Sculacciando una Rosa Rossa
di
cagliostrus
genere
sadomaso
Rose si fermò accanto alla finestra con un bicchiere di vino bianco in mano, persa nei suoi pensieri. Jhonny le si avvicinò e le avvolse le braccia intorno alla vita. Lei sorrise.
"Sei sicuro di volerlo fare?" le chiese all'orecchio.
Rose annuì e stava per bere un altro sorso di vino, ma Jhonny la fermò delicatamente.
"Non voglio che tu sia troppo su di giri per quello che ti aspetta."
"Mi aiuta quando sono nervosa", rispose lei, ma posò il bicchiere sul davanzale della finestra.
"Non c'è motivo di essere nervosi. Se in qualsiasi momento non ti piace quello che sta succedendo, mi dici di fermarmi e io mi fermo."
"Va bene", disse lei, sentendo un brivido nel petto come un'anticipazione di quello che pensava avrebbe provato da lì a poco, ma si dominò: era curiosa e sapeva che se ne sarebbe pentita, se non ci avesse provato.
La camera da letto di Jhonny era grande e ordinata con mobili in legno scuro, un letto king-size con una testiera metallica e luci diffuse ad intensità regolabile col telecomando. Al momento era piuttosto buio, ma non abbastanza da non potersi vedere. Gli strumenti da BDSM erano in un cassetto del comò. Lei trattenne il respiro quando lui lo aprì e tirò fuori le manette e una benda.
"Togliti i vestiti", le chiese e lei annuì. Il suo tono di voce era cambiato. Le aveva detto che si sarebbe comportato in modo leggermente diverso durante la loro sessione; più impositivo, più autoritario, il che aveva senso, suppose. Faceva parte del gioco e lei era d'accordo.
Jhonny guardò mentre Rose si toglieva i jeans attillati e la canottiera bianca, rivelando la biancheria intima di pizzo nero e rosa antico. Lui sorrise interiormente. Era il suo abbinamento di colori preferito e lei lo sapeva. Non poté fare a meno di avvicinarsi per baciarle le labbra carnose. Quindi si allontanò per lasciarle togliere anche resto. I suoi seni erano bellissimi coppe e la sua vulva era perfettamente liscia, il sedere di una rotondità perfetta. Jhonny resistette alla tentazione di avventarsi su quelle grazie naturali e le prese invece un braccio, guidandola verso il letto. La pelle di Rose era naturalmente bianca, in vivido contrasto con il copriletto in raso rosso scuro.
Lui le pose la benda di seta nera sugli occhi, legandola strettamente intorno alla testa, dalla lunga chioma rossa. Guidandola con le mani, la girò di schiena e le ammanettò i polsi alla testiera.
"Stai bene?" chiese piano.
"Sì", rispose lei a bassa voce.
Si sentiva tutta tremante; essere nudi, esposti e legati in quel modo era di per sé una nuova e intensa esperienza. Si fidava di Jhonny che le piaceva molto, ma non poteva evitare che i suoi pensieri e sentimenti fossero un misto di agitazione e paura. Fu scossa da brividi per uno o due secondi e provò un tuffo al cuore.
Lo sentì che le raccoglieva i capelli da un lato. Con gli occhi bendati le sensazioni tattili sembravano tutte amplificate. Le mani di Jhonny sembravano grandi, morbide e calde contro la sua pelle. Quindi fu una sensazione improvvisa e del tutto inaspettata quando usò le unghie per grattarle la pelle dalle spalle fino al fondo schiena. Non poté fare a meno di gemere; le piacevano le unghie e lui lo sapeva. Fin qui era in un campo di piacevolezze
Ma poi le arrivarono tre schiaffi suo sedere e il suo respiro si bloccò. Gli schiaffi erano stati più duri di quanto si aspettasse, ma dovette ammettere ancora una volta che le erano piaciuti. Rabbrividì nell'attesa, chiedendosi cosa sarebbe successo: più schiaffi, chiodi o qualcos'altro?
Jhonny poteva intuire che Rose si stava finora divertendo. Voleva stare sul leggero perché sapeva quanto fosse inesperta. In precedenza aveva preparato un bicchiere pieno di cubetti di ghiaccio, quindi ne prese uno e glielo passo sulla nuca sentendola rabbrividire leggermente. Lasciò che il cubetto di ghiaccio scivolasse lungo la curva deliziosamente femminile della sua spina dorsale fino a fermarsi sul copriletto all'altezza del coccige constatando come ora avesse la pelle d'oca dappertutto.
Mentre il ghiaccio si scioglieva, Jhonny alzò la mano e le diede altre sei sculacciate, ogni schiaffo più duro del precedente. Il respiro di Rose si fece più forte e le sue mani tirarono sulle manette, ma non disse nulla.
"Stai bene?"
Lei annuì. Lui si abbassò per leccare l'acqua del ghiaccio sciolto dalla schiena. Le leccò la pelle finché l'acqua non fu tutta sparita e capì che le piaceva dal modo in cui gemeva e inarcava la schiena. Jhonny si stava già davvero eccitando, ma sapeva controllarsi.
Usò di nuovo le unghie, questa volta grattandole l'interno delle cosce, quindi seguendo la curva del sedere. Trascinò le unghie lentamente sulle guance, poi la sculacciò più forte di prima. Lei trasse una serie di respiri profondi, ma non sembrava disprezzare il trattamento.
Dopo averla sculacciata, Jhonny le carezzò la pelle in modo rassicurante con entrambe le mani: le cosce, il sedere e la schiena, fino al collo. Quindi ripeté un'altra serie di azioni con le unghie e le sculacciate, variando a caso sia il ritmo che la forza per non farle mai prevedere la mossa successiva.
Si alzò dal letto a prendere altre cose dal cassetto. Posò gli oggetti accanto a lei e salì sul letto in piedi con un frustino in mano.
"Come ti senti?" le chiese.
"Bene ... un po 'nervosa", ammise Rose. Ma la sua voce aveva un tono caldo e lui ne arguì che si stava decisamente divertendo.
Si chinò su di lei in modo che il suo petto le sfiorasse la schiena e la baciò sul collo, proprio sotto l'orecchio.
"Hmm ..." gemette lei.
Iniziò a succhiarle la pelle dietro la mandibola, sempre più intensamente, poi in maniera decisamente vorace fino a quando il suo mugolio non divenne più simile a un lamento, ma lei ancora non protestò. Avrebbe portato il segno del succhiotto per alcuni giorni, ma ancora niente male. Le baciò la pelle tutto attorno, molto teneramente per gratificarla e poi si allontanò.
Jhonny si posizionò in modo da poter usare comodamente il frustino sul sedere di Rose. Era già un po' rosso dalle sculacciate. La colpì due volte, poi si fermò ad osservare. Riprese senza più fermarsi controllando che il suo linguaggio del corpo e le brevi grida soffocate che faceva, indicassero che era ancora tutto sotto controllo, nonostante il dolore.
"Sei una brava sottomessa", le disse.
Le massaggiò il sedere con le mani, passando poi alla schiena. Le baciò di nuovo il collo, nel punto in cui la sua pelle era ancora arrossata. Lei gemette e inclinò la testa di lato suggerendogli un bacio sulle labbra che lui le diede volentieri. Poi le afferrò il mento e la baciò con violenza, stuprandole le labbra con la lingua e penetrandole la bocca il più profondamente possibile per poi allontanarsi di colpo, lasciandola a desiderare a bocca spalancata.
Le colpì di nuovo il sedere con la frusta, questa volta più forte, facendola sussultare. Si posizionò meglio sulle gambe e si tirò su i polsini, arrotolandoli.
Rose era completamente frastornata. Con la benda e le mani legate, tutto era stato amplificato. Si sentiva vulnerabile ma le piaceva, perché sapeva di avere un'uscita di sicurezza : poteva dire all'uomo di smetterla in ogni istante, qualora lo avesse voluto. Ma non voleva che finisse, non ancora.
All'improvviso, senza alcun preavviso, lui le sciolse le mani. Ma solo per poterla girare e ammanettarla di nuovo. Con il sedere ancora arrossato per le sculacciate e le frustate, fu messa sdraiata sulla schiena, completamente nuda, ancora più esposta di prima. Ma soprattutto era eccitata e voleva che la cosa continuasse.
Osservando il suo bel corpo, magro ma ben tornito e tutte le curve al punto giusto, Jhonny prese le pinzette e le fece scattare sui suoi capezzoli. Lei inarcò la schiena piagnucolando, e Jhonny le chiese se stava bene. Lei annuì ancora una volta e lui le baciò le labbra, lasciandola abituarsi alla sensazione. Lasciando le pinze per i capezzoli in posizione, le accarezzò e le strinse il seno, poi prese a schiaffeggiarla, uno schiaffo dopo l'altro, ma non troppo forte. Lei gemette e ansimò e lui non poté far a meno di godere delle sue reazioni e di tutti i suoni che emetteva.
"Devo dirti che mi piace quello che ti sto facendo", le rivelò. "Sei davvero una brava sottomessa", le ripeté e lei si morse il labbro.
Quelle labbra erano decisamente troppo allettanti. La baciò di nuovo, forte e profondo, poi le morse delicatamente il labbro inferiore.
"Hmm ..." gemette lei "Ti voglio toccare. Slegami le mani ... "
"Non ancora"
"Così sei ingiusto…" si lamentò in modo infantilmente capriccioso, lei.
Sorridendo per questa cosa carina, Jhonny raccolse un altro cubetto di ghiaccio, lasciandoglielo scivolare e sciogliersi tra i seni, facendola rabbrividire. Afferrò poi una piuma e gliela passò sulla pancia piatta, poi tra le cosce e infine stuzzicandole la figa. Lei allargò in modo invitante le gambe per lui e inarcò la schiena, desiderando chiaramente molto di più.
Lui raffreddò la mano tenendo a lungo fra i cubetti di ghiaccio e le accarezzò il clitoride con le dita ghiacciate. Mentre rabbrividiva e gemeva, le sollevò l'anca in modo che il suo corpo fosse leggermente storto e potesse ancora schiaffeggiarle il culo. Poi afferrò la paletta di legno e la colpì con quella sulla guancia già arrossa. La schiaffeggiò forte con la paletta e lei ansimò, per un momento pensò di arrestarlo, ma resistette. La schiaffeggiò di nuovo e quando si fermò la carezzò amorevolmente abbracciandola e confortandola. Lei si contorceva raggomitolata tra le sue braccia piagniucolando sommessamente, mentre lui la coccolava. Le strinse il volto fra le mani per un bacio focosissimo, che lei ricambiò con tutto il suo trasporto.
Jhonny le tolse la benda e le manette.
Rose sbatté le palpebre riaprendo finalmente gli occhi. Avvertiva un dolore alle braccia per essere state legate così a lungo. Le stirò per riattivare il sangue e poi le gettò al collo di Jhonny in modo da poterlo baciare nuovamente. Gli passò le mani sulla schiena, infilandole sotto la camicia per sentire la sua pelle calda. Lo attirò a sé, inarcando la schiena e quando i suoi fianchi entrarono a contatto con l'inguine di lui, indugiò a lungo sfregandosi contro il rigonfiamento chiaramente evidente nei suoi pantaloni.
Jhonny la spinse via dolcemente, ma con fermezza. Non aveva ancora finito. La voltò ancora una volta e le sollevò i fianchi in modo che il sedere sporgesse dal bordo del letto. Lei ubbidiente si reggeva sugli avambracci, con il viso nascosto tra le braccia, i capelli rossi che si riversavano sul letto tutto intorno a lei.
Dopo un'ultima serie di sculacciate di media intensità, Jhonny prese un ultimo giocattolo. Sapeva che il vibratore le piaceva. La girò in modo da poter vedere il suo visino, le belle tette con le pinzette per i capezzoli ancora lì. Con una mano, le alzò entrambi i polsi premendoglieli sulla testa in modo che lei non potesse toccarlo. Con l'altra mano invece accese il vibratore alla massima velocità passandoglielo in ogni punto della figa.
"Vieni per me", le ordinò. Rose era molto eccitata anche se il culo le faceva male, come i capezzoli che erano feriti e una parte di lei era scioccata dalla sua stessa eccitazione, ma dovette accettarlo. Ora non riusciva a resistere alle violente sensazioni che con quel grosso giocattolo la percorrevano dal basso ventre al petto. E bastò che Jhonny le infilasse due dita nella vagina grondante succhi mielosi mentre le spingeva con forza il vibratore sul clitoride perché il piacere la consumasse in onde soprapposte che parevano accavallarsi l'una all'altra scorrendole attraverso tutto il corpo. A gambe spalancate, inarcò la schiena scuotendosi violentemente, mentre urlava tutto il suo piacere.
Quando Jhonny spense il vibratore e lo gettò da parte, lei strinse le cosce su un ultimo spasmodico e breve orgasmo. Lui le rimosse le pinzette dai capezzoli e poi glieli baciò amorevolmente. Lei fu libera, lo strinse convulsamente fra le braccia ansimando e disse: "È stato ... intenso."
"Sono felice che ti sia piaciuto." rispose lui.
Lei allungò la mano a tastare il bozzo sui suoi jeans e accarezzandolo gli disse con un tono scherzosamente minaccioso: "Ora tocca a te!"
Lui sorrise. "Se con questo vuoi dire che posso finalmente fotterti... allora sì. Grazie."
"Sei sicuro di volerlo fare?" le chiese all'orecchio.
Rose annuì e stava per bere un altro sorso di vino, ma Jhonny la fermò delicatamente.
"Non voglio che tu sia troppo su di giri per quello che ti aspetta."
"Mi aiuta quando sono nervosa", rispose lei, ma posò il bicchiere sul davanzale della finestra.
"Non c'è motivo di essere nervosi. Se in qualsiasi momento non ti piace quello che sta succedendo, mi dici di fermarmi e io mi fermo."
"Va bene", disse lei, sentendo un brivido nel petto come un'anticipazione di quello che pensava avrebbe provato da lì a poco, ma si dominò: era curiosa e sapeva che se ne sarebbe pentita, se non ci avesse provato.
La camera da letto di Jhonny era grande e ordinata con mobili in legno scuro, un letto king-size con una testiera metallica e luci diffuse ad intensità regolabile col telecomando. Al momento era piuttosto buio, ma non abbastanza da non potersi vedere. Gli strumenti da BDSM erano in un cassetto del comò. Lei trattenne il respiro quando lui lo aprì e tirò fuori le manette e una benda.
"Togliti i vestiti", le chiese e lei annuì. Il suo tono di voce era cambiato. Le aveva detto che si sarebbe comportato in modo leggermente diverso durante la loro sessione; più impositivo, più autoritario, il che aveva senso, suppose. Faceva parte del gioco e lei era d'accordo.
Jhonny guardò mentre Rose si toglieva i jeans attillati e la canottiera bianca, rivelando la biancheria intima di pizzo nero e rosa antico. Lui sorrise interiormente. Era il suo abbinamento di colori preferito e lei lo sapeva. Non poté fare a meno di avvicinarsi per baciarle le labbra carnose. Quindi si allontanò per lasciarle togliere anche resto. I suoi seni erano bellissimi coppe e la sua vulva era perfettamente liscia, il sedere di una rotondità perfetta. Jhonny resistette alla tentazione di avventarsi su quelle grazie naturali e le prese invece un braccio, guidandola verso il letto. La pelle di Rose era naturalmente bianca, in vivido contrasto con il copriletto in raso rosso scuro.
Lui le pose la benda di seta nera sugli occhi, legandola strettamente intorno alla testa, dalla lunga chioma rossa. Guidandola con le mani, la girò di schiena e le ammanettò i polsi alla testiera.
"Stai bene?" chiese piano.
"Sì", rispose lei a bassa voce.
Si sentiva tutta tremante; essere nudi, esposti e legati in quel modo era di per sé una nuova e intensa esperienza. Si fidava di Jhonny che le piaceva molto, ma non poteva evitare che i suoi pensieri e sentimenti fossero un misto di agitazione e paura. Fu scossa da brividi per uno o due secondi e provò un tuffo al cuore.
Lo sentì che le raccoglieva i capelli da un lato. Con gli occhi bendati le sensazioni tattili sembravano tutte amplificate. Le mani di Jhonny sembravano grandi, morbide e calde contro la sua pelle. Quindi fu una sensazione improvvisa e del tutto inaspettata quando usò le unghie per grattarle la pelle dalle spalle fino al fondo schiena. Non poté fare a meno di gemere; le piacevano le unghie e lui lo sapeva. Fin qui era in un campo di piacevolezze
Ma poi le arrivarono tre schiaffi suo sedere e il suo respiro si bloccò. Gli schiaffi erano stati più duri di quanto si aspettasse, ma dovette ammettere ancora una volta che le erano piaciuti. Rabbrividì nell'attesa, chiedendosi cosa sarebbe successo: più schiaffi, chiodi o qualcos'altro?
Jhonny poteva intuire che Rose si stava finora divertendo. Voleva stare sul leggero perché sapeva quanto fosse inesperta. In precedenza aveva preparato un bicchiere pieno di cubetti di ghiaccio, quindi ne prese uno e glielo passo sulla nuca sentendola rabbrividire leggermente. Lasciò che il cubetto di ghiaccio scivolasse lungo la curva deliziosamente femminile della sua spina dorsale fino a fermarsi sul copriletto all'altezza del coccige constatando come ora avesse la pelle d'oca dappertutto.
Mentre il ghiaccio si scioglieva, Jhonny alzò la mano e le diede altre sei sculacciate, ogni schiaffo più duro del precedente. Il respiro di Rose si fece più forte e le sue mani tirarono sulle manette, ma non disse nulla.
"Stai bene?"
Lei annuì. Lui si abbassò per leccare l'acqua del ghiaccio sciolto dalla schiena. Le leccò la pelle finché l'acqua non fu tutta sparita e capì che le piaceva dal modo in cui gemeva e inarcava la schiena. Jhonny si stava già davvero eccitando, ma sapeva controllarsi.
Usò di nuovo le unghie, questa volta grattandole l'interno delle cosce, quindi seguendo la curva del sedere. Trascinò le unghie lentamente sulle guance, poi la sculacciò più forte di prima. Lei trasse una serie di respiri profondi, ma non sembrava disprezzare il trattamento.
Dopo averla sculacciata, Jhonny le carezzò la pelle in modo rassicurante con entrambe le mani: le cosce, il sedere e la schiena, fino al collo. Quindi ripeté un'altra serie di azioni con le unghie e le sculacciate, variando a caso sia il ritmo che la forza per non farle mai prevedere la mossa successiva.
Si alzò dal letto a prendere altre cose dal cassetto. Posò gli oggetti accanto a lei e salì sul letto in piedi con un frustino in mano.
"Come ti senti?" le chiese.
"Bene ... un po 'nervosa", ammise Rose. Ma la sua voce aveva un tono caldo e lui ne arguì che si stava decisamente divertendo.
Si chinò su di lei in modo che il suo petto le sfiorasse la schiena e la baciò sul collo, proprio sotto l'orecchio.
"Hmm ..." gemette lei.
Iniziò a succhiarle la pelle dietro la mandibola, sempre più intensamente, poi in maniera decisamente vorace fino a quando il suo mugolio non divenne più simile a un lamento, ma lei ancora non protestò. Avrebbe portato il segno del succhiotto per alcuni giorni, ma ancora niente male. Le baciò la pelle tutto attorno, molto teneramente per gratificarla e poi si allontanò.
Jhonny si posizionò in modo da poter usare comodamente il frustino sul sedere di Rose. Era già un po' rosso dalle sculacciate. La colpì due volte, poi si fermò ad osservare. Riprese senza più fermarsi controllando che il suo linguaggio del corpo e le brevi grida soffocate che faceva, indicassero che era ancora tutto sotto controllo, nonostante il dolore.
"Sei una brava sottomessa", le disse.
Le massaggiò il sedere con le mani, passando poi alla schiena. Le baciò di nuovo il collo, nel punto in cui la sua pelle era ancora arrossata. Lei gemette e inclinò la testa di lato suggerendogli un bacio sulle labbra che lui le diede volentieri. Poi le afferrò il mento e la baciò con violenza, stuprandole le labbra con la lingua e penetrandole la bocca il più profondamente possibile per poi allontanarsi di colpo, lasciandola a desiderare a bocca spalancata.
Le colpì di nuovo il sedere con la frusta, questa volta più forte, facendola sussultare. Si posizionò meglio sulle gambe e si tirò su i polsini, arrotolandoli.
Rose era completamente frastornata. Con la benda e le mani legate, tutto era stato amplificato. Si sentiva vulnerabile ma le piaceva, perché sapeva di avere un'uscita di sicurezza : poteva dire all'uomo di smetterla in ogni istante, qualora lo avesse voluto. Ma non voleva che finisse, non ancora.
All'improvviso, senza alcun preavviso, lui le sciolse le mani. Ma solo per poterla girare e ammanettarla di nuovo. Con il sedere ancora arrossato per le sculacciate e le frustate, fu messa sdraiata sulla schiena, completamente nuda, ancora più esposta di prima. Ma soprattutto era eccitata e voleva che la cosa continuasse.
Osservando il suo bel corpo, magro ma ben tornito e tutte le curve al punto giusto, Jhonny prese le pinzette e le fece scattare sui suoi capezzoli. Lei inarcò la schiena piagnucolando, e Jhonny le chiese se stava bene. Lei annuì ancora una volta e lui le baciò le labbra, lasciandola abituarsi alla sensazione. Lasciando le pinze per i capezzoli in posizione, le accarezzò e le strinse il seno, poi prese a schiaffeggiarla, uno schiaffo dopo l'altro, ma non troppo forte. Lei gemette e ansimò e lui non poté far a meno di godere delle sue reazioni e di tutti i suoni che emetteva.
"Devo dirti che mi piace quello che ti sto facendo", le rivelò. "Sei davvero una brava sottomessa", le ripeté e lei si morse il labbro.
Quelle labbra erano decisamente troppo allettanti. La baciò di nuovo, forte e profondo, poi le morse delicatamente il labbro inferiore.
"Hmm ..." gemette lei "Ti voglio toccare. Slegami le mani ... "
"Non ancora"
"Così sei ingiusto…" si lamentò in modo infantilmente capriccioso, lei.
Sorridendo per questa cosa carina, Jhonny raccolse un altro cubetto di ghiaccio, lasciandoglielo scivolare e sciogliersi tra i seni, facendola rabbrividire. Afferrò poi una piuma e gliela passò sulla pancia piatta, poi tra le cosce e infine stuzzicandole la figa. Lei allargò in modo invitante le gambe per lui e inarcò la schiena, desiderando chiaramente molto di più.
Lui raffreddò la mano tenendo a lungo fra i cubetti di ghiaccio e le accarezzò il clitoride con le dita ghiacciate. Mentre rabbrividiva e gemeva, le sollevò l'anca in modo che il suo corpo fosse leggermente storto e potesse ancora schiaffeggiarle il culo. Poi afferrò la paletta di legno e la colpì con quella sulla guancia già arrossa. La schiaffeggiò forte con la paletta e lei ansimò, per un momento pensò di arrestarlo, ma resistette. La schiaffeggiò di nuovo e quando si fermò la carezzò amorevolmente abbracciandola e confortandola. Lei si contorceva raggomitolata tra le sue braccia piagniucolando sommessamente, mentre lui la coccolava. Le strinse il volto fra le mani per un bacio focosissimo, che lei ricambiò con tutto il suo trasporto.
Jhonny le tolse la benda e le manette.
Rose sbatté le palpebre riaprendo finalmente gli occhi. Avvertiva un dolore alle braccia per essere state legate così a lungo. Le stirò per riattivare il sangue e poi le gettò al collo di Jhonny in modo da poterlo baciare nuovamente. Gli passò le mani sulla schiena, infilandole sotto la camicia per sentire la sua pelle calda. Lo attirò a sé, inarcando la schiena e quando i suoi fianchi entrarono a contatto con l'inguine di lui, indugiò a lungo sfregandosi contro il rigonfiamento chiaramente evidente nei suoi pantaloni.
Jhonny la spinse via dolcemente, ma con fermezza. Non aveva ancora finito. La voltò ancora una volta e le sollevò i fianchi in modo che il sedere sporgesse dal bordo del letto. Lei ubbidiente si reggeva sugli avambracci, con il viso nascosto tra le braccia, i capelli rossi che si riversavano sul letto tutto intorno a lei.
Dopo un'ultima serie di sculacciate di media intensità, Jhonny prese un ultimo giocattolo. Sapeva che il vibratore le piaceva. La girò in modo da poter vedere il suo visino, le belle tette con le pinzette per i capezzoli ancora lì. Con una mano, le alzò entrambi i polsi premendoglieli sulla testa in modo che lei non potesse toccarlo. Con l'altra mano invece accese il vibratore alla massima velocità passandoglielo in ogni punto della figa.
"Vieni per me", le ordinò. Rose era molto eccitata anche se il culo le faceva male, come i capezzoli che erano feriti e una parte di lei era scioccata dalla sua stessa eccitazione, ma dovette accettarlo. Ora non riusciva a resistere alle violente sensazioni che con quel grosso giocattolo la percorrevano dal basso ventre al petto. E bastò che Jhonny le infilasse due dita nella vagina grondante succhi mielosi mentre le spingeva con forza il vibratore sul clitoride perché il piacere la consumasse in onde soprapposte che parevano accavallarsi l'una all'altra scorrendole attraverso tutto il corpo. A gambe spalancate, inarcò la schiena scuotendosi violentemente, mentre urlava tutto il suo piacere.
Quando Jhonny spense il vibratore e lo gettò da parte, lei strinse le cosce su un ultimo spasmodico e breve orgasmo. Lui le rimosse le pinzette dai capezzoli e poi glieli baciò amorevolmente. Lei fu libera, lo strinse convulsamente fra le braccia ansimando e disse: "È stato ... intenso."
"Sono felice che ti sia piaciuto." rispose lui.
Lei allungò la mano a tastare il bozzo sui suoi jeans e accarezzandolo gli disse con un tono scherzosamente minaccioso: "Ora tocca a te!"
Lui sorrise. "Se con questo vuoi dire che posso finalmente fotterti... allora sì. Grazie."
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