomeriggio per le ripetizioni, ma quella mattina la prof Sciarra si prende un giorno di ferie (o di malattia, non so) e la sostituisce un supplente.
I miei compagni dai loro banchi mi fanno cenni di delusione per la mancanza di quel bel culo da ammirare, io invece vengo assalito dall'indecisione sul cosa fare con la lezione privata; se non si è presentata a scuola è perché può non sentirsi bene e questo non la renderà di certo ben disposta, se poi ci si mette il fatto che a presentarsi da lei sia io: la persona che più odia al mondo, allora la cosa mi mette una gran fifa.
D'altro canto c'è una cosa con cui devo fare i conti, un pensiero che continua, dispettoso, a stuzzicarmi sia la mente che le ''parti basse'', e cioè quello di tornare ''sul luogo del delitto''. Il pensiero di rivedere il posto dove ho inculato la mia prof di Lettere mi eccita, la sola idea fare andare gli occhi verso la finestra dove lei si era appoggiata, sporgendosi a 90°, per prenderlo nel culo, mi procura subito un sussulto.
Per diversi giorni il cazzo mi ha fatto male (è stata la prima penetrazione di un culo, a dire il vero è la stata la prima in assoluto), adesso va molto meglio, provo solo un certo dolore quando ho qualche spasmo in quella zona, un dolore che però si fa piacevole da sopportare ed anche stuzzicante se lo spasmo me lo procura il pensare alla prof Sciarra ed al suo bel culo che si sono presi la mia mazza.
Comunque, finita la scuola torno a casa e mangiucchio qualcosa svogliatamente tormentandomi continuamente sul cosa fare con la lezione poi, come folgorato da una illuminazione improvvisa, ecco che l'idea di telefonarle che ho scartato per tutta la mattinata per il timore di disturbarla -e quindi farla arrabbiare- si presenta ora come la pensata più sensata e inoltre la prof potrebbe apprezzarmi per la delicatezza. Quindi la chiamo e chiederle come sta e se l'appuntamento è ancora valido lo trovo difficilissimo, infatti biascico la frase senza essere sicuro che mi abbia capito. La prof non è infastidita ma non mi dimostra affatto di apprezzare l'interessamento e con la solita odiosa freddezza conferma l'appuntamento e chiude la chiamata. Io sospiro tra il deluso, il preoccupato e l'infastidito, perché non ho idea di come potremo restare una ora intera insieme, io e lei, dopo quella cosa assurda che c'è stata e considerato che non sopporta più la mia presenza. E mi chiedo perché non ha fatto la cosa più semplice, ovvero chiuderla lì con le ripetizioni; comunque metto il quadernone e il libro nello zaino, inforco il motorino e parto mesto e titubante, rassegnato ad un'ora di indicibile imbarazzo.
Mano a mano che mi avvicino si accavallano fotogrammi sempre più incalzanti su quella inculata, la testa inizia a girare e le mani a sudare, ma è quando lei mi apre la porta che un'espressione sbigottita mi si disegna in faccia e mi si spezza il respiro il gola.
La professoressa è in vestaglia e senza salutare né dire altro mi afferra per la giacca di jeans e mi tira dentro casa, poi mi respinge in modo che urtandola chiudo la porta sbattendola e mi ci ritrovo addossato. Lo zaino mi scivola dal braccio e cadendo si apre liberando libro e quadernone che a loro volta disseminano foglietti sfusi per tutta l'entrata mentre lei è intenta, con una foga maniacale, a slacciarmi la cinghia, sbottonarmi la patta dei pantaloni e tirare le mutande così decisa che arriva a strapparmele.
Tira fuori il mio cazzo e si mette a massaggiarlo; ora che ce l'ha in mano la sento calmarsi, mentre frugava per tirarmelo fuori invece era smaniosa, come posseduta. Io sono incredulo e resto paralizzato, fisso la prof con gli occhi sgranati, apro la bocca per dire qualcosa, un: ''ma prof'', però non mi esce alcun suono, lei intanto continua a menarmi l'asta, ha la faccia vicino alla cappella, sento il suo fiato investirla e l'erezione che avevo a casa e durante il tragitto ci mette poco a ripresentarsi.
Adesso ho io il respiro affannato e il cazzo sempre più duro e pulsante, chiudo gli occhi e mi lascio fare il pompino dalla mia bella prof. Ingoia il mio cazzo con avidità e man mano che me lo succhia il suo respiro, prima corto e affannoso, si fa più calmo e lento e le dita, che prima stringevano nervose l'orlo della canottiera e le mutande, adesso si rilassano.
L'ho vista proprio come un'indiavolata. Io resto addossato alla porta d'ingresso ansimando incredulo ma felice e fissando quella testa mora e riccioluta che si muove sul mio inguine, poi lei la solleva sfilandosi la mia asta dalla bocca, io mi guardo la cappella rossa e tutta insalivata mentre lei restando in ginocchio si gira e si mette carponi poi si porta una mano dietro, si solleva la vestaglia fino ai fianchi e tirando una chiappa mette in mostra il buco del culo rendendo eloquente la volontà di essere inculata. Chino il capo poggiando il mento sul petto e mi osservo il cazzo che lei ha bagnato per bene, stavolta non c'è neanche bisogno di prendere il burro, io mi lascio scivolare lungo la porta ritrovandomi in ginocchio davanti a quel bel culo che lei mi offre, vogliosa di sentirselo violare di nuovo.
Affondo per la seconda volta le mani su quelle chiappe da favola, sempre morbidissime e sode, e le divarico mettendo il buco oscenamente in mostra; gli avvicino la cappella e poi farcela entrare dentro è molto facile, e una volta entrata prendo a spingere il cazzo sempre più a fondo nel culo e faccio su e giù fino a sborrarle dentro, il tutto accompagnato dal nostro ansimare. Quando sente arrivarle in pancia la mia sborra vischiosa mi ordina di toglierle il cazzo da dentro il culo, appena sfilo la cappella un rivolo di sborra cola dal buco lungo la coscia, è mischiato a del sangue e lascia nel suo scorrere una scia rossastra che la prof interrompe con un dito e che si sofferma a guardare passandoci un polpastrello come per sentirne la consistenza, commenta con un ''brutto porco'' che sinceramente mi ferisce, poi corre a chiudersi in bagno dicendomi, perentoria, di sparire; mi sistemo i pantaloni, raccolgo tutti i foglietti sparsi sul pavimento, il quadernone e il libro ed esco.
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