Ritorno alla Villa

di
genere
etero

Monica era sdraiata sul letto, nuda, le luci spente, la stanza illuminata solo dalla luce del lampione sottostante che filtrava dalla tapparella semichiusa. Dalla visita alla villa era trascorsa una settimana. Da allora Francesco non le aveva mai parlato di ciò che era accaduto quella notte, e lei non capiva perché. Non era la prima volta che si domandava il motivo per cui lui si comportava come se non fossero mai stati alla villa, e nonostante le molte possibilità che aveva analizzato non era riuscita a capire il suo comportamento. Quella sera aveva un appuntamento con lui, e decise che avrebbe cercato di capire cosa stava accadendo. Pensando a quella strana serata della settimana precedente, al suo rapporto con Francesco, e alla sua decisione di essere libera a qualsiasi costo, presa da poco, ma che sembrava già in dubbio, si disse:
- " Debbo tornare alla villa, con o senza Francesco. Non voglio legarmi troppo a lui, non voglio una storia seria, sto con lui solo perché mi fa comodo! "
La frase non la convinse completamente, si alzò, sempre nuda, si piazzò davanti al grosso specchio e ripeté la frase precedente, cercando di essere il più convincente possibile, ma la sua voce pronunciando le ultime parole si abbassò involontariamente. Monica percepì il proprio cambio di tono, e restò per un momento come paralizzata, poi parlò di nuovo, ad alta voce, quasi urlando, e si disse:
- "Non voglio innamorarmi, non voglio!".
Arrivò la sera, lui puntuale come sempre passò a prenderla, solito ristorantino fuori mano, poi andarono a fare una passeggiata lungo il fiume. Mentre camminavano nella penombra creata dai lampioni, il braccio di lui che la cingeva per la vita, lei lo bacio, con tutta la passione che era in grado di sprigionare, e poi disse:
- "Voglio tornare alla villa, stanotte".
Francesco la guardò sorpreso, restò un attimo senza parole, poi le sorrise, la baciò di nuovo, talmente a lungo da quasi soffocarla, e le sussurrò in un orecchio una sola sillaba, ok.
Era già abbastanza tardi, tornarono subito alla macchina e nel silenzio assoluto giunsero alla villa De Gulis.
Alla porta c'era il solito "maggiordomo" che li invitò ad entrare. La scena che si trovarono ad osservare ricalcava quella della settimana precedente, ovvero un gruppo di corpi nudi sparsi lungo tutto l'ampio salone che si toccavano, si baciavano, si penetravano, senza pudori e senza inibizioni.
Monica sorrise, un sorriso che era quasi un ghigno. Indossava un tailleur color vinaccia quasi morigerato, sistemò la giacca sull'appendiabiti, poi si sbottonò la camicetta, e la poggiò sopra la giacca. Portò le mani alla gonna, armeggiò per un attimo con l'unico bottone, e poi con un movimento molto sensuale la lasciò scivolare a terra. Restò per un attimo immobile, con indosso la biancheria intima nera di pizzo, come per farsi ammirare, poi con un cenno invitò Francesco ad aiutarla a slacciarsi il reggiseno. Lui portò le mani alle bretelline, le scese, poi liberò il gancetto al centro della schiena, e gettò a terra il piccolo indumento. Le sue mani strinsero con forza il seno di lei, le pizzicò i capezzoli, e la voltò verso di lui.
Continuò a giocare con le tette, si piegò per baciarle, per succhiare i duri capezzoli rossi, intanto lei iniziò a spogliarlo. Lo denudò completamente in poco tempo, e iniziò a strofinarsi contro il suo cazzo duro e dritto. Monica si tolse le mutandine, restando completamente nuda e si girò di spalle, poggiando le natiche contro il cazzo di Francesco, e strofinandosi così contro di lui, con le gambe larghe, per permettere a coloro che li stavano osservando di vederla meglio. Monica notò che alcuni dei presenti, sia uomini che donne, si erano fermati e la stavano osservando, la cosa aumentò la sua eccitazione, piegò lentamente il viso verso Francesco, e gli sussurrò
"penetrami".
Lui la spinse per farla piegare in avanti, lei docilmente si sistemò a quattro zampe, ora si sentiva come una star del cinema, e lasciò che lui iniziasse a scoparla, mentre gli altri la guardavano. Mentre il suo lui le riempiva la figa, lei con un gesto della mano invitò un uomo che stava nudo su uno dei divanetti ad avvicinarsi. Questi non si fece ripetere l'invito due volte, si alzò, e quando era arrivato abbastanza vicino Monica gli afferrò il cazzo con una mano, e lo diresse verso la propria bocca. Lo succhiò con tutta se stessa, poi si voltò iniziò a fare un pompino a Francesco, e allargando le gambe offrì la figa allo sconosciuto, che la penetrò con forza, quasi con violenza, afferrandola per i fianchi. Mentre lei continuava a leccare il cazzo del capo sentì che lo sconosciuto scivolava sotto di lei, continuando a scoparla. Avvertì altre due mani che le si posavano sul culo, che lo allargavano. Avvertì un dito bagnato che si faceva strada nel suo buchino più intimo, per un attimo pensò di fermarli e di fuggire, ma poi decise che in fondo lo voleva, era venuta li per prendere più cazzi che poteva, e prenderne tre, usando contemporaneamente tutti i suoi buchi, era il massimo che poteva fare. Provò una fitta di dolore intenso quando la cappella del nuovo arrivato si infilò nel suo ano, intanto questi l'aveva afferrata per i capelli, le tirò la testa indietro, si abbasso avvicinandosi al suo orecchio e le disse "ti sfondo il culo, puttana". Poi stinse le mani intorno ai fianchi di lei, e le ficcò dentro il cazzo con forza. Monica urlò per il dolore, ma lui continuò impassibile a incularla. Ora Francesco e il primo sconosciuto che l'aveva scopata stavano dedicandosi a qualcun'altra, lei era alla mercé dell'uomo, e per quando urlasse e si dimenasse nessuno sembrava volerla aiutare. Mentre continuava ad urlare si accorse che il dolore iniziale stava passando, e al suo posto si stava facendo largo uno strano senso di piacere, continuò ad urlare perché le piaceva far finta di non volere, ma tra un urlo e un altro si voltò verso l'inculatore, passandosi la lingua sulle labbra, come per invitarlo a fare di lei tutto ciò che voleva.
Il cazzo di Francesco tornò a riempirle la bocca, e poco dopo le sborrò in bocca, quasi contemporaneamente lo sconosciuto tirò fuori il cazzo dal culo, e le inondò la schiena di sperma.
Poi si avvicino a Francesco, e gli disse:
- "Riportamela sabato prossimo, voglio farle provare qualcosa che non dimenticherà mai".
Monica riuscì ad udire la frase, e in auto, mentre lui la riaccompagnava a casa chiese:
- "Cosa vuole farmi quel tipo?"
- "Non preoccuparti, vedrai che ti piacerà"
Rispose lui, poi restarono in silenzio sino all'arrivo a casa di lei, si salutarono senza baciarsi, solo con un gesto della mano, e lui ripartì.
Dopo una veloce doccia Monica cercò di addormentarsi, tormentata dalla voglia di sapere cosa la aspettava.
di
scritto il
2009-12-14
5 . 8 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Monica in ufficio

racconto sucessivo

Nascita di una nuova Monica
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.