Sandina l'assicuratrice - Il rapporto estemporaneo

di
genere
etero

Gli piaccio. Ormai è chiaro.
Me lo ha detto ripetutamente e adesso che mi sta scopando lo capisco ancora meglio.
Quando Florian mi chiama per nome e continua a ripeterlo, è fantastico. “Sandina sei bellissima”, “Sandina sei una porca”, “Sandina quanto mi ecciti”. È tutto un Sandina di qua ed un Sandina di là che mi fa impazzire.
Non avevo pensato che avremmo scopato quel pomeriggio, al nostro secondo appuntamento lavorativo. Ero la sua consulente assicurativa e nonostante avessi visto come mi guardasse al nostro primo appuntamento, non credevo ci saremmo spinti così in là al secondo. E invece una battuta aveva tirato l’altra, era scattata la proposta del “beviamoci un aperitivo” e da lì ci eravamo lasciati andare. Per fortuna avevo indossato le autoreggenti color carne e non il collant. La scelta dello stivalone in rettile aveva certamente giovato alla mia carica sessuale ed il vestito in maglia si era rivelato comodissimo per quando mi ero andata a sedere su di lui facendomi penetrare.
Era accaduto tutto in poco tempo. Due bicchieri di prosecco, il caldo e la sua mano che improvvisamente si era appoggiata sul mio ginocchio.
“Sandina quanto sei attraente”, mi aveva detto guardandomi negli occhi ed io mi ero lasciata andare, allungandomi verso di lui e baciandolo. Senza dire niente. Perché Florian era un bell’uomo ed io ne ero attratta. Durante il bacio la sua mano si era insinuata fra le mie cosce. Ero calda e sentivo l’eccitazione crescere e quando lui mi aveva toccata, attraverso lo slip, avevo immediatamente smesso di baciarlo per inginocchiarmi davanti a lui e slacciargli i pantaloni. Eravamo seduti sulle sedie della cucina, davanti alla penisola.
Lui non se l’aspettava ma gli era piaciuto e mi aveva lasciato fare. Avevo estratto il suo cazzo, già semiduro e lo avevo immediatamente infilato nella bocca. Aveva un buon sapore e profumava di una doccia appena fatta. Mi aveva lasciata lavorare di bocca per cinque minuti, poi mi aveva detto:”Sandina, ti voglio!”.
A quel punto mi ero alzata, avevo sollevato il vestito fino alla pancia e mi ero velocemente abbassata gli slip alle caviglia, scalciandoli poi lontano. Non mi interessava se non avevo una rasatura perfetta, volevo solo che mi prendesse. Sarei salita subito su di lui, cavalcandolo a dovere se lui invece non mi avesse interrotta per stupirmi con una uscita che non mi aspettavo.
”Voglio assaggiarti anch’io!”, mi aveva detto, poi si era inginocchiato davanti a me e mi aveva fatto alzare un piede facendomelo poggiare sulla sedia e si era insinuato tra le mie cosce per leccarmi la passera. Nemmeno cinque minuti dopo avevo raggiunto il mio primo orgasmo e gli avevo premuto così tanto la faccia contro al mio sesso da rischiare di soffocarlo. Era stato fantastico con la lingua, ma quando mi ero seduta sul suo cazzo, pochi attimi dopo lo era stato ancora di più.
“Mettiti a sedere sulla sedia, dai Florian!”, gli avevo detto sentendo i miei liquidi scorrere lungo le mie cosce, non troppo magre e fermarsi all’elastico delle autoreggenti. Non lo avevo mai chiamato per nome e ripensando a quel momento, il mio era proprio suonato come un ordine. Lui lo aveva fatto immediatamente, così io ero salita a cavalcioni su di lei, tenendo ferma la sua asta dura per poi abbassarmi e farmi penetrare lentamente. Non aveva un cazzo di dimensioni esagerate, ma era durissimo. Sentirlo percorrere interamente il mio canale mi aveva fatta inebriare. Ero super lubrificata e lui non aveva trovato nessun ostacolo nel riempirmi totalmente.
Da quel momento in avanti avevamo scopato per un’ora. Il mio primo orgasmo, che poi effettivamente è il secondo, lo avevo provata ancora seduta su di lui. Lo avevo sentito arrivare da lontano e lo avevo desiderato così tanto che avevo incrementato la mia azione dimenticandomi totalmente di Florian. Quando era arrivato quasi mi aveva travolta e ci erano voluti almeno tre minuti perché ritorni in me.
“Alziamoci, ti voglio da dietro”, mi aveva detto Florian quando mi era passata.
Io avevo pensato mi volesse inculare, invece voleva semplicemente mettermi a novanta, sul tavolo della cucina su cui poco prima avevamo preso l’aperitivo. Non penso gli avrei concesso di entrare da dietro, ma in quel momento capivo veramente poco. Prima di farmi piegare mi aveva aiutata a sfilarmi il vestito dalla testa e quando mi ero piegata in avanti, pronta ad accoglierlo, mi ero resa conto che mi aveva rovinato la pettinatura che mi ero fatta giusto quel mattino. Ero rimasta con il reggiseno, nero come gli slip che mi ero sfilata prima di cominciare.
“Hai dei fianchi magnifici Sandina”, mi aveva detto mentre io avevo divaricato le gambe e lui si era appoggiato con le mani su quella parte del mio corpo che non avevo mai tollerato troppo.
“Scopami”, gli avevo detto semplicemente e lui mi aveva preso in parola.
Il primo colpo era stato così forte che mi aveva obbligata a passare dall’appoggio sulle mani a quello sui gomiti. Da quel momento in avanti era stato un vero e proprio martellamento. Continuo ed instancabile. In certi momenti mi ero dovuta allungare sul tavolo e portare le mani sulle chiappe per tenermi aperta e lui non aveva mai smesso, come un martello pneumatico, di entrare ed uscire dal mio corpo.
Mi aveva stupita quando aveva sentito che io stavo per godere e lui si era sforzato per godere insieme a me. Mi aveva chiesto se poteva restare nel mio corpo ed io gli avevo semplicemente detto di riempirmi. Il mio orgasmo aveva ricevuto come premio la sua eiaculazione, corposa ed importante.
Avevamo urlato di piacere, insieme ma con toni diversi.
Poi i nostri corpi si erano separati.
Prima di uscire da casa sua, quasi due ore dopo esservi entrata, avevo ricevuto la sua firma sul contratto di assicurazione.
Mi ero chiesta quanto avesse contato quello che era accaduto tra di noi nella mia vendita, ma poi avevo rinunciato a fare quel tipo di ragionamento ed ero tornata in fretta a casa.
scritto il
2020-02-15
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