Una favola della buonanotte
di
Lostmyself
genere
sentimentali
Una piccolissima premessa: ho voluto fare un esperimento, non so se sia riuscito, ho cercato di uscire dalla mia confort zone e allo stesso tempo di provare un approccio diverso sia nei confronti dei lettori che della scrittura.
Potrei essermi ripetuta con aggettivi e termini simili, ma sto provando a imparare ad osare con i sinonimi e le allusioni 😂
Vi lascio il mio bocciolo di esperimento, sperando sia cosa gradita e soprattutto che possa crescere forte e rigoglioso 🫣
Lost
Sei davanti al pc, la luce bianca dello schermo che t’illumina il volto sfarfalla alla velocità con cui decidi il destino delle pagine web aperte davanti a te.
Questa sera non sai cosa vuoi, ti piacerebbe fare tante cose ma allo stesso tempo non hai voglia di niente: in questo stato di noia dilaniante trova spazio un pensiero che s’infiltra dentro di te ed inizia a infettare la tua fantasia di immagini.
La pioggia cade sul parabrezza di un’auto, in un parcheggio isolato. I vetri sono un po’ appannati, tante piccole goccioline decorano la carrozzeria. Parte di una misteriosa coreografia scritta dalla gravità, una goccia inizia a scorrere e scende veloce verso il basso raccogliendo tutte quelle che trova lungo il percorso.
Sei in compagnia di una giovane donna a cui chiedi di prenderti una mano e di scegliere dove farsi toccare. La ragazza non se lo fa ripetere due volte: le guance arrossate, invitanti, fanno venire voglia di baciarla, di accarezzarle i capelli e metterle la lingua in bocca, fino in gola.
Ti prende una mano tra le sue, se la porta alla bocca, ti succhia due dita, poi l’avvicina con cautela al suo petto e ti invita ad entrare sotto il suo reggiseno azzurro…
Con il polpastrello dell’indice percorri il touchpad, un tocco leggero e deciso quanto basta ad impostare la direzione: sei alla ricerca di qualcosa di divertente, qualcosa che scacci la noia e soprattutto che ti scorti incolume verso l’ora in cui riposare, lontano da quel ricordo voluttuoso e pieno di spine.
Con il dito premi, scorri su e giù facendo muovere velocemente le immagini sullo schermo: prima compri qualcosa online, poi consulti le mail, infine, apri un sito che conosco già.
Perché anch’io scrivo lì, anche se tu non lo sai: Erotici Racconti.
Vediamo che cosa ti piace leggere qui: ti vedo sfogliare varie categorie. Ti soffermi su “Dominazione”, “Sentimentali”,” Saffico”.
Tutte categorie molto interessanti e promettenti: abbiamo gli stessi gusti, vedo.
Cos’hai cliccato ancora? Fammi guardare bene… Incesto?!
Ma cambi subito, hai sbagliato e intendevi cliccare su “Masturbazione”.
Meno male, stavo già per girare i tacchi…!
Apri un racconto. Leggi un po’, scorri in basso procedendo a toccare appena il touchpad: mi piacerebbe essere al posto di quel pc che stai inconsapevolmente masturbando, davanti a te a portata di bocca, di dita e di tutto il resto volessi darmi…
Scrivi un commento che non riesco a leggere e poi passi ad un altro racconto.
La tua mano inizia a scendere tra le gambe: posso immaginare cosa stai per fare anche se purtroppo la tua schiena mi copre la visuale.
So che ti stai accarezzando con poca convinzione, ma l’idea del piacere è un giuramento inviolabile che rimane piantato nel tuo cervello e fomenta la tua ingordigia: ti immergi sotto la stoffa, senti la mano leggermente fredda che si scalda prendendo la temperatura del tuo sesso.
Ti rilassi abbandonandoti sullo schienale, la testa leggermente reclinata all’indietro.
Penso che tu non stia nemmeno più leggendo il racconto, o forse sì, lo sai solo tu ormai: forse hai deciso di indugiare ancora nel ricordo di lei…? O stai immaginando qualcos’altro?
Ma perché indugiare nel passato, quando puoi avere me stanotte…
Ti vedo muovere il braccio lentamente. La mano, in incognito sotto il pigiama, è avara dei suoi segreti: non ti spoglia, non mi permette di vederti mentre ti alzi da quella sedia e ammirare il tuo culo da dietro mentre ti abbassi e liberi la carne dalla convenzione dei vestiti.
Chissà se hai mai letto qualcosa di mio e hai goduto sulle mie parole… Vorrei tanto chiedertelo ora, ma non ti voglio distrarre.
Mi avvicino furtiva a te. Lo senti il mio profumo?
Ormai avrai capito che sono qui, proprio dietro di te: con un capezzolo tra le dita e una mano nascosta a prepararti la strada.
Probabilmente stai solo fingendo di non sapere, per farmi godere ancora un po’ lo spettacolo o forse per dilungare la tua attesa ed aumentare la tua viziosa cupidigia.
Ho desideri di vario tipo che vorrei soddisfare stanotte: desideri bagnati, caldi, voraci, osceni e forse un tantino inconsueti.
Ma tu continui il tuo auto-corteggiamento: sta diventando sempre più interessante guardarti mentre ti masturbi, sento dai tuoi respiri che hai intrapreso la giusta via verso il piacere.
Una via fatta di manipolazioni intense, lente, cadenzate, capaci di trovare corde segrete da sfiorare o da evitare per schiudere una porta oltre la quale c’è lo sbocciare esplosivo di un complesso evento che banalmente chiamiamo orgasmo.
~ * ~
Qui il racconto si divide in due. (La seconda parte a breve)
Scegli tu la versione che ti piace di più, a me basta sapere che ti ho fatto godere: senza mezzi termini, voglio scoparti con l’immaginazione, voglio farti andare a letto con la voglia di concederti piacere.
E voglio che pensi a me, quando godrai.
~ * ~
Mi chino su di te, voglio vedere il cazzo in tiro nella tua mano. Voglio studiare come ti tocchi per rubare alle tue mani i segreti per farti godere con le mie.
I miei capelli ti solleticano le spalle e tu ti irrigidisci, colto in fallo (in tutti i sensi), fai per dire qualcosa ma io ti zittisco.
Le uniche parole che vorrei sentir uscire da quelle labbra sono parole vagamente oscene, perverse, sporche, inviti tipo “succhiamelo”, “fammela leccare” o “voglio scoparti il culo”, il resto non è contemplato.
Ti accarezzo il petto con entrambe le mani chinandomi a baciarti il collo da dietro.
Sei molto più alto di me e quindi sei sempre tu a guardarmi dall’alto, nella scollatura per esempio, senza ritegno nemmeno in pubblico - maledetto bastardo! – ma ora la posizione mi permette una prospettiva che non ho mai: guardarti dall’alto ammirando la tua carne esposta, accessibile a tutti gli orifizi bagnati di cui dispongo.
«Voglio partecipare anch’io…» ti sussurro abbassandomi ancora su di te.
«Basta chiedere» sai essere molto generoso, non è vero?
Giri la sedia del pc, ti alzi, denudi la tua notevole erezione e lasci cadere i pantaloni a terra.
Raccolgo il tuo scettro con una mano: per questa notte voglio essere la tua accogliente regina e tu sarai il mio re conquistatore, severo ma giusto, magnanimo ma dal polso di ferro, prodigo nel concedere tanto quanto austero nel castigare.
Inizio a massaggiarne la lunghezza, calda, percorsa dalle venature di una mappa leggibile solo quando sei così morbosamente pronto a cercare il tuo tesoro. Ti esorto a girare appena lo sguardo verso lo schermo del pc.
«Lo vedi questo racconto…? – annuisci, le facoltà mentali già ovattate dal movimento continuo, ipnotico, mungente della mia mano sul tuo cazzo – questo l’ho scritto io, sai?»
Sgrani gli occhi mentre io ti sorrido furbetta. Non te l’aspettavi da me vero? O forse sì…
«La mia parte preferita è quella in cui mi scopi contro la scrivania, mentre leggi…»
Mi fai girare, bloccata delicatamente tra te e il tavolo, mi abbassi i pantaloni del pigiama e le mutandine, mi metti tre dita in bocca e scendi a lubrificarmi, ma scopri subito che non ce n’è bisogno.
Sono già profusamente bagnata, un piccolo profondo lago che tu violerai con gentilezza e dedizione: mi fai chinare dolcemente sulla tua scrivania, ti sistemi dietro di me e con la punta del tuo turgido scettro di carne t’incunei nel mio luogo più segreto e sensibile.
Affondi fluidamente in me, mi premi la schiena per farmi sporgere ancora un po’, alzi la maglia del mio pigiama e mi afferri per i fianchi, le dita chiuse attorno alla mia pelle mentre mi sbatti forse lasceranno qualche segno domani, ma non importa: mi piace qualche piccolo souvenir dei nostri incontri, sempre con rispetto e masochistica eleganza.
«Quanti ne hai letti di miei? Quante volte ti sei preso il sesso in mano e hai goduto bagnando la scrivania, il pavimento, in segreto? – la mia voce è spezzata dai tuoi affondi decisi – quanto nettare sprecato a terra quando avresti potuto versarlo dentro un calice prezioso, da cui avrei potuto bere e godere con te!»
Ormai hai perso il controllo, mi piace quando succede perché posso chiederti cose di cui non distingui più il lato buono o cattivo, ma le vedi per ciò che sono, cioè piccoli sacrifici sull’altare dell’orgasmo.
Mi alzo con la schiena verso di te, ti prendo una mano e la stacco dal mio fianco per portarmela attorno al collo.
«Stringi»
Le tue dita eseguono, soavemente scabrose attorno alla mia pelle sudata ed io inizio subito a sentire che per venire, non manca più molto.
Tra poco avrò un orgasmo con il tuo cazzo tra le cosce e le tue mani che mi stringono, dolcemente pericolose.
Sento aumentare il battito del cuore, in bocca la salivazione si sta facendo più intensa, la mente si vuota e riempie allo stesso tempo di tutto.
Riesco a sentirti impalato dentro di me, scavarmi, esplorare, riportare alla luce il tesoro sepolto in nome dell’eccitazione e del godimento, la volontà smodata di possedermi, di penetrare sempre più a fondo in me.
Dai ancora qualche colpo mentre io mi sfioro il clitoride con una mano.
Vengo. Vergognosamente censurabile, ansimando ed evocando numerose divinità, che se esistono avranno assistito allo spettacolo: mi liberi per un attimo dalla tua presa e mi lasci appoggiare in bilico con le mani sulla scrivania.
Scossa dai gemiti, le gambe mi tremano, i fianchi di nuovo stretti nella morsa delle tue mani mi stai scopando sempre più ferinamente, quando ti stacchi da me e mi spruzzi il tuo seme caldo sul culo con una serie indecente di gemiti liberatori, musica sublime per le mie orecchie.
Il tuo orgasmo arriva come la pioggia dopo una lunga attesa: catastrofica oscena inondazione che lambisce la mia schiena, la curva delle natiche, cola verso il basso, lasciando lungo la sua scia tracce della rovente piena che ha appena straboccato su di me…
Spero che ti sia divertito a leggere e abbia attinto depravata ispirazione da queste parole, come io mi sono divertita a scrivere riversando in questo racconto alcune tra le mie piccole occulte predilezioni.
Che questo racconto e quelli a venire siano per te il ponte per il mondo dei sogni, lascia che io sia la tua erotica favola della buonanotte.
Potrei essermi ripetuta con aggettivi e termini simili, ma sto provando a imparare ad osare con i sinonimi e le allusioni 😂
Vi lascio il mio bocciolo di esperimento, sperando sia cosa gradita e soprattutto che possa crescere forte e rigoglioso 🫣
Lost
Sei davanti al pc, la luce bianca dello schermo che t’illumina il volto sfarfalla alla velocità con cui decidi il destino delle pagine web aperte davanti a te.
Questa sera non sai cosa vuoi, ti piacerebbe fare tante cose ma allo stesso tempo non hai voglia di niente: in questo stato di noia dilaniante trova spazio un pensiero che s’infiltra dentro di te ed inizia a infettare la tua fantasia di immagini.
La pioggia cade sul parabrezza di un’auto, in un parcheggio isolato. I vetri sono un po’ appannati, tante piccole goccioline decorano la carrozzeria. Parte di una misteriosa coreografia scritta dalla gravità, una goccia inizia a scorrere e scende veloce verso il basso raccogliendo tutte quelle che trova lungo il percorso.
Sei in compagnia di una giovane donna a cui chiedi di prenderti una mano e di scegliere dove farsi toccare. La ragazza non se lo fa ripetere due volte: le guance arrossate, invitanti, fanno venire voglia di baciarla, di accarezzarle i capelli e metterle la lingua in bocca, fino in gola.
Ti prende una mano tra le sue, se la porta alla bocca, ti succhia due dita, poi l’avvicina con cautela al suo petto e ti invita ad entrare sotto il suo reggiseno azzurro…
Con il polpastrello dell’indice percorri il touchpad, un tocco leggero e deciso quanto basta ad impostare la direzione: sei alla ricerca di qualcosa di divertente, qualcosa che scacci la noia e soprattutto che ti scorti incolume verso l’ora in cui riposare, lontano da quel ricordo voluttuoso e pieno di spine.
Con il dito premi, scorri su e giù facendo muovere velocemente le immagini sullo schermo: prima compri qualcosa online, poi consulti le mail, infine, apri un sito che conosco già.
Perché anch’io scrivo lì, anche se tu non lo sai: Erotici Racconti.
Vediamo che cosa ti piace leggere qui: ti vedo sfogliare varie categorie. Ti soffermi su “Dominazione”, “Sentimentali”,” Saffico”.
Tutte categorie molto interessanti e promettenti: abbiamo gli stessi gusti, vedo.
Cos’hai cliccato ancora? Fammi guardare bene… Incesto?!
Ma cambi subito, hai sbagliato e intendevi cliccare su “Masturbazione”.
Meno male, stavo già per girare i tacchi…!
Apri un racconto. Leggi un po’, scorri in basso procedendo a toccare appena il touchpad: mi piacerebbe essere al posto di quel pc che stai inconsapevolmente masturbando, davanti a te a portata di bocca, di dita e di tutto il resto volessi darmi…
Scrivi un commento che non riesco a leggere e poi passi ad un altro racconto.
La tua mano inizia a scendere tra le gambe: posso immaginare cosa stai per fare anche se purtroppo la tua schiena mi copre la visuale.
So che ti stai accarezzando con poca convinzione, ma l’idea del piacere è un giuramento inviolabile che rimane piantato nel tuo cervello e fomenta la tua ingordigia: ti immergi sotto la stoffa, senti la mano leggermente fredda che si scalda prendendo la temperatura del tuo sesso.
Ti rilassi abbandonandoti sullo schienale, la testa leggermente reclinata all’indietro.
Penso che tu non stia nemmeno più leggendo il racconto, o forse sì, lo sai solo tu ormai: forse hai deciso di indugiare ancora nel ricordo di lei…? O stai immaginando qualcos’altro?
Ma perché indugiare nel passato, quando puoi avere me stanotte…
Ti vedo muovere il braccio lentamente. La mano, in incognito sotto il pigiama, è avara dei suoi segreti: non ti spoglia, non mi permette di vederti mentre ti alzi da quella sedia e ammirare il tuo culo da dietro mentre ti abbassi e liberi la carne dalla convenzione dei vestiti.
Chissà se hai mai letto qualcosa di mio e hai goduto sulle mie parole… Vorrei tanto chiedertelo ora, ma non ti voglio distrarre.
Mi avvicino furtiva a te. Lo senti il mio profumo?
Ormai avrai capito che sono qui, proprio dietro di te: con un capezzolo tra le dita e una mano nascosta a prepararti la strada.
Probabilmente stai solo fingendo di non sapere, per farmi godere ancora un po’ lo spettacolo o forse per dilungare la tua attesa ed aumentare la tua viziosa cupidigia.
Ho desideri di vario tipo che vorrei soddisfare stanotte: desideri bagnati, caldi, voraci, osceni e forse un tantino inconsueti.
Ma tu continui il tuo auto-corteggiamento: sta diventando sempre più interessante guardarti mentre ti masturbi, sento dai tuoi respiri che hai intrapreso la giusta via verso il piacere.
Una via fatta di manipolazioni intense, lente, cadenzate, capaci di trovare corde segrete da sfiorare o da evitare per schiudere una porta oltre la quale c’è lo sbocciare esplosivo di un complesso evento che banalmente chiamiamo orgasmo.
~ * ~
Qui il racconto si divide in due. (La seconda parte a breve)
Scegli tu la versione che ti piace di più, a me basta sapere che ti ho fatto godere: senza mezzi termini, voglio scoparti con l’immaginazione, voglio farti andare a letto con la voglia di concederti piacere.
E voglio che pensi a me, quando godrai.
~ * ~
Mi chino su di te, voglio vedere il cazzo in tiro nella tua mano. Voglio studiare come ti tocchi per rubare alle tue mani i segreti per farti godere con le mie.
I miei capelli ti solleticano le spalle e tu ti irrigidisci, colto in fallo (in tutti i sensi), fai per dire qualcosa ma io ti zittisco.
Le uniche parole che vorrei sentir uscire da quelle labbra sono parole vagamente oscene, perverse, sporche, inviti tipo “succhiamelo”, “fammela leccare” o “voglio scoparti il culo”, il resto non è contemplato.
Ti accarezzo il petto con entrambe le mani chinandomi a baciarti il collo da dietro.
Sei molto più alto di me e quindi sei sempre tu a guardarmi dall’alto, nella scollatura per esempio, senza ritegno nemmeno in pubblico - maledetto bastardo! – ma ora la posizione mi permette una prospettiva che non ho mai: guardarti dall’alto ammirando la tua carne esposta, accessibile a tutti gli orifizi bagnati di cui dispongo.
«Voglio partecipare anch’io…» ti sussurro abbassandomi ancora su di te.
«Basta chiedere» sai essere molto generoso, non è vero?
Giri la sedia del pc, ti alzi, denudi la tua notevole erezione e lasci cadere i pantaloni a terra.
Raccolgo il tuo scettro con una mano: per questa notte voglio essere la tua accogliente regina e tu sarai il mio re conquistatore, severo ma giusto, magnanimo ma dal polso di ferro, prodigo nel concedere tanto quanto austero nel castigare.
Inizio a massaggiarne la lunghezza, calda, percorsa dalle venature di una mappa leggibile solo quando sei così morbosamente pronto a cercare il tuo tesoro. Ti esorto a girare appena lo sguardo verso lo schermo del pc.
«Lo vedi questo racconto…? – annuisci, le facoltà mentali già ovattate dal movimento continuo, ipnotico, mungente della mia mano sul tuo cazzo – questo l’ho scritto io, sai?»
Sgrani gli occhi mentre io ti sorrido furbetta. Non te l’aspettavi da me vero? O forse sì…
«La mia parte preferita è quella in cui mi scopi contro la scrivania, mentre leggi…»
Mi fai girare, bloccata delicatamente tra te e il tavolo, mi abbassi i pantaloni del pigiama e le mutandine, mi metti tre dita in bocca e scendi a lubrificarmi, ma scopri subito che non ce n’è bisogno.
Sono già profusamente bagnata, un piccolo profondo lago che tu violerai con gentilezza e dedizione: mi fai chinare dolcemente sulla tua scrivania, ti sistemi dietro di me e con la punta del tuo turgido scettro di carne t’incunei nel mio luogo più segreto e sensibile.
Affondi fluidamente in me, mi premi la schiena per farmi sporgere ancora un po’, alzi la maglia del mio pigiama e mi afferri per i fianchi, le dita chiuse attorno alla mia pelle mentre mi sbatti forse lasceranno qualche segno domani, ma non importa: mi piace qualche piccolo souvenir dei nostri incontri, sempre con rispetto e masochistica eleganza.
«Quanti ne hai letti di miei? Quante volte ti sei preso il sesso in mano e hai goduto bagnando la scrivania, il pavimento, in segreto? – la mia voce è spezzata dai tuoi affondi decisi – quanto nettare sprecato a terra quando avresti potuto versarlo dentro un calice prezioso, da cui avrei potuto bere e godere con te!»
Ormai hai perso il controllo, mi piace quando succede perché posso chiederti cose di cui non distingui più il lato buono o cattivo, ma le vedi per ciò che sono, cioè piccoli sacrifici sull’altare dell’orgasmo.
Mi alzo con la schiena verso di te, ti prendo una mano e la stacco dal mio fianco per portarmela attorno al collo.
«Stringi»
Le tue dita eseguono, soavemente scabrose attorno alla mia pelle sudata ed io inizio subito a sentire che per venire, non manca più molto.
Tra poco avrò un orgasmo con il tuo cazzo tra le cosce e le tue mani che mi stringono, dolcemente pericolose.
Sento aumentare il battito del cuore, in bocca la salivazione si sta facendo più intensa, la mente si vuota e riempie allo stesso tempo di tutto.
Riesco a sentirti impalato dentro di me, scavarmi, esplorare, riportare alla luce il tesoro sepolto in nome dell’eccitazione e del godimento, la volontà smodata di possedermi, di penetrare sempre più a fondo in me.
Dai ancora qualche colpo mentre io mi sfioro il clitoride con una mano.
Vengo. Vergognosamente censurabile, ansimando ed evocando numerose divinità, che se esistono avranno assistito allo spettacolo: mi liberi per un attimo dalla tua presa e mi lasci appoggiare in bilico con le mani sulla scrivania.
Scossa dai gemiti, le gambe mi tremano, i fianchi di nuovo stretti nella morsa delle tue mani mi stai scopando sempre più ferinamente, quando ti stacchi da me e mi spruzzi il tuo seme caldo sul culo con una serie indecente di gemiti liberatori, musica sublime per le mie orecchie.
Il tuo orgasmo arriva come la pioggia dopo una lunga attesa: catastrofica oscena inondazione che lambisce la mia schiena, la curva delle natiche, cola verso il basso, lasciando lungo la sua scia tracce della rovente piena che ha appena straboccato su di me…
Spero che ti sia divertito a leggere e abbia attinto depravata ispirazione da queste parole, come io mi sono divertita a scrivere riversando in questo racconto alcune tra le mie piccole occulte predilezioni.
Che questo racconto e quelli a venire siano per te il ponte per il mondo dei sogni, lascia che io sia la tua erotica favola della buonanotte.
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