Il sacrificio di Ifigenia
di
Suve
genere
etero
Tutti o quasi conosceranno la storia di Ifigenia, sacrificata da Agamennone per poter infine salpare alla volta di Troia. E' una storia della mitologia greca che mi ha sempre affascinato per le implicazioni del fatto e gli eventi da esso causati. Ho provato a riscriverla in chiave "sensuale".
Ifigenia doveva morire, così voleva Artemide Dea della caccia, così aveva deciso suo padre Agamennone Re di Micene, così avevano operato con l'inganno Odiesso e Taltibio prelevandola dal palazzo di Micene per portarla sulla spiaggia, fingendo di doverla condurre a Ftia per sposare il prode Achille.
La ragazza, di una rara bellezza, aveva danzato lieta con le sue ancelle alla notizia, con cura e gioia aveva preparato l'abito nuziale, con ansia e aspettativa si era mossa verso la spiaggia dove, da settimane, centinaia di navi greche aspettavano che il vento contrario calasse per poter partire verso Troia.
Era stato Calcante, l'indovino, a decretare la sua morte,
- Oh Re, Artemide è infuriata. Tu 18 anni fa, per far cessare la carestia, avevi giurato di sacrificarle la cosa più bella nata nel tuo regno in quell'anno. Ebbene, Ifigenia è la più bella del tuo regno ed è nata appunto 18 anni fa. Solo il suo sacrificio placherà la Dea e ti permettera di partire per la tua guerra. -
Agamennone aveva tergiversato, cercato di evitare la morte della sua figlia maggiore ma si era dovuto arrendere davanti alla rivolta del suo esercito. Così l'astuto Odisseo, accompagnato da Taltibio, aveva mentito a Clitennestra, che altrimenti non avrebbe mai lasciato partire sua figlia, ed aveva condotto la ragazza alla tenda del Re sulla spiaggia.
Cosa ha provato la ragazza di fronte all'orrore della verità? Cosa può aver sentito scoprendo che suo padre era colui che avrebbe permesso la sua morte? Non lo sappiamo, conosciamo solo l'orgoglio ed il coraggio con cui affrontò il Re suo padre, gli altri re e tutto l'esercito schierato, offrendosi spontaneamente al sacrificio per onorare gli dei e per l'onore del genitore.
Solo nella tenda di Triope, il Sacerdote designato ad officiare la cerimonia il mattino dopo, si era lasciata andare a lacrime di sconforto, rabbia, paura.
Pochi dormirono quella notte, presi da dubbi, rimorsi ed agitazione, ognuno per le proprie attese, per le proprie azioni, per le proprie colpe.
Quello che pochissimi sanno è che Aloeo, figlio di Triope, è l'amante segreto di Ifigenia.
In realtà amante è un'esagerazione poiché Ifigenia è ancora vergine. Come da usi e costumi, si è mantenuta pura per l'uomo, un re o un principe scelto da suo padre, che sa dovrà sposare.
Vergine, ma non casta, perché Aloeo, figlio del sacerdote Triope, coetaneo compagno di giochi sin da bambini, amico e confidente nell'adolescenza, è stato anche complice e partecipe della sua scoperta delle cose della vita, dei rapporti con l'altro sesso, delle prime ingenue curiosità, delle prime timide esplorazioni, dello stupore e delle scoperte.
Ora Aloeo è con lei, nella tenda di suo padre, lasciati soli, che Triope sa bene di questa passione tra i due giovani e, stando ben attento che suo figlio non la disonorasse, li ha lasciati conoscersi.
Aloeo, dapprima arrabbiato con Ifigenia per la sua "gioia" alla notizia del presunto matrimonio con Achille, ora la stringe a se cercando di consolarla. Sa bene che una principessa non può sposare uno come lui, l'ha sempre saputo, eppure una vaga speranza ha sempre aleggiato nel suo cuore, sapendo di amarla e di essere riamato. Politica, usanze, destino ingrato. Tutto ha cospirato contro di lui ed ora... ora sta per perderla.
Le carezza le braccia, la testa, cerca di interrompere il flusso di lacrime che le riempiono gli occhi e lei parla, si sfoga, spiega quel che non ha potuto spiegare dopo l'arrivo di Odisseo e del suo compagno:
- Io Non posso amarti Aoleo, eppure ti amo. So fin da bambina che un giorno avrei sposato uno sconosciuto scelto da mio padre. Come potevo non gioire quando ho saputo che era Achille? Non uno sconosciuto ma il più grande eroe della Grecia. Giovane, non vecchio e brutto, ardito, gentile con le donne. Ero contenta di questo Aoleo, non di sposarmi e poi... poi una volta sposata avrei potuto chiamarti alla mia corte, avrei potuto... -
Abbracciati stretti, i due giovani parlano e all'improvviso Aoleo ha un'idea:
- Ifigenia... vogliono sacrificare una vergine... se tu non lo fossi più... -
Non è la lussuria, la bramosia, la voglia di possedere l'amata a ispirare il ragazzo, è solo una considerazione logica, una ricerca di una scappatoia impossibile. Ifigenia lo blocca subito:
- No Aoleo, sarei felice di concederti la mia purezza ma non potevo prima e non posso ora. Non voglio disonorare mio padre, non voglio offendere gli dei anche se questo... mi costerà la vita. -
Raddrizza la schiena la fanciulla mentre con orgoglio afferma la sua volontà, guarda il viso triste del ragazzo e il suo sorriso amaro si addolcisce.
- Aoleo, non voglio che si dica che Ifigenia non è stata degna dei suoi avi, che non ha saputo affrontare il suo destino come una Atride. Ma non sprechiamo queste ultime ore insieme, non posso essere tua però... -
Con mossa subitanea la mano di Ifigenia scorre lungo la coscia del ragazzo, sotto la corta tunica, fino a toccare quel che fino a non molto tempo prima era per lei un mistero. Lo trova piccino, non il fiero bastone di carne che ha imparato ad apprezzare. Lo carezza e con voce suadente lo istiga:
- E' con questo che vorresti prendere la mia purezza? Non posso amor mio, ma posso renderlo felice, e tu puoi rendere felice me. -
Spinge indietro il ragazzo sui cuscini, si inginocchia, solleva la tunica e abbassa la testa verso il suo inguine. Lui non riesce a parlare. Ifigenia apre la bocca e accoglie la carne tiepida. Le piace quando è così piccolo che può prenderlo tutto in bocca, sentirlo crescere, diventare duro e bollente tra le sue labbra. Aoleo non rimane indifferente, allunga la mano per carezzare le natiche in rilievo di lei, scivolare con le dita tra le cosce alla ricerca del frutto a lui vietato. Ifigenia succhia con devozione il pene ora eretto, muove la mano lungo l'asta, bacia la punta, fa scorrere la lingua sulla carne tesa.
- Oh Aoleo, le tue dita mi piacciono ma preferisco la tua lingua -
E' l'invito che gli rivolge e lui la prende per i fianchi, la solleva e la pone sopra di se, rovesciata. Adesso può vedere da vicino il suo sogno proibito, le pieghe tenere e rosa del suo fiore. Vi affonda il viso perdendosi nelle sensazioni della lingua morbida di lei, del miele che sente sulla sua lingua.
La prima estasi, per entrambi, arriva così. E' una abitudine ogni volta che hanno abbastanza tempo, quando non devono limitarsi a contatti fugaci, ad orgasmi frettolosi. Si dedicano l'uno all'altra con passione, beandosi dei gemiti che strappano all'amato/a, abbeverandosi a quella fonte senza fine fino a quando il mento e il viso di lui si bagnano del piacere della ragazza, fino a quando lei non accoglie nella bocca spalancata il nettare di lui, gustandolo e deglutendolo, leccando la punta gonfia fino a che non è perfettamente lucida, rabbrividendo per le ultime sensazioni dettate dalla lingua di Aoleo tra le sue labbra intime.
Si gettano di lato soddisfatti, guardandosi sorridenti, le mani intrecciate, riprendendo fiato per l'atto successivo. La potenza della giovane età si manifesta presto, basta il lieve contatto della mano di lei per inturgidire nuovamente il pene di Aoleo, bastano pochi tocchi delle dita di lui sulle labbra gonfie e sul clitoride eretto per riaccendere in lei il desiderio.
Con mosse lente, eccitate, lei si alza e gli va a cavalcioni, spinge il ventre in avanti a toccare la verga eretta, la tiene per mano a contatto col proprio sesso, strusciandovisi contro. E' una aggiunta recente ai loro giochi, solo quando la fiducia tra i due è divenuta totale lei si è arrischiata a far avvicinare quella carne dura alla propria purezza. Sa che Aoleo saprà resistere alla tentazione di trafiggerla, sa che lui ama questo atto così vicino eppure così lontano dal fare l'amore veramente. Spinta dalla passione osa un piccolo passo avanti, sedendo sulle gambe di lui, allargando al massimo le proprie, stringendo forte il pene nella mano, tirandolo a se fino a poggiarlo sulle labbra intime, e ancora a separarle, spingerlo dentro per pochi millimetri.
Aoleo gode di quella carezza, trattiene il fiato quando lei osa ciò che lui mai ha osato chiederle pur desiderandolo alla follia. Non sa cosa lei abbia in mente, possibile che...? Spinge i fianchi in avanti d'istinto, non vuole forzarla, è l'eccitazione che decide per lui. La punta del pene penetra per un centimetro, forse due, tra quelle labbra inviolate.
- No. -
la voce di Ifigenia è bassa, quasi riluttante ma la mano che stringe più forte il nerbo impedendogli di procedere rafforza la negazione. Aoleo si consola sentendosi strofinare ancora sul suo sesso, tra le sue mani.
Ifigenia per un istante è stata tentata. Sarebbe così facile spingersi in avanti, accettare che la sua natura si apra di fronte all'ardore dell'amato, le salverebbe la vita, le donerebbe un piacere agognato... la coprirebbe di vergogna.
Resiste con la volontà al suo corpo che invece anela quel contatto, invece accentua le sue carezze, strofinandoselo ancora addosso, indugiando con la punta sull'apertura umida per salire sul suo bottoncino che sente ardere come fuoco. Il bottoncino che accoglie la carezza del ragazzo subito dopo, nell'abitudinaria danza delle stimolazioni reciproche, e quando entrambi sentono di non poter più tornare indietro i gesti si fanno più veloci, frenetici e il succo di lei sgorga copioso sul pene del ragazzo che subito dopo erutta fiotti bollenti tra le labbra aperte di lei, sul suo pubo, fino a arrivare ai seni, ai capezzoli eretti da far male.
Poi è ancora riposo per i due, un riposo più lungo, da dedicare a languide carezze e tenere parole prima di ricominciare ancora.
- Sai che potresti essere rimasta incinta anche se sei ancora vergine? -
Aolao scherza, ma non tanto, titillando un capezzolo di lei con la punta del dito.
Ifigenia lo guarda stranita, non apprezza quello scherzo e risponde amara.
- Se anche fosse... sarà un figlio che non vedrà mai la luce... domattina... -
Aolao si accorge di aver sbagliato. La abbraccia cercando di rimediare alla stupida frase appena detta. Gli occorrono tanti baci e infinite carezze costellate di dolci parole per far tornare il sorriso sulla bocca di Ifigenia, alla fine vi riesce e però...
- Amore mio, purtroppo devo andare. -
Si alza lasciando Ifigenia sconcertata.
- Non posso spiegarti, c'è una cosa da fare ora -
E se ne va lasciandola nuovamente nello sconforto, facendola sentire abbandonata.
Gli dei sono pietosi e le concedono un sonno veloce e privo di sogni.
Sorge il sole sull'accampamento greco, l'esercito già si muove per disporsi davanti all'altare in pietra e legno eretto per il sacrificio, i Re arrivano alla spicciolata disponendosi in prima fila, a pochi metri dalla pietra designata come ara sacrificale.
Ifigenia si è preparata con cura, aiutata dalle ancelle, indossando l'abito candido con cui pensava di andare in sposa ad Achille. Guarda nervosamente l'apertura della tenda sperando di veder entrare Aolao, di potergli dare un ultimo addio, di rimproverarlo di averla lasciata sola con la sua angoscia...per un ultimo bacio. Il ragazzo non si fa vedere e lei si alza con l'estrema speranza di vederlo alla cerimonia, di guardarlo fisso negli occhi mentre offrirà il petto virginale alla lama del sacerdote. Nulla, di Aoleo non c'è traccia. Saluta con orgoglio e sussieguo il padre che l'ha accolta con aria mesta, nemmeno guarda il resto della moltitudine schierata, ha un sorriso solo per Triope, per fargli capire che ciò che sarà costretto a fare non muterà l'affetto che gli porta. Con incedere regale si avvicina alla pietra e vi si stende sopra, apre la veste mostrando il seno nudo, chiude gli occhi e aspetta rivolgendo un ultimo pensiero al suo amato.
L'esercito ammassato vede la splendida fanciulla procedere altera verso la pietra, ammira il suo coraggio quando, senza un tremito, vi si distende. Nessuno bada al rumore in fondo allo schieramento, dove Achille cerca di farsi strada verso Agamennone dopo aver scoperto di essere stato usato per ingannare la fanciulla. Solo Taltibio e Odisseo riescono a fermarlo rimandandolo sdegnato e furente nella propria tenda. Poi l'altare svanisce agli occhi di tutti, perché gli schiavi del sacerdote hanno acceso dei fuochi già pronti per bruciare aromi preziosi in onore degli dei, e il fumo avvolte l'altare e chi vi è appresso.
Una folata di vento apre un istante la visuale permettendo loro di vedere le mani alte del sacerdote, unite ad impugnare un coltello... le vedono scendere veloci e poi più nulla.
Agamennone piange, maledice il destino, l'esercito, la Grecia tutta per averlo condotto a questo.
I fuochi vengono spenti, il fumo si dirada e, sorpresa, sulla pietra vi è il cadavere di una cerva dal manto candido. Tutto l'esercito emette un suono di stupore, tutti i re si avvicinano guardandosi incerti. Triope depone il coltello insanguinato e si rivolge direttamente ad Agamennone.
- Gioisci o Re perché la Dea si è impietosita ed ha salvato tua figlia offrendo al suo posto questa cerva immacolata. Ora Ifigenia è con gli Dei, tu non la rivedrai mai più ma ella vivrà ancora. -
Il Re dei re esulta in cuor suo e rabbrividisce di paura di fronte al potere degli Dei, con lui la maggior parte dei presenti, non il furbo Odisseo che osserva bene la scena, gli astanti, il volto di Triope. Fa per parlare sospettoso ma in quel momento il vento che si opponeva al viaggio cala e viene sostituito da una brezza leggera e favorevole. Tutti inneggiano agli dei, ad Agamennone ed al suo sacrificio, alla prossima partenza.
Nel bosco dietro la spiaggia due figure cavalcano veloci.
Ifigenia ha riaperto gli occhi sentendosi prendere per le spalle e sollevare dalla pietra, una mano le ha chiuso la bocca impedendole di gridare, prima di paura per la sorpresa e poi di gioia vedendo Aolao che la spinge verso gli alberi nascosto dal fumo. Sulla pietra Triope pone il corpo di una cerva che gli ha portato il figlio. Ifigenia corre insieme al ragazzo fino a raggiungere due cavalli impastoiati poco distante, inutili le sue richieste di spiegazioni e solo quando il folle galoppo li ha allontanati Aolao spiega che ha architettato la sostituzione d'accordo col padre.
- E ora che faremo? -
- Andremo nella Tauride amor mio, lì ho dei parenti che aiuteranno me e la mia splendida sposa. Nessuno farà domande e i greci hanno altre cose a cui pensare ora. -
- Ma gli dei... si offenderanno... volevano il mio sacrificio -
- Non ti sei accorta che il vento è cambiato? Gli dei sono placati, Adesso l'esercito può salpare e non penseranno più a questa giornata se non per elogiarti -
Ifigenia scopre che Aolao ha detto il vero e la speranza si riaccende nel suo cuore.
- Hai detto che i tuoi parenti ci aiuteranno, te e.... -
- La mia splendida sposa... se tu vuoi .-
- Sì, oh sì... -
Il galoppo prosegue e i due ragazzi già sono con la mente al futuro che li attende... insieme.
Sulla spiaggia Odisseo guarda ancora verso il bosco. Ha notato due figure correre tra il fumo, ed una aveva una veste candida... ma il vento è cambiato, solo questo conta e ci sono tante cose da fare prima di partire. Senza parlare augura ogni felicità ad Ifigenia e al suo compagno e si appresta verso le sue navi.
Ifigenia doveva morire, così voleva Artemide Dea della caccia, così aveva deciso suo padre Agamennone Re di Micene, così avevano operato con l'inganno Odiesso e Taltibio prelevandola dal palazzo di Micene per portarla sulla spiaggia, fingendo di doverla condurre a Ftia per sposare il prode Achille.
La ragazza, di una rara bellezza, aveva danzato lieta con le sue ancelle alla notizia, con cura e gioia aveva preparato l'abito nuziale, con ansia e aspettativa si era mossa verso la spiaggia dove, da settimane, centinaia di navi greche aspettavano che il vento contrario calasse per poter partire verso Troia.
Era stato Calcante, l'indovino, a decretare la sua morte,
- Oh Re, Artemide è infuriata. Tu 18 anni fa, per far cessare la carestia, avevi giurato di sacrificarle la cosa più bella nata nel tuo regno in quell'anno. Ebbene, Ifigenia è la più bella del tuo regno ed è nata appunto 18 anni fa. Solo il suo sacrificio placherà la Dea e ti permettera di partire per la tua guerra. -
Agamennone aveva tergiversato, cercato di evitare la morte della sua figlia maggiore ma si era dovuto arrendere davanti alla rivolta del suo esercito. Così l'astuto Odisseo, accompagnato da Taltibio, aveva mentito a Clitennestra, che altrimenti non avrebbe mai lasciato partire sua figlia, ed aveva condotto la ragazza alla tenda del Re sulla spiaggia.
Cosa ha provato la ragazza di fronte all'orrore della verità? Cosa può aver sentito scoprendo che suo padre era colui che avrebbe permesso la sua morte? Non lo sappiamo, conosciamo solo l'orgoglio ed il coraggio con cui affrontò il Re suo padre, gli altri re e tutto l'esercito schierato, offrendosi spontaneamente al sacrificio per onorare gli dei e per l'onore del genitore.
Solo nella tenda di Triope, il Sacerdote designato ad officiare la cerimonia il mattino dopo, si era lasciata andare a lacrime di sconforto, rabbia, paura.
Pochi dormirono quella notte, presi da dubbi, rimorsi ed agitazione, ognuno per le proprie attese, per le proprie azioni, per le proprie colpe.
Quello che pochissimi sanno è che Aloeo, figlio di Triope, è l'amante segreto di Ifigenia.
In realtà amante è un'esagerazione poiché Ifigenia è ancora vergine. Come da usi e costumi, si è mantenuta pura per l'uomo, un re o un principe scelto da suo padre, che sa dovrà sposare.
Vergine, ma non casta, perché Aloeo, figlio del sacerdote Triope, coetaneo compagno di giochi sin da bambini, amico e confidente nell'adolescenza, è stato anche complice e partecipe della sua scoperta delle cose della vita, dei rapporti con l'altro sesso, delle prime ingenue curiosità, delle prime timide esplorazioni, dello stupore e delle scoperte.
Ora Aloeo è con lei, nella tenda di suo padre, lasciati soli, che Triope sa bene di questa passione tra i due giovani e, stando ben attento che suo figlio non la disonorasse, li ha lasciati conoscersi.
Aloeo, dapprima arrabbiato con Ifigenia per la sua "gioia" alla notizia del presunto matrimonio con Achille, ora la stringe a se cercando di consolarla. Sa bene che una principessa non può sposare uno come lui, l'ha sempre saputo, eppure una vaga speranza ha sempre aleggiato nel suo cuore, sapendo di amarla e di essere riamato. Politica, usanze, destino ingrato. Tutto ha cospirato contro di lui ed ora... ora sta per perderla.
Le carezza le braccia, la testa, cerca di interrompere il flusso di lacrime che le riempiono gli occhi e lei parla, si sfoga, spiega quel che non ha potuto spiegare dopo l'arrivo di Odisseo e del suo compagno:
- Io Non posso amarti Aoleo, eppure ti amo. So fin da bambina che un giorno avrei sposato uno sconosciuto scelto da mio padre. Come potevo non gioire quando ho saputo che era Achille? Non uno sconosciuto ma il più grande eroe della Grecia. Giovane, non vecchio e brutto, ardito, gentile con le donne. Ero contenta di questo Aoleo, non di sposarmi e poi... poi una volta sposata avrei potuto chiamarti alla mia corte, avrei potuto... -
Abbracciati stretti, i due giovani parlano e all'improvviso Aoleo ha un'idea:
- Ifigenia... vogliono sacrificare una vergine... se tu non lo fossi più... -
Non è la lussuria, la bramosia, la voglia di possedere l'amata a ispirare il ragazzo, è solo una considerazione logica, una ricerca di una scappatoia impossibile. Ifigenia lo blocca subito:
- No Aoleo, sarei felice di concederti la mia purezza ma non potevo prima e non posso ora. Non voglio disonorare mio padre, non voglio offendere gli dei anche se questo... mi costerà la vita. -
Raddrizza la schiena la fanciulla mentre con orgoglio afferma la sua volontà, guarda il viso triste del ragazzo e il suo sorriso amaro si addolcisce.
- Aoleo, non voglio che si dica che Ifigenia non è stata degna dei suoi avi, che non ha saputo affrontare il suo destino come una Atride. Ma non sprechiamo queste ultime ore insieme, non posso essere tua però... -
Con mossa subitanea la mano di Ifigenia scorre lungo la coscia del ragazzo, sotto la corta tunica, fino a toccare quel che fino a non molto tempo prima era per lei un mistero. Lo trova piccino, non il fiero bastone di carne che ha imparato ad apprezzare. Lo carezza e con voce suadente lo istiga:
- E' con questo che vorresti prendere la mia purezza? Non posso amor mio, ma posso renderlo felice, e tu puoi rendere felice me. -
Spinge indietro il ragazzo sui cuscini, si inginocchia, solleva la tunica e abbassa la testa verso il suo inguine. Lui non riesce a parlare. Ifigenia apre la bocca e accoglie la carne tiepida. Le piace quando è così piccolo che può prenderlo tutto in bocca, sentirlo crescere, diventare duro e bollente tra le sue labbra. Aoleo non rimane indifferente, allunga la mano per carezzare le natiche in rilievo di lei, scivolare con le dita tra le cosce alla ricerca del frutto a lui vietato. Ifigenia succhia con devozione il pene ora eretto, muove la mano lungo l'asta, bacia la punta, fa scorrere la lingua sulla carne tesa.
- Oh Aoleo, le tue dita mi piacciono ma preferisco la tua lingua -
E' l'invito che gli rivolge e lui la prende per i fianchi, la solleva e la pone sopra di se, rovesciata. Adesso può vedere da vicino il suo sogno proibito, le pieghe tenere e rosa del suo fiore. Vi affonda il viso perdendosi nelle sensazioni della lingua morbida di lei, del miele che sente sulla sua lingua.
La prima estasi, per entrambi, arriva così. E' una abitudine ogni volta che hanno abbastanza tempo, quando non devono limitarsi a contatti fugaci, ad orgasmi frettolosi. Si dedicano l'uno all'altra con passione, beandosi dei gemiti che strappano all'amato/a, abbeverandosi a quella fonte senza fine fino a quando il mento e il viso di lui si bagnano del piacere della ragazza, fino a quando lei non accoglie nella bocca spalancata il nettare di lui, gustandolo e deglutendolo, leccando la punta gonfia fino a che non è perfettamente lucida, rabbrividendo per le ultime sensazioni dettate dalla lingua di Aoleo tra le sue labbra intime.
Si gettano di lato soddisfatti, guardandosi sorridenti, le mani intrecciate, riprendendo fiato per l'atto successivo. La potenza della giovane età si manifesta presto, basta il lieve contatto della mano di lei per inturgidire nuovamente il pene di Aoleo, bastano pochi tocchi delle dita di lui sulle labbra gonfie e sul clitoride eretto per riaccendere in lei il desiderio.
Con mosse lente, eccitate, lei si alza e gli va a cavalcioni, spinge il ventre in avanti a toccare la verga eretta, la tiene per mano a contatto col proprio sesso, strusciandovisi contro. E' una aggiunta recente ai loro giochi, solo quando la fiducia tra i due è divenuta totale lei si è arrischiata a far avvicinare quella carne dura alla propria purezza. Sa che Aoleo saprà resistere alla tentazione di trafiggerla, sa che lui ama questo atto così vicino eppure così lontano dal fare l'amore veramente. Spinta dalla passione osa un piccolo passo avanti, sedendo sulle gambe di lui, allargando al massimo le proprie, stringendo forte il pene nella mano, tirandolo a se fino a poggiarlo sulle labbra intime, e ancora a separarle, spingerlo dentro per pochi millimetri.
Aoleo gode di quella carezza, trattiene il fiato quando lei osa ciò che lui mai ha osato chiederle pur desiderandolo alla follia. Non sa cosa lei abbia in mente, possibile che...? Spinge i fianchi in avanti d'istinto, non vuole forzarla, è l'eccitazione che decide per lui. La punta del pene penetra per un centimetro, forse due, tra quelle labbra inviolate.
- No. -
la voce di Ifigenia è bassa, quasi riluttante ma la mano che stringe più forte il nerbo impedendogli di procedere rafforza la negazione. Aoleo si consola sentendosi strofinare ancora sul suo sesso, tra le sue mani.
Ifigenia per un istante è stata tentata. Sarebbe così facile spingersi in avanti, accettare che la sua natura si apra di fronte all'ardore dell'amato, le salverebbe la vita, le donerebbe un piacere agognato... la coprirebbe di vergogna.
Resiste con la volontà al suo corpo che invece anela quel contatto, invece accentua le sue carezze, strofinandoselo ancora addosso, indugiando con la punta sull'apertura umida per salire sul suo bottoncino che sente ardere come fuoco. Il bottoncino che accoglie la carezza del ragazzo subito dopo, nell'abitudinaria danza delle stimolazioni reciproche, e quando entrambi sentono di non poter più tornare indietro i gesti si fanno più veloci, frenetici e il succo di lei sgorga copioso sul pene del ragazzo che subito dopo erutta fiotti bollenti tra le labbra aperte di lei, sul suo pubo, fino a arrivare ai seni, ai capezzoli eretti da far male.
Poi è ancora riposo per i due, un riposo più lungo, da dedicare a languide carezze e tenere parole prima di ricominciare ancora.
- Sai che potresti essere rimasta incinta anche se sei ancora vergine? -
Aolao scherza, ma non tanto, titillando un capezzolo di lei con la punta del dito.
Ifigenia lo guarda stranita, non apprezza quello scherzo e risponde amara.
- Se anche fosse... sarà un figlio che non vedrà mai la luce... domattina... -
Aolao si accorge di aver sbagliato. La abbraccia cercando di rimediare alla stupida frase appena detta. Gli occorrono tanti baci e infinite carezze costellate di dolci parole per far tornare il sorriso sulla bocca di Ifigenia, alla fine vi riesce e però...
- Amore mio, purtroppo devo andare. -
Si alza lasciando Ifigenia sconcertata.
- Non posso spiegarti, c'è una cosa da fare ora -
E se ne va lasciandola nuovamente nello sconforto, facendola sentire abbandonata.
Gli dei sono pietosi e le concedono un sonno veloce e privo di sogni.
Sorge il sole sull'accampamento greco, l'esercito già si muove per disporsi davanti all'altare in pietra e legno eretto per il sacrificio, i Re arrivano alla spicciolata disponendosi in prima fila, a pochi metri dalla pietra designata come ara sacrificale.
Ifigenia si è preparata con cura, aiutata dalle ancelle, indossando l'abito candido con cui pensava di andare in sposa ad Achille. Guarda nervosamente l'apertura della tenda sperando di veder entrare Aolao, di potergli dare un ultimo addio, di rimproverarlo di averla lasciata sola con la sua angoscia...per un ultimo bacio. Il ragazzo non si fa vedere e lei si alza con l'estrema speranza di vederlo alla cerimonia, di guardarlo fisso negli occhi mentre offrirà il petto virginale alla lama del sacerdote. Nulla, di Aoleo non c'è traccia. Saluta con orgoglio e sussieguo il padre che l'ha accolta con aria mesta, nemmeno guarda il resto della moltitudine schierata, ha un sorriso solo per Triope, per fargli capire che ciò che sarà costretto a fare non muterà l'affetto che gli porta. Con incedere regale si avvicina alla pietra e vi si stende sopra, apre la veste mostrando il seno nudo, chiude gli occhi e aspetta rivolgendo un ultimo pensiero al suo amato.
L'esercito ammassato vede la splendida fanciulla procedere altera verso la pietra, ammira il suo coraggio quando, senza un tremito, vi si distende. Nessuno bada al rumore in fondo allo schieramento, dove Achille cerca di farsi strada verso Agamennone dopo aver scoperto di essere stato usato per ingannare la fanciulla. Solo Taltibio e Odisseo riescono a fermarlo rimandandolo sdegnato e furente nella propria tenda. Poi l'altare svanisce agli occhi di tutti, perché gli schiavi del sacerdote hanno acceso dei fuochi già pronti per bruciare aromi preziosi in onore degli dei, e il fumo avvolte l'altare e chi vi è appresso.
Una folata di vento apre un istante la visuale permettendo loro di vedere le mani alte del sacerdote, unite ad impugnare un coltello... le vedono scendere veloci e poi più nulla.
Agamennone piange, maledice il destino, l'esercito, la Grecia tutta per averlo condotto a questo.
I fuochi vengono spenti, il fumo si dirada e, sorpresa, sulla pietra vi è il cadavere di una cerva dal manto candido. Tutto l'esercito emette un suono di stupore, tutti i re si avvicinano guardandosi incerti. Triope depone il coltello insanguinato e si rivolge direttamente ad Agamennone.
- Gioisci o Re perché la Dea si è impietosita ed ha salvato tua figlia offrendo al suo posto questa cerva immacolata. Ora Ifigenia è con gli Dei, tu non la rivedrai mai più ma ella vivrà ancora. -
Il Re dei re esulta in cuor suo e rabbrividisce di paura di fronte al potere degli Dei, con lui la maggior parte dei presenti, non il furbo Odisseo che osserva bene la scena, gli astanti, il volto di Triope. Fa per parlare sospettoso ma in quel momento il vento che si opponeva al viaggio cala e viene sostituito da una brezza leggera e favorevole. Tutti inneggiano agli dei, ad Agamennone ed al suo sacrificio, alla prossima partenza.
Nel bosco dietro la spiaggia due figure cavalcano veloci.
Ifigenia ha riaperto gli occhi sentendosi prendere per le spalle e sollevare dalla pietra, una mano le ha chiuso la bocca impedendole di gridare, prima di paura per la sorpresa e poi di gioia vedendo Aolao che la spinge verso gli alberi nascosto dal fumo. Sulla pietra Triope pone il corpo di una cerva che gli ha portato il figlio. Ifigenia corre insieme al ragazzo fino a raggiungere due cavalli impastoiati poco distante, inutili le sue richieste di spiegazioni e solo quando il folle galoppo li ha allontanati Aolao spiega che ha architettato la sostituzione d'accordo col padre.
- E ora che faremo? -
- Andremo nella Tauride amor mio, lì ho dei parenti che aiuteranno me e la mia splendida sposa. Nessuno farà domande e i greci hanno altre cose a cui pensare ora. -
- Ma gli dei... si offenderanno... volevano il mio sacrificio -
- Non ti sei accorta che il vento è cambiato? Gli dei sono placati, Adesso l'esercito può salpare e non penseranno più a questa giornata se non per elogiarti -
Ifigenia scopre che Aolao ha detto il vero e la speranza si riaccende nel suo cuore.
- Hai detto che i tuoi parenti ci aiuteranno, te e.... -
- La mia splendida sposa... se tu vuoi .-
- Sì, oh sì... -
Il galoppo prosegue e i due ragazzi già sono con la mente al futuro che li attende... insieme.
Sulla spiaggia Odisseo guarda ancora verso il bosco. Ha notato due figure correre tra il fumo, ed una aveva una veste candida... ma il vento è cambiato, solo questo conta e ci sono tante cose da fare prima di partire. Senza parlare augura ogni felicità ad Ifigenia e al suo compagno e si appresta verso le sue navi.
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