Sex 2 Due ragazze un pò eterodosse
di
Miss
genere
etero
Iolanda provava una profonda soddisfazione a guardarsi allo specchio guardando il risultato dei suoi preparativi.
La nuova piastra GHD Oracle era strepitosa!! L’aveva pagata come un rene al mercato nero, ma guarda che capelli lucidi e che onde perfette. Amava profondamente i suoi capelli rossi naturali!
Guardandosi si strofinò le labbra una sull’altra per spargere il gloss appena rosato che le illuminava la bocca.
“Pronta!” disse sistemandosi le tette in quel corpetto nero che lasciava poco spazio all’immaginazione.
Una ragazza deve pur valorizzare i suoi punti forti no? Quelli di Iolanda erano capelli, mani, tette e culo. Ma senza mai esagerare. Trucco leggero, faccia da bambolina innocente, ai ragazzi piace…Iolanda aveva studiato il suo mito Marylin Monroe.
“Bea sei pronta?” chiese bussando alla porta della camera ed aprendola.
“Si” rispose Bea impegnata a fare il cambio borsa.
“Ma che ti sei messa? I jeans??!” disse Iolanda.
“Si, perché? Non sto bene?”.
“No sei caruccia ma…”.
“Ma?”.
“Bè, con il tuo fisico io azzarderei un po’ di pelle in più fuori”.
“Dada, non ho nessuna intenzione di…”.
“Si lo so, sei mezza fidanzata. Noia, noia, noia!” disse Iolanda quasi senza ascoltarla andando ad aprire l’armadio di Bea.
“Ecco…questo! Vai.. fammi vedere come ti sta!” disse prendendole un vestito nero, corto con le spalline sottili ed un ampia scollatura sulla schiena.
“Ma... con quello non devo mettere il reggiseno!”.
“Eh quindi? Dai fammi contenta…ti preeeeegooooo”.
“Ok” disse sorridendo Bea prendendo il vestito dalle mani di Iolanda.
“Brava la mia donna!”.
Iolanda si sedette sul letto guardando Bea spogliarsi.
“Hai già deciso dove andiamo ?” disse quest’ultima togliendosi i jeans.
“Certo, mi hanno invitata ad un serata universitaria in un locale in centro”.
“Non mi hai poi raccontato i dettagli della serata con il tipo di ieri”.
“Perché non ce ne sono!”. In quel momento a Iolanda arrivò un messaggio wa.
“Questa sera hai impegni?”
Era Simone.
Oh s’era degnato di farsi vivo, magari gli si era liberata la serata ed aveva voglia di una scopata seria, in realtà ne aveva voglia pure Iolanda, ma non esisteva al mondo che si sarebbe concessa con facilità. Le piaceva scopare, ma non era sicuramente una mignotta che apre le gambe quando gli fa comodo a lui.
“Questa sera esco un amica” rispose Iolanda.
Mezz’ora dopo erano davanti al locale, c’era molta gente in coda che aspettava d’entrare, ma grazie ad un Pr che Iolanda conosceva loro la saltarono.
Solitamente Iolanda non andava alle feste universitarie, erano quasi sempre ritrovo di secchioni intelletualoidi ed il più delle volte la musica faceva davvero pena. Ma in mezzo alla settimana non c’erano molte scelte e si sarebbe dovuta accontentare di quello che passava il convento.
“Ma c’è sempre così tanta gente?” chiese Bea guardandosi intorno.
“Guarda che forse sei l’unica fuori sede che non ha ancora messo piede qui!” rispose Iolanda prendendo il cellulare. L’ultimo messaggio di Simone era stato: “Perché non le dai buca ed esci con me?”.
Si fece un selfie insieme a Bea e glielo inviò scrivendogli “perché invece non capisci da solo dove trovarmi?”
“A chi l’hai mandata?” chiese Bea.
“Un amico… magari ci raggiunge!” rispose criptica Iolanda.
Bea con qualche shot ed un cocktail sembrava essersi sciolta ed ora si stavano scatenando in pista improvvisando un balletto sexy ed ancheggiante seguendo il ritmo della canzone di Baby K “Da zero a cento”.
L’idea che uno di quei nerd tornasse a casa e si segasse ripensando a lei e quel balletto era quasi divertente.
“Ciao Rossa!”. Simone era arrivato e non da solo, si era portato anche un amico.
“Ti sei dimenticato come mi chiamo?” disse Iolanda
Lui accennò un mezzo sorriso. Facendo quell’espressione arrogante che bastava a farle venire una gran voglia di mettergli la lingua in bocca.
“Dada, lui è Marco”.
“Molto piacere, lei è la mia coinquilina Bea”.
Marco era un tipo molto carino e Simone era stato abbastanza furbo da portarselo dietro.
“Ho pensato che se loro due vanno d’accordo noi possiamo anche lasciarli da soli” le aveva sussurrato all’orecchio posandole le mani sui fianchi mentre lei ballava strusciandosi contro di lui.
“E perché vorrebbero rimanere soli?” chiese Iolanda fingendosi ingenua e guardandolo negli occhi mentre gli infilava le mani sotto la maglia per accarezzargli la pelle.
Lui senza dire nulla le prese la mano e praticamente la trascinò via dalla pista per andare verso il bar.
“Noi andiamo a bere qualcosa” disse frettolosamente rivolto a Bea ed a Marco.
Bea rivolse a Marco uno sguardo furbetto. Non era davvero niente male e, in più, sembrava completamente sprovvisto di quella arroganza tipica di chi è troppo sicuro di sé che aveva Simone. A lei quelli che si ponevano sin da subito in modo troppo arrogante non piacevano. Le piacevano semmai quelli che erano arroganti dopo, quando era il momento di esserlo.
“Balli?” chiese Bea.
“Ma certamente”, rispose Marco, che fu subito trascinato in pista.
Lei però non l’aveva portato in un punto qualsiasi. L’aveva portato quasi in mezzo ad un gruppo di ragazzi e ragazze dove c’era un tipo che aveva passato tre quarti di “Una volta ancora” a guardarle le tette che ballavano sotto il vestito, libere dal reggiseno. E solo perché durante l’ultimo quarto della canzone era stato probabilmente impegnato a guardarle la schiena nuda e il culo dopo che si era voltata. Niente male nemmeno lui, forse pure meglio di Marco. Ben piazzato e con un tatuaggio che gli spuntava dal colletto della camicia e gli saliva su per il collo. E in mezzo alle gambe, particolare che Bea sia pur discretamente non tralascia mai di registrare, un blocco che a meno che non fosse artefatto prometteva strillate notturne di una certa intensità.
Senza nessun imbarazzo Bea cominciò a flirtare alternativamente con l’uno e con l’altro. Senza mai esagerare, senza mai dare a nessuno dei due l’impressione di essere vincitore o sconfitto. Per i ragazzi fu anzi quasi logico che lei stessa ad un certo punto proponesse "ehi riposiamoci un po', chi mi offre da bere?". Si erano ritrovati naturalmente tutti e tre al bancone con Bea seduta su uno sgabello e Marco e Tony, così si chiamava l'altro, a fare i galletti intorno a lei.
"E' il tuo boy?", le aveva chiesto Tony indicando Marco dopo essersi presentato a entrambi.
"No, veramente è uno che si è portato appresso un amico di una mia amica. Me l'ha rifilato per poter stare da solo con lei", aveva risposto Bea voltandosi con un sorriso verso Marco, "però è carino". E Marco era arrossito dicendo "dai, non è così", tanto per dire qualcosa. Proprio in quel momento Bea aveva sentito una mano appoggiarsi sulla sua schiena nuda e poi la voce di Tony che diceva "questo potrebbe essere interessante".
"Interessante?", aveva chiesto Bea voltando la faccia verso Tony mentre la mano di quest'ultimo le esplorava tutta la pelle sulla schiena.
"Potrebbe interessarti fare qualcosa di insolito...", aveva risposto Tony abbassando la voce e anche la mano. Ad altezza-culo, per l'esattezza.
"La cosa insolita è che mi conosci da cinque minuti e già mi tocchi il culo", l'aveva fulminato Bea allontanandogliela, "te la sei giocata malissimo, Tony".
A quello stesso bancone, solo pochi metri in là, si era consumato solo un quarto d’ora prima uno dei più veloci corteggiamenti di quella festa.
“Io non ho sete” aveva risposto Iolanda quando Simone le aveva chiesto cosa volesse bere.
“Due rum!”, aveva invece ordinato il ragazzo al barista, infischiandosene.
Mandare giù il rum così schietto le era sembrato come mandare giù una bestemmia.
“Sei troppo figa!” le aveva detto guardandola.
“Dimmi qualcosa che non so!” aveva replicato Iolanda strafottente.
“Se non la smetti di fare la stronza ti scopo qui…” l’aveva incalzata lui avvicinandosi al suo orecchio.
“E fallo!” l’aveva sfidato Iolanda posando la mano sul suo pacco ed iniziando a massaggiarglielo.
Simone l’aveva baciata. La sua bocca sapeva ancora di rum. Sentire le sua lingua muoversi nella bocca le aveva ricordato quanto fosse stato bravo a leccarle la figa l’ultima volta che si erano visti.
Il cazzo nei suoi pantaloni stava iniziando ad indurirsi.
“Che troia.. non hai le mutande!” le aveva detto infilando la mano dentro i suoi leggings per palparle il sedere.
“Una ragazza deve sempre essere pronta...”
“Pronta per chi?”.
Lei gli aveva leccato le labbra e lo aveva preso per mano. Erano andati a sedersi su un divanetto vuoto nell’angolo più buio del locale riprendendo a baciarsi. Simone la eccitava troppo, non ci riusciva proprio a nasconderlo. Avrebbe voluto rendergliela più complicata, ma le era bastato sentire il suo cazzo ingrossarsi nei pantaloni per farle venire una gran voglia di prenderglielo in bocca.
Gli aveva slacciato i pantaloni tirandoglielo fuori ed iniziando a segarlo mentre lui le infilava la mano nei leggings iniziando a sgrillettarla.
“Cristo che voglia di mettertelo dentro che ho” aveva grugnito lui infilandole due dita nella figa ed iniziando a scoparla mentre lei si chinava ed iniziava a succhiarglielo.
Aveva davvero un cazzo stupendo.
“Porcaputtana! Oh mi ero scordato quanto eri magica!” era stato il commento del ragazzo mentre Iolanda era passata a leccargli le palle continuando a segarlo.
Le dita di Simone lavoravano nella sua figa facendola bagnare ed ansimare sempre di più.
“Succhiamelo, dai che ti sborro in bocca…” le aveva ingiunto Simone infilandole il cazzo tutto in bocca ed iniziando a spingerglielo fino in gola.
Iolanda aveva sentito il dito di lui massaggiarle il buco del sedere mentre con gli altri due le scopava al figa sempre più forte. Era scoppiata in un orgasmo forte facendole venire ancora più voglia di succhiare come una forsennata quel cazzo che avrebbe tanto voluto dentro di lei.
Annunciato da un paio di scatti del cazzo, lo sperma di Simone le era schizzato in bocca. Iolanda l’aveva ingoiato sentendolo gemere, continuando a leccarlo e a succhiarlo per non perderne nemmeno una goccia.
“Io devo scoparti!” le disse lui prendendola per i capelli per avvicinare il viso della ragazza al suo.
“Andiamo da me?”.
“E la tua amica?”.
“Le lascio le chiavi della mia macchina. Tu sei con la tua?”
“Si.”
Iolanda e Simone dopo essersi ricomposti si erano messi alla ricerca di Bea e Marco, trovandoli al bancone del bar. Guardando l’amica non le sembrava per niente scocciata dal fatto che l’avesse lasciata da sola con un estraneo, anzi... Bea sembrava quasi divertita.
“Bea… t’incazzi se ti lascio le chiavi della macchina ed io me ne vado con Simo?” chiese Iolanda prendendola da parte.
“No…no..”.
“Però mi sa che Marco rimane a piedi…”.
“Farò il sacrificio di fargli compagnia io, il suo amico non l’aveva portato qui per questo?” disse maliziosa Bea.
Wow, ma la vera Beatrice chi era? La coinquilina seria e studiosa, o quella zoccoletta che flirtava con uno amico di Simone mai visto prima e si scopava sconosciuti in chat?.
Bea tornò sullo stesso sgabello sul quale era seduta prima. Marco non riuscì a trattenersi dal lanciarle un’occhiata nella scollatura. Non poteva vedere nulla se non l’avvallamento un po’ sudato tra le tette, ma Bea sorrise lo stesso, lusingata.
“Ci hanno lasciato soli soletti…” disse Bea con una falsa voce da bambina. Si divertiva un mondo a giocare con l’imbarazzo di Marco, che evidentemente non aveva ancora capito come inquadrarla.
“Cosa significa?” chiese Marco, che però aveva già capito tutto.
“Lo sai perché sei qui, no? Che ti aveva detto Simone?”.
“Che c’era una festa”, rispose Marco sempre più in confusione.
“Dai, non mentire”, gli aveva sorriso Bea.
“No, va bene, mi aveva detto che a questa festa c’era una sua amica”.
“Non mentire, Marco, lo so cosa vi dite voi ragazzi, voglio le parole precise”.
“Bè… non ti offendi vero?” rispose Marco dopo un lungo tira e molla, “tanto la cosa non riguarda né me né te… ha detto che a questa festa… ha detto c’è una zoccola che mi voglio scopare”.
“Ahahahah viva la faccia!” disse Bea gettandogli le braccia al collo e avvicinando il viso a quello del ragazzo, “e magari ti ha anche detto che c’era una zoccola pure per te?”.
“No, davvero, te lo giuro, questo no” rispose Marco tremando, visto che la lingua di Bea gli era risalita lungo tutto il collo e gli si era infilata nell’orecchio.
“Scopami subito”, sussurrò Bea a quello stesso orecchio prima di baciarlo e di infilargli la lingua in bocca. Piazzando la parte inferiore della coscia tra le gambe di Marco ne saggiò la reazione. E quella reazione la fece bagnare all’istante.
“Qui?” balbettò Marco.
“Anche a casa tua, se si può e se non è troppo lontana… ma per me va bene anche qui”.
“Non mi hai ancora detto perché questa sera avevi così voglia di vedermi” chiese Iolanda guardando Simone guidare e già pregustando cosa sarebbe successo fra di loro non appena fossero arrivati a casa.
“Se fossi stato in città ti avrei cercato prima” disse lui senza sbilanciarsi troppo nel dare informazioni su dove fosse stato, con chi o perché.
“Ah, non eri in città…” disse lei slacciandosi la cintura ed avvicinandosi a lui iniziando a baciargli il collo.
“No, ma ti ho dedicato almeno una sborrata al giorno…” rispose staccando la mano dal cambio ed infilandola dentro al corpetto di Iolanda per palparle la tetta.
“Mmm quindi mi hai pensata” disse lei.
“Parecchio”. Simone si fermò ad un semaforo rosso, le scoprì le tette ed iniziò a succhiarle un capezzolo.
Iolanda adorava guardare la sua bocca sulle tette.
“Mi fai drizzare solo a guardarti!” disse poi il ragazzo prendendole nelle mani entrambi i seni e massaggiandole con i pollici i capezzoli.
“C’è verde…” sorrise Iolanda staccandosi e sistemandosi il corpetto.
Avrebbe proprio voluto scoparlo subito, facendolo accostare. Ma perché stare scomodi in macchina quando potevano avere un bel letto?
Avevano già scopato in macchina, la seconda volta che erano usciti. E si era meritato ampiamente il privilegio di salire in camera!
Gia, perché Iolanda non è una che si porta nel suo letto chiunque, quello era un privilegio che assegna a pochi, in realtà! Far entrare un ragazzo nel suo appartamento era qualcosa che considerava troppo “intimo”. Un conto era del sesso occasionale in macchina o in altri luoghi impersonali. Ma in camera sua, fra i suoi pupazzi, i suoi libri e le sue cose non ci voleva tutti! Una logica strana ma Iolanda aveva le sue regole e per lei rispettarle era importante.
Arrivarono sotto al palazzo, parcheggiarono. Entrarono in ascensore. Simone, non appena le porte si chiusero, la spinse contro la parete aprendole i primi 3 gancetti del corpetto scoprendole i seni e riprendendo a massaggiarglieli mentre la baciava con passione.
“Quanti te ne sei scopata mentre non c’ero?” le chiese infilando la mano dentro ai leggings e trovandola già bagnata.
“Che ti frega?” chiese lei ansimando dalla voglia.
“mi frega!” rispose lui guardandola negli occhi .
“L’ultimo a scoparmi sei stato tu…”.
E non era una bugia. Dall’ultima volta che si era vista con Simone aveva avuto turni impressionanti al lavoro per colpa di una collega che si era ammalata. quindi non era uscita con nessuno, ad eccezione di Willy che però non aveva nemmeno provato a sfiorarla!
“Bugiarda…” sorrise Simone.
“Io non dico mai bugie” sussurrò lei guardando le porte dell’ascensore aprirsi.
Vista l’ora tarda non c’era pericolo che qualcuno fosse in giro. Quindi non si coprì. Prese le chiavi dalla borsa e le fece penzolare davanti al viso di Simone, che per la verità era più interessato a fissare le sue grosse tette.
“Che fai entri?” disse andando ad aprire la porta.
Lui non appena furono dentro la spinse contro al muro chiudendo la porta con un calcio.
Le abbassò i leggings e si chinò per baciarle le natiche mentre infilava la mano in mezzo alle sue gambe per accarezzarle la figa.
“Però una bugia a me l’hai detta…” le disse.
“Quale sarebbe?” gemette Iolanda.
“Che per te era stata una cosa nuova prenderlo nel culo” rispose lui aprendole le natiche ed iniziando a leccarla.
“La cosa nuova era aver goduto così tanto…” ansimò lei.
“Ti è piaciuto così tanto il mio cazzo nel culo?”.
“Il tuo cazzo mi piace dovunque…” ansimò ancora Iolanda sentendo la lingua di lui farsi strada dal suo culo alla sua figa.
Lui si alzò. Con una mano le strizzava un seno mentre con l’altra le toccava la figa.
“Adesso dove lo vorresti?”.
Iolanda gli slacciò i pantaloni liberandogli il cazzo e prendendoglielo in mano, guidandolo verso la sua figa.
“Zitto e scopami…” disse piegandosi in avanti per farselo scivolare dentro.
Simone non se lo fece ripetere due volte, glielo spinse tutto dentro in un colpo solo continuando a sgrillettarla e scopandola piano.
Iolanda era così eccitata che anche quei lenti movimenti la portarono presto ad un orgasmo potente ed improvviso, il secondo della serata.
“Ti piace proprio il mio cazzo…” gemette lui spingendolo ancora più profondamente quando la sentì venire.
“Oh si..” gemette lei.
Lui si staccò e la girò, la baciò con prepotenza. Iolanda sentiva il suo cazzo duro contro il suo corpo durante quel bacio.
“Andiamo dove stiamo più comodi” gli sussurrò dirigendosi verso la sua camera.
Lo spogliò baciandolo, lo fece sdraiare sul suo letto, si spogliò a sua volta, si sedette sopra di lui riprendendolo dentro ed iniziando a muoversi. Simone le stringeva i fianchi assecondando i movimenti dei suoi fianchi mentre con la bocca cercava i suoi seni, leccandoli e baciandoli. Dopo un po’ la ribaltò, finendo sopra di lei ed cominciando a scoparla con sempre più forza. Iolanda non capiva più niente, il solo vederlo così duro e senza freni la eccitava da morire.
“Devo sborrare…” grugnì lui cercando di trattenersi.
“Non fermarti” lo implorò Iolanda sentendo l’inizio di un nuovo orgasmo arrivare e muovendo i fianchi contro al suo cazzo.
“Oooh che gran troia… ooooh... cazzoooo” imprecò lui riprendendo a scoparla con violenza per poi schizzarle dentro mentre lei ancora vibrava per il piacere.
“Dio, sei un parco giochi per adulti!” le disse rimanendo dentro di lei e posando il viso sulle sue tette.
“Lo prendo come un complimento” sorrise lei ansimando e ancora in trance.
“Lo è, Rossa!” disse il ragazzo sdraiandosi sul lato libero del letto, “hai una birra? Devo reidratarmi un po’, poi riprendiamo…” le sorrise allungando la mano per accarezzarle il sedere e spingerla contro di lui.
“Vado a vedere…a me non piace la birra ma forse Bea ne ha qualcuna…” disse Iolanda scivolando giù dal letto. Passando volutamente tutto il suo corpo contro il cazzo di Simone.
Ma quando tornò dalla cucina lui si stava rivestendo.
“Te ne vai?” chiese confusa.
“Si, scusami Rossa… il secondo round lo facciamo un’altra volta”.
“Come ti pare” disse Iolanda sbattendogli in mano la bottiglia di birra ed andando a sdraiarsi a letto accendendo la tv.
“Ma sei incazzata?”.
“No vai, ci si sente!” rispose Iolanda.
Ma chi si credeva d’essere? Arrivava, andava, faceva il suo porco comodo e poi pretendeva di ritrovarla... Ok scopava bene, ma proprio non aveva capito molto di come ci si comporta con una donna!
Iolanda non amava rincorrere le persone ma nemmeno amava quelli che la davano per scontata. Qualsiasi cosa fosse successa dal “poi riprendiamo” al “devo andare via”, in ogni caso non amava proprio essere trattata così.
“Ok, allora vado” disse lui un po’ interdetto.
“Ah ah… conosci la strada o ti devo accompagnare?” chiese lei.
“La conosco… buonanotte” rispose Simone posando la birra sulla scrivania ed avvicinandosi “davvero mi dispiace, ma...”.
“Simo, mica siamo sposati. Vai se devi andare! Non farla troppo lunga!!” rispose Iolanda alzandosi per evitarlo e infilandosi la camicia da notte. “Mi fai pure un favore, domani sono di turno alle 14…”.
Lui uscì dalla camera. Iolanda andò sotto le coperte. “Fottiti pezzo di merda!!” pensò.
Ma perché le piacevano sempre i più stronzi?!
Beatrice è sempre parecchio rallentata quando si sveglia. Non solo nei movimenti, anche nei pensieri. Le serve sempre qualche istante per mettere bene a fuoco le cose. Questione di pressione bassa, così le hanno detto una volta. Se così non fosse, lei molto probabilmente l’avrebbe subito fatto il pensiero “questo non è più il dito, è il suo cazzo”. Invece, nel dormiveglia, ci aveva messo qualche istante per capire che l’asta dura di Marco l’aveva invasa ancora una volta.
Alla terza spinta no, alla terza spinta Bea si svegliò con il gemito proprio di una ragazza che viene posseduta con decisione, sdraiata su un fianco, da un ragazzo che le sta dietro e che per di più le strizza con forza una tetta. Quando riuscì a riprendersi un poco, voltò il viso verso di lui e chiese un bacio che Marco non le negò. Quando il bacio finì lo guardò negli occhi e gli disse sorridendo “che maiale…”.
Gliel’aveva detto anche appena arrivati a casa, “che maiale”. Quando dopo averla scopata la prima volta si era tolto il preservativo e aveva cominciato a picchiettarle le labbra con il cazzo. “Apri questa boccuccia da troia… tira fuori questa linguetta da troia…”. Lei l’aveva fatto ma senza sapere che, in una ipotetica gara di tiro al bersaglio, Marco sarebbe probabilmente arrivato ultimo: dei cinque schizzi che erano partiti dal suo fucile solo uno, e nemmeno per intero, le aveva centrato la bocca. Gli altri si erano sparsi sulla faccia o sui capelli.
Quello che al contrario Marco non poteva sapere, era che a Bea quella specie di bukkake involontario piaceva pure di più. E non poteva sapere nemmeno che in quel momento la ragazza aveva pensato a Iolanda e alle sue parole: “Aveva proprio ragione Dada, la medicina magica... se non proprio bisogno, ne avevo voglia”. A Marco invece aveva detto appunto "che maiale", sorridendo tutta imbrattata di sborra. Avrebbe potuto dirgli "mi fa impazzire questa cosa!" e sarebbe stato lo stesso. Ne aveva voglia e non lo sapeva.
Così come, dopo che Iolanda e il suo Simone si erano dileguati, le era venuta voglia di cazzo. Da questo punto di vista nulla da dire su Marco. Il ragazzo non aveva molta fantasia ma il maschio l’aveva fatto senza cedimenti. Soprattutto dopo essere riuscito a scrollarsi di dosso l’imbarazzo provato alla festa e l’idea, giustificata dagli eventi, che Bea fosse una di quelle ragazze cui piace disporre in tutto e per tutto del proprio manzetto.
Una idea della quale Beatrice di solito se ne frega altamente. Anzi, se ha una caratteristica sia pure tutta esteriore è quella di apparire, nel sesso, docile docile. Colpa dei suoi occhi da cerbiatta, che in quei momenti la fanno diventare ancora più cerbiatta. Come diceva un suo ex, “mi sembra sempre di scopare la sorella troia di Bambi”.
Dopo un minuto buono di spinte, di "sì", di "ouaaah", di "che cazzo duro che hai", Bea si rassegnò al fatto che in quanto a creatività Marco non era proprio il migliore che le fosse capitato. E che magari farsi sbattere così, a cucchiaino, era il massimo che poteva aspettarsi. Per sbatterla, la sbatteva bene, nulla da dire. Solo che sembrava muto, mentre a lei piace sentirsi coinvolta, piace sentire che il maschio che la scopa è un vero porco.
Ma tutto questo passò in secondo piano all'improvviso. A causa di un fail, una spinta a vuoto, il cazzo che le scivolava su facendosi strada tra le natiche. "Questo ora mi inchiappetta", pensò per un attimo Bea sentendoselo passare sul buchetto. Ma Marco lo riprese e lo guidò dentro la sua figa un'altra volta, con una botta tale che la fece urlare. Lei si sistemò meglio per prenderlo anche più in fondo e urlare anche di più. Almeno finché il ragazzo non decise di metterla proprio a pancia in sotto e continuare a martellarla andando su e giù come se stesse facendo le flessioni. Bea si rammaricò anche un po', in un primo tempo. Era parecchio che non lo prendeva nel sedere. L'ultimo era stato quello stronzo del ragazzo di Michela, che per di più le aveva anche fatto solo male. Invece lei, per un momento, un pensierino a come sarebbe stato bello se Marco l'avesse fatta urlare anche di dolore oltre che di piacere ce l'aveva fatto.
Ma fu davvero solo questione di un momento. Poi il godimento e un paio di orgasmi se la portarono via tra i suoi "ancora!", "di più, di più!". Quando ebbe l'impressione che Marco stesse per sfilarsi e innaffiarle il sedere e la schiena si produsse in un "no! sborrami dentro!" che avrebbe fatto accapponare la pelle di chiunque, figuriamoci di quello che la stava scopando. Il ragazzo alla fine si alzò da lei lasciandola leggermente tremante, stordita ed esausta. Ripiena della sua sborra e, ciò che in fondo a Bea interessava maggiormente, assolutamente soddisfatta. Ci mise poco a rimettersi a dormire.
La svegliò il peso del corpo di Marco seduto sul letto e vestito di tutto punto.
“Ma che ore sono?” chiese.
“Le sette meno un quarto” rispose lui.
“Ma dove cazzo devi andare a quest’ora?”.
“C’è gente che lavora” fu la risposta.
“Ah...” disse lei.
“Tu resta quanto ti pare... io torno verso le quattro e mezza. Se vuoi, approfondiamo la conoscenza”.
Marco accompagnò le ultime parole con una pacca così forte sulle chiappe nude di Bea che la ragazza gemette dal dolore per diversi secondi. Poi tornò a dormire pensando “che bellezza”.
Quando si svegliò erano le dieci e mezza. Guardò sorridente la macchia ancora mezza umida sul lenzuolo in mezzo alle sue gambe. La mattinata era andata, per non parlare della lezione. Sì lavò con quell’inutile doccia-shampoo da maschio. Possibile che ai ragazzi non gliene fregasse mai niente? Rinunciò al deodorante. Si asciugò pensando a Dada. Se l’idea che si era fatta di lei e del tipo con cui se ne era andata era corretta, doveva essere stata una notte di scintille. Ma anche a lei, tutto sommato, non era andata male. Non era la prima volta che placava con un tizio mai visto prima la fame della sua figa, ma non sempre era andata così bene. Rifletté anche per un po’ se non fosse il caso di concedergli una seconda chance. Chiudendo la desolata dispensa della cucina prese due decisioni. La prima era che avrebbe fatto colazione al bar. La seconda era che non l’avrebbe rivisto, ma che comunque meritava un ringraziamento. Cercò brevemente in giro e trovò ben presto ciò che faceva al caso suo. Si piazzò l’iPad tra le cosce e scattò un po’ di foto. Scelse la migliore e cancellò le altre. Avrebbe preferito un bigliettino, ma dovette accontentarsi di un post-it: “Grazie di tutto, secondo lei un bel sette te lo sei meritato. Anche sette e mezzo, va’. Baci, Bea”. Fatto questo si infilò le mutandine e si vestì. Un minuto dopo era giù in strada.
La nuova piastra GHD Oracle era strepitosa!! L’aveva pagata come un rene al mercato nero, ma guarda che capelli lucidi e che onde perfette. Amava profondamente i suoi capelli rossi naturali!
Guardandosi si strofinò le labbra una sull’altra per spargere il gloss appena rosato che le illuminava la bocca.
“Pronta!” disse sistemandosi le tette in quel corpetto nero che lasciava poco spazio all’immaginazione.
Una ragazza deve pur valorizzare i suoi punti forti no? Quelli di Iolanda erano capelli, mani, tette e culo. Ma senza mai esagerare. Trucco leggero, faccia da bambolina innocente, ai ragazzi piace…Iolanda aveva studiato il suo mito Marylin Monroe.
“Bea sei pronta?” chiese bussando alla porta della camera ed aprendola.
“Si” rispose Bea impegnata a fare il cambio borsa.
“Ma che ti sei messa? I jeans??!” disse Iolanda.
“Si, perché? Non sto bene?”.
“No sei caruccia ma…”.
“Ma?”.
“Bè, con il tuo fisico io azzarderei un po’ di pelle in più fuori”.
“Dada, non ho nessuna intenzione di…”.
“Si lo so, sei mezza fidanzata. Noia, noia, noia!” disse Iolanda quasi senza ascoltarla andando ad aprire l’armadio di Bea.
“Ecco…questo! Vai.. fammi vedere come ti sta!” disse prendendole un vestito nero, corto con le spalline sottili ed un ampia scollatura sulla schiena.
“Ma... con quello non devo mettere il reggiseno!”.
“Eh quindi? Dai fammi contenta…ti preeeeegooooo”.
“Ok” disse sorridendo Bea prendendo il vestito dalle mani di Iolanda.
“Brava la mia donna!”.
Iolanda si sedette sul letto guardando Bea spogliarsi.
“Hai già deciso dove andiamo ?” disse quest’ultima togliendosi i jeans.
“Certo, mi hanno invitata ad un serata universitaria in un locale in centro”.
“Non mi hai poi raccontato i dettagli della serata con il tipo di ieri”.
“Perché non ce ne sono!”. In quel momento a Iolanda arrivò un messaggio wa.
“Questa sera hai impegni?”
Era Simone.
Oh s’era degnato di farsi vivo, magari gli si era liberata la serata ed aveva voglia di una scopata seria, in realtà ne aveva voglia pure Iolanda, ma non esisteva al mondo che si sarebbe concessa con facilità. Le piaceva scopare, ma non era sicuramente una mignotta che apre le gambe quando gli fa comodo a lui.
“Questa sera esco un amica” rispose Iolanda.
Mezz’ora dopo erano davanti al locale, c’era molta gente in coda che aspettava d’entrare, ma grazie ad un Pr che Iolanda conosceva loro la saltarono.
Solitamente Iolanda non andava alle feste universitarie, erano quasi sempre ritrovo di secchioni intelletualoidi ed il più delle volte la musica faceva davvero pena. Ma in mezzo alla settimana non c’erano molte scelte e si sarebbe dovuta accontentare di quello che passava il convento.
“Ma c’è sempre così tanta gente?” chiese Bea guardandosi intorno.
“Guarda che forse sei l’unica fuori sede che non ha ancora messo piede qui!” rispose Iolanda prendendo il cellulare. L’ultimo messaggio di Simone era stato: “Perché non le dai buca ed esci con me?”.
Si fece un selfie insieme a Bea e glielo inviò scrivendogli “perché invece non capisci da solo dove trovarmi?”
“A chi l’hai mandata?” chiese Bea.
“Un amico… magari ci raggiunge!” rispose criptica Iolanda.
Bea con qualche shot ed un cocktail sembrava essersi sciolta ed ora si stavano scatenando in pista improvvisando un balletto sexy ed ancheggiante seguendo il ritmo della canzone di Baby K “Da zero a cento”.
L’idea che uno di quei nerd tornasse a casa e si segasse ripensando a lei e quel balletto era quasi divertente.
“Ciao Rossa!”. Simone era arrivato e non da solo, si era portato anche un amico.
“Ti sei dimenticato come mi chiamo?” disse Iolanda
Lui accennò un mezzo sorriso. Facendo quell’espressione arrogante che bastava a farle venire una gran voglia di mettergli la lingua in bocca.
“Dada, lui è Marco”.
“Molto piacere, lei è la mia coinquilina Bea”.
Marco era un tipo molto carino e Simone era stato abbastanza furbo da portarselo dietro.
“Ho pensato che se loro due vanno d’accordo noi possiamo anche lasciarli da soli” le aveva sussurrato all’orecchio posandole le mani sui fianchi mentre lei ballava strusciandosi contro di lui.
“E perché vorrebbero rimanere soli?” chiese Iolanda fingendosi ingenua e guardandolo negli occhi mentre gli infilava le mani sotto la maglia per accarezzargli la pelle.
Lui senza dire nulla le prese la mano e praticamente la trascinò via dalla pista per andare verso il bar.
“Noi andiamo a bere qualcosa” disse frettolosamente rivolto a Bea ed a Marco.
Bea rivolse a Marco uno sguardo furbetto. Non era davvero niente male e, in più, sembrava completamente sprovvisto di quella arroganza tipica di chi è troppo sicuro di sé che aveva Simone. A lei quelli che si ponevano sin da subito in modo troppo arrogante non piacevano. Le piacevano semmai quelli che erano arroganti dopo, quando era il momento di esserlo.
“Balli?” chiese Bea.
“Ma certamente”, rispose Marco, che fu subito trascinato in pista.
Lei però non l’aveva portato in un punto qualsiasi. L’aveva portato quasi in mezzo ad un gruppo di ragazzi e ragazze dove c’era un tipo che aveva passato tre quarti di “Una volta ancora” a guardarle le tette che ballavano sotto il vestito, libere dal reggiseno. E solo perché durante l’ultimo quarto della canzone era stato probabilmente impegnato a guardarle la schiena nuda e il culo dopo che si era voltata. Niente male nemmeno lui, forse pure meglio di Marco. Ben piazzato e con un tatuaggio che gli spuntava dal colletto della camicia e gli saliva su per il collo. E in mezzo alle gambe, particolare che Bea sia pur discretamente non tralascia mai di registrare, un blocco che a meno che non fosse artefatto prometteva strillate notturne di una certa intensità.
Senza nessun imbarazzo Bea cominciò a flirtare alternativamente con l’uno e con l’altro. Senza mai esagerare, senza mai dare a nessuno dei due l’impressione di essere vincitore o sconfitto. Per i ragazzi fu anzi quasi logico che lei stessa ad un certo punto proponesse "ehi riposiamoci un po', chi mi offre da bere?". Si erano ritrovati naturalmente tutti e tre al bancone con Bea seduta su uno sgabello e Marco e Tony, così si chiamava l'altro, a fare i galletti intorno a lei.
"E' il tuo boy?", le aveva chiesto Tony indicando Marco dopo essersi presentato a entrambi.
"No, veramente è uno che si è portato appresso un amico di una mia amica. Me l'ha rifilato per poter stare da solo con lei", aveva risposto Bea voltandosi con un sorriso verso Marco, "però è carino". E Marco era arrossito dicendo "dai, non è così", tanto per dire qualcosa. Proprio in quel momento Bea aveva sentito una mano appoggiarsi sulla sua schiena nuda e poi la voce di Tony che diceva "questo potrebbe essere interessante".
"Interessante?", aveva chiesto Bea voltando la faccia verso Tony mentre la mano di quest'ultimo le esplorava tutta la pelle sulla schiena.
"Potrebbe interessarti fare qualcosa di insolito...", aveva risposto Tony abbassando la voce e anche la mano. Ad altezza-culo, per l'esattezza.
"La cosa insolita è che mi conosci da cinque minuti e già mi tocchi il culo", l'aveva fulminato Bea allontanandogliela, "te la sei giocata malissimo, Tony".
A quello stesso bancone, solo pochi metri in là, si era consumato solo un quarto d’ora prima uno dei più veloci corteggiamenti di quella festa.
“Io non ho sete” aveva risposto Iolanda quando Simone le aveva chiesto cosa volesse bere.
“Due rum!”, aveva invece ordinato il ragazzo al barista, infischiandosene.
Mandare giù il rum così schietto le era sembrato come mandare giù una bestemmia.
“Sei troppo figa!” le aveva detto guardandola.
“Dimmi qualcosa che non so!” aveva replicato Iolanda strafottente.
“Se non la smetti di fare la stronza ti scopo qui…” l’aveva incalzata lui avvicinandosi al suo orecchio.
“E fallo!” l’aveva sfidato Iolanda posando la mano sul suo pacco ed iniziando a massaggiarglielo.
Simone l’aveva baciata. La sua bocca sapeva ancora di rum. Sentire le sua lingua muoversi nella bocca le aveva ricordato quanto fosse stato bravo a leccarle la figa l’ultima volta che si erano visti.
Il cazzo nei suoi pantaloni stava iniziando ad indurirsi.
“Che troia.. non hai le mutande!” le aveva detto infilando la mano dentro i suoi leggings per palparle il sedere.
“Una ragazza deve sempre essere pronta...”
“Pronta per chi?”.
Lei gli aveva leccato le labbra e lo aveva preso per mano. Erano andati a sedersi su un divanetto vuoto nell’angolo più buio del locale riprendendo a baciarsi. Simone la eccitava troppo, non ci riusciva proprio a nasconderlo. Avrebbe voluto rendergliela più complicata, ma le era bastato sentire il suo cazzo ingrossarsi nei pantaloni per farle venire una gran voglia di prenderglielo in bocca.
Gli aveva slacciato i pantaloni tirandoglielo fuori ed iniziando a segarlo mentre lui le infilava la mano nei leggings iniziando a sgrillettarla.
“Cristo che voglia di mettertelo dentro che ho” aveva grugnito lui infilandole due dita nella figa ed iniziando a scoparla mentre lei si chinava ed iniziava a succhiarglielo.
Aveva davvero un cazzo stupendo.
“Porcaputtana! Oh mi ero scordato quanto eri magica!” era stato il commento del ragazzo mentre Iolanda era passata a leccargli le palle continuando a segarlo.
Le dita di Simone lavoravano nella sua figa facendola bagnare ed ansimare sempre di più.
“Succhiamelo, dai che ti sborro in bocca…” le aveva ingiunto Simone infilandole il cazzo tutto in bocca ed iniziando a spingerglielo fino in gola.
Iolanda aveva sentito il dito di lui massaggiarle il buco del sedere mentre con gli altri due le scopava al figa sempre più forte. Era scoppiata in un orgasmo forte facendole venire ancora più voglia di succhiare come una forsennata quel cazzo che avrebbe tanto voluto dentro di lei.
Annunciato da un paio di scatti del cazzo, lo sperma di Simone le era schizzato in bocca. Iolanda l’aveva ingoiato sentendolo gemere, continuando a leccarlo e a succhiarlo per non perderne nemmeno una goccia.
“Io devo scoparti!” le disse lui prendendola per i capelli per avvicinare il viso della ragazza al suo.
“Andiamo da me?”.
“E la tua amica?”.
“Le lascio le chiavi della mia macchina. Tu sei con la tua?”
“Si.”
Iolanda e Simone dopo essersi ricomposti si erano messi alla ricerca di Bea e Marco, trovandoli al bancone del bar. Guardando l’amica non le sembrava per niente scocciata dal fatto che l’avesse lasciata da sola con un estraneo, anzi... Bea sembrava quasi divertita.
“Bea… t’incazzi se ti lascio le chiavi della macchina ed io me ne vado con Simo?” chiese Iolanda prendendola da parte.
“No…no..”.
“Però mi sa che Marco rimane a piedi…”.
“Farò il sacrificio di fargli compagnia io, il suo amico non l’aveva portato qui per questo?” disse maliziosa Bea.
Wow, ma la vera Beatrice chi era? La coinquilina seria e studiosa, o quella zoccoletta che flirtava con uno amico di Simone mai visto prima e si scopava sconosciuti in chat?.
Bea tornò sullo stesso sgabello sul quale era seduta prima. Marco non riuscì a trattenersi dal lanciarle un’occhiata nella scollatura. Non poteva vedere nulla se non l’avvallamento un po’ sudato tra le tette, ma Bea sorrise lo stesso, lusingata.
“Ci hanno lasciato soli soletti…” disse Bea con una falsa voce da bambina. Si divertiva un mondo a giocare con l’imbarazzo di Marco, che evidentemente non aveva ancora capito come inquadrarla.
“Cosa significa?” chiese Marco, che però aveva già capito tutto.
“Lo sai perché sei qui, no? Che ti aveva detto Simone?”.
“Che c’era una festa”, rispose Marco sempre più in confusione.
“Dai, non mentire”, gli aveva sorriso Bea.
“No, va bene, mi aveva detto che a questa festa c’era una sua amica”.
“Non mentire, Marco, lo so cosa vi dite voi ragazzi, voglio le parole precise”.
“Bè… non ti offendi vero?” rispose Marco dopo un lungo tira e molla, “tanto la cosa non riguarda né me né te… ha detto che a questa festa… ha detto c’è una zoccola che mi voglio scopare”.
“Ahahahah viva la faccia!” disse Bea gettandogli le braccia al collo e avvicinando il viso a quello del ragazzo, “e magari ti ha anche detto che c’era una zoccola pure per te?”.
“No, davvero, te lo giuro, questo no” rispose Marco tremando, visto che la lingua di Bea gli era risalita lungo tutto il collo e gli si era infilata nell’orecchio.
“Scopami subito”, sussurrò Bea a quello stesso orecchio prima di baciarlo e di infilargli la lingua in bocca. Piazzando la parte inferiore della coscia tra le gambe di Marco ne saggiò la reazione. E quella reazione la fece bagnare all’istante.
“Qui?” balbettò Marco.
“Anche a casa tua, se si può e se non è troppo lontana… ma per me va bene anche qui”.
“Non mi hai ancora detto perché questa sera avevi così voglia di vedermi” chiese Iolanda guardando Simone guidare e già pregustando cosa sarebbe successo fra di loro non appena fossero arrivati a casa.
“Se fossi stato in città ti avrei cercato prima” disse lui senza sbilanciarsi troppo nel dare informazioni su dove fosse stato, con chi o perché.
“Ah, non eri in città…” disse lei slacciandosi la cintura ed avvicinandosi a lui iniziando a baciargli il collo.
“No, ma ti ho dedicato almeno una sborrata al giorno…” rispose staccando la mano dal cambio ed infilandola dentro al corpetto di Iolanda per palparle la tetta.
“Mmm quindi mi hai pensata” disse lei.
“Parecchio”. Simone si fermò ad un semaforo rosso, le scoprì le tette ed iniziò a succhiarle un capezzolo.
Iolanda adorava guardare la sua bocca sulle tette.
“Mi fai drizzare solo a guardarti!” disse poi il ragazzo prendendole nelle mani entrambi i seni e massaggiandole con i pollici i capezzoli.
“C’è verde…” sorrise Iolanda staccandosi e sistemandosi il corpetto.
Avrebbe proprio voluto scoparlo subito, facendolo accostare. Ma perché stare scomodi in macchina quando potevano avere un bel letto?
Avevano già scopato in macchina, la seconda volta che erano usciti. E si era meritato ampiamente il privilegio di salire in camera!
Gia, perché Iolanda non è una che si porta nel suo letto chiunque, quello era un privilegio che assegna a pochi, in realtà! Far entrare un ragazzo nel suo appartamento era qualcosa che considerava troppo “intimo”. Un conto era del sesso occasionale in macchina o in altri luoghi impersonali. Ma in camera sua, fra i suoi pupazzi, i suoi libri e le sue cose non ci voleva tutti! Una logica strana ma Iolanda aveva le sue regole e per lei rispettarle era importante.
Arrivarono sotto al palazzo, parcheggiarono. Entrarono in ascensore. Simone, non appena le porte si chiusero, la spinse contro la parete aprendole i primi 3 gancetti del corpetto scoprendole i seni e riprendendo a massaggiarglieli mentre la baciava con passione.
“Quanti te ne sei scopata mentre non c’ero?” le chiese infilando la mano dentro ai leggings e trovandola già bagnata.
“Che ti frega?” chiese lei ansimando dalla voglia.
“mi frega!” rispose lui guardandola negli occhi .
“L’ultimo a scoparmi sei stato tu…”.
E non era una bugia. Dall’ultima volta che si era vista con Simone aveva avuto turni impressionanti al lavoro per colpa di una collega che si era ammalata. quindi non era uscita con nessuno, ad eccezione di Willy che però non aveva nemmeno provato a sfiorarla!
“Bugiarda…” sorrise Simone.
“Io non dico mai bugie” sussurrò lei guardando le porte dell’ascensore aprirsi.
Vista l’ora tarda non c’era pericolo che qualcuno fosse in giro. Quindi non si coprì. Prese le chiavi dalla borsa e le fece penzolare davanti al viso di Simone, che per la verità era più interessato a fissare le sue grosse tette.
“Che fai entri?” disse andando ad aprire la porta.
Lui non appena furono dentro la spinse contro al muro chiudendo la porta con un calcio.
Le abbassò i leggings e si chinò per baciarle le natiche mentre infilava la mano in mezzo alle sue gambe per accarezzarle la figa.
“Però una bugia a me l’hai detta…” le disse.
“Quale sarebbe?” gemette Iolanda.
“Che per te era stata una cosa nuova prenderlo nel culo” rispose lui aprendole le natiche ed iniziando a leccarla.
“La cosa nuova era aver goduto così tanto…” ansimò lei.
“Ti è piaciuto così tanto il mio cazzo nel culo?”.
“Il tuo cazzo mi piace dovunque…” ansimò ancora Iolanda sentendo la lingua di lui farsi strada dal suo culo alla sua figa.
Lui si alzò. Con una mano le strizzava un seno mentre con l’altra le toccava la figa.
“Adesso dove lo vorresti?”.
Iolanda gli slacciò i pantaloni liberandogli il cazzo e prendendoglielo in mano, guidandolo verso la sua figa.
“Zitto e scopami…” disse piegandosi in avanti per farselo scivolare dentro.
Simone non se lo fece ripetere due volte, glielo spinse tutto dentro in un colpo solo continuando a sgrillettarla e scopandola piano.
Iolanda era così eccitata che anche quei lenti movimenti la portarono presto ad un orgasmo potente ed improvviso, il secondo della serata.
“Ti piace proprio il mio cazzo…” gemette lui spingendolo ancora più profondamente quando la sentì venire.
“Oh si..” gemette lei.
Lui si staccò e la girò, la baciò con prepotenza. Iolanda sentiva il suo cazzo duro contro il suo corpo durante quel bacio.
“Andiamo dove stiamo più comodi” gli sussurrò dirigendosi verso la sua camera.
Lo spogliò baciandolo, lo fece sdraiare sul suo letto, si spogliò a sua volta, si sedette sopra di lui riprendendolo dentro ed iniziando a muoversi. Simone le stringeva i fianchi assecondando i movimenti dei suoi fianchi mentre con la bocca cercava i suoi seni, leccandoli e baciandoli. Dopo un po’ la ribaltò, finendo sopra di lei ed cominciando a scoparla con sempre più forza. Iolanda non capiva più niente, il solo vederlo così duro e senza freni la eccitava da morire.
“Devo sborrare…” grugnì lui cercando di trattenersi.
“Non fermarti” lo implorò Iolanda sentendo l’inizio di un nuovo orgasmo arrivare e muovendo i fianchi contro al suo cazzo.
“Oooh che gran troia… ooooh... cazzoooo” imprecò lui riprendendo a scoparla con violenza per poi schizzarle dentro mentre lei ancora vibrava per il piacere.
“Dio, sei un parco giochi per adulti!” le disse rimanendo dentro di lei e posando il viso sulle sue tette.
“Lo prendo come un complimento” sorrise lei ansimando e ancora in trance.
“Lo è, Rossa!” disse il ragazzo sdraiandosi sul lato libero del letto, “hai una birra? Devo reidratarmi un po’, poi riprendiamo…” le sorrise allungando la mano per accarezzarle il sedere e spingerla contro di lui.
“Vado a vedere…a me non piace la birra ma forse Bea ne ha qualcuna…” disse Iolanda scivolando giù dal letto. Passando volutamente tutto il suo corpo contro il cazzo di Simone.
Ma quando tornò dalla cucina lui si stava rivestendo.
“Te ne vai?” chiese confusa.
“Si, scusami Rossa… il secondo round lo facciamo un’altra volta”.
“Come ti pare” disse Iolanda sbattendogli in mano la bottiglia di birra ed andando a sdraiarsi a letto accendendo la tv.
“Ma sei incazzata?”.
“No vai, ci si sente!” rispose Iolanda.
Ma chi si credeva d’essere? Arrivava, andava, faceva il suo porco comodo e poi pretendeva di ritrovarla... Ok scopava bene, ma proprio non aveva capito molto di come ci si comporta con una donna!
Iolanda non amava rincorrere le persone ma nemmeno amava quelli che la davano per scontata. Qualsiasi cosa fosse successa dal “poi riprendiamo” al “devo andare via”, in ogni caso non amava proprio essere trattata così.
“Ok, allora vado” disse lui un po’ interdetto.
“Ah ah… conosci la strada o ti devo accompagnare?” chiese lei.
“La conosco… buonanotte” rispose Simone posando la birra sulla scrivania ed avvicinandosi “davvero mi dispiace, ma...”.
“Simo, mica siamo sposati. Vai se devi andare! Non farla troppo lunga!!” rispose Iolanda alzandosi per evitarlo e infilandosi la camicia da notte. “Mi fai pure un favore, domani sono di turno alle 14…”.
Lui uscì dalla camera. Iolanda andò sotto le coperte. “Fottiti pezzo di merda!!” pensò.
Ma perché le piacevano sempre i più stronzi?!
Beatrice è sempre parecchio rallentata quando si sveglia. Non solo nei movimenti, anche nei pensieri. Le serve sempre qualche istante per mettere bene a fuoco le cose. Questione di pressione bassa, così le hanno detto una volta. Se così non fosse, lei molto probabilmente l’avrebbe subito fatto il pensiero “questo non è più il dito, è il suo cazzo”. Invece, nel dormiveglia, ci aveva messo qualche istante per capire che l’asta dura di Marco l’aveva invasa ancora una volta.
Alla terza spinta no, alla terza spinta Bea si svegliò con il gemito proprio di una ragazza che viene posseduta con decisione, sdraiata su un fianco, da un ragazzo che le sta dietro e che per di più le strizza con forza una tetta. Quando riuscì a riprendersi un poco, voltò il viso verso di lui e chiese un bacio che Marco non le negò. Quando il bacio finì lo guardò negli occhi e gli disse sorridendo “che maiale…”.
Gliel’aveva detto anche appena arrivati a casa, “che maiale”. Quando dopo averla scopata la prima volta si era tolto il preservativo e aveva cominciato a picchiettarle le labbra con il cazzo. “Apri questa boccuccia da troia… tira fuori questa linguetta da troia…”. Lei l’aveva fatto ma senza sapere che, in una ipotetica gara di tiro al bersaglio, Marco sarebbe probabilmente arrivato ultimo: dei cinque schizzi che erano partiti dal suo fucile solo uno, e nemmeno per intero, le aveva centrato la bocca. Gli altri si erano sparsi sulla faccia o sui capelli.
Quello che al contrario Marco non poteva sapere, era che a Bea quella specie di bukkake involontario piaceva pure di più. E non poteva sapere nemmeno che in quel momento la ragazza aveva pensato a Iolanda e alle sue parole: “Aveva proprio ragione Dada, la medicina magica... se non proprio bisogno, ne avevo voglia”. A Marco invece aveva detto appunto "che maiale", sorridendo tutta imbrattata di sborra. Avrebbe potuto dirgli "mi fa impazzire questa cosa!" e sarebbe stato lo stesso. Ne aveva voglia e non lo sapeva.
Così come, dopo che Iolanda e il suo Simone si erano dileguati, le era venuta voglia di cazzo. Da questo punto di vista nulla da dire su Marco. Il ragazzo non aveva molta fantasia ma il maschio l’aveva fatto senza cedimenti. Soprattutto dopo essere riuscito a scrollarsi di dosso l’imbarazzo provato alla festa e l’idea, giustificata dagli eventi, che Bea fosse una di quelle ragazze cui piace disporre in tutto e per tutto del proprio manzetto.
Una idea della quale Beatrice di solito se ne frega altamente. Anzi, se ha una caratteristica sia pure tutta esteriore è quella di apparire, nel sesso, docile docile. Colpa dei suoi occhi da cerbiatta, che in quei momenti la fanno diventare ancora più cerbiatta. Come diceva un suo ex, “mi sembra sempre di scopare la sorella troia di Bambi”.
Dopo un minuto buono di spinte, di "sì", di "ouaaah", di "che cazzo duro che hai", Bea si rassegnò al fatto che in quanto a creatività Marco non era proprio il migliore che le fosse capitato. E che magari farsi sbattere così, a cucchiaino, era il massimo che poteva aspettarsi. Per sbatterla, la sbatteva bene, nulla da dire. Solo che sembrava muto, mentre a lei piace sentirsi coinvolta, piace sentire che il maschio che la scopa è un vero porco.
Ma tutto questo passò in secondo piano all'improvviso. A causa di un fail, una spinta a vuoto, il cazzo che le scivolava su facendosi strada tra le natiche. "Questo ora mi inchiappetta", pensò per un attimo Bea sentendoselo passare sul buchetto. Ma Marco lo riprese e lo guidò dentro la sua figa un'altra volta, con una botta tale che la fece urlare. Lei si sistemò meglio per prenderlo anche più in fondo e urlare anche di più. Almeno finché il ragazzo non decise di metterla proprio a pancia in sotto e continuare a martellarla andando su e giù come se stesse facendo le flessioni. Bea si rammaricò anche un po', in un primo tempo. Era parecchio che non lo prendeva nel sedere. L'ultimo era stato quello stronzo del ragazzo di Michela, che per di più le aveva anche fatto solo male. Invece lei, per un momento, un pensierino a come sarebbe stato bello se Marco l'avesse fatta urlare anche di dolore oltre che di piacere ce l'aveva fatto.
Ma fu davvero solo questione di un momento. Poi il godimento e un paio di orgasmi se la portarono via tra i suoi "ancora!", "di più, di più!". Quando ebbe l'impressione che Marco stesse per sfilarsi e innaffiarle il sedere e la schiena si produsse in un "no! sborrami dentro!" che avrebbe fatto accapponare la pelle di chiunque, figuriamoci di quello che la stava scopando. Il ragazzo alla fine si alzò da lei lasciandola leggermente tremante, stordita ed esausta. Ripiena della sua sborra e, ciò che in fondo a Bea interessava maggiormente, assolutamente soddisfatta. Ci mise poco a rimettersi a dormire.
La svegliò il peso del corpo di Marco seduto sul letto e vestito di tutto punto.
“Ma che ore sono?” chiese.
“Le sette meno un quarto” rispose lui.
“Ma dove cazzo devi andare a quest’ora?”.
“C’è gente che lavora” fu la risposta.
“Ah...” disse lei.
“Tu resta quanto ti pare... io torno verso le quattro e mezza. Se vuoi, approfondiamo la conoscenza”.
Marco accompagnò le ultime parole con una pacca così forte sulle chiappe nude di Bea che la ragazza gemette dal dolore per diversi secondi. Poi tornò a dormire pensando “che bellezza”.
Quando si svegliò erano le dieci e mezza. Guardò sorridente la macchia ancora mezza umida sul lenzuolo in mezzo alle sue gambe. La mattinata era andata, per non parlare della lezione. Sì lavò con quell’inutile doccia-shampoo da maschio. Possibile che ai ragazzi non gliene fregasse mai niente? Rinunciò al deodorante. Si asciugò pensando a Dada. Se l’idea che si era fatta di lei e del tipo con cui se ne era andata era corretta, doveva essere stata una notte di scintille. Ma anche a lei, tutto sommato, non era andata male. Non era la prima volta che placava con un tizio mai visto prima la fame della sua figa, ma non sempre era andata così bene. Rifletté anche per un po’ se non fosse il caso di concedergli una seconda chance. Chiudendo la desolata dispensa della cucina prese due decisioni. La prima era che avrebbe fatto colazione al bar. La seconda era che non l’avrebbe rivisto, ma che comunque meritava un ringraziamento. Cercò brevemente in giro e trovò ben presto ciò che faceva al caso suo. Si piazzò l’iPad tra le cosce e scattò un po’ di foto. Scelse la migliore e cancellò le altre. Avrebbe preferito un bigliettino, ma dovette accontentarsi di un post-it: “Grazie di tutto, secondo lei un bel sette te lo sei meritato. Anche sette e mezzo, va’. Baci, Bea”. Fatto questo si infilò le mutandine e si vestì. Un minuto dopo era giù in strada.
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