A twisted tale - by your love and by your hunger

di
genere
etero

Raccontino di repertorio che, forse per problemi tecnici non aveva passato il filtro della pubblicazione quando lo avevo scritto. Magari quando avrò più tempo ne farò una serie, chissà.

Per il momento, enjoy. 🥂




A twisted tale - By your love and by your hunger

Vieni con me.
Lascia che ti prenda per mano e ti conduca a casa mia.
So che ci conosciamo poco, ma ti devo chiedere un atto di fede: farai tutto ciò che ti dico?
Sei sospettoso, è comprensibile, ma ti prometto che ne varrà la pena… E poi ogni volta, se lo vorrai, potrai chiedermi anche tu qualcosa.

Vieni, lasciati bendare.
Perché?
Voglio guardarti mentre ti affidi a me.
Voglio guardare la tua bocca senza farmi distrarre dai tuoi occhi.
La strada io la conosco bene, non ci perderemo, vedrai.
Ecco fatto. Non hai paura, vero?
Ti poso un bacio sulle labbra, leggero, ma tu ti scaldi in fretta.
T’insinui con la lingua nella mia bocca e mi stringi a te: posso già sentire attraverso i jeans stretti le conseguenze del mio piccolo schifoso gioco.
Avresti dovuto mettere dei pantaloni più comodi, hai ragione.

Ora prendimi la mano, camminiamo insieme.
Ti farò entrare in grotte abitate dai desideri inconfessati di molti di noi, pronunciati
sottovoce, a occhi bassi, al lume di una candela quasi spenta.
Fa’ attenzione: qui la strada è un po’ sconnessa.
Ci stiamo avvicinando alle rovine infestate: qui i ricordi di esperienze in cui il confine tra realtà e finzione non è più distinguibile, fluttuano nella notte lamentandosi, alla ricerca di nuova vita.

Fermiamoci qui un attimo.
Ora ti toglierò la benda. Ecco.
Siamo nel folto del bosco, ma non ci siamo persi. Tranquillo!
Cerca il mio viso, la mia bocca dove continuare a costruire il tuo nido, ma guarda un attimo a terra: siamo al centro di un cerchio delle fate!
Tu ci credi?
Ridi e mi attiri di più vicino a te.
Baciami di nuovo, torna a legare la mia lingua alla tua.
Scendi lungo la mia schiena con la mano sinistra, alzami la camicetta.
Hai sentito il brivido profondo che mi attraversa quando mi tocchi?

Un rumore da qualche parte dietro di noi, rami che si spezzano, sobbalzi.
Non hai niente da temere, non ci sono altre cose pericolose in questa foresta oltre a me…
Ridi di nuovo, mi abbracci giocoso.
Ma no… Ti prometto che non ci siamo persi!
Li vedi quei sassolini bianchi?
Indicano sempre la strada verso casa, ti basterà seguirli se vorrai andare via…

Ma guarda me, ora…
Mettimi le mani sui fianchi, così.
Vieni più vicino.
Nessuno ci farà nulla di male…
Danza con me, vuoi?
Non c’è musica, ma che importa… siamo io e te, il rumore del vento tra le foglie e la luce della luna che buca l’oscurità.
Questo è sufficiente.
Sai, in queste foreste ci si può imbattere in creature singolari, che praticano riti… di esplorazione del corpo e della mente alla luce della luna piena.
A volte persino orge rituali attorno a un falò di erbe magiche.
Ti piacerebbe provare, dici?
Dovrei essere gelosa…?
E se scopassero anche me, tu saresti geloso di condividermi?
Magari, se sarai fortunato…

Ora però dovrai accontentarti di me sola… Infila le mani sotto la mia camicetta.
Toccami, liberamente.
Non ci vede nessuno e ti sto dando il mio esplicito permesso…
L’hai mai fatto in una foresta?
Voglio che mi tocchi, dai, voglio sentirti, voglio che ti sfami di me stasera.
Esplorami, misurami, tastami.
Senti la mia carne sotto le tue dita.
Il calore della tua pelle contro la mia.
Puoi sbottonarmi la camicetta, sì, ma prima… voglio guardarti mentre sbottoni la tua.

Lentamente.
Penso che ci sia qualcosa di molto sensuale nel guardare un uomo mentre lo sta facendo: i lati della camicia che gradualmente si separano.
Ad ogni bottone che esce dal proprio occhiello un pezzettino in più di pelle si scopre, fino ad aprire completamente il sipario sul petto.
Il contrasto dei capezzoli contro la pelle abbronzata, il pelo che si concentra in basso e sparisce sotto l’attaccatura dei jeans.

Lascia che ti guardi ancora un attimo.
Faccio qualche passo indietro per avere una visuale migliore e con lo sguardo scendo lungo il tuo corpo, assaporando già ciò che accadrà dopo.
Riesci a percepire il mio tocco invisibile sulla tua pelle?
Senti che sto esplorando con la mente il tuo torace, scendo lungo i fianchi, infilo le dita appena sotto la vita dei tuoi jeans, sfioro l’elastico dei tuoi boxer.
M’immagino mentre ti slaccio la cintura, ti abbasso i boxer e lo prendo in mano… Alzo losguardo verso di te e spezzo l’incantesimo.

Ora tocca a me, è vero.
Ogni promessa è debito.
Mi avvicino di nuovo, apro un po’ di più la tua camicia e ti appoggio le mani sul petto.
Ti accarezzo cercando di imprimermi le tue forme sulle dita e ti lascio fare, mentre apri pian piano la mia camicetta.
Vuoi che ti guardi negli occhi mentre lo fai? Va bene.
Ti sento sfiorarmi i seni mentre sciogli i primi bottoni.
La camicetta si apre s’un balconcino semplice, di pizzo azzurro chiarissimo, di cui accarezzi appena le curve con lo sguardo prima ancora che con le dita.
Probabilmente stai facendo ciò che ho fatto io poco fa.
Che strumento eccezionale l’immaginazione…

Ti osservo.
Sei concentrato per mantenere il controllo sulle mani, prosegui più deciso, lungo la discesa dei bottoncini e finalmente arrivi all’ultimo.
Ammiro il tuo auto controllo, al posto tuo ti avrei forse chiesto di strapparla, ma ci conosciamo troppo poco per sprecare dei vestiti l’uno per l’altra.

Hai voglia di togliermelo?
Mi tocco i seni chiusi a malapena nel reggiseno.
Le tue dita si muovono esperte attorno ai gancetti della chiusura, con pochi movimenti sicuri mi sfili il reggiseno e lo lasci cadere a terra, tra la polvere, le foglie secche e i rametti spezzati.
Se non fossi tanto concentrato sui miei capezzoli, avresti notato la mia disapprovazione…
Il diavolo sta nei dettagli.

Senza aspettare altre indicazioni, ti prendi tutta la libertà e l’iniziativa del mondo: ti abbassi verso il mio petto e affondi il viso tra i miei seni.
Inspira il profumo particolare nascosto tra di loro, toccali a piene mani, baciali, prendili in bocca e titilla dolcemente i capezzoli con la tua meravigliosa lingua.
Lasciami abbracciarti la nuca con entrambe le mani.
Succhia, lecca e fatti audace, mordimi leggermente.
Chiudo gli occhi, sento l’eccitazione a poco a poco condensarsi nelle mie più intime, nascoste e vogliose pieghe.

Vieni, andiamo verso casa.
Ti costringo a staccarti dal mio seno e ti prendo di nuovo per mano, conducendoti sul ciglio di un’apertura nella foresta: gli alberi si sono fermati in un largo cerchio attorno un cottage di legno con le finestrelle illuminate da una tremolante luce calda.
Sembra una casa uscita da una favola, vero?

Entriamo, vieni.
L’arredamento è essenziale: una piccola stufa per cucinare su cui una vecchia pentola sobbolle emanando un profumo leggero di minestra, un letto ben ordinato e un tavolo di legno con al centro un vaso di erbe secche e un paio di sedie dall’aria scomoda.
Sparsi a terra, in pile dall’aspetto instabile, molti libri.
No, non li ho letti tutti, la maggior parte sono libri studio e alcuni di cucina…
La porta vicino al letto conduce al bagno, se ti dovesse servire.
Non è molto, lo so, ma è casa.

Ora fatti togliere la camicia, riponiamola con cura s’una delle sedie, così non si sgualcisce.
Fatti guardare a petto nudo... Ho una voglia pazzesca di sentire che sapore hai…
Posso toglierti i pantaloni?
Siedi sul letto, toccami i seni a piene mani mentre io ti slaccio la cintura e ti abbasso i jeans…
Abbandonati lentamente sul materasso e guardami mentre mi abbasso la cerniera della gonna, che con un fruscio leggero cade attorno ai miei piedi nudi.
Non porto mai l’intimo sotto, quando penso che avrò una serata fortunata… non te lo aspettavi, vero?

Sotto i boxer vedo che sei molto felice di come stanno andando le cose: la stoffa è tesa, elastica, tirata sulla tua carne.
Togliamo anche questi, vuoi?
M’inginocchio davanti a te, ti abbasso lentamente i boxer e, guardando ti fisso negli occhi, avvolgo il tuo cazzo in piena erezione con le mie labbra.
La mia saliva ricopre copiosamente l’asta, lasciati andare, fammi sentire i tuoi gemiti di piacere, mentre me lo spingo fino in fondo alla gola.
Adoro ascoltare un po’ di musica mentre mangio…

Hai un sapore salato, un po’ della tua eccitazione mi bagna già la lingua, ma abbiamo appena iniziato ed ho intenzione di gustarti lentamente.
Inizio a succhiarti, percorro con la bocca tutta la lunghezza del tuo sesso, indugio sulla punta stringendo le labbra, mimando una deflorazione impegnativa ma ripagante.
Ti sento muoverti, accompagnare con il bacino i miei movimenti.
Afferrami i capelli e spingimi a prenderlo più profondamente: mi sento l’eccitazione gocciolare tra le cosce, abbasso una mano a toccarmi mentre tu affondi ancora e ancora nella mia gola, la dolcezza iniziale che lascia lo spazio al bisogno.
La mia saliva è ovunque tra le tue cosce, ti scende sui testicoli e ti bagna vergognosamente.
Ansima forte, sempre di più, il volume delle tue esclamazioni che si alza man mano che l’energia si accumula, mi fa eccitare ancora di più.
Vienimi in bocca, godi a spruzzi intensi e abbondanti, gemi, ringhia quasi, svuotati dentro di me con un orgasmo potentissimo!




Sono “fantastica”… dici?
Rido pulendomi la bocca.
Ho ingoiato quel sorso abbondante, sentendolo scendere denso e voluttuoso nelle mie viscere, come si fa come il primo sorso di un buon vino.
Ma si sa che è sempre sconsigliato bere a stomaco vuoto… Ed io ho ancora fame.

Mi alzo da terra.
Mi siedo a cavalcioni su di te.
Vuoi che ti lasci un po’ di tempo per riprenderti? Non sei pronto…?
A me non sembra…
Mi struscio contro di te e sento il tuo vigore tornare subito.
Dici che non durerai molto così…
Proviamo lo stesso, che ne dici?

Ti metti più comodo sotto di me e mi lasci continuare a strusciarmi: lo scorrimento bagnato tra i nostri corpi ti eccita in modo eccezionale, sei talmente sorpreso che il mio movimento fluido per farti entrare ti strappa un gemito di sollievo e meraviglia.
Afferrami i fianchi, stringi, premimi ancora di più attorno al tuo cazzo.
Trapassami l’anima con la tua carne.
Ti prendo le mani e me le porto ai seni.
Stringi.
Mi muovo su di te.
Scopami, di più, più forte, ti voglio a fondo dentro di me.
Ci pensi, al tuo cazzo? Che due minuti fa mi è esploso in bocca ed ora mi sta penetrando con tanta forza?
Ti sento premere dentro di me, scivolare nella mia carne stretta e calda, sempre più in fondo.
Stai toccando i punti giusti del mio corpo, i centri del mio piacere, sento l’energia accumularsi di nuovo.
Ansimo, la saliva che aumenta tra le mie labbra, un’acquolina quasi incontrollabile, sento l’orgasmo che si sta accumulando tra di noi.

Alzati con la schiena.
Artigliami, costringimi a ricevere il tuo cazzo ancora più a fondo.
Una delle tue mani scende tra le mie gambe e comincia a giocare con il mio clitoride.
Stai per venire di nuovo, lo sento.
Mi chiedi di andare più piano, ma non ti ascolto.
Continuo a cavalcarti e i tuoi rantoli e le tue preghiere non servono a nulla.
Così godrai ancora, ma io non sono ancora venuta… lo so…
Godi, lasciati andare, non preoccuparti, vai benissimo così…
Vieni in un altro orgasmo lungo e intenso.
Mi guardi un po’ in imbarazzo, ti senti inadatto, ma non puoi capire quanto mi sto divertendo.

Ti sorrido ubriaca di eccitazione.
Lasciami fare, tranquillo.
Ti prendo il viso tra le mani e ti bacio intensamente.
Le nostre lingue di nuovo s’incrociano e giocano.
Sento il tuo cazzo riprendere vigore e crescere di nuovo dentro di me.
Mi guardi sorpreso e inorgoglito, anche se pensi che sia pazzesco, hai ripreso a scoparmi con rinnovata eccitazione.

Ho tanta fame di te… scopami ancora, più forte… Ti prego…
Saziami…






















Attorno al cottage di legno, la vita notturna si risveglia: i fantasmi, le fate, i folletti e le streghe, riprendono le loro attività nella foresta, mentre io ti succhio via la vita.

















Il letto è sfatto.
Mi raccolgo i capelli in uno chignon disordinato.
Sono tutta ricoperta di sudore e sperma.
La pentola sulla stufa ha finalmente finito di bollire: il profumo che emana è ancora più delizioso ora.
Un po’ di stufato è uscito dai bordi colando sul metallo.

Prima di cenare esco nella foresta, solo ricoperta dal mio mantello nero.
Ripercorro il sentiero a ritroso e raccolgo il reggiseno da terra: si è sporcato e qualche foglia secca si è attaccata al pizzo rovinandolo leggermente.
Un piccolo incantesimo e tornerà come nuovo.

I sassolini bianchi sparsi in giro per la foresta brillano ancora sotto la luce della luna piena.
Mi dico tutte le volte che saranno più utili al prossimo viandante che vorrà tornare a casa sua, ma ogni volta che ne invito uno, si fermano da me per sempre…




Non so nemmeno se l’incantesimo che portò Hansel e Gretel a casa funziona ancora…
scritto il
2024-10-12
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