Monika cap.1 - Conchy e la sua voglia di strapon
di
FrancoT
genere
gay
La fine della storia di Monika con Sandra era stata triste per entrambe, ma quasi contemporaneamente entrambe ne erano uscite.
Sandra aveva poi continuato il suo percorso infermieristico che in futuro l’avrebbe portata ad incontrare Ana ed a stabilire con lei una convivenza, Monika invece si era dedicata anima e corpo alla propria carriera professionale, senza cedere alle lusinghe di nessun rapporto sentimentale duraturo. Non che non avesse avuto proposte. Bella ed affascinante come era, aveva ottenuto più di un invito sia per uscire che per costruire qualcosa di più longevo, ma aveva sempre declinato l’offerta.
Quando l’azienda per la quale lavorava l’aveva trasferita da Valencia a Madrid, aveva apprezzato il clima ma anche il fervore della città. Madrid era molto più fredda di Valencia ma questo per lei non era un problema. Lublino in confronto era freddissima. Ma la multietnicità della capitale, il cosmopolitismo e l’apertura mentale dei madrileni della sua età che incontrava nel corso del suo lavoro, erano aspetti certamente più interessanti rispetto a quanto visto a Valencia o a Lublino.
Nei primi due mesi dall’addio a Sandra, ebbe solamente un paio di frequentazioni con due donne, una di qualche anno più giovane di lei e l’altra decisamente più grande, che sfociarono anche in qualche nottata di sesso. Se di Angela, la poco più che adolescente che incontrò in un bar e con la quale trascorse due notti di fuoco nel proprio appartamento, ricordava poco, la stessa cosa non accadde per Conchita, una affascinante manager che conobbe ad una riunione di lavoro. Le due ci misero estremamente poco a legare e fu evidentemente fin dal loro primo incontro quello che era l’orientamento sessuale di entrambe.
Conchy, così come le chiese di essere chiamata, era una quarantacinquenne bionda, alta ed incredibilmente bella. Nella sua vita aveva avuto un marito dal quale si era separata a causa dei rispettivi gusti sessuali, ma con il quale gestiva ancora una grossa finanziaria. I due vivevano in case separate, si incontravano al lavoro o per tutti quegli eventi legati ai figli visto che ne avevano due di tredici e sedici anni. Il capo di Monika l’aveva informata della situazione familiare dei due ex coniugi, senza però edurla riguardo agli orientamenti sessuali della donna. Quando però, alla fine del briefing di quel pomeriggio, Conchy chiese a Monika se le andasse di farsi un aperitivo insieme in centro, la cosa stupì sia il capo di Monika che Monika stessa.
Era novembre e le giornate si stavano accorciando e quando le due si recarono con un taxi alla Puerta del Sol era già buio. Si sedettero in un bar molto minimal che propose Conchy in cui tutti la salutarono come se facesse parte dell’arredamento. Durante il tragitto in taxi avevano parlato del più e del meno e Monika non aveva potuto non notare, così come i clienti maschi del bar, il look piuttosto aggressivo di Conchy basato su un microabito stampato grigio, un chiodo in pelle nero, calze nere estremamente coprenti e dei sandali neri con borchie. Al confronto Monika, che aveva dieci anni in meno, sembrava una impiegata amministrativa con la sua gonna grigia e la camicia azzurra, le scarpe nere, i collant color carne ed il cappotto beige. Il suo era un look da lavoro in piena regola, quello di Conchy invece era decisamente da fashion victim. Entrambe avevano una borsa a mano non troppo ingombrante, che poggiarono sui divanetti sui quali si sedettero. L’affascinante bionda ordinò un Negroni, mentre Monika scelse un Martini bianco. Restarono in quel bar circa un’ora facendo anche un secondo giro, identico al primo, di aperitivo.
Conchy era piacevole anche per chiacchierare del più e del meno e l’aperitivo fu un momento decisamene divertente al termine del quale propose di cenare insieme e Monika accettò.
“Devo solo passare da casa qualche minuto, è qui vicino, possiamo andarci a piedi”, le disse, poi le propose un ristorante fusion della zona che Monika aveva solo sentito nominare.
“Nessun problema”; rispose la polacca tentando di pagare, senza successo, la consumazione.
Definire “casa” il palazzo in cui abitava Conchy era abbastanza riduttivo pensò Monika quando si trovò di fronte al grande portone ed all’ampia scala in marmo che portava all’ingresso della abitazione della donna. Dopo essersi tolte i capispalla, Monika si sedette su un grande divano blu accavallando le gambe, nel salone immenso in cui erano entrate, mentre Conchy le chiese di scusarla un minuto. Avrebbe telefonato al ristorante. Monika si guardò intorno tentando di non far notare il proprio volto stupito, senza notare che erano circa le 20 e Conchy prenotò il ristorante per le 22. Quell’ambiente era veramente fantastico, un mix di modernità e tradizione, perfettamente arredato, con stile e gusto.
Quando due ore dopo entrarono al ristorante e si sedettero al tavolo a loro riservato, entrambe si erano rifatte il trucco e sistemate i capelli. Conchy si era anche cambiata d’abito ed aveva optato per un lungo abito arancione, sempre con sandali neri e giubbetto in pelle, Monika si era cambiata il collant utilizzandone un paio che le aveva fornito l’amica, meno velati dei precedenti.
“Sono davvero contenta, è stato divertente. Mi è piaciuto un sacco stare con te, Monika”, le disse la bionda poco dopo essersi seduta a tavola, poggiando la mano sulla sua.
“Anche a me Conchy. Seppure non sia una mia abitudine andare a letto con le clienti, è stato davvero eccitante”, le rispose sorridendo maliziosamente. Poi giunse il cameriere e porse loro i menù per ordinare.
Ovviamente era stata la donna più matura a prendere l’iniziativa. Monika aveva atteso sul divano finché ella non era tornata e le si era seduta vicino. Le aveva detto che il ristorante aveva posto solo alle 22 e Monika aveva percepito il suo profumo, un misto di essenze, davvero altamente erotico. In quel momento Monika comprese immediatamente il fine della donna e non ne fu troppo stupita. Si era seduta troppo vicina per parlare del più e del meno e già all’aperitivo le aveva mandato qualche segnale di corteggiamento. Quella era la sua mossa decisiva e lei sapeva che avrebbe accettato qualsiasi proposta.
“Abbiamo quasi due ore prima di poterci sedere a tavola”, le disse Conchy poggiandole una mano sul ginocchio “che ne pensi di divertirci un po’?.
Monika guardò prima la mano della donna, con le unghie lunghe ma non troppo dipinte di scuro ed i preziosi anelli su almeno due dita, poi sollevò lo sguardo verso l’attraente biondona. La guardò negli occhi, verdi come i suoi, poi avvicinò il viso al suo e le loro labbra si incontrarono per la prima volta. La sua bocca era morbida e grande e sapeva della gomma da masticare che si erano concesse dopo l’aperitivo, poco prima di uscire dal bar. Si baciarono per un po’ esplorando allo stesso tempo i propri corpi. Quello di Conchy era decisamente più morbido del suo, ma allo stesso tempo era anche tonico, segno evidente di una attività fisica portata avanti con dedizione. Le mani della bionda esplorarono completamente il suo corpo partendo da sopra i vestiti, ma molto presto i bottoni della sua camicia vennero slacciati e la camicia venne gettata lontano e quelle stesse mani le sollevarono la gonna, infilandosi tra le sue gambe.
Monika era sempre stata la donna forte nelle sue avventure sessuali, ma questo in quel caso non fu possibile. La sua amante, sia per questioni anagrafiche ma anche caratteriali, volle condurre il gioco e lei si lasciò piacevolmente condurre per una volta, lungo la strada del piacere.
Fu davvero incredibile ed eccitante.
La mano di Conchy salì dalle sue ginocchia lungo le sue cosce fino ad arrivare al suo sesso e cominciò a strofinarlo e ad accarezzarlo con maestria. Aprì le gambe e l’altra si prese cura di lei per almeno dieci minuti. Quando infilò la mano dentro a slip e collant trovandola completamente depilata ed enormemente bagnata, la cosa le fece piacere e glielo disse senza mezzi termini. Monika tentò di fare lo stesso con lei, ma l’altra le fece capire che quello era il suo momento. Le sue dita correvano veloci lungo e dentro le sue labbra. Ci sapeva fare con le mani. La sua fica ardeva di piacere. Quando giunse al suo primo orgasmo ed il suo corpo vibrò, Conchy la baciò e le loro lingue si unirono per tutto il tempo del piacere.
Solo a quel punto la donna bionda si alzò davanti al divano e si sfilò l’abito che indossava mostrando che sotto al collant non indossava alcun intimo e che non indossava nemmeno il reggiseno. Le sue tette stavano sostenute come solo una ritoccata chirurgica poteva consentire ed erano di una buona terza misura, con dei capezzoli grandi e turgidi. Il suo fisico era perfetto, tonico e atletico, seppur formoso. Una milf perfetta a tutti gli effetti.
Si risedette sul divano, non così vicino a Monika e spalancò le gambe a suo favore facendole capire senza mezzi termini che fosse il suo turno. La ragazza polacca allora si sfilò la gonna gettandola lontana e si infilò in mezzo a quelle cosce, baciandole, mentre l’altra cominciò a mugugnare di piacere. Poi poggiò la bocca sul suo sesso, cominciando a mordicchiarlo ed a spingere la lingua attraverso il nylon. Era già calda ed ebbe la percezione del desiderio di piacere che pulsava sotto al collant.
Qualche attimo dopo Conchy si portò le mani tra le gambe e si strappò il collant consentendo alla amante di poterle leccare direttamente la fica. Monika affondò la bocca tra quelle labbra gonfie ed aperte, succhiandole il clitoride ma anche inserendo la lingua all’interno del sesso.
“Oh mio Dio, sei fantastica!!!”, le disse Conchy sollevando i piedi dal divano ed aprendo ancor più le gambe “immaginavo fossi brava, ma non così…. mmmhhh…. mi farai impazzire”.
Monika inserì anche due dita all’interno del sesso dell’amante e per un attimo rifletté sul fatto che da lì fossero usciti, in due momenti diversi, anche due bambini. Pensò che fosse la prima volta che si accoppiava con una donna che era stata anche madre. Generalmente le sue partner erano tutte come lei, donne single e lesbiche, non donne che avevano avuto anche una storia familiare “tradizionale”. Capì subito che la sua azione era ben gradita dalla amante che mugugnava sommessamente e si bagnava copiosamente. La fece godere due volte, a distanza di una manciata di minuti e la seconda volta Conchy urlò, ululandolo quasi, il proprio godimento schiacciando il volto di Monika contro al proprio sesso. I liquidi che secernette il sesso di Conchy le bagnarono completamente il viso e quando si staccò finalmente da quel sesso pulsante, il sugo le colò lungo i lati della bocca portandosi con se anche buona parte del suo rossetto.
Quando si fu rilassata, restarono un attimo in silenzio sul divano, semisdraiate. Monika era curiosa di cosa sarebbe accaduto e di cosa si sarebbero dette. Ci pensò l’altra a rompere il silenzio. Si alzò e si diresse verso un mobile con i cassetti, aprì il secondo dall’alto e ne estrasse un grosso fallo nero in plastica, legato a delle corde.
“Oggi sono stata la tua donna, ma voglio essere anche il tuo uomo e farti godere”, le disse. Poi si sistemò quel giocattolo dentro al collant in modo che un pezzo entrasse dentro al proprio sesso ed il cazzo in gomma dura uscisse dal collant. Infine se lo legò dietro, sopra alle natiche. Monika la guardò incuriosita di sperimentare quella nuova cosa.
“Apriti il collant, dai…o è un problema? Non penso sarai vergine”, le chiese Conchy.
“Nessun problema”, le rispose Monika lacerando immediatamente il collant e scostando lateralmente il sottile perizoma nero che indossava. Non era mai stata con un uomo, quello era vero, ma non era la sua prima esperienza con un vibratore. Poi si sistemò sul grande divano dove era sistemata l’amante in precedenza ed aprì le gambe a favore dell’altra donna.
“Vieni a scoparmi?”, le chiese portandosi le mani da dietro le chiappe sul sesso ed aprendosi le labbra con le mani.
“Neanche un uomo ti farà godere quanto me”.
“Ovviamente”, confermò Monika mentre la bionda si inginocchiò in mezzo alle sue gambe. La osservò sdraiarsi su di lei puntando quel fallo tra le sue labbra per poi penetrarla. Era ancora umida dall’orgasmo di prima, ma quell’arnese fece inizialmente fatica ad entrare e lei lo soffrì leggermente.
“Piano, piano…. Con calma”, le disse.
Ci vollero due minuti perché si lubrificasse a dovere e Conchy potesse scoparla veramente.
Due ore dopo, quando al ristorante ordinarono le loro pietanze, a Monika bruciava ancora la passera. Se ne accorse quando guardò Conchy negli occhi mentre le loro dita si intrecciarono sopra alla tavola. Per un attimo le balenarono davanti agli occhi le immagini della amante che la scopava, ebbra di piacere, alla stessa stregua di un uomo, da sopra, sollevandole le gambe e poi da dietro ed infine da sotto, quando si era accomodata sul divano e lei le era salita a cavalcioni. Quando aveva cavalcato Conchy le aveva stretto la testa contro ai propri seni e lei le aveva succhiato i capezzoli, prima l’uno poi l’altro, strizzandole poi le tette con le mani. Nella sua vita aveva avuto a che fare con vibratori vari, anche con quello doppio che aveva acquistato insieme a Sandra, ma nessuno dava quella impressione di essere scopata come in quel caso. E la penetrazione in quel modo arrecava piacere anche a chi la impartiva in quanto una parte di quel giocattolo era dentro al proprio sesso, mentre lo sfregamento faceva il resto.
Monika godette innumerevoli volte, Conchy almeno un paio. Fu una sensazione stranissima poiché in certi attimi le sembrò veramente di essere in balìa della azione di un uomo. Era evidente che l’amante fosse molto esperta in quella pratica, anche a livello fisico e di approccio all’utilizzo di quello strumento, come ammise durante la cena.
“Sì, è vero, sono brava ad utilizzare quello strumento”, disse senza nascondere il fatto che lo avesse usato più volte e che altre donne si fossero complimentate.
Monika sorseggiò il vino che aveva in bocca e poi disse:”È una strana sensazione quella che si prova”.
Conchy sorrise maliziosamente e poi disse:”Non ho mai provato a stare dall’altra parte perché nella mia vita avevo già provato cosa volesse dire essere posseduta da un uomo. Ma questa cosa mi dà la possibilità di vedere l’altra parte in un altro modo e poi il piacere che ti fa provare, muovendosi anche dentro di me è impareggiabile. Ti è piaciuto?”.
“Parecchio”, rispose senza rivelarle il bruciore alle zone intime.
“Allora lo utilizzeremo ancora”, le disse l’altra dando per scontato che si sarebbero certamente riviste. Se la cosa da un lato la rese contenta, dall’altro la disturbò. La sicurezza che Conchy mostrava al mondo poteva anche infastidire. La sua smania di controllo e di potere sulle persone che emerse lievemente nel corso dei primi momenti trascorsi insieme a breve emerse prepotentemente e quello minò il loro rapporto.
Sandra aveva poi continuato il suo percorso infermieristico che in futuro l’avrebbe portata ad incontrare Ana ed a stabilire con lei una convivenza, Monika invece si era dedicata anima e corpo alla propria carriera professionale, senza cedere alle lusinghe di nessun rapporto sentimentale duraturo. Non che non avesse avuto proposte. Bella ed affascinante come era, aveva ottenuto più di un invito sia per uscire che per costruire qualcosa di più longevo, ma aveva sempre declinato l’offerta.
Quando l’azienda per la quale lavorava l’aveva trasferita da Valencia a Madrid, aveva apprezzato il clima ma anche il fervore della città. Madrid era molto più fredda di Valencia ma questo per lei non era un problema. Lublino in confronto era freddissima. Ma la multietnicità della capitale, il cosmopolitismo e l’apertura mentale dei madrileni della sua età che incontrava nel corso del suo lavoro, erano aspetti certamente più interessanti rispetto a quanto visto a Valencia o a Lublino.
Nei primi due mesi dall’addio a Sandra, ebbe solamente un paio di frequentazioni con due donne, una di qualche anno più giovane di lei e l’altra decisamente più grande, che sfociarono anche in qualche nottata di sesso. Se di Angela, la poco più che adolescente che incontrò in un bar e con la quale trascorse due notti di fuoco nel proprio appartamento, ricordava poco, la stessa cosa non accadde per Conchita, una affascinante manager che conobbe ad una riunione di lavoro. Le due ci misero estremamente poco a legare e fu evidentemente fin dal loro primo incontro quello che era l’orientamento sessuale di entrambe.
Conchy, così come le chiese di essere chiamata, era una quarantacinquenne bionda, alta ed incredibilmente bella. Nella sua vita aveva avuto un marito dal quale si era separata a causa dei rispettivi gusti sessuali, ma con il quale gestiva ancora una grossa finanziaria. I due vivevano in case separate, si incontravano al lavoro o per tutti quegli eventi legati ai figli visto che ne avevano due di tredici e sedici anni. Il capo di Monika l’aveva informata della situazione familiare dei due ex coniugi, senza però edurla riguardo agli orientamenti sessuali della donna. Quando però, alla fine del briefing di quel pomeriggio, Conchy chiese a Monika se le andasse di farsi un aperitivo insieme in centro, la cosa stupì sia il capo di Monika che Monika stessa.
Era novembre e le giornate si stavano accorciando e quando le due si recarono con un taxi alla Puerta del Sol era già buio. Si sedettero in un bar molto minimal che propose Conchy in cui tutti la salutarono come se facesse parte dell’arredamento. Durante il tragitto in taxi avevano parlato del più e del meno e Monika non aveva potuto non notare, così come i clienti maschi del bar, il look piuttosto aggressivo di Conchy basato su un microabito stampato grigio, un chiodo in pelle nero, calze nere estremamente coprenti e dei sandali neri con borchie. Al confronto Monika, che aveva dieci anni in meno, sembrava una impiegata amministrativa con la sua gonna grigia e la camicia azzurra, le scarpe nere, i collant color carne ed il cappotto beige. Il suo era un look da lavoro in piena regola, quello di Conchy invece era decisamente da fashion victim. Entrambe avevano una borsa a mano non troppo ingombrante, che poggiarono sui divanetti sui quali si sedettero. L’affascinante bionda ordinò un Negroni, mentre Monika scelse un Martini bianco. Restarono in quel bar circa un’ora facendo anche un secondo giro, identico al primo, di aperitivo.
Conchy era piacevole anche per chiacchierare del più e del meno e l’aperitivo fu un momento decisamene divertente al termine del quale propose di cenare insieme e Monika accettò.
“Devo solo passare da casa qualche minuto, è qui vicino, possiamo andarci a piedi”, le disse, poi le propose un ristorante fusion della zona che Monika aveva solo sentito nominare.
“Nessun problema”; rispose la polacca tentando di pagare, senza successo, la consumazione.
Definire “casa” il palazzo in cui abitava Conchy era abbastanza riduttivo pensò Monika quando si trovò di fronte al grande portone ed all’ampia scala in marmo che portava all’ingresso della abitazione della donna. Dopo essersi tolte i capispalla, Monika si sedette su un grande divano blu accavallando le gambe, nel salone immenso in cui erano entrate, mentre Conchy le chiese di scusarla un minuto. Avrebbe telefonato al ristorante. Monika si guardò intorno tentando di non far notare il proprio volto stupito, senza notare che erano circa le 20 e Conchy prenotò il ristorante per le 22. Quell’ambiente era veramente fantastico, un mix di modernità e tradizione, perfettamente arredato, con stile e gusto.
Quando due ore dopo entrarono al ristorante e si sedettero al tavolo a loro riservato, entrambe si erano rifatte il trucco e sistemate i capelli. Conchy si era anche cambiata d’abito ed aveva optato per un lungo abito arancione, sempre con sandali neri e giubbetto in pelle, Monika si era cambiata il collant utilizzandone un paio che le aveva fornito l’amica, meno velati dei precedenti.
“Sono davvero contenta, è stato divertente. Mi è piaciuto un sacco stare con te, Monika”, le disse la bionda poco dopo essersi seduta a tavola, poggiando la mano sulla sua.
“Anche a me Conchy. Seppure non sia una mia abitudine andare a letto con le clienti, è stato davvero eccitante”, le rispose sorridendo maliziosamente. Poi giunse il cameriere e porse loro i menù per ordinare.
Ovviamente era stata la donna più matura a prendere l’iniziativa. Monika aveva atteso sul divano finché ella non era tornata e le si era seduta vicino. Le aveva detto che il ristorante aveva posto solo alle 22 e Monika aveva percepito il suo profumo, un misto di essenze, davvero altamente erotico. In quel momento Monika comprese immediatamente il fine della donna e non ne fu troppo stupita. Si era seduta troppo vicina per parlare del più e del meno e già all’aperitivo le aveva mandato qualche segnale di corteggiamento. Quella era la sua mossa decisiva e lei sapeva che avrebbe accettato qualsiasi proposta.
“Abbiamo quasi due ore prima di poterci sedere a tavola”, le disse Conchy poggiandole una mano sul ginocchio “che ne pensi di divertirci un po’?.
Monika guardò prima la mano della donna, con le unghie lunghe ma non troppo dipinte di scuro ed i preziosi anelli su almeno due dita, poi sollevò lo sguardo verso l’attraente biondona. La guardò negli occhi, verdi come i suoi, poi avvicinò il viso al suo e le loro labbra si incontrarono per la prima volta. La sua bocca era morbida e grande e sapeva della gomma da masticare che si erano concesse dopo l’aperitivo, poco prima di uscire dal bar. Si baciarono per un po’ esplorando allo stesso tempo i propri corpi. Quello di Conchy era decisamente più morbido del suo, ma allo stesso tempo era anche tonico, segno evidente di una attività fisica portata avanti con dedizione. Le mani della bionda esplorarono completamente il suo corpo partendo da sopra i vestiti, ma molto presto i bottoni della sua camicia vennero slacciati e la camicia venne gettata lontano e quelle stesse mani le sollevarono la gonna, infilandosi tra le sue gambe.
Monika era sempre stata la donna forte nelle sue avventure sessuali, ma questo in quel caso non fu possibile. La sua amante, sia per questioni anagrafiche ma anche caratteriali, volle condurre il gioco e lei si lasciò piacevolmente condurre per una volta, lungo la strada del piacere.
Fu davvero incredibile ed eccitante.
La mano di Conchy salì dalle sue ginocchia lungo le sue cosce fino ad arrivare al suo sesso e cominciò a strofinarlo e ad accarezzarlo con maestria. Aprì le gambe e l’altra si prese cura di lei per almeno dieci minuti. Quando infilò la mano dentro a slip e collant trovandola completamente depilata ed enormemente bagnata, la cosa le fece piacere e glielo disse senza mezzi termini. Monika tentò di fare lo stesso con lei, ma l’altra le fece capire che quello era il suo momento. Le sue dita correvano veloci lungo e dentro le sue labbra. Ci sapeva fare con le mani. La sua fica ardeva di piacere. Quando giunse al suo primo orgasmo ed il suo corpo vibrò, Conchy la baciò e le loro lingue si unirono per tutto il tempo del piacere.
Solo a quel punto la donna bionda si alzò davanti al divano e si sfilò l’abito che indossava mostrando che sotto al collant non indossava alcun intimo e che non indossava nemmeno il reggiseno. Le sue tette stavano sostenute come solo una ritoccata chirurgica poteva consentire ed erano di una buona terza misura, con dei capezzoli grandi e turgidi. Il suo fisico era perfetto, tonico e atletico, seppur formoso. Una milf perfetta a tutti gli effetti.
Si risedette sul divano, non così vicino a Monika e spalancò le gambe a suo favore facendole capire senza mezzi termini che fosse il suo turno. La ragazza polacca allora si sfilò la gonna gettandola lontana e si infilò in mezzo a quelle cosce, baciandole, mentre l’altra cominciò a mugugnare di piacere. Poi poggiò la bocca sul suo sesso, cominciando a mordicchiarlo ed a spingere la lingua attraverso il nylon. Era già calda ed ebbe la percezione del desiderio di piacere che pulsava sotto al collant.
Qualche attimo dopo Conchy si portò le mani tra le gambe e si strappò il collant consentendo alla amante di poterle leccare direttamente la fica. Monika affondò la bocca tra quelle labbra gonfie ed aperte, succhiandole il clitoride ma anche inserendo la lingua all’interno del sesso.
“Oh mio Dio, sei fantastica!!!”, le disse Conchy sollevando i piedi dal divano ed aprendo ancor più le gambe “immaginavo fossi brava, ma non così…. mmmhhh…. mi farai impazzire”.
Monika inserì anche due dita all’interno del sesso dell’amante e per un attimo rifletté sul fatto che da lì fossero usciti, in due momenti diversi, anche due bambini. Pensò che fosse la prima volta che si accoppiava con una donna che era stata anche madre. Generalmente le sue partner erano tutte come lei, donne single e lesbiche, non donne che avevano avuto anche una storia familiare “tradizionale”. Capì subito che la sua azione era ben gradita dalla amante che mugugnava sommessamente e si bagnava copiosamente. La fece godere due volte, a distanza di una manciata di minuti e la seconda volta Conchy urlò, ululandolo quasi, il proprio godimento schiacciando il volto di Monika contro al proprio sesso. I liquidi che secernette il sesso di Conchy le bagnarono completamente il viso e quando si staccò finalmente da quel sesso pulsante, il sugo le colò lungo i lati della bocca portandosi con se anche buona parte del suo rossetto.
Quando si fu rilassata, restarono un attimo in silenzio sul divano, semisdraiate. Monika era curiosa di cosa sarebbe accaduto e di cosa si sarebbero dette. Ci pensò l’altra a rompere il silenzio. Si alzò e si diresse verso un mobile con i cassetti, aprì il secondo dall’alto e ne estrasse un grosso fallo nero in plastica, legato a delle corde.
“Oggi sono stata la tua donna, ma voglio essere anche il tuo uomo e farti godere”, le disse. Poi si sistemò quel giocattolo dentro al collant in modo che un pezzo entrasse dentro al proprio sesso ed il cazzo in gomma dura uscisse dal collant. Infine se lo legò dietro, sopra alle natiche. Monika la guardò incuriosita di sperimentare quella nuova cosa.
“Apriti il collant, dai…o è un problema? Non penso sarai vergine”, le chiese Conchy.
“Nessun problema”, le rispose Monika lacerando immediatamente il collant e scostando lateralmente il sottile perizoma nero che indossava. Non era mai stata con un uomo, quello era vero, ma non era la sua prima esperienza con un vibratore. Poi si sistemò sul grande divano dove era sistemata l’amante in precedenza ed aprì le gambe a favore dell’altra donna.
“Vieni a scoparmi?”, le chiese portandosi le mani da dietro le chiappe sul sesso ed aprendosi le labbra con le mani.
“Neanche un uomo ti farà godere quanto me”.
“Ovviamente”, confermò Monika mentre la bionda si inginocchiò in mezzo alle sue gambe. La osservò sdraiarsi su di lei puntando quel fallo tra le sue labbra per poi penetrarla. Era ancora umida dall’orgasmo di prima, ma quell’arnese fece inizialmente fatica ad entrare e lei lo soffrì leggermente.
“Piano, piano…. Con calma”, le disse.
Ci vollero due minuti perché si lubrificasse a dovere e Conchy potesse scoparla veramente.
Due ore dopo, quando al ristorante ordinarono le loro pietanze, a Monika bruciava ancora la passera. Se ne accorse quando guardò Conchy negli occhi mentre le loro dita si intrecciarono sopra alla tavola. Per un attimo le balenarono davanti agli occhi le immagini della amante che la scopava, ebbra di piacere, alla stessa stregua di un uomo, da sopra, sollevandole le gambe e poi da dietro ed infine da sotto, quando si era accomodata sul divano e lei le era salita a cavalcioni. Quando aveva cavalcato Conchy le aveva stretto la testa contro ai propri seni e lei le aveva succhiato i capezzoli, prima l’uno poi l’altro, strizzandole poi le tette con le mani. Nella sua vita aveva avuto a che fare con vibratori vari, anche con quello doppio che aveva acquistato insieme a Sandra, ma nessuno dava quella impressione di essere scopata come in quel caso. E la penetrazione in quel modo arrecava piacere anche a chi la impartiva in quanto una parte di quel giocattolo era dentro al proprio sesso, mentre lo sfregamento faceva il resto.
Monika godette innumerevoli volte, Conchy almeno un paio. Fu una sensazione stranissima poiché in certi attimi le sembrò veramente di essere in balìa della azione di un uomo. Era evidente che l’amante fosse molto esperta in quella pratica, anche a livello fisico e di approccio all’utilizzo di quello strumento, come ammise durante la cena.
“Sì, è vero, sono brava ad utilizzare quello strumento”, disse senza nascondere il fatto che lo avesse usato più volte e che altre donne si fossero complimentate.
Monika sorseggiò il vino che aveva in bocca e poi disse:”È una strana sensazione quella che si prova”.
Conchy sorrise maliziosamente e poi disse:”Non ho mai provato a stare dall’altra parte perché nella mia vita avevo già provato cosa volesse dire essere posseduta da un uomo. Ma questa cosa mi dà la possibilità di vedere l’altra parte in un altro modo e poi il piacere che ti fa provare, muovendosi anche dentro di me è impareggiabile. Ti è piaciuto?”.
“Parecchio”, rispose senza rivelarle il bruciore alle zone intime.
“Allora lo utilizzeremo ancora”, le disse l’altra dando per scontato che si sarebbero certamente riviste. Se la cosa da un lato la rese contenta, dall’altro la disturbò. La sicurezza che Conchy mostrava al mondo poteva anche infastidire. La sua smania di controllo e di potere sulle persone che emerse lievemente nel corso dei primi momenti trascorsi insieme a breve emerse prepotentemente e quello minò il loro rapporto.
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