Storia di tutti noi 3

di
genere
sentimentali

Desiderio entra con un dito, senza particolare difficoltà ma con grande prudenza.
“Sei strettissima qui… Ancora vergine…”
Sento la lunghezza del suo dito perquisirmi dall’interno: fa già male così, non potrei mai pensare a fare diversamente. Ci ho provato in passato, con un ex che non aveva molta pazienza e alla fine avevo battuto la ritirata, ferita in più di un senso.

“Stai zitto e spostati da lì” Ricordo esce dalla mia bocca con un gemito che sconfina in una specie di ringhio. Si scambia di posto con Desiderio che si alza dalle mie cosce e qui mi rendo conto che hanno iniziato a prendere tratti più umani, più visibili, come se si stessero concretizzando. Si stanno nutrendo della mia immaginazione e della mia memoria: i tratti “ideali” che mi piacciono in un uomo misti a caratteristiche di uomini con cui sono stata in passato.

Lo sguardo di Ricordo non mi piace: in ombra, la luce giallastra che permea la stanza lo fa apparire tossico, cattivo… ma la promessa di continuare a godere mi ha soggiogato e lo lascio fare completamente instupidita per non dire peggio.
Da qualche parte nella mia coscienza mi viene da vomitare, una sensazione remota che riecheggia da tanto tempo fa.

“Alzati e girati… In ginocchio. Fammi sentire quanto sei stretta…”
Mi giro goffamente mettendomi alla pecorina, c’è un marasma di movimenti e cambi di posizioni.

Dalla finestra entra ora un venticello fresco e sostenuto, mi pare di scorgere dei lampi sopra le chiome degli alberi, le cime che si muovono paurosamente e penso in maniera distratta che potrebbero rompersi e finire in casa.
Il letto trema leggermente allo spostamento dei corpi, le lenzuola si increspano.
Nel buio giallastro della stanza distinguo chiaramente le macchie di sudore: una specie di blasfema sindone profanatoria.

Ricordo mi stringe forte i fianchi, sfiora con il cazzo la mia intimità, intinge anche lui le dita nei miei umori e poi forza con decisione tre dita nel mio culo.
“No fermo! Così mi fai male!” Scatto in avanti offesa, ma senza che abbia capito come, mi ritrovo Desiderio sotto, tra le cosce, pronto a penetrarmi.
Mi tira a sé, mi bacia, la lingua che affonda e incontra la mia, mi distrae dal dolore ed è un’esplosione di sensazioni: inizia a scoparmi, mi tiene a se con le mani sui fianchi mentre si muove, delicato e perfetto.

“Ora non fa più così male, vero? - Ricordo è divertito, sta giocando come il gatto col topo prima di sbranarlo - Lo sappiamo che lo vuoi… e ti accontenteremo.”
Esce un attimo, il culo mi duole ma con il cazzo di Desiderio che stempera la situazione è tutto più piacevole.

Ricordo mi sputa abbondantemente tra le natiche, entra ancora con le dita e poi punta la sua cappella sull’unico buco rimasto vuoto: è piacevole sentire qualcosa che preme lì dietro ed entra appena, mentre scopo con Desiderio.

Se loro sono i miei ricordi e desideri, se questo è il mio sogno, allora è solo mia la responsabilità di ciò che sta succedendo.
E quindi tanto vale che mi diverta e mi lasci andare.
“Non c’è niente di male in fondo…” penso.

Ma questo non significa che mi aspettassi o volessi ciò che sarebbe accaduto dopo…

Ricordo mi sforza, entra con fatica, invade la mia carne e il dolore mi attraversa il cuore e il cervello, seppur ubriaca di Desiderio c’è qualcosa di storto in ciò che stiamo facendo.
Non disdegno un po’ di dolore nel sesso, mi eccita terribilmente fare certe cose, ma così no. Deve smetterla subito, prima di farmi male davvero e che la situazione sfugga di mano.

“Ma non eri qui per rendermi felice? Non puoi farmi così male… È troppo… Fermati… Questo è il mio sogno!” Penso fortissimo in modo che Ricordo capti subito il messaggio e la smetta immediatamente.

Lui ignora il mio pensiero e continua a spingere, piano ma inesorabile, con movimenti molto lenti ora si ritira e ora entra, andando sempre un po’ più in profondità.
Ansima a ogni affondo, Desiderio sotto di me continua a scoparmi indifferente al resto: anche lui ansima, ha gli occhi chiusi, la pelle sudata.
È una sensazione soverchiante, mi manca l’aria e non mi sto più divertendo come prima.
“Basta ti prego…! È il MIO sogno!” Dico sull’orlo di un attacco di panico.

“Veramente…” s’intromette una voce proveniente dall’uscio della porta, avvolta dal buio malato che si è addensato fuori dalla camera da letto.
Un lampo illumina la scena come il flash di una fotografia a tradimento.
La figura che ha parlato muove i primi passi ed entra nella stanza.
Un tuono strappa le nuvole e ruggisce tra le mura sempre più affollate e buie del Luogo delle Partenze e degli Arrivi.
scritto il
2024-08-12
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