Duchessa - capitolo I - La schiava e la sua padrona

di
genere
dominazione

Le due donne erano molto simili e anche molto differenti. Intanto la prima era una Padrona e l’altra la sua schiava, erano entrambe quarantenni anche se la Padrona aveva qualche anno in più della schiava, la Padrona aveva da poco superato i quarantacinque, la schiava era più vicina ai quaranta. Erano entrambe alte e bionde, ma mentre la padrona era sinuosa e snella la schiava era statuaria e matronale, la Padrona era sciolta e sicura, l’altra era più rigida e naturalmente sottomessa. Entrambe avevano un aspetto nordico, il viso della Padrona era malizioso con gli occhi castani e un costante sorriso beffardo, l’altra aveva gli occhi grigi tendenti al viola e un atteggiamento remissivo e contrito in netto contrasto con l’imponenza del suo corpo.
La Padrona aveva una grazia felina e pericolosa che metteva in mostra le sue belle forme, l’altra era più controllata e si mostrava solo se richiesto anche se aveva un fisico naturalmente esuberante per le sue generose forme.
La schiava aveva gambe forti e tornite, tette grosse, un culo importante e spalle robuste. Il viso era di un nobile ovale, un naso perfetto, belle labbra pronunciate. La Padrona aveva tutti questi attributi che esibiva con grazia, ma era tutto più sinuoso, morbido e curvo. La schiava aveva i capelli lunghi portati generalmente a crocchia che le davano un aspetto castigato. Si poteva definire una signora bene, di buona famiglia e volendo anche algida e distaccata anche se cosciente della sua bellezza. Un netto contrasto con quello che la sua Padrona pretendeva e otteneva da lei quando lo richiedeva con un semplice schiocco delle dita, ovvero che fosse una troia, la sua troia. Ma era qualcosa che doveva avvenire solo quando la Padrona lo voleva, per il resto alla Signora andava bene che la sua schiava non fosse appariscente, anzi che si mostrasse castigata, quasi pudica.
La Padrona era bella e aveva i capelli lunghi, ma lei li portava sciolti sulle spalle. La Padrona era seducente ed accattivante, ma diventava terribile quando la schiava non era pronta a soddisfare i suoi desideri.

Era quasi l’alba e la schiava era in ambasce sottoposta come era all’assalto di due giovanotti venticinquenni che da diverso tempo la stavano usando come una baldracca, mentre la cameriera di Remy stava consumando la lingua sulla fica della sua Padrona, stravaccata sul divano nuda e molle per i molteplici orgasmi.
La schiava si chiamava Julia ed era danese, la cameriera si chiamava Blue, la Padrona Remy, era un nome d’arte, lo usava ormai da qualche decennio e lei stessa non si sentiva chiamare con il suo vero nome quasi mai. Remy era romana.
La Mistress era una professionista, non vendeva sesso, quello lo praticava con uomini e donne che desiderava e senza interesse, ma vendeva punizioni ed umiliazioni sia a uomini che a donne, a caro prezzo. Remy partecipava e organizzava anche eventi piccanti, guadagnava bene anche con quelli. Remy era molto richiesta, ma anche molto riservata e anche per questo era richiesta.

La sera prima erano state ad una festa di un’amica di Remy, una Padrona come lei.
Remy era arrivata solo da qualche mese in quella città, convinta da un suo amico, che l’aveva anche introdotta in quel circolo, ma soprattutto l’aveva convinta che a Siena e provincia avrebbe fatto buoni affari. Un affare in particolare, che stava a cuore a quell’amico, ma anche a Remy.
Periodicamente Padrone e Padroni, di quel circolo, si incontravano da qualcuno e facevano festa, questi non erano eventi professionali, ma solo di piacere, ma anche in questi, Remy, a volte, trattava i suoi affari, soprattutto con quel suo amico, un avvocato, ma principalmente un faccendiere. Erano cinque o sei coppie, più qualche singolo o singola, con le rispettive schiave che ogni tanto se la spassavano a casa di qualcuno di loro, in genere case di campagna o ville. La città era piccola e mormorava, ma miracolosamente di loro non si era mai saputo niente, era un circolo molto selezionato e poco incline al pettegolezzo.

Quella sera Julia non aveva avuto molto da fare, di solito era la più gettonata e la più apprezzata tra tutte le schiave presenti, ma quella volta si era limitata ad aprire la serata con uno spettacolo che aveva eccitato gli animi dei presenti, poi tutta l’attenzione si era spostata verso due belle schiave russe. Erano una novità, schiave di due giovanotti di passaggio da Siena ed ospiti della festa, era quindi normale che gli ospiti fossero attratti da quelle nuove bellezze.
Ma prima, Remy, che, da quando era arrivata, era sempre la protagonista di queste serate, era entrata nel salone con Julia nuda ed al guinzaglio.
La schiava non era proprio nuda, camminava ondeggiando deliziosamente su tacchi altissimi, indossava autoreggenti e un reggiseno a balconcino aperto che esaltava l’importante seno della schiava e mostrava i capezzoli inanellati. La schiava era inanellata anche in basso, due anellini per parte sulle grandi labbra e uno sul clitoride, ma questi non si vedevano. La schiava infatti, in basso, indossava una cintura di cuoio che le passava tra le gambe, abbottonata, con due clip, ad una che portava in vita.
La padrona invece era vestita elegantemente, quasi castigata, una gonna al ginocchio abbastanza stretta, un top aderente che esaltava le curvilinee forme di Remy, mentre le sue gambe erano inguainate in calze color carne. Senza dire niente Remy aveva sfilato tra gli invitati e aveva attratto gli sguardi di tutti: padrone, padroni e schiave. La padrona, mentre con una mano conduceva per il guinzaglio Julia nell’altra teneva un frustino, con cui a tratti accarezzava le natiche ed il seno di Julia. Una leggera frustata sull’immenso culo della schiava l’invitò a salire su un tavolo al centro del salone dove lei si mise a quattro zampe. Per Remy non fu necessario parlare, con semplici tocchi del frustino indirizzò Julia nelle posizioni che desiderava. Il frustino risalì tra le cosce e spinse la schiava ad allargarle, poi l’accarezzò sulla schiena e Julia si piegò sulle braccia, le sue tette toccarono la superficie del tavolo e il suo culo imponente si sollevò e ondeggiò mettendosi in mostra per il piacere di tutti.
Remy si avvicinò a quel culo e staccò una clip dalla cintura, poi la seconda, quindi prese la fascia che passava in mezzo alle gambe della schiava e tirò. La fascia di cuoio venne via con un risucchio che fece ridere molti. Alla fascia erano applicati due dildi che vennero fuori dai buchi della schiava lasciandoli aperti ed arrossati. La Padrona accarezzò gli orifizi con il frustino facendo sussultare la schiava, poi ordinò a Julia di distendersi supina sul tavolo, piegare le ginocchia, allargare le gambe, mostrare la fica al pubblico. Julia ubbidì, la fica era rossa e aperta e Remy fece passare due cordicelle tra gli anellini, una sugli anellini di destra e una su quelli di sinistra, che legò rispettivamente alle cosce della schiava mantenendo aperta la fica. - Ora stai ferma – ordinò la Mistress, poi fece un cenno ad uno degli invitati che bloccò i polsi della schiava sul tavolo. Per quanto Julia fosse ubbidiente non si poteva escludere che istintivamente non cercasse di proteggersi e persino ribellarsi a quello che stava per succedere. Il primo colpo arrivò diritto e forte proprio sulla fica della schiava che sussultò e gridò, ne seguirono molti altri sull’interno delle cosce dati di diritto o di sbieco, qualcuno anche sulla pancia, la schiava soffriva, si agitava muovendo il bacino, urlava e chiedeva pietà, ma la padrona fu inflessibile come insensibili furono padroni e padrone che iniziarono ad accarezzare lubricamente la schiava sofferente e piangente sulle tette. Fecero di più che accarezzarla, strizzarono tette e capezzoli sentendola dolersi e penare non solo attraverso le grida, ma soprattutto attraverso il suo corpo vibrante e contorto. Poi la padrona smise e mentre tutti anfanavano sul corpo della schiava, Remy, accarezzandola sulla vulva gonfia e rossa, le dava ristoro. Julia venne singhiozzando. Dopo qualche minuto gli ospiti furono distratti dall’ingresso nel salone di due giovanotti seguiti dalle loro schiave nude. Erano giovani, sia i padroni che le schiave e, come era naturale che fosse, l’attenzione fu tutta per loro.
Remy ne approfittò per una lunga e concitata discussione con il suo amico avvocato. Al termine della discussione Remy andò a cercare la sua schiava e la trovò alle prese con i due russi. Julia non aveva ricevuto ordini dalla sua padrona e cercava di difendere le sue virtù temporeggiando, ma sapeva che non sarebbe riuscita a farlo per molto, lei era lì sola, indifesa e nuda mentre i due giovanotti erano belli grossi e decisi a farsela, per ora si accontentavano di tastarla come una vacca, ma presto sarebbero passati alle maniere forti.
Remy guardò con interesse i giovanotti, li soppesò e poi disse loro – la volete? - Non era neanche necessario rispondere.
- Andiamo a casa mia allora staremo più comodi e la schiava sarà tutta per voi. -
I giovanotti chiesero per le loro schiave. - No problem – rispose Remy, - quando avranno finito di prendere cazzi e fare pompini saranno sistemate in qualche stanza della villa e domani mattina potrete passare a ritirarle. -

Mentre Julia era impegnata nelle più diverse acrobazie a cui la sottoponevano i due russi Remy stringeva le cosce sul viso di Blue, la sua cameriera da una vita, la sua prima schiava.
Blue aveva solo venti anni quando era diventata proprietà della diciottenne viziata e viziosa Remy e da allora l’aveva sempre seguita in ogni peripezia. Non era una bellezza, ora aveva una cinquantina di anni, qualche anno più della sua padrona, ma era perfettamente addestrata e conosceva perfettamente Remy, i suoi desideri e i suoi bisogni, il suo corpo e tutti i modi per far godere quel corpo bellissimo. Blue aveva un corpo normale, un seno normale, un viso scialbo e smunto, capelli neri, si sarebbe confusa con l’ambiente dovunque si trovasse, anche con la tappezzeria, ma sapeva usare benissimo quel corpo per dare piacere a chiunque e soprattutto alla sua padrona. Quando Remy era nervosa o stanca si affidava solo alle sue mani anche se poteva avere qualsiasi schiava desiderasse a sua disposizione. Blue era l’unica a cui Remy permetteva di stringere tra i denti il suo clitoride, la serva era l’unica che riusciva a graduare quel piccolo dolore che la faceva venire quasi immediatamente, un po’ di meno e non sortiva nessun effetto, un po’ di più e le avrebbe fatto davvero male. Glielo aveva insegnato a suon di schiaffoni e frustate e Blue aveva imparato. Così come Blue era l’unica che riusciva a durare tutto il tempo necessario in apnea per portarla allo squirt quando le gambe di Remy si stringevano sul suo viso. E quando la padrona squirtava beveva avidamente le sue emissioni.
In quel momento mentre la cameriera la leccava i suoi pensieri divagavano, non aveva bisogno di concentrarsi, piano piano arrivò alle sue conclusioni.

Anche i due tori da monta che da ore stavano strapazzando Julia stavano arrivando alle loro conclusioni, si erano svuotati le palle dentro e sulla schiava innumerevoli volte e ormai non ce la facevano più. D’altra parte la schiava era ormai allo stremo e non le si poteva chiedere più niente altro.

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2020-05-09
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