Convivendo - Parte I

di
genere
etero

Quando ho aperto gli occhi l'orologio segnava le 3 e 18. Un leggero mal di testa mi ricordava perché non bevo mai la birra.
Mi sono voltata piano e lui era lì, al mio fianco. Il sorriso sul mio viso mi ricordava perché lo amavo.
Mi sono avvicinata a lui e, dopo aver coperto con il lenzuolo i nostri corpi nudi, ho richiuso gli occhi e pensavo alle mie amiche che mi avevano messa in guardia: "la convivenza vi allontanerà", "ti vedrà solo come quella che gli lava i vestiti", "e scordati il sesso!".
Non era così.

Oggi ho deciso di fargli una sorpresa, gli ho preparato la pizza fatta in casa, ovviamente accompagnata da una chouffe gelata, la sua preferita. Ha sentito il profumo appena messo piede in casa dopo il lavoro, mi ha raggiunta in cucina e mi ha baciata dolcemente. Fortunatamente la pizza era molto buona, per essere
la prima volta me la sono cavata bene, e la birra era abbondante.
Abbiamo parlato e riso molto durante la cena, mi ha anche detto che il capo gli ha parlato di una possibile promozione quindi bisognava festeggiare. Per questo ha stappato una bottiglia di Moscato per accompagnare la torta al cioccolato, che ho comprato, confesso.
Il caffè era quasi pronto quando gli è squillato il cellulare: "è il capo, sarà saltato di nuovo il server". “Rispondi pure", gli dissi sorridendo.
Mentre aspettavo che tornasse ho iniziato a riordinare la cucina e lavare i piatti. Prima però ho tolto il maglioncino e acceso la musica. Forse il volume era troppo alto perché non mi sono accorta che lui era tornato. Se ne stava appoggiato alla porta e mi guardava sorridendo, "dai ho quasi finito, poi beviamo il caffè", gli ho detto, e ho continuato a lavare il bicchiere. Ma lui si è avvicinato, togliendomelo dalle
mani e appoggiandolo delicatamente nel lavandino. Poi ha spostato le sue mani sui miei fianchi e le sue labbra sul mio collo, proprio sotto l'orecchio e mi ha sussurrato: "non ho più voglia del caffè". Ho sentito le sue mani grandi scendere fino all'orlo del mio vestito azzurro e, senza smettere di baciarmi e sfiorarmi il collo con le labbra, le ha fatte scivolare sotto il cotone, risalendo lungo le mie gambe. Sentivo la sua eccitazione premere contro la mia schiena e le mie gambe tremare, non abituate ai tacchi alti che
sfoggiavo stasera.
"Non era per il server, Luca voleva confermarmi la promozione!". Ho chiuso il rubinetto e mi sono girata per abbracciarlo forte: "ci vuole un altro brindisi allora!". Mi ha accompagnata vicino al tavolo, ha preso due bicchieri puliti e versato il vino, così abbiamo brindato alla bella notizia. Poi mi ha guardata negli occhi
sorridendo, mi ha tolto il bicchiere di mano e accarezzandomi il viso mi ha sussurrato all'orecchio: "il vino non è l'unico modo per festeggiare".
Ha spostato la tovaglia e, afferrandomi il sedere, ha sollevato sia me che il vestito mettendomi seduta sul bordo del tavolo. Ci siamo persi in un lungo bacio, lui mi accarezzava la schiena scendendo ogni tanto sulla stoffa delle mutandine, sotto al vestito, e io ho iniziato a slacciargli i bottoni della camicia, per poi passare ad accarezzare piano il suo petto. Il suo cuore batteva forte, almeno quanto il mio, e io mi sentivo sempre più eccitata.
Quando mi ha sfilato il vestito ho sentito un brivido lungo la schiena e ancora di più quando poi mi ha guardata negli occhi dicendomi quanto fossi sexy, riprendendo poi a baciarmi intensamente. L'ho accarezzato ancora, sui fianchi, la schiena e poi di nuovo il petto e le spalle, sfilandogli la camicia. Mi ha
stretta a sé e ha portato le mani sulla mia schiena a slacciarmi il reggiseno, l'ho aiutato a togliermelo mostrandogli i miei seni eccitati.
Li accarezzava dolcemente e io ero già in estasi, poi è sceso e ha iniziato a baciarli e a stringere tra le labbra i miei capezzoli. Ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano, pieni di intesa ed eccitazione. Gli accarezzavo la testa accompagnando i suoi movimenti, l'ho fatto risalire e le nostre bocche si sono incontrate ancora.
A quel punto ha portato una mano dietro la mia schiena e con l'altra si è intrufolato nelle mie mutandine, e dentro di me.
Non c'è dubbio, sa come darmi piacere, non si è fermato finché non ne ho raggiunto l'apice. L'ho guardato sorridendo, l'ho baciato e poi l'ho spinto all'indietro, allontanandolo da me. Sono
scesa dal tavolo, l'ho preso per mano e l'ho portato in camera, la nostra camera. E lì abbiamo unito i nostri corpi in modo più dolce e sensuale che mai.

Alle 3 e 18 di quella notte pensavo che le mie amiche avevano torto, che io e lui non eravamo mai stati così uniti e che la convivenza era proprio una figata!
Mi sono addormentata così, felice, ascoltando il suo respiro.
scritto il
2020-04-06
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