La puttanella di zio 5

di
genere
incesti

Non appena la porta si richiuse dietro il nostro ospite, un trambusto di urla, bestemmie, schiaffi e parolacce, confuse ai lamenti terrorizzati di mia nipote, mi raggiunse in soggiorno dove aspettavo.
Mi precipitai immediatamente all'ingresso prima che questa bestiaccia lussoriosa sfondasse Chiara.
Il quadretto licenzioso che mi si parava davanti era veramente perverso.
Chiara era piegata a novanta gradi sul comò, a gambe larghe e con le mutandine arrotolate alle caviglie. Il suo feroce amante con una mano le schiacciava la testa al piano di marmo e con l'altra le teneva le mani strette dietro la schiena.
Il cazzo del porco giaceva, enorme e duro, lungo lo spacco delle chiappe della nipotina in trappola. Evidentemente per troppa foga il primo assalto, tentato a secco, non era riuscito ad avere ragione di quel culo vergine.
"Lurida puttana, sputami nella mano...sputa, cazzo di troia...sputa, sputa, stronza!!"'
Completamente sottomessa Chiara eseguì l'ordine. Il vecchio satiro con la saliva di mia nipote si bagno' la cappella - una cappella arrossata e pulsante, larga quanto un pugno - per facilitare la penetrazione.
"Ora ti inculo mignottella, ti apro l'intestino fino a trovare la merda".
"La prego Bruno, mi risparmi. Il sederino è verginello e le sue dimensioni non le potrei sopportare".
Il tono languido della voce, il languore dello sguardo di Chiara rendevano questa timida resistenza verbale artefatta e poco convincente...e il maturo sverginatore, sicuramente già avvezzo alle moine ipocrite di giovani gatte, ben comprendeva, piuttosto, l'impazienza con cui Chiara attendeva di essere fottuta.
E avrei tranquillamente lasciato che quel bel culo inerme, candido come un giglio e stretto come un fiore non ancora sbocciato, venisse profanato con tale maschia prepotenza se ben altre, e più sofisticate, perversioni non avessi avuto in serbo.
Mi appalesai. "Signore, che modi son questi? Come si permette, prego, di tentare di abusare della mia giovane e inesperta nipote? In questa casa, poi, dove lei è stato tanto cordialmente invitato solo per un chiarimento e non certo per soddisfarsi a sbafo su questa poveretta. Si vergogni, signore, e si ricomponga per cortesia".
Per Bruno la mia apparizione e le mie parole furono una doccia fredda. Lo vidi sbiancare, vidi la sua fava asinina ammosciarsi, lo sguardo smarrito spostarsi con imbarazzo dal soffitto al pavimento.
Chiara, liberata dalla presa, si riaggiusto' le mutandine sul sedere e leggera come un uccellino zampetto' tra le mie braccia dove, piagnucolosa, iniziò a cinguettare in maniera affettata "Zio, ora mi credi? Vedi che uomo crudele è il signor Bruno? Sono settimane che non mi dà pace, che mi istiga con le sue proposte oscene, che attenta alla mia onestà aspettando che io ceda alle sue lusinghe...e hai visto, ora, con quanta brutale cupidigia voleva possedermi, del tutto indifferente alla mia verginità? Zio, fortunatamente sei arrivato in tempo...zio, te ne prego, parla tu con quest'uomo cattivo, cattivo, cattivo...io ho la testa così confusa, non so' neanche io cosa voglio".
"Piccola, non ti abbattere, riprenditi...c'è tuo zio ad occuparsi di te ora, a guidarti e consigliarti con la sua esperienza...e con questo signore troveremo un accomodamento che ti renderà soddisfatta".
Calcai volutamente sulla parola "soddisfatta" e suggellai queste parole cosi ambigue con un bacio caldo, profondo e appassionato sulle labbra di Chiara, mentre le mie mani accarezzavano delicatamente il suo fagotino che solo per un soffio non venne inculato.
La lascivia di questa intimità incestuosa, tra uno zio di mezza età e una nipote diciottenne, dovette stuzzicare la bramosia di Bruno, ancora smarrito e interdetto peraltro, il pacco del quale si rigonfio', in modo maestoso, nei pantaloni che si era affrettatamente rialzato.
Lo riportai subitamente alla realtà dalle sue fantasie lubriche.
"Signore, vuole per caso negare di aver cercato di corrompere questa giovane studentessa, mettendogli in corpo il diavolo della lussuria?"
"Ma se è lei che mi provoca", farfuglio' nervosamente.
"Zio, non credergli...mente, mente!!".
"Lei è proprio uno sfacciato, Bruno. Lei si giustifica in un modo, me lo lasci dire, puerile....come se non avessi ascoltato il linguaggio scostumato e cinico che lei ha tenuto al telefono, poc'anzi, quando mia nipote l'ha invitata per un chiarimento...come se non avessi visto con quanta ferina violenza voleva montarla. Caro signore, sappia che io so'...so' che ieri ha convinto mia nipote, plagiandola, a pisciarle in bocca".
Del tutto confuso il Bruno balbetto' "Forse è meglio che vada".
"Non si azzardi. Troppo facilmente se la vuole svignare. Prego, segua in soggiorno che dobbiamo parlare di molte cose".
Chiara era sistemata sulle mia ginocchia, con le braccia mi stringeva mentre il suo visetto innocente ed eccitato poggiava languido sulla spalla. Dinanzi a noi Bruno, sgraziatamente stravaccato sul divano, si mostrava in tutta la sua meschinità.
Era molto più brutto di come Chiara me lo aveva descritto...Basso, calvo, due gambette insignificanti a reggere un ventre grasso e peloso. Altrettanto pelose ma possenti, invece, le braccia. Le mani erano enormi e rovinate da anni di lavori di fatica. Il volto era sgraziato: un naso minuscolo contrastava con una bocca larga dalle labbra molto carnose; ciglia abbondanti nascondevano due occhietti neri e vispi da cui traspariva furbizia e cinismo. Lo sguardo, complessivamente, mostrava un che di crudele e smaliziato...un che di lussorioso e perverso, proprio di chi ha speso una vita intera nel vizio e nell'abiezione. Da questo ammasso di carne sfatta e ributtante sporgeva un cazzo superbo, un cazzo perfino immorale nella sua perfezione...questo scettro per messaline era una stecca rigida e dritta come un pilastro, lungo almeno 25 cm e largo come una bottiglia di birra da 33 cl...un cazzo nervoso, ricamato da decine di vene in rilievo su una pelle sottilissima che lo doveva rendere sicuramente molto sensibile...solo un carattere del tutto corrotto e depravato poteva fornire sangue a sufficienza per far funzionare questo martello per fighe...la cappella era inquietante, molto più larga del fusto assomigliava ad una pallina da tennis per quanto era grossa...era un globo di carne viva che invitava al pompino, da sé solo capace di riempire una bocca..la superficie esterna di questa cupola era molto tesa, sembrava cuoio, sicuramente induritasi vangando a fondo chiappe e passere...all'estremità opposta vi erano due meloni al posto delle palle, due coglioni pelosi che promettevano riserve inesauribili di sperma per bocche assetate.
CONTINUA
scritto il
2020-04-12
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