Giada per sempre - vol. III
di
antinoo
genere
incesti
[....] Quel afrore ormonale di femmina adolescente pronta al piacere mi eccita ogni minuto di più. La sua mano continua il difficile movimento, poi decide repentinamente di portarla alla bocca e vi riversa abbondante saliva filante. Passa delicatamente il palmo della mano prima sull’asta poi sul glande. Tiene in mano quella cappella umida come il pomolo di un cambio ed inizia un lento movimento rotatorio che si ferma ritmicamente quando strofina con tocco delicato il tesissimo frenulo. Guardo quella mano e quelle esili dita, la sensazione è troppo forte, ho bisogno di qualcosa che me lo stringa. Le afferro delicatamente il dorso della mano e la stringo affinché cinga saldamente l’asta. Inizio a guidarla in un movimento che parte dalla base e chiude alla sommità del glande, poi torno giù e così via finché le sussurro all’orecchio, "amore, …. continua tu". Non durerei a lungo con quel movimento e il mio desiderio incestuoso pretende mi spinga oltre, oramai.
La mia mano destra sfiora la sua fessura attraverso quegli attillati leggings corti, è la prima volta che lo faccio da quando, bambina, la aiutavo a fare il bagnetto. É una situazione indescrivibile, tra l’eccitazione estrema e la nausea.
Muovo l’indice sinistro dall’alto in basso, allargo quel solco, adesso ancor più visibile, che tanto mi aveva turbato poco prima. Le grandi labbra calde e umide si schiudono, segnando il lucido tessuto sintetico. La macchia rende quel taglio ancor più evidente. Giada è già sconvolta dall’eccitazione, si abbassa tutto con un movimento repentino. La sua schiena è arcuata all’indietro, le sue tettine dure e tese in avanti, i suoi capezzoli turgidi e ancora bagnati sono una visione insolente ed irresistibile. Afferrando la mia mano pretende ora che mi insinui dentro di lei. Giada sa ormai molto bene dove un uomo la deve toccare per per darle piacere. Quel piccolo essere che avevo visto scorrazzare felice ed ingenuo, è ora ai miei occhi, un concentrato di erotismo e di desideri ancora inconfessabili. Un senso di colpa mi intima di fermarmi, suggerendomi di evitare il superamento di altre soglie da cui non si torna più indietro.
_ Cosa stiamo facendo Giada, fermiamoci finche siamo ancora a tempo.
Giada è nuda, si sta toccando appoggiata a me, con due dita si allarga le labbra indicandomi la via, ansima e non mi risponde mettendomi di fronte alle mie responsabilità. Il mio tono, d’altronde, è assai poco convinto e delegante di una decisione che spetterebbe certamente a me.
La guardo, è bellissima, sensuale, con quei capelli raccolti all’indietro. Qualsiasi maschio farebbe incetta di quel virgulto di femmina, non riesco a fermarmi, non adesso. L’incoscienza determinata dall’eccitazione non mi permette alcuna azione lucida, sono travolto dal desiderio di quel giovane corpo caldo, da quella pelle profumata e setosa.
E’ così bagnata che entro agevolmente con indice e medio, cercando quel punto che tanto rapidamente Claudio aveva incontrato. Un raggrinzamento del tessuto vaginale mi segnala che è là che devo insistere e il suo contorcersi e ansimare più forte lo confermano. Il sapore salato del corpo di Giada mi attrae come il miele alle api, le lecco il lungo collo, poi, appiattendo la lingua per meglio assaporarla, lecco il suo stupendo viso, centimetro dopo centimetro formando una maschera di saliva sul suo volto. Trema per l’eccitazione. Entro nel orecchio in cerca di nuovi sapori, cerco perfino di entrarle nelle narici. Lecco quel naso perfetto e indugio con la lingua nella sua bocca che non oppone alcuna resistenza, anzi.
Un bacio può essere la cosa più intima in assoluto da condividere ma è indescrivibile la sensazione di morbosa perversione che produce assaporare gli umori e annusare odori di un corpo così familiare e al contempo totalmente estraneo. Sento il suo respiro profondo, il suo alito conosciuto che mi entra dalle narici, dolce e caldo.
Giada ha perso in un momento la sua dimensione di figlia. Quello che ho davanti è un oggetto del desiderio, una proibita tentazione, una improbabile ricompensa alla maturità di un maschio al suo declino.
Giada stringe la mia lingua tra le sue carnose labbra e muovendo la testa piano piano la fa entrare nella sua bocca ed uscire con un movimento ritmico che allude ad un rapporto orale, lo interpreto come un assaggio di quel che mi aspetta. Non dico nulla, afferro la sua nuca, la avvicino dolcemente al mio sesso di cui avverto l’odore pungente, tutto è avvenuto all’improvviso e non ero minimamente preparato, mi sento un po imbarazzato ma è lei a togliermi da quel senso di incomodità. Ferma la sua testa a mezzo centimetro dal mio pene, inizia ad annusarlo inspirando lungamente. Le piccole narici dilatate sembrano cercare di fare scorta di questo odore per lei nuovo. Lo annusa tutto, espira dalle stesse narici producendomi una eccitantissima sensazione. La lentezza di questa azione, l’indugiare sul inevitabile rende insostenibile l’attesa. Alza gli occhi verso i miei, decido di afferrare il pene alla base e la costringo al contatto con la bocca, poco mi importa se il risultato sarà una sensazione di repulsione o di smania. Schiude le labbra e con arte allarga la bocca mordendo l’asta alla base, di traverso, la muove percorrendone la lunghezza, sono morsi appena accennati, sensuali mentre con la lingua la insaliva. Arriva alla cappella, sa che li è opportuno usare la lingua e lo fa iniziando con un movimento rotatorio attorno sotto la corona. Alcuni residui biancastri di smegma le restano sulla punta della lingua. Mi guarda come a farmeli notare, mi aspetto li rimuova con le dita un po schifata invece, fissandomi negli occhi, la raccoglie sul palato, come a sondarne sapore e consistenza. La diluizione con la saliva permette che le si sciolga nella bocca. Deglutisce quel composto biancastro, lo fa senza staccare il suo sguardo dal mio, quasi a volermi mostrare di cosa è capace. É un amante consumata che sa giocare con un maschio facendolo sentire il padrone da adorare, quando è evidente che la situazione è totalmente in mano sua. In questo momento nulla può la mia volontà morale contro quel tormento ormonale che è mia figlia.
Lo prende in bocca, lo fa sparire centimetro dopo centimetro, arriva ad avere un leggero conato che la fa salivare e lacrimare. Non è stato un errore di valutazione il suo, ma una tecnica collaudata. Con la lingua cerca di distribuire quell’eccesso di bava dove può essere più utile. Ce ne abbastanza per insalivarlo completamente.
Usando un linguaggio impensabile fino a pochi minuti prima, le intimo rudemente, sollevandole l’asta:
_ Leccami i coglioni!
Non se lo fa ripetere e compiaciuta dalla dimensione, si dedica ad insalivare dolcemente lo scroto, scendendo fino alla zona peri anale, accenna a scendere ulteriormente ma la blocco. Con le mani isola un testicolo e lo prende in bocca massaggiandolo con la lingua mentre con il pollice mi vellica il frenulo. L’operazione è fatta con una delicatezza che suppone una certa arte e alcune correzioni impartite da voce esperta. Immagino Claudio, nudo a gambe aperte che le ordina di succhiargli le palle, me ne figuro la risolutezza e in fondo la comprendo. Intanto lei si è messa a quattro zampe per facilitarsi il compito della fellazio. Non voglio nemmeno immaginare cosa può averle fatto quel porco in questi anni. É un fare da donna consumata, fa entrare il glande indirizzandolo dapprima verso il palato superiore per poi spingerselo nel esofago permettendone così l’ingresso completo senza toccare la parte terminale dell’ugola ed evitandone così, il rigetto. Lo sfregamento del pene con l’esofago è uno stimolo insopportabilmente piacevole tanto per chi lo introduce come per chi lo riceve. Quella gola, stretta e profondissima, mi fa godere in un modo difficile da descrivere. Ad ogni affondo, l’affusolato collo di Giada, si deforma mettendo in risalto le grosse vene, sotto la spinta di quel enorme intruso. L’eyeliner le cola lungo le guance diluito dalle lacrime.
La faccio salire sopra di me a sessantanove. Mentre continua a sbocchinarmi mi piego leggermente, visto che il suo busto è assai più corto del mio e mi fermo ad annusarle quel piccolo taglio sudato e umido. Quel culetto stupendo, fatto di solo muscolo e pelle, le lascia semi aperta la fessura depilata e il piccolo forellino rosaceo. Mi fermo ad annusarla, l’odore è intenso, sicuramente non si è lavata nelle ultime dodici ore.
É un misto di sudore, urina e afrore vaginale. Uno stimolo olfattivo che mi mette dinnanzi alla mia essenza più animale. Sono del tutto fuori di me, ansimo con gemito gutturale, mentre prudentemente apro quel taglio con la lingua, una nota acida la risale dalla punta. Tengo aperto quel fiore carnoso con due dita e ci sputo dentro con forza, approva tanta veemenza primitiva, la eccita, lo capisco dalle lunghe e profonde apnee che si procura con il cazzo in gola. Sa perfettamente che è in grado di fami perdere completamente il controllo, che prova di forza la sua.
É setosa e completamente depilata la figa di Giada, ciò mi permette di leccare, succhiare e aspirare quel fiore carnoso, a bocca aperta e senza ritegno alcuno. Gode, a volte si aggrappa ai cuscini e solleva la schiena come reazione a quel incontenibile stimolo. Il viso, il collo e giù fino ai seni sono arrossati per l’eccitazione.
_ Chi ti depila?
le chiedo. Ansima e non mi risponde, sono certo che mi ha sentito. So già la risposta e lei ne è cosciente. Claudio ha sempre amato le intimità depilate, ne ridevamo da giovani nei momenti confidenziali tra ragazzi.
_ Quante volte alla settimana ti scopa quel porco, ehhh…?!
Le chiedo con tono leggermente aggressivo, mentre con una mano seguo il ritmo della sua testa; non risponde nemmeno questa volta mentre continua con la sua gola profonda. Quel silenzio mi conferma che sono più di una. Mi sento impotente e irritato. La sollevo e con forza la giro su se stessa senza sfilarle il cazzo dalla bocca. Ansima mentre lo faccio. Ama le maniere forti, le piace essere dominata, sentirsi piccola e manipolata da un maschio che sappia far valere, almeno a letto, la sua maggior forza fisica. In quel crogiolo di istinti animali, chi è più forte comanda. Inizio a muovere il bacino con ritmo continuo, le sto scopando la gola mentre le titillo il clitoride. Ogni otto o dieci colpi, lo estraggo completamente per permetterle di non soffocare. In quei tre secondi di pausa che le concedo deve sputare l'eccesso di saliva se vuole respirare, lo scroto poi non le permetterà di inspirare dal naso fino alla successiva pausa, non può sbagliarsi, non mi fermerei comunque.
E’ già venuta due volte nel giro di 5 minuti.
Mi alzo, la giro di centottanta gradi con decisione, mettendomela sotto. Ho bisogno di chiavarla, anche lei non desidera altro. Voglio guardarla in faccia mentre lo faccio, il suo viso sarà la prova, in ogni istante, che quella che sto montando, non è una donna qualsiasi e nemmeno una morbosa fantasia, è mia figlia in carne ad ossa.
Il senso di perversione non potrebbe essere più intenso, mi sembra di avvertire un vuoto al cuore per l’eccitazione. La pancia le si appoggia sul esile corpo e forse le toglie parzialmente il respiro, ma non mi interessa in questo momento. Mi afferra il cazzo e mi aiuta a centrare l’obiettivo. Inizio lentamente a penetrarla, non voglio farle male, è stretta anche se bagnatissima, ma lei mi spinge con le due mani all’altezza del coccige esigendone un rapido e completo ingresso. Con i gomiti le blocco le spalle in modo che non possa spostarsi sotto il maglio dei miei colpi, la piccola se bene che anche l’ultimo centimetro più fare la differenza ed apprezza l’attenzione. Da quella posizione, la sua bocca sta all’altezza del mio capezzolo sinistro che inizia a leccare e succhiare, è una delle mie zone erogene più sensibili. Mentre fa questo, con le mani mi da il ritmo perché la porti rapidamente all’orgasmo ancora una volta. Faccio scorrere il pene dentro e fuori per tutta la sua lunghezza, la gonfia cappella fa da stantuffo. Sette colpi rumorosi, profondi e potenti ed inizia l’orgasmo, la sua lingua si muove disordinata sul capezzolo e i gemiti escono rauchi e scontrollati, nell’istintivo auspicio che io venga con lei. Dalla sua piccola bocca, adesso appoggiata al mio orecchio, escono sospiri e un alito caldo, la sua lingua appuntita si insinua nel mio orecchio mentre mi sussurra
_ Scopami papà, non ti fermare, continua che ne arriva un altro.
Ti amo Giada, le sussurro con dolcezza mentre le mie violente spinte palesano ben più bestiali sentimenti.
Sta godendo per la quarta volta.
Devo bruscamente fermarmi, sono a un passo dal riempirle l’utero e non voglio rischiare. Lei lo intuisce e mi rassicura, con voce stanca:
_ Vienimi pure dentro papà, questa settimana non sono a rischio.
Le sue parole mi sollevano un po' perché a questo punto non so se avrei potuto fermarmi, o se avrei realmente voluto farlo….. (continua)
La mia mano destra sfiora la sua fessura attraverso quegli attillati leggings corti, è la prima volta che lo faccio da quando, bambina, la aiutavo a fare il bagnetto. É una situazione indescrivibile, tra l’eccitazione estrema e la nausea.
Muovo l’indice sinistro dall’alto in basso, allargo quel solco, adesso ancor più visibile, che tanto mi aveva turbato poco prima. Le grandi labbra calde e umide si schiudono, segnando il lucido tessuto sintetico. La macchia rende quel taglio ancor più evidente. Giada è già sconvolta dall’eccitazione, si abbassa tutto con un movimento repentino. La sua schiena è arcuata all’indietro, le sue tettine dure e tese in avanti, i suoi capezzoli turgidi e ancora bagnati sono una visione insolente ed irresistibile. Afferrando la mia mano pretende ora che mi insinui dentro di lei. Giada sa ormai molto bene dove un uomo la deve toccare per per darle piacere. Quel piccolo essere che avevo visto scorrazzare felice ed ingenuo, è ora ai miei occhi, un concentrato di erotismo e di desideri ancora inconfessabili. Un senso di colpa mi intima di fermarmi, suggerendomi di evitare il superamento di altre soglie da cui non si torna più indietro.
_ Cosa stiamo facendo Giada, fermiamoci finche siamo ancora a tempo.
Giada è nuda, si sta toccando appoggiata a me, con due dita si allarga le labbra indicandomi la via, ansima e non mi risponde mettendomi di fronte alle mie responsabilità. Il mio tono, d’altronde, è assai poco convinto e delegante di una decisione che spetterebbe certamente a me.
La guardo, è bellissima, sensuale, con quei capelli raccolti all’indietro. Qualsiasi maschio farebbe incetta di quel virgulto di femmina, non riesco a fermarmi, non adesso. L’incoscienza determinata dall’eccitazione non mi permette alcuna azione lucida, sono travolto dal desiderio di quel giovane corpo caldo, da quella pelle profumata e setosa.
E’ così bagnata che entro agevolmente con indice e medio, cercando quel punto che tanto rapidamente Claudio aveva incontrato. Un raggrinzamento del tessuto vaginale mi segnala che è là che devo insistere e il suo contorcersi e ansimare più forte lo confermano. Il sapore salato del corpo di Giada mi attrae come il miele alle api, le lecco il lungo collo, poi, appiattendo la lingua per meglio assaporarla, lecco il suo stupendo viso, centimetro dopo centimetro formando una maschera di saliva sul suo volto. Trema per l’eccitazione. Entro nel orecchio in cerca di nuovi sapori, cerco perfino di entrarle nelle narici. Lecco quel naso perfetto e indugio con la lingua nella sua bocca che non oppone alcuna resistenza, anzi.
Un bacio può essere la cosa più intima in assoluto da condividere ma è indescrivibile la sensazione di morbosa perversione che produce assaporare gli umori e annusare odori di un corpo così familiare e al contempo totalmente estraneo. Sento il suo respiro profondo, il suo alito conosciuto che mi entra dalle narici, dolce e caldo.
Giada ha perso in un momento la sua dimensione di figlia. Quello che ho davanti è un oggetto del desiderio, una proibita tentazione, una improbabile ricompensa alla maturità di un maschio al suo declino.
Giada stringe la mia lingua tra le sue carnose labbra e muovendo la testa piano piano la fa entrare nella sua bocca ed uscire con un movimento ritmico che allude ad un rapporto orale, lo interpreto come un assaggio di quel che mi aspetta. Non dico nulla, afferro la sua nuca, la avvicino dolcemente al mio sesso di cui avverto l’odore pungente, tutto è avvenuto all’improvviso e non ero minimamente preparato, mi sento un po imbarazzato ma è lei a togliermi da quel senso di incomodità. Ferma la sua testa a mezzo centimetro dal mio pene, inizia ad annusarlo inspirando lungamente. Le piccole narici dilatate sembrano cercare di fare scorta di questo odore per lei nuovo. Lo annusa tutto, espira dalle stesse narici producendomi una eccitantissima sensazione. La lentezza di questa azione, l’indugiare sul inevitabile rende insostenibile l’attesa. Alza gli occhi verso i miei, decido di afferrare il pene alla base e la costringo al contatto con la bocca, poco mi importa se il risultato sarà una sensazione di repulsione o di smania. Schiude le labbra e con arte allarga la bocca mordendo l’asta alla base, di traverso, la muove percorrendone la lunghezza, sono morsi appena accennati, sensuali mentre con la lingua la insaliva. Arriva alla cappella, sa che li è opportuno usare la lingua e lo fa iniziando con un movimento rotatorio attorno sotto la corona. Alcuni residui biancastri di smegma le restano sulla punta della lingua. Mi guarda come a farmeli notare, mi aspetto li rimuova con le dita un po schifata invece, fissandomi negli occhi, la raccoglie sul palato, come a sondarne sapore e consistenza. La diluizione con la saliva permette che le si sciolga nella bocca. Deglutisce quel composto biancastro, lo fa senza staccare il suo sguardo dal mio, quasi a volermi mostrare di cosa è capace. É un amante consumata che sa giocare con un maschio facendolo sentire il padrone da adorare, quando è evidente che la situazione è totalmente in mano sua. In questo momento nulla può la mia volontà morale contro quel tormento ormonale che è mia figlia.
Lo prende in bocca, lo fa sparire centimetro dopo centimetro, arriva ad avere un leggero conato che la fa salivare e lacrimare. Non è stato un errore di valutazione il suo, ma una tecnica collaudata. Con la lingua cerca di distribuire quell’eccesso di bava dove può essere più utile. Ce ne abbastanza per insalivarlo completamente.
Usando un linguaggio impensabile fino a pochi minuti prima, le intimo rudemente, sollevandole l’asta:
_ Leccami i coglioni!
Non se lo fa ripetere e compiaciuta dalla dimensione, si dedica ad insalivare dolcemente lo scroto, scendendo fino alla zona peri anale, accenna a scendere ulteriormente ma la blocco. Con le mani isola un testicolo e lo prende in bocca massaggiandolo con la lingua mentre con il pollice mi vellica il frenulo. L’operazione è fatta con una delicatezza che suppone una certa arte e alcune correzioni impartite da voce esperta. Immagino Claudio, nudo a gambe aperte che le ordina di succhiargli le palle, me ne figuro la risolutezza e in fondo la comprendo. Intanto lei si è messa a quattro zampe per facilitarsi il compito della fellazio. Non voglio nemmeno immaginare cosa può averle fatto quel porco in questi anni. É un fare da donna consumata, fa entrare il glande indirizzandolo dapprima verso il palato superiore per poi spingerselo nel esofago permettendone così l’ingresso completo senza toccare la parte terminale dell’ugola ed evitandone così, il rigetto. Lo sfregamento del pene con l’esofago è uno stimolo insopportabilmente piacevole tanto per chi lo introduce come per chi lo riceve. Quella gola, stretta e profondissima, mi fa godere in un modo difficile da descrivere. Ad ogni affondo, l’affusolato collo di Giada, si deforma mettendo in risalto le grosse vene, sotto la spinta di quel enorme intruso. L’eyeliner le cola lungo le guance diluito dalle lacrime.
La faccio salire sopra di me a sessantanove. Mentre continua a sbocchinarmi mi piego leggermente, visto che il suo busto è assai più corto del mio e mi fermo ad annusarle quel piccolo taglio sudato e umido. Quel culetto stupendo, fatto di solo muscolo e pelle, le lascia semi aperta la fessura depilata e il piccolo forellino rosaceo. Mi fermo ad annusarla, l’odore è intenso, sicuramente non si è lavata nelle ultime dodici ore.
É un misto di sudore, urina e afrore vaginale. Uno stimolo olfattivo che mi mette dinnanzi alla mia essenza più animale. Sono del tutto fuori di me, ansimo con gemito gutturale, mentre prudentemente apro quel taglio con la lingua, una nota acida la risale dalla punta. Tengo aperto quel fiore carnoso con due dita e ci sputo dentro con forza, approva tanta veemenza primitiva, la eccita, lo capisco dalle lunghe e profonde apnee che si procura con il cazzo in gola. Sa perfettamente che è in grado di fami perdere completamente il controllo, che prova di forza la sua.
É setosa e completamente depilata la figa di Giada, ciò mi permette di leccare, succhiare e aspirare quel fiore carnoso, a bocca aperta e senza ritegno alcuno. Gode, a volte si aggrappa ai cuscini e solleva la schiena come reazione a quel incontenibile stimolo. Il viso, il collo e giù fino ai seni sono arrossati per l’eccitazione.
_ Chi ti depila?
le chiedo. Ansima e non mi risponde, sono certo che mi ha sentito. So già la risposta e lei ne è cosciente. Claudio ha sempre amato le intimità depilate, ne ridevamo da giovani nei momenti confidenziali tra ragazzi.
_ Quante volte alla settimana ti scopa quel porco, ehhh…?!
Le chiedo con tono leggermente aggressivo, mentre con una mano seguo il ritmo della sua testa; non risponde nemmeno questa volta mentre continua con la sua gola profonda. Quel silenzio mi conferma che sono più di una. Mi sento impotente e irritato. La sollevo e con forza la giro su se stessa senza sfilarle il cazzo dalla bocca. Ansima mentre lo faccio. Ama le maniere forti, le piace essere dominata, sentirsi piccola e manipolata da un maschio che sappia far valere, almeno a letto, la sua maggior forza fisica. In quel crogiolo di istinti animali, chi è più forte comanda. Inizio a muovere il bacino con ritmo continuo, le sto scopando la gola mentre le titillo il clitoride. Ogni otto o dieci colpi, lo estraggo completamente per permetterle di non soffocare. In quei tre secondi di pausa che le concedo deve sputare l'eccesso di saliva se vuole respirare, lo scroto poi non le permetterà di inspirare dal naso fino alla successiva pausa, non può sbagliarsi, non mi fermerei comunque.
E’ già venuta due volte nel giro di 5 minuti.
Mi alzo, la giro di centottanta gradi con decisione, mettendomela sotto. Ho bisogno di chiavarla, anche lei non desidera altro. Voglio guardarla in faccia mentre lo faccio, il suo viso sarà la prova, in ogni istante, che quella che sto montando, non è una donna qualsiasi e nemmeno una morbosa fantasia, è mia figlia in carne ad ossa.
Il senso di perversione non potrebbe essere più intenso, mi sembra di avvertire un vuoto al cuore per l’eccitazione. La pancia le si appoggia sul esile corpo e forse le toglie parzialmente il respiro, ma non mi interessa in questo momento. Mi afferra il cazzo e mi aiuta a centrare l’obiettivo. Inizio lentamente a penetrarla, non voglio farle male, è stretta anche se bagnatissima, ma lei mi spinge con le due mani all’altezza del coccige esigendone un rapido e completo ingresso. Con i gomiti le blocco le spalle in modo che non possa spostarsi sotto il maglio dei miei colpi, la piccola se bene che anche l’ultimo centimetro più fare la differenza ed apprezza l’attenzione. Da quella posizione, la sua bocca sta all’altezza del mio capezzolo sinistro che inizia a leccare e succhiare, è una delle mie zone erogene più sensibili. Mentre fa questo, con le mani mi da il ritmo perché la porti rapidamente all’orgasmo ancora una volta. Faccio scorrere il pene dentro e fuori per tutta la sua lunghezza, la gonfia cappella fa da stantuffo. Sette colpi rumorosi, profondi e potenti ed inizia l’orgasmo, la sua lingua si muove disordinata sul capezzolo e i gemiti escono rauchi e scontrollati, nell’istintivo auspicio che io venga con lei. Dalla sua piccola bocca, adesso appoggiata al mio orecchio, escono sospiri e un alito caldo, la sua lingua appuntita si insinua nel mio orecchio mentre mi sussurra
_ Scopami papà, non ti fermare, continua che ne arriva un altro.
Ti amo Giada, le sussurro con dolcezza mentre le mie violente spinte palesano ben più bestiali sentimenti.
Sta godendo per la quarta volta.
Devo bruscamente fermarmi, sono a un passo dal riempirle l’utero e non voglio rischiare. Lei lo intuisce e mi rassicura, con voce stanca:
_ Vienimi pure dentro papà, questa settimana non sono a rischio.
Le sue parole mi sollevano un po' perché a questo punto non so se avrei potuto fermarmi, o se avrei realmente voluto farlo….. (continua)
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