A sua disposizione

di
genere
dominazione

Sono fuori, aspetto che mi apra come al solito è in ritardo. Questa volta non dico nulla, non parlo. Aspetto. Aspetto. Sono in piedi, da 10 minuti. Mi sento una stupida, mi sento osservata, sicuramente la tipa impicciona di fronte mi sta guardando dal balcone. Penserà a quanto sono stupida a stare qui. Osservata. Mi sento osservata. Sento che può vederlo. Dopotutto la mia maglietta corta e attillata, non allevia la sensazione. Nuda. Già per strada percepivo gli sguardi su di me. Non dovevo mettere il regiseno. Dovevo uscire di casa solo con quella magliettina semitrasparente. Non potevo mettere gli occhiali da sole, non dovevo indossare nulla che potesse nascondermi dallo sguardo della gente. Aspetto. Aspetto con le gambe leggermente divaricate, combatto contro il il brivido che mi attraversa la schiena per poi localizzarsi lì. Ho bisogno di accavallare le gambe. Ho bisogno di toccarmi. Non posso. Abbasso lo sguardo. Devo stare ferma. Sento la mia vulva pulsare. Voglio toccarmi ma non posso. Inizio a inumidirmi. Aspetto. Non dovevo fare domande, non dovevo dirgli nulla. Dovevo farmi trovare lì alle 9:30, non dovevo scrivergli, dovevo semplicemente aspettare. Il tempo sembrava non passare mai, finché non sento la porta aprirsi. Non mi dice nulla, scende le scale. Lo fa piano, mi osserva. Controlla se ho rispettato ciò che mi aveva ordinato. Non oso alzare lo sguardo, mi passa accanto, mi sfiora. Sono così tesa che ogni minimo contatto mi provoca un brivido. Mi accompagna alla porta, la apre senza dire nulla. Mi fa entrare, aspetto nell’angolo. Va a sedersi. Mi guarda, non ho bisogno di guardarlo, sento i suoi occhi addosso. Mi vogliono, mi bramano. Vado a fuoco, fremo dall’eccitazione.
“Spogliati” non dice altro. Lo sento nel suo tono, vuole ammirarmi. Con calma, sbottono i pantaloncini e li faccio cadere giù. Tolgo la maglietta ed anch’essa finisce sul pavimento. Aspetto che mi dica qualcosa, ho bisogno di sentirlo. “Sbrigati”,mi diverto a provocarlo. Sa che sto giocando, e io so che sto giocando col fuoco. Resto ferma.
“Marinella. Sbrigati, non farmelo ripetere.” Non resisto, obbedisco. Abbasso le mutandine. Ora sono nuda. Completamente nuda. “Avvicinati”, con gli occhi bassi mi avvicino al divano. Sono difronte a lui, in piedi, nuda. “Apri le gambe”.Obbedisco. Mi sento osservata. Come una corda di violino, un semplice tocco mi farebbe vibrare. Lui mi guarda. E io sono lì, esposta. I suoi occhi su di me, mi sento divorata, mi sento bellissima. Mi bagno. Mi fa restare così per non so quanto tempo, voglio toccarmi, voglio stringere le gambe, ne ho bisogno. Resto ferma. Ad un tratto si alza, mi si avvicina. Sento il suo respiro su di me. Mi prende le spalle, alzo lo sguardo. Improvvisamente mi volta, mi piega sul tavolo. Sento il freddo sul viso. “Non dovevi farmelo ripetere due volte”. Dolore. Un dolore pungente. Poi calore. Mi sento avvampare. Per altre due volte sento le sue mani, dure su di me. Un dolore sempre più acuto, non riesco a resistere gemo. “Devi resistere”. Chiudo gli occhi, voglio sentirlo appieno, voglio sentirlo divamparsi drntro di me. Devo resistere. Mi mordo il labbro. Perdo il conto, quando si ferma. Mi fa rialzare. Aspetta. “Grazie” sussurro. Umiliata. Soddisfatto mi fa inginocchiare, so cosa devo fare non c’è bisogno che me lo dica.
Con delicatezza, gli sbottono i jeans. Lo sento, vederlo così eccitato è come una droga. Gli abbasso le mutande. Resto ad ammirarlo per qualche secondo per poi prenderlo in mano. Sento il suo respiro irregolare, continuo finché non mi prende per i capelli “Prendilo in bocca”, eseguo. Sento il suo membro che mi profana, lo sento che spinge sempre più in fondo. Lo sento in gola. Mi soffoca. Resta così per qualche secondo, per ordinarmi di prenderlo dinuovo in mano. Continuo finché è sul punto di venire,quando mi ordina di aprire la bocca e riversa il suo dolce sapore nella mia bocca. Lo assaporo, me lo godo appieno. La mia ricompensa. È afrodisiaco. Dopo aver ingoiato, mi fa alzare. Non lo guardo. Occhi bassi. Non gli è bastato. È ancora eccitato. Mi accarezza il viso, poi scende giù sul collo per poi arrivare ai miei capezzoli duri. Ci gioca un po’, accarezzandoli dolcemente. Pian piano inizia a pizzicarli delicatamente. Mi provoca un brivido, ma cerco di restare immobile. Lo nota. Inizia a stringere. Sempre di più. Piacere e dolore si mischiano. Li stringe, li tira. Il dolore si propaga, lo sento nel petto. Devo stare ferma. Penso solo a stare ferma. Gemo. Si ferma. Mi prende per i capelli, costringendomi a guardarlo. Mi bacia al lato della bocca. Una scossa elettrica mi attraversa. Il contatto delle sue labbra sulla mia pelle. Il mio battito accelera. Inizia a baciarmi il collo, scende giù sino ai capezzoli. Li bacia. Ci gioca con la lingua. Sono in estasi. Sì è così bello. Mi morde. È come una secchiata d’acqua, il dolore mi risveglia. È inaspettato. Devo stare ferma, ma non ci riesco. Continua, mentre con l’altra mano mi tortura l’altro. Ho bisogno. Ne ho bisogno. Ho bisogno che mi tocchi. Sono così bagnata. Toccami ti prego. Non resisto. Il mio respiro. Non lo controllo. Si ferma. Non avrò quello che voglio. Non oggi. Si allontana, mi guarda. Mi osserva mentre tremo dall’eccitazione. “Stenditi”. Resto ferma. Voglio le sue mani addosso. “Stenditi. . .” Il suo tono diventa sempre più duro. Resto ferma. Sorride. È un sorriso sadico. Sorride per quello che mi farà. Mi prende, mi spinge sul divano. Lo voglio. Voglio che mi prenda. Voglio essere sua. Mi dimeno. Lo voglio tra le mie gambe. Lo sa. Mi prende i polsi, me li mette sopra la testa. “Non muoverti”. Cerco di stare ferma il più possibile. Mi mette una mano al collo. Mi sento completamente indifesa, sento il suo potere su di me. Mi penetra,mentre mi guarda negli occhi. Lo fa piano. Fino in fondo. Lo sento. Una sensazione di piacere immenso mi attraversa. Resta dentro di me per qualche secondo. Assapora il momento. Poi esce e inizia a penetrarmi, prima piano poi sempre più veloce. Di più. Ti prego, più forte. Gemo. “Zitta”. Non c’è la faccio. Non voglio. Gemo. “Zitta, devi stare zitta”. Voglio giocare. Continuo. Sento un bruciore sulla guancia destra. “Devi. Stare. Zitta.” Respiro affannosamente, sono eccitata. Mi mordo il labbro. Obbedisco. Lo guardò negli occhi, lo vedo godere. Il mio piacere aumenta sempre di più. Sono io che lo faccio stare così, sono io. Completamente a sua disposizione. La mano sul collo stringe sempre di più. “Sei mia. Lo sai,vero?!” Sua. Sono sua. Sono per il suo piacere. È così appagante. Ormai è quasi al limite, continua a penetrarmi con ferocia. Sento il suo respiro. Sento il suo battito accelerato, come il mio. Sono tua. Tua. Completamente. Sono. Tua. Tua. Ormai è arrivato all’orgasmo. Si ferma. Esce. Si svuota su di me. Inonda il mio ventre. Sento il suo calore addosso. “Resta ferma”. Resto così. Aperta. Esausta. Dolorante. Si riveste. Combatto contro l’istinto di chiudere le gambe. Mi lascia così per qualche minuto. Esposta. Finché non è soddisfatto. Mi si avvicina. Mi aiuta a sistemarmi. Si stende accanto a me. Mi da un bacio sulla fronte. Mi sento così piccola, così fragile. Mi abbraccia. Mi stringe tra le sue braccia. “Ti amo”. E così ci addormentiamo.
scritto il
2020-05-01
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