Opzione lampo (versione completa)
di
Suve
genere
etero
Mi scuso con tutti, quando ho inserito il testo devo aver fatto un errore. Ecco il racconto completo:
Attualmente sono single, ma non voglio parlarvi della mia situazione sentimentale, che varia dal deprimente al tragico, ma di un episodio, una sorpresa, accaduto qualche tempo fa.
Il giovedì esco abitualmente con due miei vecchi amici o meglio lei, Maurizia, è mia amica da una vita mentre il suo compagno, Mario, lo è diventato quando si è messo insieme a lei. Andiamo più che d’accordo tanto che posso considerare Mario come uno dei miei migliori amici, con uscite “men only” che…. Ma è un’altra storia.
Grazie a Maurizia ho conosciuto diverse altre persone che talvolta escono insieme a noi, è capitato anche di ritrovarci in 10-15 amici ambosessi. non più di primo pelo ma nemmeno decrepiti, desiderosi solo di ritrovarsi e svagarsi per qualche ora, ma solitamente siamo noi tre. Il Giovedì è l’unico giorno in cui ci possiamo frequentare, avendo Maurizia un’attività commerciale chiusa quel giorno. Sono uscite all’unico scopo di divertirsi e trovarsi insieme, a prescindere da quanti e chi siamo, senza secondi fini sentimentali, ognuno ha altri suoi propri giri, con copione classico di aperitivo al bar di Jacopo, nostro amico, spostamento al bar di Alessia, altra nostra amica, per un secondo aperitivo e decidere dove andare a cena, indi cena da qualche parte e ultimo spostamento nel locale di Angelo, nella piazza principale, dove concludere la serata ascoltando musica, chiacchierando e…… bevendo. Sono serate ad alto tasso alcolico.
Quel giovedì a noi si era unita Marzia, compagna di tante altre uscite collettive. Una moretta ricciolina dal carattere pacato, aperto, molto disponibile e allegra. Non una bellezza canonica ma un viso che, almeno a me, piaceva molto. Il corpo si intuiva sotto gli abiti e non doveva essere male, tonificato dai balli latino-americani di cui era appassionata.
La serata procedeva normalmente, inframmezzata da risate, chiacchiere con amici che si incontravano, Cuba Libre, sigarette. Le patenti erano già a rischio se non per il fatto che eravamo tutti a piedi abitando vicino. A un certo punto, eravamo sotto il loggiato della piazza a uno di quei tavoli alti e circolari utili per appoggiare i bicchieri, ebbi il normale impulso fisiologico di avvalermi della toilette. Lasciai gli amici incontrati lì con cui stavo parlando e entrai nel locale, scendendo le poche scale che portavano a altri locali con tavoli e ai servizi igienici.
Il più vicino era occupato così mi recai a quello più lontano, più nascosto e meno frequentato, trovandolo chiuso, bloccato da qualcuno all’interno per la cronica assenza di chiavi. Pazientemente attesi che si liberasse e sospirai sentendo il rumore dello sciacquone, ero quasi ai limiti. La porta si aprì e apparve Marzia, nemmeno avevo notato la sua assenza. Con voce arrochita dalle sigarette e languida dal rum mi fece la sua solita battuta ridendo:
- Al cuore e a altre parti del corpo non si comanda -
Le risposi con una risatina e mi affrettai a entrare.
Con sollievo urinai beato, ero veramente vicino ai limiti, mi asciugai, mi tirai su i jeans e aprii la porta per uscire.
Davanti a me c’era ancora Marzia. Mi fissava con uno sguardo strano, un sorriso enigmatico sulle labbra.
Stavo per dirle qualcosa, una battuta, quando mi posò la mano, il palmo aperto, sul petto spingendomi indietro fino a entrare anche lei nel cubicolo.
- Marzia, ma… -
ero stupito vedendola chiudere la porta dietro di lei.
- Shhhh, non parlare -
mi rispose avvicinandosi.
E’ un po’ più bassa di me e quando posò il suo seno sul mio stomaco dovetti chinare la testa per guardarla.
Ero abbastanza preso dai fumi dell’alcol ma era facile intuire che aveva in mente qualcosa, qualcosa di mai accaduto tra noi nemmeno nei pensieri. Anche lei aveva bevuto troppo, pensai, ma fu istintivo sporgere le mie labbra verso le sue.
Rifiutò il bacio girando la testa.
- Non ti muovere per nessun motivo -
sussurrò facendomi girare di lato e appoggiare alla parete.
Le sue mani corserò alla mia cintura slacciandola, i miei pantaloni si afflosciarono sulle ginocchia e la sua mano entrò nei miei boxer avvolgendoi il membro rannicchiato su se stesso.
Ero frastornato, una miriade di pensieri correva nella mia testa, dalla sorpresa per l’azione di Marzia alla vergogna per avere l’uccello in stato di riposo quando solitamente bastava il tocco delicato di una mano femminile per far iniziare l’erezione.
- Ma…Marzia… -
- Shhhhh, taci -
mi disse ancora e mi morse leggermente l’estremità del mento.
La vidi inginocchiarsi lentamente e mentre scendeva tirare giù i boxer. Ora ero nudo, dalla cintola in giù, davanti ai suoi occhi. Il mio uccello ancora non dava segni di reazione, troppo alcol pensai temendo una figura di merda.
Marzia lo prese delicatamente in mano tirando indietro la pelle e esponendo il glande. Con la punta della lingua lo assaggiò, lo lambì, lo percorse per la sua circonferenza. Iniziava a dar segni di risveglio ma Marzia non attese, lo prese tutto in bocca così molle come era, tenendolo al caldo e muovendo lentamente la lingua. Iniziò a succhiare e io avvertii che la libido stava prendendo il sopravvento sull'imbarazzo. Stava crescendo nella sua bocca.
Anche Marzia se ne era accorta e tenendo solo la punta tra le labbra, succhiando, con la mano iniziò a masturbarmi per perfezionare l’erezione.
Ora era bello tosto, Marzia poteva spaziare affondandoselo in gola fino a toccare col naso i peli del pube (non sono superdotato, direi normale, sui 17-18 centimetri).
Mi stava facendo un golino come poche altre.
Ormai ero pienamente eccitato, Marzia faceva su e giù con la testa, labbra serrate, a tratti lo affondava tutto in se e poi lo tirava completamente fuori giocando con la lingua sulla cappella. Io vedevo i suoi ricciolini scuotersi, i suoi occhi chiusi, concentrata nell’azione.
Allungai una mano accarezzandole la testa. Per un attimo si bloccò e temetti di aver rovinato l’attimo, mi aveva detto di non muovermi per nessun motivo, ma subito dopo si accorse che non la bloccavo, erano solo carezze. Alzò gli occhi su di me per poi infilarselo tutto in gola ancora e ancora.
Stavo impazzendo dal piacere, la situazione, la sorpresa, la sua abilità mi avvicinavano velocemente al punto di non ritorno.
- Marzia, sto per…..-
accennai a dirle. Capì, lo tolse di bocca e mi sorrise, forse grata per l’avvertimento, e poi riprese a succhiarmelo. Teneva ancora solo la cappella tra le labbra segandomi velocemente il tronco, pochi istanti e esplosi.
- Eccomi, vengo, vengo, vengo…-
dissi come una cantilena.
Marzia non si staccò, chiuse le labbra strettamente alla base del glande mentre con tre, forse quattro schizzi violenti la riempivo dell mio seme.
Sembrò quasi che un fulmine mi attraversasse dalla testa ai piedi tanto era il godimento.
Marzia continuava a tenermi in bocca mentre la mia erezione perdeva consistenza, abbassando lo sguardo la vidi dare un’ultima leccata al glande, oramai pulito, non la vidi sputare, aveva ingoiato lo sperma.
Si rialzò tirando in su i boxer, ricoprendomi, mi sorrise e mi diede un bacio a fior di labbra dicendomi:
- Finisci tu -
dopo di che uscì mentre io terminavo di ricompormi. Forse il tutto era durato 10 minuti.
Mi sciacquai la faccia al lavandino ripensando ancora incredulo a ciò che era successo. Marzia, la dolce Marzia, mi aveva appena godere violentemente.
Risalii i gradini tornando dai miei amici e, notando che Marzia non c’era, chiesi a Maurizia.
- E’ dovuta andare via mentre eri in bagno, ma che hai, ti senti male? Hai la faccia stralunata -
- Nulla, forse l’alcool, ma c’è ancora spazio per un altro Cuba -
dissi girandomi per ordinare un altro giro per il tavolo.
Quindici giorni dopo Marzia uscì ancora con noi, tutto sembrava normale, approfittando di un momento in cui eravamo soli io e lei provai a chiederle di quella sera:
- Marzia, ma l’altra sera, nel bagno… -
Non mi fece terminare la frase gelandomi con un:
- Non so di cosa stai parlando -.
La faccia le si era indurita.
Battei in ritirata e lei cambiò ancora espressione, all’avvicinarsi di Maurizia e Mario, per proporre dove andare a cena.
Non finì lì, ma questa è un’altra storia.
Attualmente sono single, ma non voglio parlarvi della mia situazione sentimentale, che varia dal deprimente al tragico, ma di un episodio, una sorpresa, accaduto qualche tempo fa.
Il giovedì esco abitualmente con due miei vecchi amici o meglio lei, Maurizia, è mia amica da una vita mentre il suo compagno, Mario, lo è diventato quando si è messo insieme a lei. Andiamo più che d’accordo tanto che posso considerare Mario come uno dei miei migliori amici, con uscite “men only” che…. Ma è un’altra storia.
Grazie a Maurizia ho conosciuto diverse altre persone che talvolta escono insieme a noi, è capitato anche di ritrovarci in 10-15 amici ambosessi. non più di primo pelo ma nemmeno decrepiti, desiderosi solo di ritrovarsi e svagarsi per qualche ora, ma solitamente siamo noi tre. Il Giovedì è l’unico giorno in cui ci possiamo frequentare, avendo Maurizia un’attività commerciale chiusa quel giorno. Sono uscite all’unico scopo di divertirsi e trovarsi insieme, a prescindere da quanti e chi siamo, senza secondi fini sentimentali, ognuno ha altri suoi propri giri, con copione classico di aperitivo al bar di Jacopo, nostro amico, spostamento al bar di Alessia, altra nostra amica, per un secondo aperitivo e decidere dove andare a cena, indi cena da qualche parte e ultimo spostamento nel locale di Angelo, nella piazza principale, dove concludere la serata ascoltando musica, chiacchierando e…… bevendo. Sono serate ad alto tasso alcolico.
Quel giovedì a noi si era unita Marzia, compagna di tante altre uscite collettive. Una moretta ricciolina dal carattere pacato, aperto, molto disponibile e allegra. Non una bellezza canonica ma un viso che, almeno a me, piaceva molto. Il corpo si intuiva sotto gli abiti e non doveva essere male, tonificato dai balli latino-americani di cui era appassionata.
La serata procedeva normalmente, inframmezzata da risate, chiacchiere con amici che si incontravano, Cuba Libre, sigarette. Le patenti erano già a rischio se non per il fatto che eravamo tutti a piedi abitando vicino. A un certo punto, eravamo sotto il loggiato della piazza a uno di quei tavoli alti e circolari utili per appoggiare i bicchieri, ebbi il normale impulso fisiologico di avvalermi della toilette. Lasciai gli amici incontrati lì con cui stavo parlando e entrai nel locale, scendendo le poche scale che portavano a altri locali con tavoli e ai servizi igienici.
Il più vicino era occupato così mi recai a quello più lontano, più nascosto e meno frequentato, trovandolo chiuso, bloccato da qualcuno all’interno per la cronica assenza di chiavi. Pazientemente attesi che si liberasse e sospirai sentendo il rumore dello sciacquone, ero quasi ai limiti. La porta si aprì e apparve Marzia, nemmeno avevo notato la sua assenza. Con voce arrochita dalle sigarette e languida dal rum mi fece la sua solita battuta ridendo:
- Al cuore e a altre parti del corpo non si comanda -
Le risposi con una risatina e mi affrettai a entrare.
Con sollievo urinai beato, ero veramente vicino ai limiti, mi asciugai, mi tirai su i jeans e aprii la porta per uscire.
Davanti a me c’era ancora Marzia. Mi fissava con uno sguardo strano, un sorriso enigmatico sulle labbra.
Stavo per dirle qualcosa, una battuta, quando mi posò la mano, il palmo aperto, sul petto spingendomi indietro fino a entrare anche lei nel cubicolo.
- Marzia, ma… -
ero stupito vedendola chiudere la porta dietro di lei.
- Shhhh, non parlare -
mi rispose avvicinandosi.
E’ un po’ più bassa di me e quando posò il suo seno sul mio stomaco dovetti chinare la testa per guardarla.
Ero abbastanza preso dai fumi dell’alcol ma era facile intuire che aveva in mente qualcosa, qualcosa di mai accaduto tra noi nemmeno nei pensieri. Anche lei aveva bevuto troppo, pensai, ma fu istintivo sporgere le mie labbra verso le sue.
Rifiutò il bacio girando la testa.
- Non ti muovere per nessun motivo -
sussurrò facendomi girare di lato e appoggiare alla parete.
Le sue mani corserò alla mia cintura slacciandola, i miei pantaloni si afflosciarono sulle ginocchia e la sua mano entrò nei miei boxer avvolgendoi il membro rannicchiato su se stesso.
Ero frastornato, una miriade di pensieri correva nella mia testa, dalla sorpresa per l’azione di Marzia alla vergogna per avere l’uccello in stato di riposo quando solitamente bastava il tocco delicato di una mano femminile per far iniziare l’erezione.
- Ma…Marzia… -
- Shhhhh, taci -
mi disse ancora e mi morse leggermente l’estremità del mento.
La vidi inginocchiarsi lentamente e mentre scendeva tirare giù i boxer. Ora ero nudo, dalla cintola in giù, davanti ai suoi occhi. Il mio uccello ancora non dava segni di reazione, troppo alcol pensai temendo una figura di merda.
Marzia lo prese delicatamente in mano tirando indietro la pelle e esponendo il glande. Con la punta della lingua lo assaggiò, lo lambì, lo percorse per la sua circonferenza. Iniziava a dar segni di risveglio ma Marzia non attese, lo prese tutto in bocca così molle come era, tenendolo al caldo e muovendo lentamente la lingua. Iniziò a succhiare e io avvertii che la libido stava prendendo il sopravvento sull'imbarazzo. Stava crescendo nella sua bocca.
Anche Marzia se ne era accorta e tenendo solo la punta tra le labbra, succhiando, con la mano iniziò a masturbarmi per perfezionare l’erezione.
Ora era bello tosto, Marzia poteva spaziare affondandoselo in gola fino a toccare col naso i peli del pube (non sono superdotato, direi normale, sui 17-18 centimetri).
Mi stava facendo un golino come poche altre.
Ormai ero pienamente eccitato, Marzia faceva su e giù con la testa, labbra serrate, a tratti lo affondava tutto in se e poi lo tirava completamente fuori giocando con la lingua sulla cappella. Io vedevo i suoi ricciolini scuotersi, i suoi occhi chiusi, concentrata nell’azione.
Allungai una mano accarezzandole la testa. Per un attimo si bloccò e temetti di aver rovinato l’attimo, mi aveva detto di non muovermi per nessun motivo, ma subito dopo si accorse che non la bloccavo, erano solo carezze. Alzò gli occhi su di me per poi infilarselo tutto in gola ancora e ancora.
Stavo impazzendo dal piacere, la situazione, la sorpresa, la sua abilità mi avvicinavano velocemente al punto di non ritorno.
- Marzia, sto per…..-
accennai a dirle. Capì, lo tolse di bocca e mi sorrise, forse grata per l’avvertimento, e poi riprese a succhiarmelo. Teneva ancora solo la cappella tra le labbra segandomi velocemente il tronco, pochi istanti e esplosi.
- Eccomi, vengo, vengo, vengo…-
dissi come una cantilena.
Marzia non si staccò, chiuse le labbra strettamente alla base del glande mentre con tre, forse quattro schizzi violenti la riempivo dell mio seme.
Sembrò quasi che un fulmine mi attraversasse dalla testa ai piedi tanto era il godimento.
Marzia continuava a tenermi in bocca mentre la mia erezione perdeva consistenza, abbassando lo sguardo la vidi dare un’ultima leccata al glande, oramai pulito, non la vidi sputare, aveva ingoiato lo sperma.
Si rialzò tirando in su i boxer, ricoprendomi, mi sorrise e mi diede un bacio a fior di labbra dicendomi:
- Finisci tu -
dopo di che uscì mentre io terminavo di ricompormi. Forse il tutto era durato 10 minuti.
Mi sciacquai la faccia al lavandino ripensando ancora incredulo a ciò che era successo. Marzia, la dolce Marzia, mi aveva appena godere violentemente.
Risalii i gradini tornando dai miei amici e, notando che Marzia non c’era, chiesi a Maurizia.
- E’ dovuta andare via mentre eri in bagno, ma che hai, ti senti male? Hai la faccia stralunata -
- Nulla, forse l’alcool, ma c’è ancora spazio per un altro Cuba -
dissi girandomi per ordinare un altro giro per il tavolo.
Quindici giorni dopo Marzia uscì ancora con noi, tutto sembrava normale, approfittando di un momento in cui eravamo soli io e lei provai a chiederle di quella sera:
- Marzia, ma l’altra sera, nel bagno… -
Non mi fece terminare la frase gelandomi con un:
- Non so di cosa stai parlando -.
La faccia le si era indurita.
Battei in ritirata e lei cambiò ancora espressione, all’avvicinarsi di Maurizia e Mario, per proporre dove andare a cena.
Non finì lì, ma questa è un’altra storia.
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