Diventare adulto tra cazzi e sborra

di
genere
gay

Antica Grecia. Come da tradizione, è arrivato anche per me il rito di passaggio all'età adulta. Mio padre me l'ha descritto in ogni dettaglio in modo da essere preparato senza fare brutte figure: la cerimonia si svolge in piena notte, nel tempio principale della polis alla presenza di quattro anziani del consiglio e del mio accompagnatore. Né questo, né i quattro devono essere membri della famiglia dell'iniziato o lontani parenti.
Pertanto la mia scelta cade su Laerte, un valoroso guerriero, marito devoto e padre di tre figli. Oltre alle sue qualità caratteriali, mi ha sempre affascinato per quelle fisiche: è molto alto, ha i capelli neri come la pece, la mascella squadrata, un corpo muscoloso e pieno di cicatrici per le numerose battaglie vinte.
Lo conosco sin da piccolo e ne sono perdutamente innamorato. Vorrei poterlo baciare, poter amoreggiare con lui e fondere i nostri corpi in un'unico essere.
Tutto questo rimarrà solo un forte desiderio perché durante la cerimonia sono vietati baci ed effusioni amorose per evitare che i neo uomini possano prendere strade diverse dall'essere buoni mariti per le loro mogli.
Ci siamo!
Mi dirigo al tempio con addosso una tunica bianca e una volta arrivato, Laerte mi accoglie completamente nudo: è la prima volta che posso guardare il suo cazzo ed è bello grosso, innervato da vene pulsanti.
Le sue mani slacciano il nastro della mia tunica che cade ai miei piedi rimanendo a mia volta nudo di fronte a lui. Non provo imbarazzo ma una voglia matta di saltargli addosso per baciarlo e toccarlo dappertutto.
Guardo intensamente i suoi occhi ed è come se anche lui sia rimasto assorto in qualche pensiero nei miei confronti. Forse è solo una mia impressione.
Ridestato, mi volta le spalle e si allontana. Capisco di doverlo seguire perché le parole sono vietate durante la cerimonia.
Al centro del tempio si trova una panca di marmo senza rivestimento in tessuto o cuscini e attorno ad essa ci sono quattro figure che riconosco come i quattro anziani del consiglio, anch'essi nudi e con un'erezione che non si avvicina minimamente a quella del mio accompagnatore. Indossano delle maschere che ritraggono il volto di quattro dei: Efesto dio del fuoco e dei metalli, Poseidone dio del mare, Ares dio della guerra, e ovviamente Zeus il padre di tutti gli dei.
Come spiegatomi da mio padre, mi posiziono sulla panca poggiandomi con le mani e le ginocchia, apro le gambe e di conseguenza anche il culo. Avverto la mano di Laerte che cosparge dell'olio caldo e profumato intorno e dentro il mio buco. Sono eccitatissimo e ho un'erezione che non avevo mai avuto prima.
Le sue mani mi afferrano i fianchi e sento premere il suo cazzo sempre più a fondo nel mio buco. Soffoco immediatamente le urla di dolore che vorrei esprimere perché, come già dettomi da mio padre, devo essere forte e non mostrarmi debole.
Laerte comincia a scoparmi e finalmente il dolore si trasforma in piacere, un bel piacere a cui non posso nemmeno gemere per lo stesso motivo di prima.
Le mie mani si reggono saldamente al marmo freddo mentre il mio corpo è sempre di più in preda agli spasmi.
Dopo un po' di tempo, sento sfilare via il cazzo dal culo e Laerte cambia posizione mettendosi davanti a me. Guardo la sua smorfia sul viso mentre raggiunge l'orgasmo: apro immediatamente la bocca e sento riversarsi i suoi fiotti caldi di sborra. Entrambi facciamo molta attenzione affinché la sua cappella non tocchi le mie labbra perché è vietato.
Ingoio tutto il suo seme e non ho nemmeno il tempo di gustarmelo che l'anziano con la maschera di Efesto mi concede lo stesso trattamento. Così come fanno anche Poseidone, Ares e infine Zeus. Fortunatamente quest'ultimo ha una dotazione più soddisfacente in mezzo alle gambe rispetto agli altri. Il suo corpo è più massiccio e la quantità della sua sborra è ben più abbondante ma nemmeno lui si avvicina minimamente all'altezza e alla maestosità di Laerte.
Così come tutto è cominciato, allo stesso modo deve finire: il mio accompagnatore si dirige all'ingresso del tempio e lo seguo lasciandomi alle spalle i quattro anziani. Prende la tunica bianca, ne allaccia il nastro e sento bisbigliare: "Aspettami al fiume".
Comunico di aver recepito il messaggio con gli occhi e lascio il tempio per ritornare a casa come da programma, e invece devio e prendo il sentiero del fiume.
Dopo qualche minuto vedo avvicinarsi il mio accompagnatore.
"Che succede?" gli chiedo ma non riesco a dire altro perché le sue labbra si uniscono alle mie in un bacio appassionato. Ci abbracciamo. Ci stringiamo forte, corpo contro corpo.
Laerte mi toglie la tunica e la poggia su un ramo di un albero. La sua lingua esplora tutto il mio corpo e si sofferma sul mio culo e poi dentro il buco: sembra impazzito perché le sue mani mi palpano con molta foga.
Poi si rialza e mettendomi una mano sulla testa mi costringe ad inginocchiarmi per prendere in bocca il suo cazzo di nuovo duro: è tutta un'altra cosa sentire quel pulsare di vene sulla mia lingua, tra le mie labbra. Lo succhio con dedizione e lo faccio arrivare sino in gola.
Di scatto mi fa stendere sull'erba e si getta sul mio corpo iniziando a penetrarmi con dolcezza.
Ce l'ho di nuovo tutto dentro e questa volta posso sentire il suo corpo grosso e virile muoversi di piacere sul mio ad ogni botta che mi dà.
Sto facendo l'amore con Laerte!
Le sue mani spremono i miei capezzoli. Le nostre lingue si intrecciano. I nostri gemiti di piacere rompono il silenzio della notte.
"Ahhh...siiiiiiiii!" ed ecco che il suo grido per l'orgasmo raggiunto fa sì che anch'io goda fino a sborrare.
I nostri respiri sono sempre più in affanno.
I nostri corpi sono bollenti.
Rimaniamo inermi sull'erba uno accanto all'altro per qualche minuto sperando che non arrivi mai l'alba per non separarci.
Credo proprio che il rito sia andato a farsi benedire.
scritto il
2020-03-31
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