La mia donna, cagna di sua sorella
di
buck
genere
incesti
Siamo una coppia aperta e trasgressiva. Mi piace spingere Lei oltre i suoi limiti. Quando mi ha fatto vedere la foto della sorella la mia mente si è messa in moto. Quello che ne verrà fuori sarà pazzescamente perverso ed oltre la mia immaginazione. Le cose andarono cosi'.
Cominciai a carpirle informazioni sulla sorella e non fu difficile scoprire dove vivesse e lavorasse. Percorreva il tragitto casa e lavoro a piedi. Era diversa da Paola: meno appariscente, non sculettava come la sorella; incedeva con passo austero, vestiva sobrio, ma al mio occhio esperto non poteva sfuggire la sua interiore carica erotica. Morbosamente curioso, decisi che avrei dedicato a lei qualche appostamento.
La sera successiva, all'uscita dal lavoro un ragazzo ben più giovane di lei la stava aspettando. Insieme entrarono in un bar. Aperitivo e chiacchiere. Sembravano intimi, ma lui, lontano da essere un macho sembrava il suo scudiero ossequiante e rispettoso. Quando uscirono, decisi di seguire lui. Fu una buona intuizione. dopo due isolati entrò in una sauna per soli uomini. Ma dai, che sorpresa. Dopo un'ora era in ginocchio che mi succhiava il cazzo. lo spinsi giù e comincio a leccarmi ed adorarmi i piedi. Cazzo, era uno schiavo bisex e per la proprietà transitiva l'algida sorella della mia donna poteva essere era una mistress. Gli feci bere la mia sborra, lo tirai su e glielo chiesi.Lo schiavetto confermò. Lei era la sua Padrona.
La mia donna, Paola, ama il cazzo, direi normalmente. Preferisco farla scopare con energumeni poco cerebrali, tutto cazzo e poco cervello. Credo per gelosia, sicuramente per mantenere il controllo su di lei. Per questo, ho sempre detto no alle sue richieste di andare a casa del milanese, tipo che potrebbe minare la mia autorità su di lei. A volte le richieste diventano suppliche e mi piace giocare a chiederle cosa farebbe per avere il permesso di andarci. Ne escono fantasiose ed eccitanti situazioni che alimentano la nostra insaziabile perversione.
"Amore, se vuoi farti il milanese devi fare la schiava di una mistress". Il piano stava prendendo corpo.
Tramite lo schiavetto, riuscii a contattare Mistress Beatrice. Con la sua voce decisa e imperturbabile accettò di incontrare una coppia composta da lui dominante e lei sottomessa e schiava. L'incontro a casa dello schiavetto che ovviamente la metteva a disposizione della sua padrona.
La sera successiva, assieme a Paola, lei quasi sicuramente con il pensiero rivolto al suo milanese, cosa che mi dava eccitazione e disturbo, varcai la soglia dell'appartamento del tipo. Le feci indossare una tutina di lattice con opportuni buchi dove serviva che ci fossero, scalza, un cappuccio a coprirle occhi e capelli raccolti. Mistress Beatrice ci accolse in una stanza attrezzata semibuia. Dello schiavetto nessuna traccia. Ricordava vagamente la donna che pedinavo per la strada. Altro look, in cui sembrava a proprio agio, uno sguardo perfido, diabolico e l'immancabile frustino in mano. La situazione mi eccitava. Lei se ne accorse ed ordinò alla sua nuova schiava di succhiarmelo. Ero sdraiato su un letto, lei a pecora. Mistress Beatrice cominciò a colpirla con il frustino ritmicamente sempre nello stesso punto. La natica si stava arrossando e segnando ma Paola non smetteva. Che troia, pensavo, tutto per farsi il suo desiderato cazzone di Milano. La Padrona appoggiò il frustino e indossò uno strapon. Con maestria la penetrò prima nella figa. La troia godeva, lo sentivo , e spompinava eccitata. Poi cambiò buco già lubrificato dalla figa bagnatissima. Cazzo stava inculando la sorella senza saperlo.
Feci il possibile per non venire. Non volevo ora. Mistress Beatrice smise di incularla e si sedette su una poltrona alta, una specie di trono.
"Portami qui la cagna, ai miei piedi." Avvicinai la schiava. e le misi la testa sui piedi. Ma non leccava e stava immobile, bloccata; mi avvicinai e sussurrai "Cosa c'è?". "Ho riconosciuto la voce, cazzo". "Beh? rinunci al tuo milanese?".
Non so se fu per la voglia del milanese, per non darmela vinta o per un perverso impulso incestuoso ma iniziò a slacciare i sandali ed leccare i piedi della sorella, un dito alla volta, tra un dito e l'altro, avidamente, gemendo come una vera cagna. Poi, comincio a risalire passando con la lingua prima le caviglie, i polpacci , le coscie. Finalmente la Padrona, sua sorella, le aprì la gambe e lei cominciò a leccarle la figa. stavo esplodendo. Le entrai da dietro, dove lo strapon aveva abbondantemente aperto la strada e le riempii il culo di sborra.
Lei non smise di leccalre la figa. Era bravissima a farlo ed inevitabilmente arrivò l'orgasmo della sorella che gemette ad alta voce. Poi si ricompose e ritornò nella sua modlità di Padrona. " Porta via la tua cagna". Stavo uscendo seguito a carponi dalla cagna quando Mistress Beatrice aggiunse: " Brava sorellina, lecchi bene la figa". Cazzo anche lei l'aveva riconosciuta. Che bastarda.
La sera successiva Paola ando' a ritirare il suo premio. Pensare a cosa aveva fatto per averlo mi metteva malessere ed eccitazione. avrebbero scopato tutta notte. Attesi qualche suo messaggio che non arrivò mai; se lo stava godendo, la troia. Una lunga sega mi aiutò ad addormentarmi.
Il mattino seguente mi chiamò, come se niente fosse successo. "Oggi i miei ci hanno invitato al ristorante, vieni?" Rividi la sorella in versione normale, riservata. Paola teneva banco, era evidentemente la preferita dai genitori che la riempivano di complimenti. mentre all'altra riservavano poca attenzione. Poi, il momento di definizione. Beatrice prese platealmente una forchetta, la alzò, guardò la sorella e la fece cadere a terra. Di scatto Paola si alzò, fece il giro del tavolo e si chinò a raccoglierla inginocchiandosi a fianco della sorella. Appena si sedette di nuovo al mio fianco, Beatrice fece: "Sorellina mi accompagni al bagno?" Si attardarono nei bagni più del dovuto;io conversavo con i loro genitori con il cazzo duro, immaginando cosa facessero le loro figlie. quando ritornarono al loro tavolo, Paola si avvicinò a me e mi sfiorò con un bacio. sapeva di figa ed aveva voluto farmela annusare ed mio cazzo sotto il tavolo aumentò ancora.
Quando Beatrice volle sapere da me tutta la storia, gliela raccontai esattamente. Se avessi conosciuto l'epilogo non l'avrei fatto. Paola e Beatrice ora sono insieme a casa del milanese, immagino alle prese con giochi lesbo. Poi lui se le farà tutte e due. Io attendo in auto che finiscano per riportarle a casa. Poi un messaggio "Amore dormiamo qui, passa domani mattina". Un motel , una sega, che problema c'è.
Cominciai a carpirle informazioni sulla sorella e non fu difficile scoprire dove vivesse e lavorasse. Percorreva il tragitto casa e lavoro a piedi. Era diversa da Paola: meno appariscente, non sculettava come la sorella; incedeva con passo austero, vestiva sobrio, ma al mio occhio esperto non poteva sfuggire la sua interiore carica erotica. Morbosamente curioso, decisi che avrei dedicato a lei qualche appostamento.
La sera successiva, all'uscita dal lavoro un ragazzo ben più giovane di lei la stava aspettando. Insieme entrarono in un bar. Aperitivo e chiacchiere. Sembravano intimi, ma lui, lontano da essere un macho sembrava il suo scudiero ossequiante e rispettoso. Quando uscirono, decisi di seguire lui. Fu una buona intuizione. dopo due isolati entrò in una sauna per soli uomini. Ma dai, che sorpresa. Dopo un'ora era in ginocchio che mi succhiava il cazzo. lo spinsi giù e comincio a leccarmi ed adorarmi i piedi. Cazzo, era uno schiavo bisex e per la proprietà transitiva l'algida sorella della mia donna poteva essere era una mistress. Gli feci bere la mia sborra, lo tirai su e glielo chiesi.Lo schiavetto confermò. Lei era la sua Padrona.
La mia donna, Paola, ama il cazzo, direi normalmente. Preferisco farla scopare con energumeni poco cerebrali, tutto cazzo e poco cervello. Credo per gelosia, sicuramente per mantenere il controllo su di lei. Per questo, ho sempre detto no alle sue richieste di andare a casa del milanese, tipo che potrebbe minare la mia autorità su di lei. A volte le richieste diventano suppliche e mi piace giocare a chiederle cosa farebbe per avere il permesso di andarci. Ne escono fantasiose ed eccitanti situazioni che alimentano la nostra insaziabile perversione.
"Amore, se vuoi farti il milanese devi fare la schiava di una mistress". Il piano stava prendendo corpo.
Tramite lo schiavetto, riuscii a contattare Mistress Beatrice. Con la sua voce decisa e imperturbabile accettò di incontrare una coppia composta da lui dominante e lei sottomessa e schiava. L'incontro a casa dello schiavetto che ovviamente la metteva a disposizione della sua padrona.
La sera successiva, assieme a Paola, lei quasi sicuramente con il pensiero rivolto al suo milanese, cosa che mi dava eccitazione e disturbo, varcai la soglia dell'appartamento del tipo. Le feci indossare una tutina di lattice con opportuni buchi dove serviva che ci fossero, scalza, un cappuccio a coprirle occhi e capelli raccolti. Mistress Beatrice ci accolse in una stanza attrezzata semibuia. Dello schiavetto nessuna traccia. Ricordava vagamente la donna che pedinavo per la strada. Altro look, in cui sembrava a proprio agio, uno sguardo perfido, diabolico e l'immancabile frustino in mano. La situazione mi eccitava. Lei se ne accorse ed ordinò alla sua nuova schiava di succhiarmelo. Ero sdraiato su un letto, lei a pecora. Mistress Beatrice cominciò a colpirla con il frustino ritmicamente sempre nello stesso punto. La natica si stava arrossando e segnando ma Paola non smetteva. Che troia, pensavo, tutto per farsi il suo desiderato cazzone di Milano. La Padrona appoggiò il frustino e indossò uno strapon. Con maestria la penetrò prima nella figa. La troia godeva, lo sentivo , e spompinava eccitata. Poi cambiò buco già lubrificato dalla figa bagnatissima. Cazzo stava inculando la sorella senza saperlo.
Feci il possibile per non venire. Non volevo ora. Mistress Beatrice smise di incularla e si sedette su una poltrona alta, una specie di trono.
"Portami qui la cagna, ai miei piedi." Avvicinai la schiava. e le misi la testa sui piedi. Ma non leccava e stava immobile, bloccata; mi avvicinai e sussurrai "Cosa c'è?". "Ho riconosciuto la voce, cazzo". "Beh? rinunci al tuo milanese?".
Non so se fu per la voglia del milanese, per non darmela vinta o per un perverso impulso incestuoso ma iniziò a slacciare i sandali ed leccare i piedi della sorella, un dito alla volta, tra un dito e l'altro, avidamente, gemendo come una vera cagna. Poi, comincio a risalire passando con la lingua prima le caviglie, i polpacci , le coscie. Finalmente la Padrona, sua sorella, le aprì la gambe e lei cominciò a leccarle la figa. stavo esplodendo. Le entrai da dietro, dove lo strapon aveva abbondantemente aperto la strada e le riempii il culo di sborra.
Lei non smise di leccalre la figa. Era bravissima a farlo ed inevitabilmente arrivò l'orgasmo della sorella che gemette ad alta voce. Poi si ricompose e ritornò nella sua modlità di Padrona. " Porta via la tua cagna". Stavo uscendo seguito a carponi dalla cagna quando Mistress Beatrice aggiunse: " Brava sorellina, lecchi bene la figa". Cazzo anche lei l'aveva riconosciuta. Che bastarda.
La sera successiva Paola ando' a ritirare il suo premio. Pensare a cosa aveva fatto per averlo mi metteva malessere ed eccitazione. avrebbero scopato tutta notte. Attesi qualche suo messaggio che non arrivò mai; se lo stava godendo, la troia. Una lunga sega mi aiutò ad addormentarmi.
Il mattino seguente mi chiamò, come se niente fosse successo. "Oggi i miei ci hanno invitato al ristorante, vieni?" Rividi la sorella in versione normale, riservata. Paola teneva banco, era evidentemente la preferita dai genitori che la riempivano di complimenti. mentre all'altra riservavano poca attenzione. Poi, il momento di definizione. Beatrice prese platealmente una forchetta, la alzò, guardò la sorella e la fece cadere a terra. Di scatto Paola si alzò, fece il giro del tavolo e si chinò a raccoglierla inginocchiandosi a fianco della sorella. Appena si sedette di nuovo al mio fianco, Beatrice fece: "Sorellina mi accompagni al bagno?" Si attardarono nei bagni più del dovuto;io conversavo con i loro genitori con il cazzo duro, immaginando cosa facessero le loro figlie. quando ritornarono al loro tavolo, Paola si avvicinò a me e mi sfiorò con un bacio. sapeva di figa ed aveva voluto farmela annusare ed mio cazzo sotto il tavolo aumentò ancora.
Quando Beatrice volle sapere da me tutta la storia, gliela raccontai esattamente. Se avessi conosciuto l'epilogo non l'avrei fatto. Paola e Beatrice ora sono insieme a casa del milanese, immagino alle prese con giochi lesbo. Poi lui se le farà tutte e due. Io attendo in auto che finiscano per riportarle a casa. Poi un messaggio "Amore dormiamo qui, passa domani mattina". Un motel , una sega, che problema c'è.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Esageratamente vacca 2
Commenti dei lettori al racconto erotico