Dominata e violentata sulla spiaggia
di
Evoman
genere
dominazione
Mi chiamo Angelica, ho 20 anni e volevo raccontarvi una storia che mi è capitata la scorsa estate.
Ho una sessualità molto spigliata e mi piace l’uomo decisamente maturo, un po’ padre, un po’ padrone. Adoro la sottomissione, dover ubbidire, dover essere costretta a fare cose che non voglio, ma che proprio per questa imposizione mi eccitano.
Ho un amante molto più grande di me, Enrico, che è un gran porco e che non perde occasione per farmi andare in giro vestita da troia, con minigonne cortissime, magliette sottili senza niente sotto e tacchi alti. Gli piace vedermi desiderata da altri maschi arrapati, al punto che abbiamo mille volte fantasticato sul come farmi scopare da un altro uomo.
A furia di parlarne e immaginare situazioni, alla fine abbiamo deciso di farlo per davvero. Saremmo andati al mare, spiaggia libera, verso le 6 di sera quando non c’è quasi più nessuno, mi sarei messa in topless, sperando che qualche uomo di passaggio fosse venuto ad abbordarmi. Lui sarebbe stato a qualche decina di metri, facendo finta di stare da solo, per godersi l’eventuale scena di me rimorchiata da un altro uomo.
E così è stato, con mia grande eccitazione per la paura, la vergogna, il fatto di dover ubbidire, il sentirmi troia ad aver accettato e tutto sommato sotto sotto anche la voglia di vedere come sarebbe andata a finire.
Dopo circa un quarto d’ora che sono stesa sulla sabbia si avvicina un uomo, un napoletano, fa il simpatico, mi chiede come mai sono tutta sola, mi fa i complimenti (è vero, sono proprio una bella ragazza, ho un corpo favoloso). Io sto al gioco, rispondo, sorrido, gli do spago. Lui si inventa di volermi spalmare la crema solare, che a quell’ora si capisce è solo una scusa per mettermi le mani addosso. Fingo ingenuità e gli dico di si, che lo poteva fare tranquillamente. Comincia sulla schiena, il dietro delle cosce, poi mi fa girare. Dopo la averla spalmata sulla pancia, comincia ad avvicinarsi sempre di più alle tette, le sfiora, gli gira intorno, ma si fa sempre più audace. Io non dico niente e lui prende coraggio, comincia a carezzarle, addirittura passa ripetutamente i polpastrelli sui capezzoli.
A me questa situazione piace, con la coda dell’occhio vedo Enrico che non si perde un solo attimo della cosa, la vivo come una complicità tra me e lui, il dover ubbidire agli ordini del mio padrone. E la cosa tocca le corde del mio erotismo, indipendentemente dall’uomo che mi sta carezzando.
Ora, mentre una sua mano continua a lavorarmi una tetta, con l’altra scende sulla fica, prima in maniera timida, poi visto che ancora una volta non dico niente, in maniera sempre più esplicita e spinta. In breve mi ritrovo eccitatissima, con le sue dita che mi masturbano, i capezzoli drittissimi per la stimolazione e l’eccitazione. Allargo le cosce in modo osceno per conto mio, mugolo, ansimo, non riesco a tenere fermo il bacino. Allungo una mano e da sopra il costume inizio a massaggiargli il cazzo e sento che è bello grosso. Mi sento veramente troia e tutta la situazione mi sta proprio piacendo.
“Adesso voglio scoparti troia” mi dice il tizio, interrompendo il silenzio surreale che c’era stato fino a poco prima.
“Va bene, mettiti un preservativo però” dico io. Va bene fare un po’ la troietta, ma mai e poi mai farei sesso senza il preservativo.
“E dove vuoi che lo prenda ora? Dai fregatene, ti scopo e me ne esco prima di venire” fa lui.
A quel punto mi riprendo, l’eccitazione mi scompare all’improvviso, mi tiro su seduta e mi incavolo anche “se non hai il preservativo vattene, non se ne fa niente, ma che sei matto”?
Dice a mezza voce qualche parolaccia e se ne va, ma sento distintamente un sibillino “tanto non finisce qui”.
Guardo Enrico e vedo che stava ancora con la mano dentro al costume e che una macchia di umido si era formata ben visibile sulla stoffa. Quel porco si era eccitato a vedermi toccare da uno sconosciuto e la cosa non poteva che farmi piacere. Al punto che a ripensare a tutto quello che era accaduto mi eccito di nuovo anche io e tutta fiera ripeto tra me e me “che splendida troia che sono”, ridacchiando anche.
Non passa neanche un minuto che ricompare il tizio di prima, il napoletano, ma questa vota accompagnato da tre amici.
“Questa è la troia che vi dicevo, prima ha fatto la stronza e mi ha lasciato a bocca asciutta, facciamole vedere che così non ci si comporta” dice a voce alta.
“Che vuoi, vattene, chi sono questi? Lasciami stare” mi scappa di bocca, stupita dal suo ritorno e forse anche intimorita dalla presenza dei suoi amici. Poi però penso “tanto c’è Enrico, se la situazione si mette male ci pensa lui”.
In un attimo mi circondano e mi prendono, mi bloccano, vorrei urlare ma una mano mi tappa la bocca. Cosa vogliono ora, che gli salta in mente, ma che sono matti? Ora tutto scorre velocissimo, mi hanno fatta alzare e mi trascinano verso il boschetto immediatamente dietro la spiaggia. Enrico si alza urlandogli contro di smetterla, ma uno di loro lo affronta e gli da un pugno in pancia. Lo vedo piegarsi in due e gemere per il dolore.
Ci portano qualche metro dentro al folto della boscaglia, io sempre tenuta ferma dalle mani di due di loro, con una mano sulla bocca per non farmi urlare ed Enrico che in due secondi si trova legato a un albero lì a due passi e imbavagliato.
Sembra un incubo, comincio ad avere veramente paura, in un attimo il nostro gioco erotico si è trasformato in un qualcosa che non avrei mai immaginato, io aggredita da 4 uomini e il mio uomo reso impotente e sopraffatto, che non può più fare niente per aiutarmi.
I 4 bastardi sono tutti intorno a me, io sdraiata sull’erba e tenuta ferma dalle loro mani, a braccia e gambe aperte. Sono forti, provo a divincolarmi ma sento che non potrei mai farcela a liberarmi.
I bastardi ridono e dicono cose del tipo “ora a questa puttana gliela facciamo vedere noi, figurati è così troia che ci metterà poco a godere, e magari quel frocetto del suo amico si ecciterà anche” e giù a ridere sguaiatamente.
Mi sento ferita e impotente, mi stanno dando della troia e sono convinti che mi faranno godere, ma che sono matti? Ma come si permettono!!!
La mano del napoletano ora prende il mio costumino e comincia a tirarlo, lo prende da davanti, lo alza e lo tira verso l’alto. La stoffa mi penetra tra le labbra della fica e va a strusciare con violenza contro il clitoride, mi fa male il bastardo. Muove, tira e allenta il costume, lo sposta a destra e sinistra. La sensazione è violentissima, da una parte mi sento la fica spaccata in due, dall’altra il mio clitoride sta subendo una sollecitazione veramente molto forte. Da una parte mi brucia, mi fa male, ma dall’altra sento delle violente fitte di piacere che mi arrivano al cervello.
Mi stupisco di me stessa, della mia reazione. Come è possibile che in questa situazione, praticamente violentata, possa anche solo minimamente sentire piacere? E invece è così, bloccata e impotente come sono, la parte masochistica di me magari sta reagendo in modo inaspettato. Infatti, quando Enrico mi bloccava e mi sculacciava forte, alla fine mi trovavo sempre un lago tra le cosce all’idea di essere bloccata e quasi torturata dalle sue mani. Il piacere psicologico quasi prendeva il sopravvento sul dolore fisico.
E ora la situazione mi sta sfuggendo di mano, sento l’eccitazione montarmi dentro, quel costume che mi tortura mi fa rivivere le mie fantasie estreme, di me violentata, rapita e fatta godere contro la mia volontà da uomini forti, potenti, che posso disporre di me come pare a loro. Un burattino, un giocattolo sessuale, ecco come fantasticavo di essere e come la sto vivendo ora.
Ma intanto che i pensieri scorrono, il costume scava nelle mie carni più sensibili, loro ridono sguaiatamente e continuano a darmi della troia, della schiava, dicono che mi faranno divertire come non mi era mai successo prima. E, da una parte, il mio corpo che si sta eccitando sempre di più è in conflitto con la testa che mi vede incavolata nera, sopraffatta, ma con la voglia di non dargli soddisfazione, di fargli vedere che non sono la troia sottomessa che pensano io sia.
Ormai non cerco più di divincolarmi, chiudo gli occhi per non guardarli, perché il piacere che mi monta dentro mi sta facendo gemere e mugolare. Ogni volta che il napoletano strattona il costume o lo sposta di lato facendolo strusciare violentemente sul clitoride a me scappa un forte gemito. E si capisce bene che non è di dolore.
Mi sto vergognando tantissimo, io violentata che veramente sto iniziando a godere. E non solo violentata, ma quasi torturata, usata come spettacolo sessuale per questi porci. E il farmi vedere, scoprire, eccitata mi getta nel più profondo degli sconforti. Più vanno avanti e più perdo il controllo, non so cosa mi stia capitando, sento gli umori della fica ormai colare e impregnare il costume e la cosa sta peggiorando la mia situazione, perché ora il costume è ben lubrificato e struscia dentro la mia fica addirittura con meno dolore. E’ solo una piacevole e perversa tortura sessuale che sta iniziando a farmi godere.
Un amico del napoletano a quel punto si tira il cazzo di fuori e viene vicino alla mia bocca per farselo succhiare, ma io, con un moto di orgoglio, faccio per morderglielo. Riesce a tirarsi indietro con un salto all’ultimo momento e mi riempie di parolacce.
Vedo che tutti cambiano espressione, ora hanno le facce veramente incattivite e mi mettono paura.
“Questa puttana non ha capito chi è che comanda qui, ora glielo facciamo capire per bene” dice il napoletano. Mi trascinano in una radura tra vari alberelli li a pochi passi e in un attimo mi legano, sdraiata per terra, braccia allungate sopra la testa e gambe allargate al massimo. Uno continua a tenermi la mano sulla bocca e con l’altra mano comincia a giocare molto pesantemente con i miei capezzoli, li torce, li tira, li stringe tra indice e pollice con molta forza. Erano tutti belli dritti e duri per la sollecitazione al clitoride di prima con il costume e ora sono sensibilissimi, le sue torture mi fanno sobbalzare e sento un enorme calore diffondersi dalle tette per tutto il corpo.
Perdo di vista un attimo il napoletano e me lo ritrovo di fronte con un ramoscello a cui sta finendo di levare le fronde. Praticamente ha fabbricato un frustino in un attimo. Lo prova brandendolo nell’aria e sento un fischio sinistro provenire da quei suoi rapidi movimenti.
“Adesso a questa puttana diamo una bella frustata alla fica, così vediamo se continua a fare la spiritosa”. Neanche finisce la frase che mi assesta il primo colpo proprio in mezzo alle mie carni più sensibili. Vorrei urlare con quanto fiato ho in gola, ma la mano mi impedisce di far uscire molto più che un forte mugolio e basta. Il dolore è insopportabile, mi colpisce altre due, tre volte, sento il clitoride pulsare e gonfiarsi.
Quando già aspettavo il colpo successivo, lui invece si china e comincia a leccarmi proprio lì. E’ una sensazione indescrivibile, perché adesso in un men che non si dica riprendo a smaniare, ma solo per il piacere della sua lingua che passa e ripassa con forza sul clitoride, mi entra dentro la fica fino in profondità e le sue labbra ogni tanto si chiudono per succhiare quel clitoride dritto e gonfissimo che mi ritrovo.
Il porco parte dal buchino dietro e già lì ci infila un po’ di lingua dentro, facendomi provare brividi violenti, ma è sul clitoride, quando ci arriva, che lo sento di più. Leccandolo con forza lo scappuccia e struscia sulla parte interna sensibilissima. Non riesco a stare ferma con il bacino, quasi sussulto se lui non ti tenesse ferma ancorando il suo viso alla mia fica.
Cavolo, di nuovo sto perdendo il controllo, sto iniziando a godere, e di nuovo colo umori dalla fica e non riesco a tenere nascosta la mia eccitazione. Dalla bocca mi escono mugolii e quasi grugniti di piacere, che non riesco né a trattenere, né a nascondere.
Quando sento l’orgasmo ormai vicino, il maiale si alza di nuovo in piedi e riprende a frustarmi. Lo fa con più controllo ora, quasi non volesse farmi troppo male, ma solo farmi eccitare con un gioco perverso. Se godo mi frusta, se mi raffreddo troppo riprende a leccarmi. Lo fa per più volte e mi porta a uno stato parossistico di eccitazione, con una voglia di godere che se mi levassero la mano da davanti alla bocca li pregherei io di farmi godere. Sento praticamente di aver perso ogni remora, sono solo una cagna che si trova in una situazione in cui sta perdendo ogni possibilità di controllo.
Solo ora, casualmente, mi accorgo anche che, nella posizione in cui sono, Enrico si può godere tutto lo spettacolo da un punto privilegiato. E’ a 3 metri da me e dritto di fronte alle mie cosce spalancate, vede perfettamente la fica tutta arrossata dalle frustate, ma anche gli umori che colano copiosi. E il maiale ha il cazzo completamente in tiro, drittissimo sotto al costume in modo inequivocabile. Non solo non è riuscito minimamente a difendermi, ma ora si eccita anche a vedermi torturata, violentata, sempre sull’orlo di orgasmi perversi che però mi vengono negati in modo sadico. Mi sento puttana per non essere riuscita a trattenermi, per aver dato prova della mia enorme eccitazione nonostante tutta la situazione, ma mi vergogno moltissimo per la figura che sto facendo anche con lui. Cosa penserà di me? Finora non ci eravamo mai spinti in situazioni così estreme e le nostre reazioni sono assolutamente imprevedibili e impreviste.
“Ora basta con questi giochetti, ora passiamo alle cose serie” dice all’improvviso il napoletano. “Ora bella mia ti sfondiamo fica e culo tutti quanti e vedrai che alla fine ci ringrazierai anche, troia come sei”.
Mi sento gelare, ho la libido in subbuglio e temo che quello che dice possa essere vero. Ormai la voglia di godere supera la vergogna e lo schifo della violenza sessuale. Anzi, forse è proprio la violenza sessuale quella componente perversa che mi sta facendo diventare così troia, che alla fine non vedo l’ora che mi scopino e mi facciano godere.
Sempre tenendomi per polsi e caviglie mi alzano come fossi un burattino, il napoletano si sdraia sull’erba e mi calano su di lui. Sento che nel frattempo lui guida con la mano il suo cazzo dentro di me e in un secondo sono impalata. Ce lo ha molto grosso e sento che mi riempie tutta. Lui mi abbraccia e mi fa stendere con il busto lungo il suo corpo e così facendo mi tiene anche ferma, mentre un suo amico comincia a sputarmi più volte sul buco del culo e con le dita raccoglie anche i miei umori per lubrificarmi lì dietro.
Ci metto poco a capire cosa vogliono fare, con un cazzo già dentro la fica, ora hanno anche il mio culo a disposizione. Il sospetto dura pochi secondi, ridendo l’altro infila a forza due dita dentro di me.
Il mio urlo soffocato è più di paura e stupore che non di vero dolore, sono calda e dilatata per i trattamenti subiti prima e il mio corpo si è predisposto a ogni forma di penetrazione.
Altri due secondi e quello si sdraia sopra di me e me lo infila dentro, tutto fino alla radice.
Ora che sono in posizione, con me tenuta a sandwich in mezzo a loro, cominciano un lento su e giù coordinato, entrano ed escono insieme. Mi sento una troia sfondata, una puttana perversa che ci mette poco a iniziare a godere di questa situazione. E infatti duro pochissimo, riprendo a gemere in modo fin troppo evidente ed esplodo in un orgasmo fortissimo, devastante, una cosa mai sentita prima in vita mia. Se non ci fosse sempre una mano a tapparmi la bocca, le mie urla si sentirebbero a chilometri di distanza. Sentire culo e fica pieni, bloccata e impossibilitata a fare nulla, sottomessa e trattata come una cagna, una schiava, ha fatto confluire insieme l’eccitazione fisica della doppia penetrazione, con le mie sensazioni mentali più perverse, quelle che immaginavamo sempre con Enrico per eccitarmi, io sottomessa da più uomini e obbligata a subire senza potermi ribellare.
Pur passato il picco dell’orgasmo, loro continuano comunque a muoversi e io sono in una fase di godimento continuo, a onde, come fosse un orgasmo continuato che non accenna a fermarsi. I maiali sono resistenti e i loro cazzi restano, durissimi, a sfondarmi. E io, troia, a goderne.
In questo delirio, mi accorgo che comunque una mano, neanche so di chi, si sta infilando tra i nostri corpi. Arriva alla mia fica e prende il clitoride tra indice e pollice. Il maledetto gli da una stretta fortissima, lo stringe senza pietà. Questa cosa, che magari normalmente mi avrebbe fatto solo urlare di dolore, adesso invece viene recepita dal mio corpo in maniera tutta diversa. E’ una tortura sessuale violentissima, ma che non fa che acuire le mie sensazioni e aggiungere un nuovo modo di godere. Non ci credo neanche io quando, in pochi secondi, raggiungo un secondo squassante orgasmo.
Ora tutto si fa un po’ più confuso, sento solo che dietro di me si danno il cambio, il napoletano resta sotto a scoparmi, mentre gli altri, a turno mi inculano tutti, usano le mani per torturarmi clitoride e capezzoli con strette lancinanti e io godo a ripetizione, infinite volte.
Non so neanche quanto tempo sia passato, mi sembra un’eternità, che escono definitivamente dal mio culo e mi fanno alzare. Le gambe non mi reggono, tanto che praticamente devono sostenermi loro. Anche il napoletano si alza.
“E al tuo uomo non ci vuoi pensare, troia” mi dice ridendo. Neanche capisco cosa voglia dire.
Mi prende per i capelli, mi fa mettere in ginocchio con la faccia tra le gambe di Enrico, che continua ad avere la sua evidente erezione da sotto al costume. E così in ginocchio come sono, mi ritrovo anche a culo per aria.
“Sai puttana, io in culo non te l’ho messo e sono l’unico. Non vuoi far divertire anche me?” E giù l’ennesima risata da bastardo, umiliandomi ancora di più.
Così mi ritrovo con la faccia a contatto con il cazzo di Enrico e lo sento pulsare sotto la stoffa del costume, mentre lui mi rompe il culo ancora una volta. Questa però è una scopata selvaggi in libertà, il mio corpo non è bloccato, se non dalle sue mani che si aggrappano ai miei fianchi per darmi botte di cazzo violentissime. E a ogni spinta struscio con la faccia e con la bocca sul cazzo dritto del mio uomo.
Neanche l’avesse deciso il migliore dei registi, io raggiungo l’ennesimo orgasmo, sento che Enrico viene anche lui dall’umido del suo sperma che passa attraverso il costume e dai suoi gemiti, e perfino il napoletano si svuota i coglioni nel mio culo quasi ruggendo.
E’ un attimo, io sono libera, loro spariti, ma non ho quasi la forza di fare nulla. Il napoletano e i suoi amici, come erano arrivati, ora sono andati via.
“Angelica, amore mio, come stai” mi dice Enrico, “ti prego slegami, andiamo via”.
Sono intontita, ma in breve lo slego, ci alziamo e lentamente ci dirigiamo a riprendere le nostre cose e andare via.
Ma con la testa non ci sono, mi muovo automaticamente, ma con il cervello ripenso a quanto mi è successo, alle sensazioni ancora fortissime che mi arrivano da fica, culo e parti sensibili torturate. Non riesco a levarmi di mente gli orgasmi meravigliosi che ho avuto.
E mi rammarico di non aver chiesto al napoletano il suo numero di telefono.
Per fare quattro chiacchiere: evoman@libero.it
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