Una favola della buona notte - 2

di
genere
saffico

Per te che hai già letto “Una favola della buona notte”, racconto precedente a questo: puoi scegliere di rileggere da qui o saltare direttamente allo stacco. Dipende se hai bisogno di acclimatarti di nuovo, pesciolino reintrodotto in questo acquario, o se preferisci andare al succo. Il testo è lo stesso, perciò scegli senza problemi.

Per chi non ha letto il racconto precedente: tu puoi cominciare da qui.
Ti devo avvisare s’una cosa però: un po’ come quando ci s’incontra una sera con il dichiarato intento di sfogare i propri istinti ma, non essendo animali (almeno io, poi non so te) ci si dedica con passione all’altra persona prima di giungere al coito vero e proprio, la mia storia inizia piano e si prende il suo tempo.
A me piacciono le cose lunghe, graduali, fatte in modo da avere l'occasione di ammirare il panorama: un paesaggio di montagna non è mai uguale ad un altro pur essendoci sempre le stesse cose.
Per me è fondamentale entrare piano piano, nella mente, nella fantasia, nel corpo, sotto le lenzuola.
Far scaldare le mani sulla tua pelle prima di toccarti dove non vedi l’ora, assaggiare che sapore ha la tua bocca prima di servirmi al tuo seducente banchetto.
Nei racconti che leggo io, mi piace essere portata con grazia sull’orlo del baratro e poi, dopo un’accurata esplorazione di tutte le possibilità, cadere insieme.
Perciò, cerco di scrivere allo stesso modo in cui mi piace leggere (o almeno ci provo) quindi se non ti piacciono le cose di questo tipo, forse questa storia non fa per te.
Se invece anche a te piace scopare godendoti ogni momento, se ti piace sentire accumulare l’energia e indugiare in essa, tentennare nell’assaporare l’altro, prendere tempo di farti lasciare il segno addosso, allora rimani: questa storia potrebbe piacerti.
In ogni caso, buona lettura.

- o -

Sei davanti al pc, la luce bianca dello schermo che t’illumina il volto sfarfalla alla velocità con cui decidi il destino delle pagine web aperte davanti a te.
Questa sera non sai cosa vuoi, ti piacerebbe fare tante cose ma allo stesso tempo non hai voglia di niente: in questo stato di noia dilaniante trova spazio un pensiero che s’infiltra dentro di te ed inizia a infettare la tua fantasia di immagini.

La pioggia cade sul parabrezza di un’auto, in un parcheggio isolato. I vetri sono un po’ appannati, tante piccole goccioline decorano la carrozzeria. Parte di una misteriosa coreografia scritta dalla gravità, una goccia inizia a scorrere e scende veloce verso il basso raccogliendo tutte quelle che trova lungo il percorso.
Sei in compagnia di una giovane donna a cui chiedi di prenderti una mano e di scegliere dove farsi toccare. La ragazza non se lo fa ripetere due volte: le guance arrossate, invitanti, fanno venire voglia di baciarla, di accarezzarle i capelli e metterle la lingua in bocca, fino in gola.
Ti prende una mano tra le sue, se la porta alla bocca, ti succhia due dita, poi l’avvicina con cautela al suo petto e ti invita ad entrare sotto il suo reggiseno azzurro…

Con il polpastrello dell’indice percorri il touchpad, un tocco leggero e deciso quanto basta ad impostare la direzione: sei alla ricerca di qualcosa di divertente, qualcosa che scacci la noia e soprattutto che ti scorti incolume verso l’ora in cui riposare, lontano da quel ricordo voluttuoso e pieno di spine.
Con il dito premi, scorri su e giù facendo muovere velocemente le immagini sullo schermo: prima compri qualcosa online, poi consulti le mail, infine, apri un sito che conosco già.
Perché anch’io scrivo lì, anche se tu non lo sai: Erotici Racconti.
Vediamo che cosa ti piace leggere qui: ti vedo sfogliare varie categorie. Ti soffermi su “Dominazione”, “Sentimentali”,” Saffico”.
Tutte categorie molto interessanti e promettenti: abbiamo gli stessi gusti, vedo.
Cos’hai cliccato ancora? Fammi guardare bene… Incesto?!
Ma cambi subito, hai sbagliato e intendevi cliccare su “Masturbazione”.
Meno male, stavo già per girare i tacchi…!
Apri un racconto. Leggi un po’, scorri in basso procedendo a toccare appena il touchpad: mi piacerebbe essere al posto di quel pc che stai inconsapevolmente masturbando, davanti a te a portata di bocca, di dita e di tutto il resto volessi darmi…
Scrivi un commento che non riesco a leggere e poi passi ad un altro racconto.

La tua mano inizia a scendere tra le gambe: posso immaginare cosa stai per fare anche se purtroppo la tua schiena mi copre la visuale.
So che ti stai accarezzando con poca convinzione, ma l’idea del piacere è un giuramento inviolabile che rimane piantato nel tuo cervello e fomenta la tua ingordigia: ti immergi sotto la stoffa, senti la mano leggermente fredda che si scalda prendendo la temperatura del tuo sesso.
Ti rilassi abbandonandoti sullo schienale, la testa leggermente reclinata all’indietro.
Penso che tu non stia nemmeno più leggendo il racconto, o forse sì, lo sai solo tu ormai: forse hai deciso di indugiare ancora nel ricordo di lei…? O stai immaginando qualcos’altro?
Ma perché indugiare nel passato, quando puoi avere me stanotte…
Ti vedo muovere il braccio lentamente. La mano, in incognito sotto il pigiama, è avara dei suoi segreti: non ti spoglia, non mi permette di vederti mentre ti alzi da quella sedia e ammirare il tuo culo da dietro mentre ti abbassi e liberi la carne dalla convenzione dei vestiti.

Chissà se hai mai letto qualcosa di mio e hai goduto sulle mie parole… Vorrei tanto chiedertelo ora, ma non ti voglio distrarre.
Mi avvicino furtiva a te. Lo senti il mio profumo?
Ormai avrai capito che sono qui, proprio dietro di te: con un capezzolo tra le dita e una mano nascosta a prepararti la strada.
Probabilmente stai solo fingendo di non sapere, per farmi godere ancora un po’ lo spettacolo o forse per dilungare la tua attesa ed aumentare la tua viziosa cupidigia.
Ho desideri di vario tipo che vorrei soddisfare stanotte: desideri bagnati, caldi, voraci, osceni e forse un tantino inconsueti.
Ma tu continui il tuo auto-corteggiamento: sta diventando sempre più interessante guardarti mentre ti masturbi, sento dai tuoi respiri che hai intrapreso la giusta via verso il piacere.
Una via fatta di manipolazioni intense, lente, cadenzate, capaci di trovare corde segrete da sfiorare o da evitare per schiudere una porta oltre la quale c’è lo sbocciare esplosivo di un complesso evento che banalmente chiamiamo orgasmo.








~ * ~
Qui il racconto si divide in due. (La parte precedente “Una favola della buona notte” indietro nei miei racconti)
Scegli tu la versione che ti piace di più, a me basta sapere che ti ho fatto godere: senza mezzi termini, voglio scoparti con l’immaginazione, voglio farti andare a letto con la voglia di concederti piacere.
E voglio che pensi a me, quando godrai.
~ * ~











Mi chino su di te, vorrei strappare con lo sguardo la stoffa che ti avvolge le gambe. Vorrei proprio guardare… mentre le tue dita premono, circondano, si ramificano, tra le labbra della tua meraviglia calda e stretta, attorno alla quale gravita questa notte tutta la perdizione del mondo.
Mi avvicino a te, ti raccolgo i capelli con le mani, li sposto di lato e libero la pelle del tuo collo: ti bacio, risalendo verso il carnoso lobo dell’orecchio.
Passo la lingua su di esso, lo prendo tra le labbra e succhio come una piccola caramella che vuoi gustare lentamente per paura di mandarla giù intera. Ti sento rabbrividire, sotto la curva della mia bocca, la lingua che solletica, manipola, lambisce, masturba il tuo respiro regolandolo in sincrono al mio.
«Ci spostiamo sul letto?» ti sussurro, il mio fiato che ti rinfresca la pelle umida di saliva ti entra nella testa, risveglia quella dolcezza mista a troiaggine che mi fa impazzire.
Ti alzi, spingi la sedia di lato. Mi guardi dritta negli occhi e mi sorridi con uno sguardo furbo e pericoloso “Stanotte voglio un all in con te…”
Non l’abbiamo mai fatto così ed io ho un po’ paura di non esserne capace, lo sai.
Ci siamo toccate tante volte attraverso le mutandine, ci siamo leccate fino a godere ignobilmente l’una sulla faccia dell’altra, ma non ci siamo mai avute in questo modo.
Mi rispondi che non è molto diverso da ciò che farei con un uomo, ma che sarà più bello e che sai perfettamente come insegnarmi.
Mi sbottoni il pigiama e lo lasci cadere a terra, poi mi fai stendere sul letto e mi togli gradualmente i pantaloncini lasciandomi completamente nuda.
Così esposta, vulnerabile al tuo sguardo e ai tuoi baci, ti guardo mentre ti spogli anche tu gettando via i vestiti e poi, con la grazia dettata dalla voglia del mio sesso, ti avvicini alle mie gambe.
Prendi a baciarmi con intensità crescente, come se volessi succhiarmi via un veleno e guarirmi con la tua benefica sconcissima bocca guaritrice, capace di così tanto: prima baci il piede destro, poi la caviglia, risali piano lungo il polpaccio e l’interno coscia, dove indugi a mordermi e passare subito dopo la tua ipnotica lingua.
Risalita all’inguine, lecchi attorno al monte di Venere, poi risali e scendi repentinamente al clitoride, dandogli un’unica estenuante biblica succhiata che mi spinge a compiere uno scatto quasi per spostarmi, ma tu mi tieni ferma con le mani in una morsa di rose e spine, le unghie che mi lasciano qualche segno attorno ai fianchi.
Fai lo stesso con l’altra gamba, di nuovo sul clitoride a mescolare e spargere la tua saliva con i miei abbondanti umori.
Concluso questo rituale da vogliosa strega dall’indecente magia, mi fai aprire le gambe e ti posizioni tra di esse. I nostri due sessi si stanno ora finalmente toccando: ti stai strusciando voluttuosa su di me, incastrata perfettamente nel mio fulcro. Ho la sensazione di una mano morbida, di grandezza e forma, uguale e complementare, che mi masturba dove di solito solo la mia è in grado di sapere con precisione quale tasto premere: è qualcosa di assolutamente soverchiante.
Voglio più di qualsiasi altra cosa salirti sopra e provare anch’io, non resisto all’idea di procurarci l’orgasmo strofinandosi su di te.
Cambiamo posizione, le mie labbra che divorano le tue, scorrono bagnate dei nostri umori, stimolano il centro del nostro piacere. Mi muovo con inaspettata spontaneità, immaginando di seguire un istinto primordiale, di ricalcare qualche archetipo di dee della fertilità cadute in disgrazia, il clitoride come una piccola lingua che pulsa sempre di più a contatto con te.
Mi guardi perdermi, in preda ad un demonio: mi hai venduta a lui ed ora stai vuoi riscuotere la tua ricompensa. Non riesco più a contenermi, lascio che l’istinto mi guidi, ondeggio su di te finché l’orgasmo arriva ed io, egoisticamente, me lo prendo senza aspettarti, incapace di trattenere i gemiti che mi escono dalla gola, come mai mi era successo prima.
Distrutta dal piacere, ti guardo prendermi per i fianchi e ricominciare a strusciarti sotto di me, tra di noi ormai un fiume straripato fluisce e ti cola sotto la schiena.
Impercettibilmente il tuo respiro si fa più breve e frequente, chiudi gli occhi e mi intimi di continuare così, di non fermarmi per niente al mondo.
E mentre tu hai il tuo meritato, potentissimo, osceno orgasmo, io, infame, insisto sulla tua carne pulsante per il secondo.




È un’esperienza che non dimenticherò mai e nel ricordo della quale tantissime volte m’infilerò sotto le coperte e cercherò di scoparti di nuovo, con le mani tra le cosce e nei miei sogni più sporchi.



Spero che ti sia divertita a leggere e abbia attinto depravata ispirazione da queste parole, come io mi sono divertita a scrivere riversando in questo racconto alcune tra le mie piccole occulte predilezioni, tra quelle più speciali.
Che questo racconto e quelli a venire siano per te il ponte per il mondo dei sogni, lascia che io sia la tua erotica favola della buonanotte.

scritto il
2024-10-03
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