Nascita di una nuova Monica

di
genere
etero

Il rumore del mare riempiva il vuoto silenzio di quella notte. Monica era seduta sugli scogli, le gambe raccolte al petto, gli occhi bagnati dalle lacrime, le onde che si infrangevano contro i suoi piedi. Guardò l'oscuro orizzonte che si stendeva davanti ai suoi occhi, e lo paragonò all'oscurità che regnava dentro di lei. Ripensò alla sera appena trascorsa, al suo amato ragazzo, che aveva trovato tra le braccia di una puttana, in quello che doveva essere il loro appartamento, il loro nido d'amore. Era uscita dalla camera piangendo, e si era precipitata giù per le scale. Aveva vagato disperata per la città, un corpo estraneo che si muoveva senza meta, spinto dalle correnti del traffico e della gente. Quasi senza volerlo era giunta i riva al mare, si era seduta sulla spiaggia, poi sul bagnasciuga. Era notte fonda quando con poche bracciate aveva raggiunto i vicino scogli, ed era rimasta li, a piangere.
All'alba si era scossa, un po' per il calore del sole, un po' per la luce che le colpiva il viso come per schiaffeggiarla. Monica aveva alzato il suo bel viso, ed era rimasta a guardare un gabbiano che si librava libero in volo, si allontanava e spariva nel sole, ancora basso sull'orizzonte, quasi a fondersi col mare.
In quel momento decise che la sua vita sarebbe cambiata, la Monica che tutti conoscevano era morta su quello scoglio, e al suo posto era nata una creatura libera.
Ritornò a riva, si ricompose come meglio poteva e andò a casa sua. Quella sera si preparò per uscire, si truccò in modo da mettere in risalto la sua bellezza, indossò la mini più audace che possedeva, con sopra un top nero trasparente che copriva un reggiseno di pizzo nero, ed uscì, da sola. Si recò in un pub, si accomodò vicino al bancone, e prese un cocktail fortemente alcolico, e si mise in attesa.
Aveva appena svuotato il suo bicchierino che un ragazzo, un bel ragazzo, le si avvicinò, e le chiese se poteva offrirle qualcosa, per un attimo riaffiorò la vecchia Monica, e stava per mandarlo al diavolo, ma represse quell'istante di debolezza, e sfiorando con una mano la vita del giovane disse che voleva un invisibile.
Il ragazzo ordinò due invisibili, uno anche per lui, e si sistemò sullo sgabello alla sua destra. Monica parlò con Roberto, così disse di chiamarsi lo sconosciuto, per un po', poi di colpo gli chiese se la accompagnava a fare due passi, perché nel locale faceva troppo caldo.
I due uscirono, mentre passeggiavano per le vie deserte, lei lo baciò sulla bocca senza preavviso, un bacio profondo e appassionato. Monica lo guardò dritto negli occhi e gli disse che voleva far l'amore, ma subito, nel parco li vicino. Lui la guardò attonito, probabilmente non sperava in tanta grazia, probabilmente aveva anche paura, cercò di parlare, ma riuscì solo a balbettare qualcosa di incomprensibile. Lei lo prese per un braccio, lo attirò contro il suo corpo, schiacciò il suo seno abbondante contro il suo petto, scese con una mano a sfiorare i suoi pantaloni, risvegliando il pene dell'uomo, che sforzandosi aprì bocca e disse, fingendo di avere il controllo della situazione, "Andiamo nel parco, baby".
Arrivarono in pochi minuti al parco. Lo trovarono deserto, si sdraiarono tra due siepi, Roberto si sbottono i pantaloni, mentre Monica si scendeva la mini sino alle ginocchia, insieme alle mutandine, nere come il reggiseno, scoprendo la sua figa, bionda come i suoi capelli. Lei si tuffò a incollare le proprie labbra al cazzo dell'uomo, ora duro e pronto a godere, lo ingoiò fin quasi a vomitare, lo leccò, scendendo sino alle palle, prendendole in bocca, succhiandole, per poi risalire l'asta, sino alla cappella, leccarla, assaporarla, insalivarla, sentirla premere contro la sua gola.
Poi si lasciò cadere a terra, le gambe larghe, invitando silenziosamente l'uomo a penetrarla. Lui toccò la sua figa, la trovò molto bagnata, si sdraiò sopra di lei, facendo scivolare le sue mani tra il terreno e le chiappe di Monica. La spinse verso l'alto con le mani mentre la penetrava, lei sentiva il cazzo muoversi dentro se stessa, serrò le gambe per sentirlo completamente suo. Scoparono in quella posizione soltanto, dopo un po’ lui le urlo che stava per venire, lo tirò fuori da lei con violenza, si sedette sulle sue tette, con il cazzo nella sua bocca, lei iniziò a succhiare. Succhiò sino a quando lui le venne in bocca, ingoiò tutto, disse che era buono, si risistemò la gonna, si alzò in piedi, dicendo "Addio”.
di
scritto il
2009-12-19
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