Le seghe di Remo

di
genere
masturbazione

Remo tornava a casa la sera, sempre stanco, sempre stanco morto.
Parcheggiava lo scooter sotto casa, si toglieva il casco e a lunghi passi cadenzati raggiungeva la propria modesta abitazione.
Non era più giovanissimo e gli anni pesavano sulle spalle come un macigno. Puzzava da fare schifo tornando dal lavoro. Puzzava da schifo perchè lavorava sodo per portare i soldi a casa, non era uno scansafatiche, non era uno di quelli che vivevano sulle spalle degli altri.
In congregazione c'era chi non lavorava e dedicava tutto il proprio tempo a cazzeggiare in servizio, lui no, lui si dedicava anima e corpo per portare la pagnotta a casa. Era una vita molto triste però, divertimenti quasi zero, tempo libero quasi zero. Se non era a lavoro era in sala del regno, se non era in sala del regno era a fare qualche commissione per la famiglia.
Non poteva più andare avanti così. Si sentiva morire, in più il peso degli anni sul corpo e le insoddisfazioni della vita lo stavano demolendo.
Con la moglie le cose non andavano neanche più come un tempo, non scopavano mai. D'altronde come si fa a scopare in un “mondo” dove 7 giorni su 7 sei impegnato in qualcosa di religioso?
Ogni tanto provava a prendere la moglie “da dietro”, quando dormivano, ma lei si scostava, non ne aveva voglia.

Una domenica mattina si era alzato di buon'ora, era andato in bagno e si era lavato per benino l'uccello, era tornato a letto e col cazzo bello pulito si era messo di fronte alla bocca della moglie che dormiva ai lati del letto. Voleva metterlo nella sua bocca ma lei ancora dormiva e non si era accorta del cazzo del marito li a portata di labbra.
Era sempre più umiliante come vita. Essendo un anziano di congregazione da tanti anni ne aveva sentite di tutti i colori. Aveva assistito a tanti comitati giudiziari, e ogni volta tornava a casa sempre più sconvolto. Ed eccitato.

Era strano partecipare ad un comitato giudiziario in sala del regno.
Erano lui e altri due anziani di congregazione e dall'altro capo del tavolo “il malcapitato” o “la malcapitata” che avevano commesso qualche trasgressione. Quasi sempre si trattava di trasgressioni di natura sessuale, quindi i tre uomini dovevano sempre far domande riguardo al sesso e a causa di questa cosa le loro menti non erano più candide o pulite, con quello che ascoltavano dai “trasgressori” e con quello che dovevano “imparare” per tenersi aggiornati ormai erano più perversi di quanto ci si potesse aspettare.
Remo ne aveva sentite davvero di tutte i colori. Dai ragazzini o le ragazzine che scopavano, alle coppie adulte che facevano orge a quelli che tradivano il coniuge. Aveva in testa un enorme database di pettegolezzi e pratiche sessuali da far impallidire una pagina di Pornhub.
Alla fine del comitato giudiziario in genere toccava a lui scrivere il “rapporto confidenziale” da tenere nei server segreti di Jw per “schedare” l'avvenuto “peccato” e l'avvenuta “riprensione” data ad X o ad Y.
Si sentiva come uno “scrittore” di racconti Porno più che un pastore per il gregge.
Un paio di volte gli era capitato di andare a masturbarsi in bagno durante un comitato giudiziario.
Come si poteva star “tranquilli” quando Tre uomini facevano domande di natura intima ad una ragazza che come unica colpa aveva quella d'aver voluto scopare col suo ragazzo senza essere sposati?
In quella occasione gli era venuta fuori tutta la libidine celata a fatica negli anni di costrizioni e privazioni.
Mentre uno dei suoi colleghi chiedeva alla ragazza esattamente che pratiche sessuali avevano fatto lei e il suo ragazzo, Remo aveva iniziato ad avere una vistosa erezione.
Lei era costretta a parlare a quei tre uomini maturi come aveva divaricato le gambe, come si era fatta penetrare la vagina dal fidanzato, come si era fatta infilare l'uccello in bocca.
Mentre i tre anziani le facevano queste domande Remo si immaginava tutta la scena.

Pur essendo ad occhi aperti la sua mente aveva cominciato a vagare.
Nei suoi pensieri c'era la ragazza che stavano “interrogando” e in testa si erano formate tutte le immagini che lei con profondo imbarazzo stava raccontando.
Inventò una scusa e andò in bagno.
Prese il cazzo in mano e iniziò a segarsi, venendo quasi subito nel cesso.
Era visibilmente agitato e arrossito. Da una parte si sentiva in colpa per essersi masturbato, per i testimoni di geova era una grossa violazione, dall'altra si sentiva in colpa per essersi appropriato dell'intimità di quella ragazza, di cose che non dovevano appartenere a lui e ai suoi “colleghi”. Erano anche loro padri di famiglia, sapevano che i figli avevano una propria vita ed era ingiusto controllare la vita sessuale di questi giovani per reprimerla e cercare di disciplinarli. In fondo questa ragazza non aveva fatto nulla di male, aveva dato “via” del suo, aveva voluto provare le emozioni del sesso. La sessualità non poteva essere un peccato, non poteva intromettersi nella vita di questa giovane. E invece lui e altri due uomini si erano intrufolati fin nelle sue mutandine per poterla sgridare. E lui, non resistendo all'eccitazione era dovuto andare a segarsi. Avrebbe dovuto redigere il rapporto “confidenziale” da tenere in archivio e si sentiva veramente in colpa. Come avrebbe potuto scrivere a grandi linee di come questa sorella aveva goduto nel prendere un cazzo in bocca o a farsi trapanare la figa. Perchè poi di questo si trattava. Il sesso è questo. Scopare, corpi che si uniscono, liquidi che escono ed entrano, sudore che cola, sborra che si appiccica.

Era tornato a casa stanco, come sempre, dal lavoro. Non aveva voglia di prendere la bibbia in mano e di leggerla. A casa non c'era nessuno. Non andò nemmeno a lavarsi, non ne sentiva il bisogno.
Entrò nella camera da letto e si mise seduto sul letto. Tirò giù i pantaloni e iniziò a toccarsi. Chiuse gli occhi e iniziò a immaginarsi tutto quel mondo perverso di cui ormai era schiavo.
Anche stavolta non riuscì controllare le emozioni, venne subito, lo sperma gli si appiccicò tra le dita della mano. Una sega breve ma intensa.
Prese la foto della moglie sul comodino, con la mano ancora sporca di sperma. Iniziò a segarsi ancora più forte, voleva venire di nuovo. Voleva fare quelle cose che lei non gli permetteva. Avrebbe voluto un pompino ma lei era restia, le faceva schifo come cosa, e inoltre era severamente vietato dalla religione. Ma Remo voleva, aveva bisogno di provare l'ebbrezza di un pompino. Ne aveva sentite tante di storie di pompini, avevano disassociato molti ragazzi e molte ragazze perchè facevano o ricevevano pompini di nascosto, e ogni volta che si trovava li seduto come un coglione, in saletta anziani, a sentire come una sorella aveva spompinato qualcuno gli diventava duro di marmo e aveva voglia di metterlo pure lui in bocca alla donna.

Aveva chiuso gli occhi e stava immaginando la scena, sua moglie in ginocchio che succhiava il suo cazzo e lui che pian piano si eccitava fino a venire. E venne. Li tra le mani, sulla foto della moglie. La sborra colava dalla fotografia, il volto della moglie era ricoperto di quel liquido biancastro.

La pulì alla buona, con un fazzoletto e andò a lavarsi.
Un'altra dura giornata di lavoro era terminata.
scritto il
2019-12-27
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