Una giornata particolare
di
Evoman
genere
dominazione
Chiara sapeva bene cosa doveva fare. Si era vestita come piaceva a Marco, da poco tempo il suo nuovo padrone. Maglietta leggera, gonna plissettata molto corta, calze autoreggenti nere, scarpe con il tacco vertiginoso e, soprattutto, niente mutande e niente reggiseno. Marco come al solito arriva puntuale a prendere Chiara a casa sua. Come entra ha modi spicci e brutali, mette Chiara con la faccia contro il muro, con una mano le blocca le braccia dietro la schiena e comincia un’ispezione approfondita. Con la mano libera inizia a carezzarla con vigore sulla pancia, lungo le cosce, tra le tette. Improvvisamente le prende un capezzolo tra le dita e lo stringe forte. Chiara emette un mugolio sommesso, le piace essere usata e maltratta e subito la fica le si comincia a bagnare. Marco, lasciato il capezzolo, con una gamba fa allargare i piedi a Chiara, fino a che ha le gambe molto, molto aperte. Allora con la mano Marco scende lentamente verso la fica di Chiara e le infila in modo brutale due dita dentro. Chiara è veramente eccitata, anche se questa intrusione così improvvisa le procura un certo dolore. Ma non può fare a meno di godere anche e soprattutto per questo. Così come sono entrate, rapidamente le dita di Marco escono. In un attimo Chiara se le ritrova in bocca: “leccale troia, senti come sono buone”. E Chiara, come sempre ubbidisce. In fin dei conti è quello che più le piace Marco si stacca e va a prendere una cosa dalla sua borsa. Si tratta di una corda di canapa di circa un cm di diametro, molto ruvida e nodosa. Chiara è la prima volta che vede una corda di quel tipo. Altre volte è stata legata da Marco, ma mai con quel tipo di corda.
“Levati la gonna” le ordina Marco.
Chiara ubbidisce e lascia cadere la gonna ai sui piedi. Marco si avvicina con la corda e gliela lega in vita, abbastanza stretta. Da dietro, poi, la passa in mezzo alle sue cosce e la tira su da davanti, fino a legarla alla parte che gira intorno alla vita. Marco, prima di fermarla, inizia a tirarle con decisione, con la corda che si insinua tra le labbra della fica di Chiara. Marco da un occhiata alla posizione della corda, la allenta e fa un nodo in una posizione ben precisa, quindi la tira di nuovo e la ferma. Ora Chiara si trova la corda legata stretta tutta sparita dentro alla sua fica, ma soprattutto si trova il nodo perfettamente in corrispondenza del clitoride. La presenza della corda le fa provare sensazioni nuove ed estremamente contrastanti: fastidio, eccitazione, stimolazione continua ai limiti del dolore.
“Rimettiti la gonna” le ordina con il solito fare distaccato e brusco Marco.
Senza spiegazioni la prende per un braccio e le intima: “Usciamo”. Come “usciamo”, Chiara sprofonda in un mare di stupore e vergogna, già ha capito dove il gioco di Marco questa volta andrà a parare. Lei è vestita con una gonna cortissima, con le autoreggenti la cui fine è molto sotto al limite della gonna, con una maglietta attillata e sottile che lascia immaginare veramente tutto. E tutto questo ora verrà mostrato al mondo che è fuori. Inizia la passeggiata e Marco dice a Chiara: “Vai avanti da sola, vediamo come te la cavi”. Camminare con quella corda piantata nella fica per Chiara è una vera tortura. La corda si muove ad ogni passo e le fa strusciare con forza il nodo sul clitoride, facendole male, ma anche eccitandola moltissimo.
La sua fica è un vero lago di umori, al punto che Chiara teme che qualcosa le possa gocciolare lungo le cosce. Ma la corda fa da pannolino, assorbe gli umori e diventa sempre meno aggressiva. Insomma, il fastidio si sta tramutando in un massaggio continuo e vigoroso alla fica e al clitoride. Anche solo a camminare lentamente Chiara inizia a sentire il piacere crescerle dentro. Solo che non lo può far vedere, visto che sta camminando in mezzo alla folla. Ad un certo punto non ce la fa più, l’orgasmo è ormai vicino e si deve fermare e reggere a un palo. Un ragazzo la vede turbata, con il viso sudato, e le si avvicina per chiederle se si sente bene. Chiara farfuglia che va tutto bene e che non deve preoccuparsi. Ma proprio in quel momento l’orgasmo esplode e Chiara non può proprio nasconderlo. Il ragazzo capisce la situazione e cambia atteggiamento. Blocca Chiara contro il palo e rapidamente solleva un lembo della gonna. Così vede come è conciata sotto Chiara e le dice: “Lo avevo capito che eri una troia in calore, ma mai avrei immaginato fino a che punto”. I passanti in qualche modo si accorgono della cosa e qualcuno comincia a fermarsi. Marco allora interviene, si avvicina a Chiara, riprende in mano la situazione e manda via il ragazzo. Poi dice a Chiara: “vieni con me che il divertimento è appena iniziato”.
La prossima tappa Marco decide che deve essere effettuata in un negozio di scarpe. “Vedi quella commessa?” dice Marco a Chiara, indicando una ragazza molto carina “vai da lei e chiedile di farti provare 3 o 4 tipi diversi di scarpe”. Chiara muore dalla vergogna. Già ha capito che quando si siederà a provare le scarpe, la ragazza non potrà non accorgersi del suo segreto. Chiara entra nel negozio, si avvicina alla commessa e le chiede di farle provare dei sandali che ha visto in vetrina. Intanto tutti gli occhi dei presenti nel negozio sono puntati su di lei e i commenti su come è vestita si sprecano. La commessa arriva e Chiara, con grande vergogna, si siede per farsi infilare i sandali ai piedi. Cerca di tenere le cosce strette, ma la posizione, con la ragazza inginocchiata davanti che le guarda tra le gambe dal basso, non le permette di nascondere la presenza della corda e l’assenza delle mutande per troppo tempo.
Quando se ne accorge, la commessa guarda Chiara fissa negli occhi, cosa che la fa arrossire ancora di più. La ragazza capisce che Chiara è una persona di indole sottomessa e che probabilmente sta facendo un gioco con qualcuno che spia le sue reazioni. Si guarda intorno e nota subito un uomo in disparte con l’aria soddisfatta che si gusta per bene tutta la scena. Capisce che è in ballo un rapporto schiava/padrone e si avvicina a Marco. “Quella è la tua schiava?” chiede, saltando ogni preliminare. “Si – risponde Marco – brava, vedo che hai capito subito tutta la situazione”. “Venite con me, seguitemi, vi porto in un posto dove poter giocare con più calma” dice la commessa, spiazzando perfino Marco.
Si riavvicinano entrambi a Chiara e Marco le ordina di seguire la commessa. Lei li conduce entrambi in una camera nel retrobottega e, una volta entrati, chiude la porta dietro di sé a chiave. “Allora, puttanella, ti piace mostrare in giro quanto sei troia, vero? Adesso però vediamo se sei veramente la puttana che credi di essere”. Chiara ha un po’ paura della situazione e della reazione della commessa, ma la presenza di Marco la rassicura.
La commessa si avvicina a Chiara e, senza neanche darle il tempo di capire cosa stia succedendo, le lega le braccia ad una struttura della scaffalatura che corre lungo la parete. Chiara si trova con le braccia immobilizzate e ben presto anche le gambe le vengono legate, ma solo dopo avergliele divaricate al massimo consentito dalla posizione. Chiara si sente perduta, legata con le gambe larghe in una stanza chiusa a chiave da una donna che lei neanche conosce. La commessa armeggia con degli spaghi di canapa, che lega tra loro fino a formare una specie di frustino, un frustino che quando viene agitato in aria emette fischi che gettano Chiara nel panico più totale. “Cosa mi vuoi fare, ma sei matta: Marco per favore dille di smettere e andiamo via”. “Neanche per sogno bella mia – risponde Marco – questo gioco sta iniziando a piacermi perfino più di quello di prima. Quindi andiamo avanti che sono curioso di vedere fin dove si arriva”.
La commessa si avvicina a Chiara e le alza la gonna fin sopra la vita, poi con un gesto tanto rapido quanto inaspettato le strappa la maglietta in modo da farle uscite le tette di fuori. Chiara non riesce a trattenere un urlo, ma subito la commessa le chiude la bocca con la mano e la minaccia: “Se provi ad urlare un’altra volta ti spacco la testa”. Chiara è in preda al terrore, non si era mai trovata in una simile situazione. La commessa si avvicina a Chiara con la frusta artigianale in mano e con l’altra mano le afferra la corda che è inflitta nelle sue carni. Comincia a strattonare la corda, a tirarla verso l’altro e alternativamente a destra e a sinistra.
Chiara mugola per il dolore, anche perché il suo clitoride ormai è gonfio e duro da moltissimo tempo. Ugualmente, però, è anche eccitata dalla situazione e questo trattamento la sta facendo di nuovo bagnare copiosamente. La commessa si rende benissimo conto della cosa e dice: “Guarda questa puttana come gode a farsi maltrattare la fica. Ora vediamo se anche questo le piace”. Si allontana leggermente e con movimenti rapidi e secchi del polso le inizia a frustare la fica dal basso verso l’alto. Ad ogni colpo Chiara sente la sua micina bruciare fortissimo, cerca di divincolarsi e di sfuggire a quei colpi, ma la commessa sembra avere una mira infallibile e ogni colpo va perfettamente a segno.
Dopo un attimo la commessa smette di frustare Chiara e le si avvicina con fare più gentile e affettuoso e comincia a carezzarla e a penetrarla delicatamente con un dito. Nel fare questo sposta la corda, che ancora una volta passa sul clitoride, dando a Chiara sensazioni fortissime. Un gemito sottolinea quanto lei abbia sentito quel gesto. Le carezze della ragazza sono molto piacevoli e le danno un momento di grande sollievo dopo la presenza ossessiva della corda e il dolore delle frustate. La commessa sa benissimo come muovere le mani e in breve porta Chiara sull’orlo dell’orgasmo. “Dimmi che sei la mia troia – le sussurra la commessa – e io ti faccio godere e soffrire come mai hai provato nella tua vita”.
Chiara è svuotata di ogni forza, ora tutto quello che vuole è solo ed esclusivamente godere: “Si sono la tua troia, violentami, torturami, voglio che mi fai tutto quello che vuoi, ma ora fammi godere ti prego”. Neanche finisce di pronunciare quella frase, che la commessa le prende il clitoride tra indice e pollice e glielo strizza. Chiara ha un sussulto e per l’ennesima volta un lungo gemito e mugolio le esce dalla bocca. La commessa non solo stringe con forza il clitoride, ma comincia anche a tirarlo a destra e a sinistra, allungandoglielo oltre ogni immaginazione.
Chiara ha un turbinio di sensazioni che la stanno facendo uscire di testa: dolore, piacere, paura, coinvolgimento e soprattutto questa tortura che la fa eccitare sempre di più. In un attimo raggiunge un orgasmo stravolgente, il più forte mai raggiunto in vita sua e dalla sua fica parte un getto di umori quasi fosse una pisciata. Questo cosa non le era mai successa e la lascia decisamente sorpresa. “Ma brava la mia puttanella, dall’espressione sul tuo viso vedo che te la sei goduta e anche che non avevi mai avuto uno squirting prima. Ci vogliono sensazioni forti per arrivare a eiaculare come hai fatto tu. Ma vedrai che non sarà né la prima, né l’ultima volta oggi” le dice beffarda la commessa.
Chiara è stremata e tutta sudata e quasi non si accorge del fatto che la commessa si è allontanata un attimo da lei per vagare nella stanza dove sono chiusi. Quando torna porta una manciata di cose che Chiara in quel momento neanche focalizza bene. La commessa le da uno schiaffo in faccia e la fa tornare sveglia e presente a sé stessa. “Ora vedrai cosa ho in serbo per te bella troia mia”. In mano ha due mollette da bucato e subito la commessa si china e le comincia a succhiare e leccare i capezzoli.
Con lo stato di eccitazione raggiunto, i capezzoli sono lunghi e duri come mai prima nella vita di Chiara, ma la stimolazione orale della commessa se possibile li fanno ancora più gonfiare. In un attimo, però, lei smette di succhiare e leccare e piazza entrambe le mollette sui capezzoli. Chiara di nuovo non riesce a trattenere un urlo, più per la sorpresa che per il dolore. E’ abituata ai trattamenti rudi di Marco anche sui capezzoli e quindi la morsa delle mollette non è poi così devastante. Anzi, il tutta quella situazione in breve comincia a godere anche per questo nuovo supplizio, comincia a mugolare e il suo bacino non riesce a stare fermo. “Vi prego scopatemi, ho la fica in fiamme, non ce la faccio più” supplica Chiara. Ma la commessa si presenta con il mano una grossa candela, lunga circa 25 cm e larghissima.
La candela scompare in un attimo dalla vista di Chiara, per sentirsela immediatamente puntare contro la fica. A fatica la commessa spinge la candela tutta dentro e inizia a pompare, prima lentamente, poi con maggiore vigore. Chiara si sente squartata da quell’oggetto che invade le sue viscere, ma anche questa volta il piacere prende ben presto il sopravvento sul dolore. Ma appena comincia veramente a godersi quell’oggetto nella fica, un’altra candela compare nella mano della commessa, questa volta leggermente più piccola, ma neanche tanto in verità. In un attimo questa volta a subire un attacco è il suo buco di dietro. “No ti prego, lì no” supplica Chiara, ma la sua voce è ben poco convinta.
Lentamente anche la seconda candela si fa strada nelle carni di Chiara, che ormai tiene le cosce oscenamente aperte, molto più di quanto la posizione le permetterebbe di mantenere se solo volesse rendere più difficile il compito alla ragazza che la sta torturando. La commessa inizia a pompare con entrambe le candele in modo alternato, quando una esce l’altra entra. Chiara entra in una fase orgasmica continuata, in cui non esiste un solo picco, ma con il godimento che si mantiene elevato e costante per svariati minuti. Anche in questo caso è una situazione del tutto nuova, che non aveva mai provato prima.
Il suo corpo sembra reagire in modo inedito a questa che è una situazione inedita. Finora, infatti, anche i giochi perversi di Marco non si erano mai spinti così in avanti. La commessa smette di pompare con le candele, ma le lascia ben piantate nella fica e nel culo di Chiara e inizia invece a tirare alternativamente le mollette. stirandole all’inverosimile i capezzoli. Questi sono sensibilissimi e il trattamento le procura dolore, ma anche fortissima eccitazione. A Chiara è sempre piaciuto farsi maltrattare i capezzoli, ma fino a questo punto nessuno si era mai spinto. Poi la commessa ha una nuova idea anche lei.
Smette per un attimo di giocare con i capezzoli e si inginocchia davanti a Chiara. Pur non riuscendo a vedere bene quello che la ragazza fa, Chiara sente immediatamente che la lingua di lei che le si arrotola sul clitoride. In brevissimo tempo, per una seconda volta, viene spruzzando umori dalla fica. La commessa ride e beve, schernendola di nuovo su quanto sia facile far godere così una puttana come lei. Poi le mette una molletta dritta dritta sul clitoride, che ormai è gonfissimo e quasi del tutto uscito dal suo cappuccio naturale. La molletta lo pinza con violenza e trasmette una scossa di dolore direttamente al cervello di Chiara.
A quel punto la commessa leva le candele dalla fica di Chiara e ne accende una. Aspetta un attimo che la candela si scaldi e che la cera si sciolga, le toglie le mollette dalle tette e poi le versa la cera bollente sui capezzoli. Anche questa è per Chiara una sensazione nuova. I capezzoli sono sensibilissimi ed eccitati e il calore della cera viene avvertito molto più di quanto sia lecito immaginare. Ma ormai Chiara è entrata in una fase in cui il suo corpo reagisce in modo totalmente differente da quanto immaginabile. Le torture e il dolore la eccitano e la fanno godere come mai lei avrebbe ipotizzato anche nei suoi sogni più sconci. Anzi, la sensazione è quella di essere fuori dal suo corpo e di eccitarsi quasi solo a vedere lei stessa legata, con degli oggetti piantati nella fica, con le mollette strette a tormentarle le parti più sensibili e il tutto con la consapevolezza di sapere che la cosa invece di schifarla e darle dolore, la eccita e la fa godere come una cagna.
La cera bollente, anche se solo versata sui capezzoli porta di nuovo Chiara sull’orlo di un orgasmo. “Versami la cera sulla fica, ti prego” questa frase esce dalla bocca di Chiara quasi stupendo lei stessa che l’ha pronunciata. La commessa non se lo fa ripetere due volte e chieda a Marco di darle una mano. Marco slega le gambe di Chiara, la prende per la vita e la alza, in modo da far protendere il bacino in avanti, inoltre le tiene le gambe in alto e aperte, così da avere la fica pronta alla doccia bollente. La cera cade tra le labbra e bacia il clitoride, facendo gemere e inarcare Chiara. Ma Marco la tiene ferma, in modo che neanche una goccia di cera manchi il bersaglio. Chiara è stravolta, è tutta imperlata di sudore, ha già goduto alcune volte con una violenza mai provata prima e ora questa nuova situazione la sta di nuovo portando all’apice. Capisce che più viene violata, più cresce il livello delle torture subite e più il suo corpo chiede sensazioni forti. Non serve neanche che le tocchino il clitoride, ora. Chiara viene di nuovo con un urlo strozzato e per la terza volta la sua fica emette un violento fiotto di umori.
Lentamente Marco e la commessa la aiutano a tenersi in piedi mentre la slegano, perché ormai le gambe non la sorreggono più. La commessa mostra a Marco come arrivare con l’auto ad una stradina sul retro del negozio e, mentre Marco va a prendere la macchina, coccola Chiara, la carezza e la bacia: “Brava la mia puttanella, sei stata molto più brava di quanto mi sarei aspettata. Vedrai che ci rivedremo presto, Marco già mi ha chiesto il telefono per un’altro incontro a tre”.
Per fare quattro chiacchiere: evoman@libero.it
“Levati la gonna” le ordina Marco.
Chiara ubbidisce e lascia cadere la gonna ai sui piedi. Marco si avvicina con la corda e gliela lega in vita, abbastanza stretta. Da dietro, poi, la passa in mezzo alle sue cosce e la tira su da davanti, fino a legarla alla parte che gira intorno alla vita. Marco, prima di fermarla, inizia a tirarle con decisione, con la corda che si insinua tra le labbra della fica di Chiara. Marco da un occhiata alla posizione della corda, la allenta e fa un nodo in una posizione ben precisa, quindi la tira di nuovo e la ferma. Ora Chiara si trova la corda legata stretta tutta sparita dentro alla sua fica, ma soprattutto si trova il nodo perfettamente in corrispondenza del clitoride. La presenza della corda le fa provare sensazioni nuove ed estremamente contrastanti: fastidio, eccitazione, stimolazione continua ai limiti del dolore.
“Rimettiti la gonna” le ordina con il solito fare distaccato e brusco Marco.
Senza spiegazioni la prende per un braccio e le intima: “Usciamo”. Come “usciamo”, Chiara sprofonda in un mare di stupore e vergogna, già ha capito dove il gioco di Marco questa volta andrà a parare. Lei è vestita con una gonna cortissima, con le autoreggenti la cui fine è molto sotto al limite della gonna, con una maglietta attillata e sottile che lascia immaginare veramente tutto. E tutto questo ora verrà mostrato al mondo che è fuori. Inizia la passeggiata e Marco dice a Chiara: “Vai avanti da sola, vediamo come te la cavi”. Camminare con quella corda piantata nella fica per Chiara è una vera tortura. La corda si muove ad ogni passo e le fa strusciare con forza il nodo sul clitoride, facendole male, ma anche eccitandola moltissimo.
La sua fica è un vero lago di umori, al punto che Chiara teme che qualcosa le possa gocciolare lungo le cosce. Ma la corda fa da pannolino, assorbe gli umori e diventa sempre meno aggressiva. Insomma, il fastidio si sta tramutando in un massaggio continuo e vigoroso alla fica e al clitoride. Anche solo a camminare lentamente Chiara inizia a sentire il piacere crescerle dentro. Solo che non lo può far vedere, visto che sta camminando in mezzo alla folla. Ad un certo punto non ce la fa più, l’orgasmo è ormai vicino e si deve fermare e reggere a un palo. Un ragazzo la vede turbata, con il viso sudato, e le si avvicina per chiederle se si sente bene. Chiara farfuglia che va tutto bene e che non deve preoccuparsi. Ma proprio in quel momento l’orgasmo esplode e Chiara non può proprio nasconderlo. Il ragazzo capisce la situazione e cambia atteggiamento. Blocca Chiara contro il palo e rapidamente solleva un lembo della gonna. Così vede come è conciata sotto Chiara e le dice: “Lo avevo capito che eri una troia in calore, ma mai avrei immaginato fino a che punto”. I passanti in qualche modo si accorgono della cosa e qualcuno comincia a fermarsi. Marco allora interviene, si avvicina a Chiara, riprende in mano la situazione e manda via il ragazzo. Poi dice a Chiara: “vieni con me che il divertimento è appena iniziato”.
La prossima tappa Marco decide che deve essere effettuata in un negozio di scarpe. “Vedi quella commessa?” dice Marco a Chiara, indicando una ragazza molto carina “vai da lei e chiedile di farti provare 3 o 4 tipi diversi di scarpe”. Chiara muore dalla vergogna. Già ha capito che quando si siederà a provare le scarpe, la ragazza non potrà non accorgersi del suo segreto. Chiara entra nel negozio, si avvicina alla commessa e le chiede di farle provare dei sandali che ha visto in vetrina. Intanto tutti gli occhi dei presenti nel negozio sono puntati su di lei e i commenti su come è vestita si sprecano. La commessa arriva e Chiara, con grande vergogna, si siede per farsi infilare i sandali ai piedi. Cerca di tenere le cosce strette, ma la posizione, con la ragazza inginocchiata davanti che le guarda tra le gambe dal basso, non le permette di nascondere la presenza della corda e l’assenza delle mutande per troppo tempo.
Quando se ne accorge, la commessa guarda Chiara fissa negli occhi, cosa che la fa arrossire ancora di più. La ragazza capisce che Chiara è una persona di indole sottomessa e che probabilmente sta facendo un gioco con qualcuno che spia le sue reazioni. Si guarda intorno e nota subito un uomo in disparte con l’aria soddisfatta che si gusta per bene tutta la scena. Capisce che è in ballo un rapporto schiava/padrone e si avvicina a Marco. “Quella è la tua schiava?” chiede, saltando ogni preliminare. “Si – risponde Marco – brava, vedo che hai capito subito tutta la situazione”. “Venite con me, seguitemi, vi porto in un posto dove poter giocare con più calma” dice la commessa, spiazzando perfino Marco.
Si riavvicinano entrambi a Chiara e Marco le ordina di seguire la commessa. Lei li conduce entrambi in una camera nel retrobottega e, una volta entrati, chiude la porta dietro di sé a chiave. “Allora, puttanella, ti piace mostrare in giro quanto sei troia, vero? Adesso però vediamo se sei veramente la puttana che credi di essere”. Chiara ha un po’ paura della situazione e della reazione della commessa, ma la presenza di Marco la rassicura.
La commessa si avvicina a Chiara e, senza neanche darle il tempo di capire cosa stia succedendo, le lega le braccia ad una struttura della scaffalatura che corre lungo la parete. Chiara si trova con le braccia immobilizzate e ben presto anche le gambe le vengono legate, ma solo dopo avergliele divaricate al massimo consentito dalla posizione. Chiara si sente perduta, legata con le gambe larghe in una stanza chiusa a chiave da una donna che lei neanche conosce. La commessa armeggia con degli spaghi di canapa, che lega tra loro fino a formare una specie di frustino, un frustino che quando viene agitato in aria emette fischi che gettano Chiara nel panico più totale. “Cosa mi vuoi fare, ma sei matta: Marco per favore dille di smettere e andiamo via”. “Neanche per sogno bella mia – risponde Marco – questo gioco sta iniziando a piacermi perfino più di quello di prima. Quindi andiamo avanti che sono curioso di vedere fin dove si arriva”.
La commessa si avvicina a Chiara e le alza la gonna fin sopra la vita, poi con un gesto tanto rapido quanto inaspettato le strappa la maglietta in modo da farle uscite le tette di fuori. Chiara non riesce a trattenere un urlo, ma subito la commessa le chiude la bocca con la mano e la minaccia: “Se provi ad urlare un’altra volta ti spacco la testa”. Chiara è in preda al terrore, non si era mai trovata in una simile situazione. La commessa si avvicina a Chiara con la frusta artigianale in mano e con l’altra mano le afferra la corda che è inflitta nelle sue carni. Comincia a strattonare la corda, a tirarla verso l’altro e alternativamente a destra e a sinistra.
Chiara mugola per il dolore, anche perché il suo clitoride ormai è gonfio e duro da moltissimo tempo. Ugualmente, però, è anche eccitata dalla situazione e questo trattamento la sta facendo di nuovo bagnare copiosamente. La commessa si rende benissimo conto della cosa e dice: “Guarda questa puttana come gode a farsi maltrattare la fica. Ora vediamo se anche questo le piace”. Si allontana leggermente e con movimenti rapidi e secchi del polso le inizia a frustare la fica dal basso verso l’alto. Ad ogni colpo Chiara sente la sua micina bruciare fortissimo, cerca di divincolarsi e di sfuggire a quei colpi, ma la commessa sembra avere una mira infallibile e ogni colpo va perfettamente a segno.
Dopo un attimo la commessa smette di frustare Chiara e le si avvicina con fare più gentile e affettuoso e comincia a carezzarla e a penetrarla delicatamente con un dito. Nel fare questo sposta la corda, che ancora una volta passa sul clitoride, dando a Chiara sensazioni fortissime. Un gemito sottolinea quanto lei abbia sentito quel gesto. Le carezze della ragazza sono molto piacevoli e le danno un momento di grande sollievo dopo la presenza ossessiva della corda e il dolore delle frustate. La commessa sa benissimo come muovere le mani e in breve porta Chiara sull’orlo dell’orgasmo. “Dimmi che sei la mia troia – le sussurra la commessa – e io ti faccio godere e soffrire come mai hai provato nella tua vita”.
Chiara è svuotata di ogni forza, ora tutto quello che vuole è solo ed esclusivamente godere: “Si sono la tua troia, violentami, torturami, voglio che mi fai tutto quello che vuoi, ma ora fammi godere ti prego”. Neanche finisce di pronunciare quella frase, che la commessa le prende il clitoride tra indice e pollice e glielo strizza. Chiara ha un sussulto e per l’ennesima volta un lungo gemito e mugolio le esce dalla bocca. La commessa non solo stringe con forza il clitoride, ma comincia anche a tirarlo a destra e a sinistra, allungandoglielo oltre ogni immaginazione.
Chiara ha un turbinio di sensazioni che la stanno facendo uscire di testa: dolore, piacere, paura, coinvolgimento e soprattutto questa tortura che la fa eccitare sempre di più. In un attimo raggiunge un orgasmo stravolgente, il più forte mai raggiunto in vita sua e dalla sua fica parte un getto di umori quasi fosse una pisciata. Questo cosa non le era mai successa e la lascia decisamente sorpresa. “Ma brava la mia puttanella, dall’espressione sul tuo viso vedo che te la sei goduta e anche che non avevi mai avuto uno squirting prima. Ci vogliono sensazioni forti per arrivare a eiaculare come hai fatto tu. Ma vedrai che non sarà né la prima, né l’ultima volta oggi” le dice beffarda la commessa.
Chiara è stremata e tutta sudata e quasi non si accorge del fatto che la commessa si è allontanata un attimo da lei per vagare nella stanza dove sono chiusi. Quando torna porta una manciata di cose che Chiara in quel momento neanche focalizza bene. La commessa le da uno schiaffo in faccia e la fa tornare sveglia e presente a sé stessa. “Ora vedrai cosa ho in serbo per te bella troia mia”. In mano ha due mollette da bucato e subito la commessa si china e le comincia a succhiare e leccare i capezzoli.
Con lo stato di eccitazione raggiunto, i capezzoli sono lunghi e duri come mai prima nella vita di Chiara, ma la stimolazione orale della commessa se possibile li fanno ancora più gonfiare. In un attimo, però, lei smette di succhiare e leccare e piazza entrambe le mollette sui capezzoli. Chiara di nuovo non riesce a trattenere un urlo, più per la sorpresa che per il dolore. E’ abituata ai trattamenti rudi di Marco anche sui capezzoli e quindi la morsa delle mollette non è poi così devastante. Anzi, il tutta quella situazione in breve comincia a godere anche per questo nuovo supplizio, comincia a mugolare e il suo bacino non riesce a stare fermo. “Vi prego scopatemi, ho la fica in fiamme, non ce la faccio più” supplica Chiara. Ma la commessa si presenta con il mano una grossa candela, lunga circa 25 cm e larghissima.
La candela scompare in un attimo dalla vista di Chiara, per sentirsela immediatamente puntare contro la fica. A fatica la commessa spinge la candela tutta dentro e inizia a pompare, prima lentamente, poi con maggiore vigore. Chiara si sente squartata da quell’oggetto che invade le sue viscere, ma anche questa volta il piacere prende ben presto il sopravvento sul dolore. Ma appena comincia veramente a godersi quell’oggetto nella fica, un’altra candela compare nella mano della commessa, questa volta leggermente più piccola, ma neanche tanto in verità. In un attimo questa volta a subire un attacco è il suo buco di dietro. “No ti prego, lì no” supplica Chiara, ma la sua voce è ben poco convinta.
Lentamente anche la seconda candela si fa strada nelle carni di Chiara, che ormai tiene le cosce oscenamente aperte, molto più di quanto la posizione le permetterebbe di mantenere se solo volesse rendere più difficile il compito alla ragazza che la sta torturando. La commessa inizia a pompare con entrambe le candele in modo alternato, quando una esce l’altra entra. Chiara entra in una fase orgasmica continuata, in cui non esiste un solo picco, ma con il godimento che si mantiene elevato e costante per svariati minuti. Anche in questo caso è una situazione del tutto nuova, che non aveva mai provato prima.
Il suo corpo sembra reagire in modo inedito a questa che è una situazione inedita. Finora, infatti, anche i giochi perversi di Marco non si erano mai spinti così in avanti. La commessa smette di pompare con le candele, ma le lascia ben piantate nella fica e nel culo di Chiara e inizia invece a tirare alternativamente le mollette. stirandole all’inverosimile i capezzoli. Questi sono sensibilissimi e il trattamento le procura dolore, ma anche fortissima eccitazione. A Chiara è sempre piaciuto farsi maltrattare i capezzoli, ma fino a questo punto nessuno si era mai spinto. Poi la commessa ha una nuova idea anche lei.
Smette per un attimo di giocare con i capezzoli e si inginocchia davanti a Chiara. Pur non riuscendo a vedere bene quello che la ragazza fa, Chiara sente immediatamente che la lingua di lei che le si arrotola sul clitoride. In brevissimo tempo, per una seconda volta, viene spruzzando umori dalla fica. La commessa ride e beve, schernendola di nuovo su quanto sia facile far godere così una puttana come lei. Poi le mette una molletta dritta dritta sul clitoride, che ormai è gonfissimo e quasi del tutto uscito dal suo cappuccio naturale. La molletta lo pinza con violenza e trasmette una scossa di dolore direttamente al cervello di Chiara.
A quel punto la commessa leva le candele dalla fica di Chiara e ne accende una. Aspetta un attimo che la candela si scaldi e che la cera si sciolga, le toglie le mollette dalle tette e poi le versa la cera bollente sui capezzoli. Anche questa è per Chiara una sensazione nuova. I capezzoli sono sensibilissimi ed eccitati e il calore della cera viene avvertito molto più di quanto sia lecito immaginare. Ma ormai Chiara è entrata in una fase in cui il suo corpo reagisce in modo totalmente differente da quanto immaginabile. Le torture e il dolore la eccitano e la fanno godere come mai lei avrebbe ipotizzato anche nei suoi sogni più sconci. Anzi, la sensazione è quella di essere fuori dal suo corpo e di eccitarsi quasi solo a vedere lei stessa legata, con degli oggetti piantati nella fica, con le mollette strette a tormentarle le parti più sensibili e il tutto con la consapevolezza di sapere che la cosa invece di schifarla e darle dolore, la eccita e la fa godere come una cagna.
La cera bollente, anche se solo versata sui capezzoli porta di nuovo Chiara sull’orlo di un orgasmo. “Versami la cera sulla fica, ti prego” questa frase esce dalla bocca di Chiara quasi stupendo lei stessa che l’ha pronunciata. La commessa non se lo fa ripetere due volte e chieda a Marco di darle una mano. Marco slega le gambe di Chiara, la prende per la vita e la alza, in modo da far protendere il bacino in avanti, inoltre le tiene le gambe in alto e aperte, così da avere la fica pronta alla doccia bollente. La cera cade tra le labbra e bacia il clitoride, facendo gemere e inarcare Chiara. Ma Marco la tiene ferma, in modo che neanche una goccia di cera manchi il bersaglio. Chiara è stravolta, è tutta imperlata di sudore, ha già goduto alcune volte con una violenza mai provata prima e ora questa nuova situazione la sta di nuovo portando all’apice. Capisce che più viene violata, più cresce il livello delle torture subite e più il suo corpo chiede sensazioni forti. Non serve neanche che le tocchino il clitoride, ora. Chiara viene di nuovo con un urlo strozzato e per la terza volta la sua fica emette un violento fiotto di umori.
Lentamente Marco e la commessa la aiutano a tenersi in piedi mentre la slegano, perché ormai le gambe non la sorreggono più. La commessa mostra a Marco come arrivare con l’auto ad una stradina sul retro del negozio e, mentre Marco va a prendere la macchina, coccola Chiara, la carezza e la bacia: “Brava la mia puttanella, sei stata molto più brava di quanto mi sarei aspettata. Vedrai che ci rivedremo presto, Marco già mi ha chiesto il telefono per un’altro incontro a tre”.
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