Missione a Praga

di
genere
etero

E’ notte fonda a Praga. Sul taxi ci muoviamo in tre: Margareth, una bionda anglosassone, Yulia, una rossa ucraina ed io, Mario, italiano. Tutti e tre siamo investigatori privati operanti a livello internazionale e siamo stati ingaggiati per una missione di recupero. L’obiettivo è Magda, la bionda figlia venticinquenne di un riccone svizzero, che è stata rapita dalla mafia russa per costringere il padre a fare non so cosa. Non ho indagato oltre, le informazioni sono vitali nel mio mestiere ma la curiosità indebita è mortale.

Siamo a Praga da cinque giorni, il tempo necessario per la logistica, appoggiandoci ad un investigatore del posto che ci ha fornito piantine e percorsi e che ci attenderà al termine per accompagnarci all’aeroporto dove un volo privato, del padre, sarà pronto per portarci in Svizzera, in salvo.
Il piano è semplice, introdursi nell’hotel dove sappiamo che Magda è tenuta prigioniera intrufolandoci in una festa dell’ambasciata americana. Sono riuscito con i miei contatti ad ottenere un invito. Falso ovviamente, ma non dovrei avere problemi presentandomi con al fianco due fighe imperiali quali sono Margareth e Yulia. Una volta dentro fare una ricognizione veloce, eclissarci dalla festa, penetrare nella camera dove Magda è prigioniera e portarla via. Non dovrebbe essere particolarmente difficile, almeno lo spero.

I giorni scorsi abbiamo fatto dei sopralluoghi sul posto travestendoci, abbiamo esaminato i percorsi, scelto le alternative. Insomma, pianificato tutto e sono ottimista sulla riuscita.
L’unica cosa che non mi va a genio è stata ieri sera, la sera precedente l’azione, carica di nervosismo. In questi giorni ho blandamente “sondato” le due donne, eravamo troppo concentrati tutti sul lavoro, però…. però un certo apprezzamento da parte delle due l’ho avuto. Loro, sui trenta anni, sono veramente belle: atletiche, alte, forme ben delineate anche se non sovrabbondanti; culetti sodi, labbra incantevoli. Io: io non sono poi male, tanta palestra e una vita sana mi donano un certo successo col genere femminile. Sempre in giro per il mondo, poco tempo per pensare a cose serie, anche una certa faccia da schiaffi se vogliamo, mi hanno portato a 35 anni a collezionare tante avventure da una notte e via, al massimo pochi giorni. Sono un po’ un marinaio, ogni porto una donna…….. e io viaggio parecchio. Con Yulia e Margareth ho mostrato interesse senza strafare, mantenendomi professionale, del tipo “vorrei ma non è il momento”, ottenendo risposte non esplicite ma ampiamente positive.
Dicevo che ci sono rimasto male ieri sera quando, dopo aver studiato ancora il piano, al momento di andare a nanna stavo per suggerire un qualcosa per rilassarci. Un qualcosa che nella mia testa voleva essere l’entrare nelle mutandine di una delle ragazze o, perché no, di entrambe.

- Beh, ho proprio bisogno di rilassarmi –

La voce di Yulia precede la mia.
Si stira sensualmente come una gatta alzandosi dalla sedia. Mi attendo che venga verso di me ed invece……. prende Margareth per una mano e la tira verso la sua stanza.
Resto interdetto vedendole sparire oltre la porta quasi dimentiche di me. Yulia mi rivolge uno sguardo ironico ed entra dietro Margareth. Non chiude la porta.
Finisco il whisky che stavo bevendo e resto incerto per qualche minuto. Era uno sguardo perculativo od un invito? Ho un solo modo per scoprirlo. Mi spoglio nella mia camera gettando gli abiti dove capita, mi lavo i denti e con solo gli slip addosso torno da loro.
Sulla porta le vedo rovesciate l’una sull’altra che si leccano beatamente. Resto a guardarle appoggiato allo stipite, il mio uccello che tende gli slip. Yulia, da sopra, mi vede e ancora sorride ironica. Faccio per avvicinarmi ma scuote la testa prima di rituffarsi tra le cosce di Margareth, la bocca a ventosa sopra le grandi labbra delllinglese che, da sotto, ricambia il favore mugolando con forza.
Resto a guardarle sentendo male ai testicoli. Cosa mi è sfuggito in questi giorni? Come non mi sono accorto del legame che stava creandosi tra loro?
Che idiota che sono, mi dico scuotendo la testa. Le due ragazze gemono sempre più forte, La testa rossa di Yulia si scuote con forza mentre “mangia” la micina di Margareth.
Scornato torno nella mia stanza. Non voglio vederle mentre godono, però le sento, le sento bene disteso sul mio letto, gli slip tesi senza speranza di sollievo. Faccio fatica ad addormentarmi e l’ultima immagine conscia è la lingua di Yulia che affonda con gusto nella micina bionda di Margareth.

Ora siamo in taxi diretti all’albergo. Io in un completo nero di Armani che mi fa tanto figo, loro in abiti da sera, azzurro Margareth e verde Yulia, molto scollati, con ampi spacchi che mostrano le loro gambe stupende ad ogni passo.
Come previsto entriamo senza problemi, i due gorilla all’ingresso hanno più occhi per loro che per il mio invito. Ci perdiamo in mezzo agli altri invitati e ci separiamo, bicchiere in mano, girando per farci un’idea di chi c’è e dove.
Siamo al decimo piano dell’hotel, la stanza di Magda è all’ottavo. Quattro ascensori e due scalinate permettono di scendere. Una volta accertato che la situazione è tranquilla ci defiliamo e scendiamo per la scalinata ovest, quella più lontana dalla stanza. Dalla parte opposta del corridoio vediamo, sporgendoci, due gorilla in giacca e cravatta davanti alla porta che cerchiamo.
Yulia e Margareth s’incamminano lungo il corridoio fingendosi ubriache. Abbracciate, barcollano ridendo, le gambe che escono fuori dai lunghi spacchi laterali, Margareth ha anche un seno che sporge dalla scollatura e su questo si fissano gli occhi dei due gorilla quando le ragazze sono a pochi passi. Sono indecisi se dire o fare qualcosa. In quel momento esco da dietro l’angolo e chiamo:

- Ehy! –

E’ sufficiente come distrazione: come entrambi alzano la testa per guardarmi Margareth sferra un calcio all’inguine del gorilla di destra che cade in ginocchio ricevendo sulla nuca un colpo con un manganello corto e massiccio tirato fuori dalla borsetta e crolla al suolo svenuto; l’altro invece si becca un colpo di taglio alla gola dalla mano di Yulia. E’ morto ancora prima di toccare terra. Nessun rimpianto, nessuna esitazione: per rapire Magda sono state uccise tre persone in Svizzera, tra cui una vecchia signora che passava nel posto sbagliato al momento sbagliato, testimone ingombrante dell’assalto di quattro energumeni i quali, senza rimorsi, hanno freddato l’autista ed il bodyguard di Magda.

Non abbiamo fatto troppo rumore, dietro la porta il silenzio.
Con il tesserino preso ad uno dei gorilla la apriamo irrompendo nella stanza, io davanti alle due. Cogliamo di sorpresa gli occupanti e la scena che ci si presenta è spaventosa.
Un gorilla è in piedi vicino al letto, le mani tra le cosce aperte di una ragazza legata mani e piedial letto. Si gira e tenta di estrarre la pistola, lo freddo con la mia glock silenziata: un colpo al torace ed uno in fronte, poco sangue ma stramazza a terra fulminato.
Non riesco a vedere il volto della ragazza sul letto, pur immaginando sia Magda, perché è nascosto dal corpo di un uomo il quale, cavalcioni sui seni, le forza la bocca con l’uccello. Scatta in piedi nudo come un verme e alza le mani. Sto per sparargli ma lo vedo più anziano dell’altro, meno in forma. Questo non è un gorilla qualsiasi e poi a me non piace uccidere, lo faccio solo se costretto. Non importa chi sia, dobbiamo fare in fretta. Gli dico di girarsi e lui lo fa. Lo stendo con un colpo alla nuca col calcio della pistola e uso le corde con cui era legata la ragazza per incaprettarlo.
La ragazza è effettivamente Magda ed è stravolta. In fretta le facciamo indossare una vestaglia e la trasciniamo via. Mentre passiamo molla un calcio rabbioso alle costole dell’uomo legato, deve avere un bel caratterino.
Mi accerto che nessuno sia nel corridoio e filiamo verso l’ascensore raggiungendo il garage nel seminterrato. Lì c’è l’investigatore del posto che ci attende con un SUV nero, vetri oscurati. Saliamo in fretta e partiamo sgommando. Dopo pochi minuti siamo già sulla strada dell’aeroporto.

Magda si stringe a me impaurita, il suo corpo caldo aderisce al mio e forse la stringo più del dovuto sentendo il mio uccello rizzare la testa. Un mugolio soddisfatto le esce dalle labbra mentre struscia la testa sul mio petto sentendosi al sicuro. Dall’altro lato del sedile vedo lo sguardo ironico di Yulia.
La mando a quel paese tra me e me e cerco di dominare il calore che sento nel ventre.
Arriviamo all’aeroporto e ci dirigiamo allo scalo privato dove un Lear ci attende. Nessuna formalità, il denaro del paparino ha comprato quel che occorre.
L’investigatore locale precede tutti impugnando un mini-uzi e controllando il percorso verso la scaletta dell’aereo che si avvicina sempre più. Dietro, tra le due ragazze, Magda arranca rabbrividendo di freddo. Io sono in retroguardia, per accertarmi che nessuno ci abbia seguito, a forse 30 metri dal gruppo. Improvvisamente da dietro un hangar vedo un’ombra che si sposta e segue le ragazze. Non mi ha visto ma io ho visto lui, un tipo con una grossa pistola in mano. I maledetti non ci hanno seguiti ma preceduti. In fondo non deve essere stato difficile supporre che saremmo scappati in aereo. Gli arrivo alle spalle e non perdo tempo in chiacchiere, un colpo singolo alla nuca. Il plop del silenziatore si perde nel rumore dei motori del Lear che si stanno scaldando. Giro l’ultimo angolo e vedo le ragazze ferme sotto la mira di due tipi con delle mitragliette, di fianco a loro i piloti dell’aereo, poco più in là il corpo esanime dell’investigatore locale. Mi nascondo nell’ombra e scivolo verso un altro hangar tenendomi al coperto. Non sono stato visto e quando i due si avvicinano al gruppo ed uno prende Magda spostandola poco lontano posso avvicinarmi ancora senza farmi notare.
Il tipo davanti alza la mitraglietta, quel bastardo vuole ammazzare tutti meno che Magda. Non posso più aspettare, anche se la distanza non è ottimale prendo la mira e faccio fuoco colpendolo alla tempia. Il suo amico tarda a reagire e, per fortuna, Magda sceglie quel momento per accasciarsi al suolo, colpisco anche lui al petto. Le ragazze scattano a prendere Magda e portarla verso l’aereo, i piloti sono corsi a bordo. Mi accerto che i due siano effettivamente defunti e salgo anche io. Pochi minuti e siamo nel cielo di Praga, al sicuro, direzione Svizzera.

Seduti comodamente ci rilassiamo nel salottino. Magda non si stacca da me nemmeno sul divano, mi stringe forte il braccio appoggiando la testa sulla mia spalla e di nuovo il calore mi invade il ventre e lei se ne accorge. Alza la testa sorridendomi divertita.

- So come ringraziarti per avermi salvato la vita, ma non ora, non qui. –

Poi alza il tono di voce.

- Scusate, vado in bagno a pulirmi, se qualcuno può prepararmi intanto qualcosa di forte gli sarei grata, ancora sento in bocca il sapore di quel bastardo –

Nell’alzarsi “causalmente” la sua mano sfiora il mio gonfiore. Le ragazze sghignazzano tra loro vedendolo e io mi richiudo in un mutismo che spero altero e dignitoso.
Pochi minuti e Magda riappare. Si è cambiata indossando pantaloni ed un maglione che evidenzia come sia senza reggiseno. E’ bella, non sfigura davanti alle ragazze ed io non vedo l’ora di atterrare sperando mantenga la promessa.
Margareth le tende un bicchiere con un liquido ambrato, la tira sul divano tra lei e Yulia, le parla a bassa voce ed io, finalmente, mi assopisco svegliandomi solo quando il carrello tocca la pista a Ginevra.
La sera stessa siamo nella villa del paparino sopra il lago di Lugano. Stiamo aspettando lui che venga a riabbracciare la figlia e soprattutto saldare i nostri conti.
Nell’attesa ci divertiamo nella piscina riscaldata. Le tre ragazze giocano nell’acqua, io preferisco rilassarmi disteso a crogiolarmi al sole che passa attraverso la copertura in vetro della piscina. Le osservo e sono uno spettacolo nei loro micro bikini, seni sodi che si muovono appena, glutei arrotondati ed esposti. Chiudo gli occhi per non eccitarmi troppo.
Li riapro all’improvviso silenzio. Yulia e Margareth sono ferme al centro della piscina, si stanno baciando. Rivedo la lingua di Yulia e la ricordo profondamente inserita nella micina dell’inglese. E’ un colpo all’inguine per me che mi ritrovo in erezione all’istante.
Magda è a un metro e le osserva, pare sorpresa e incuriosita. Non si tira indietro quando Yulia la prende per un braccio tirandola a se.

Basta. Comincio ad odiare quelle due che già mi hanno escluso dai loro giochi a Praga, e lo posso capire, ma ora rischio di perdere le attenzioni di Magda su cui contavo per una sana e rilassante scopata post missione.
Mi alzo e me ne vado scocciato, non ho proprio voglia di vederle. Al bar del salone mi riempio il bicchiere di vodka e ghiaccio e passeggio nervosamente sorseggiandola sperando di distrarmi, però la mia mente è piena dell’immagine di quei corpi incantevoli. Alla fine non resisto e torno verso la piscina. Mi appoggio all’ingresso e le guardo sdraiate sugli asciugamani a bordo piscina: si sono messe in circolo e si leccano vicendevolmente le micine in un tripudio di gemiti e sospiri. La mia erezione si fa più forte guardando i particolari: la lingua di Magda sta asciugando gli umori che Yulia emette godendo, lo fa con lappate golose su tutta la micina, tenendola aperta con le mani, insinuandola dentro e poi scattando con la testa all’indietro nel momento in cui, mangiata da Margareth, viene a sua volta.
Ne ho abbastanza, scolo la vodka rimasta e me ne vado in camera, magari un po’ di sonno mi toglierà dalla testa quelle tre. Fatico ad addormentarmi, l’erezione non vuol saperne di scemare e mi condiziona il sonno perché sogno una bocca vorace che mi sta pompando con forza. Mi sveglio senza sapere quanto tempo sia passato e la bocca in realtà non è un sogno. Sul mio inguine i capelli biondi di Magda si agitano nel movimento della testa sul mio uccello.
Mi guarda ridendo:

- Pensavi mi fossi dimenticata di te? Devo ringraziarti per avermi salvato la vita –

E torna al suo lavoro.
Chiudo gli occhi felice godendomi le sue labbra morbide che salgono e scendono lungo l’asta. Non so quanto potrò durare, è da parecchio che sono eccitato.
Ad un certo punto sento due labbra posarsi sulle mie ed ho un sussulto perché il mio uccello è ancora prigioniero di una bocca accogliente. Apro gli occhi e vedo Yulia:

- Anche noi vogliamo ringraziarti –

Sul mio inguine le teste bionde sono diventate due e da brave sorelle, poco dopo, si spartiscono il seme che erutto con gusto sempre continuando a baciare Yulia.
Finalmente la tensione di due sere prima si allenta e vedere Yulia che scende con il volto a raggiungere le altre due mi dice che non è ancora finita per me.
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scritto il
2020-05-15
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