Momenti di Gloria 2° capitolo del romanzo “L’amica di Tino Segoni”

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genere
comici

Cap. 2 – Momenti di Gloria
2° capitolo del romanzo “L’amica di Tino Segoni”
Tino andava raramente in discoteca, non più di due volte all’anno, e sempre in quelle in cui si poteva entrare prima di mezzanotte, aperta anche alle famiglie: dopo una certa ora, si metteva seduto quasi sdraiato sulle poltroncine osservando le ragazze ballare in minigonna e qualche volta l’eccitazione lo aveva fatto venire dentro i suoi pantaloni, allora se ne tornava a casa soddisfatto come se avesse fatto vero sesso con una di quelle ragazze.
La discoteca lo eccitava e vi aveva proiettato la sua fantasia erotica, immaginando rapporti sessuali che avrebbero potuto realizzarsi all’ombra dei divanetti o degli angoli più buii. Una volta si era avvicinato ad una ragazza che ballava vicino alla poltrona sulla quale stava disteso: lei le dava le spalle e sculettava allegramente a pochi metri da lui, stando seduto in quel modo i suoi occhi erano esattamente all’altezza dell’orlo della sua minigonna, che seguendo i movimenti techno dance, saliva sempre più in alto, prima vide scoprirsi il fondo delle sue natiche scoprendo un filo di perizoma che le si infilava nel mezzo, poi la mini salì ancora scoprendole tutto il culetto: Tino si stava toccando l’uccello e dovette sistemarsi l’erezione liberandosi dall’elastico delle mutande infilandosi una mano dentro i pantaloni. La ragazza continuava a ballare volgendogli il culo, lui non capiva se si fosse resa conto che proprio dietro c’era uno che si stava masturbando con la mano dentro i pantaloni; poi si voltò: Tino ora vide quanto quel tubino era salito, perché gli si parò davanti un pube coperto a malapena nella parte inferiore a un triangolino opaco, dalla cui parte superiore spuntavano pochi peletti.
Le luci flash intermittenti del locale gli permisero di vedere quanto fosse trasparente quel perizoma, e Tino non capì più nulla, si alzò in piedi davanti a lei e cominciò a ballare a scatti, Lei sorrise divertita, allora credette che quello fosse il segnale per partire alla carica: le si addossò e le prese la passera poco coperta dal perizomino con il palmo della mano. Sentì il calore della patata e provò a entrarle dentro con due dita, a quel punto la ragazza dette un urlo e gli piazzò uno schiaffone in faccia, mentre due amici gli si avventarono addosso staccandolo da lei. La rissa non degenerò grazie al pronto intervento della sicurezza che dopo averlo trattato a male parole lo cacciò dal locale, nel quale egli non tornò mai più.
Tino da quella volta si fece l’idea che le discoteche siano luoghi molto sicuri per le ragazze, e per questo loro possono permettersi di andarci vestite in modi che normalmente definiamo “indecenti”.
Anche questa convinzione lo tranquillizzò rispetto al suo gran ritorno in un club, e questa volta in compagnia di una delle più belle ragazze che avesse mai visto. Ma tralasciò l’idea consolidata dei locali notturni come luoghi sicuri e si lasciò andare a fantasie erotiche sulla serata che avrebbe trascorso con lei: immaginò di stringerla a sé prendendola da dietro e portandole una mano sul seno entrando dentro la sua canottiera e infilando l’altra dentro l’orlo dei leggings, andandole a titillare il clitoride, poi immaginò che lei si divincolasse ballando con il culo sul suo cazzone eretto, pensò che in quella situazione poteva affondare le dita nelle sua passera, poteva sentirla gemere di piacere, muovendosi su di lui come se stesse scopando, immaginò che la gente del locale guardasse eccitata quello che le stava facendo, poi avrebbe continuato strappandole i leggings e penetrandola da dietro e lei che lo invitava a scoparla di fronte a tutti e godeva come una troia. Fu sufficiente per farlo schizzare con forza.
Doveva darsi una calmata: non poteva farsi delle fantasie cosi assurde, sapeva che quelle cose accadono solo nei video porno, che non doveva fare del rapporto con lei, le sue assurde costruzioni erotiche, non era giusto: Alessia era stata gentile e piena di riguardo per Lui, quindi era infondato e scorretto continuare ad immaginarla in situazioni al limite della legalità.
Il fatto di averla spiata per anni non poteva essere il suggerimento per andare oltre la buona creanza, doveva rispettarla ed essere gentile, in quanto aveva già dimostrato di essere una ragazza corretta: non poteva immaginare che potesse lasciarsi andare alle maialate partorite morbosamente dall’immaginazione di un segaiolo incallito.
L’ultima volta che era stato con una donna era stato in un bordello austriaco sotto le sembianze di un centro benessere, aveva pagato la prestazione con una delle più belle prostitute del centro, ma poi non era riuscito a scopare perché era venuto quando ancora l’erezione non era piena. Qualche mese prima aveva già provato con un’altra puttana di strada e le cose erano andate abbastanza bene, ma le puttane gli toglievano tutta la ricchezza di particolari e di situazioni che la sua immaginazione richiedeva; così era tornato alla più classica e sicura sega casalinga, corroborata da fantasiosi video e animazioni.
Quando pensava ad Alessia come persona, e non come mero oggetto sessuale, doveva ammettere che la ragazza non aveva mai dato segno di particolare perversione, come invece la sua immaginazione pretendeva: l’aveva vista frequentare un ragazzo della sua età per circa tre anni, un tipo educato che si chiamava Ronni: salivano in casa sua e vi passavano la notte.
In qualche occasione, rischiando di esser scoperto, si era affacciato dalla finestra della sua sala, sopra la quale sorgeva la camera da letto della ragazza e origliava utilizzando un tubo alla cui estremità superiore aveva applicato un cono rovesciato al fine di poter carpire i rumori provenienti dall’interno della camera: in alcune occasione aveva potuto udire i mugolii e gli urletti di piacere di Alessia, anche quelli che probabilmente segnalavano l’orgasmo. Ovviamente il solo accenno a quei gemiti di piacere scatenavano in lui una furia masturbatoria inarrestabile, e non riusciva più a dormire per tutta la notte.
Molte volte li vedeva uscire insieme la mattina dopo, ma la frequentazione sembrava fissa e oramai consolidata, quello che si dice un buon rapporto di fidanzati. Poi non vide più il tipo e Alessia usciva e rientrava in casa da sola: durante una riparazione dell’impianto elettrico del condominio lei lo invitò a prendere un caffè e in quell’occasione le disse che si erano lasciati perché lui era troppo geloso, aveva cominciato a trattarla male e lei voleva restare libera e non sentirsi condizionata, ma il discorso non fu approfondito: quella gelosia però dette adito a Tino di farsi delle ipotesi su Alessia.
Se erano ingiustificate come lei lasciava capire, la rottura del rapporto dimostrava un’indole libera e indipendente e forse non riteneva fosse ancora giunto il momento di una relazione più stretta, ma se la gelosia aveva qualche fondamento, e sia l’aspetto che il modo in cui vestiva lo lasciava intendere, allora poteva darsi anche che Alessia si desse a rapporti sessuali occasionali e, non mancandole le sollecitazioni, finisse per scopare con una quantità di uomini indefinita.
Questa seconda ipotesi aumentava la sua eccitazione e alla fine risultò prevalente, portandolo ad aumentare la sua attività masturbatoria: la immaginava presa da diversi uomini, anche contemporaneamente, godere di penetrazioni multiple, darsi a situazioni bondage, legata e stuprata da uomini rozzi con cazzoni enormi. Queste idee erano il corollario per le sue seghe, come le allucinazioni di un drogato, ma poi nella condizione normale, osservando la ragazza più attentamente dopo la fine del rapporto con il Ronni, non riusciva a trovare elementi che dessero adito a tutte quelle elucubrazioni.
Qualche volta l’aveva seguita fingendo di dover uscire alla sua stessa ora, ma Alessia sembrava impegnata unicamente tra il suo lavoro, che la portava a girare molto in auto, le visite a sua mamma, gli allenamenti del tennis e gli studi universitari che stentava a portare avanti. Inoltre non aveva più visto uomini entrare a casa sua dopo quel fidanzato, e questo controllo lo poteva fare con un buon margine di certezza, vista l’ubicazione dell’appartamento della ragazza. A questo si aggiungeva che non aveva mai sentito rumori strano la notte sopra di lui, dispiacendosi assai per non poter utilizzare la sua geniale invenzione per origliare.
Da qualche tempo la rivedeva con un altro tipo, probabilmente quel Tony di cui parlavano all’aperitivo, ma anche in quel caso la frequentazione non appariva molto intensa e i gemiti di piacere non si manifestavano così frequenti come una volta; una sera li aveva sentiti litigare al piano di sopra, lui aveva una voce estremamente sgradevole e un tono violento: quella volta Tino ebbe paura che la volesse picchiare e fu sul punto di bussare alla sua porta per sentire se tutto andava bene, poi li vide uscire insieme e sperò per lei che le cose si rimettessero a posto.
In definitiva, Alessia era diventata la sua osservata speciale, ma in questa operazione Tino dimostrava una perizia professionale dato che la ragazza non si era mai avveduta di tanta attenzione morbosa. Lui era sempre stato attento a non fare errori, come ad esempio non utilizzare il suo numero di telefono per messaggi o telefonate inutili, oppure non suonarle mai senza motivi di necessità, e questo aveva accresciuto la sua stima. E adesso lui poteva meritatamente cogliere di frutti di tanta attenzione.
Nei tre giorni che lo separavano dall’evento eccezionale egli non riuscì a pensare ad altro: prese anche tre giorni di permesso dal lavoro, si scelse i vestiti più adatti per quella sera, non contattò Alessia e decise anche di fare astinenza (da seghe) in attesa di quello che avrebbe anche potuto essere qualcosa di inaspettato. Comperò anche dei condom, “non si sa mai” pensò “meglio non lasciarsi cogliere impreparati”.
Tino non stava nella sua pelle e sentiva il bisogno di agitarsi: voleva far sapere al mondo che sarebbe uscito con quella gnocca da capogiro, voleva che lo vedessero a giro con lei, e fu preso dalla smania di raccontare quanto stava accadendogli, come se inconsciamente desse per scontato di essersi fidanzato con Alessia. La sua proverbiale attenzione in quei giorni svanì nel nulla e la sera successiva si recò al Circolo del paese dove pascolavano stabilmente i suoi amici, gente semplice e grossolana, alcuni grandi puttanieri, altri semplici giocatori incancreniti di tresette e ingollatori di vinelli.
- “Ueilà! Ecco chi arriva! Il nostro buon Tino” lo accolse Ubaldo dal tavolo del tresette “come va Tino?”
- “Ueilà ubriaconi! Come ve la passate?”
- “Noi bene, ma tu? Non ti si vede più? Cosa hai fatto?” Tino ghignò sommessamente e si recò al banco per gustare il vinello più piacevole della sua vita.
- “Che hai da ghignare Tino?” gli fece uno “Hai vinto il superenalotto?”
- “Ah ah ah! Pensate sempre ai soldi voi? Siete dei poveracci!”
- “Eh no Tino! Non si pensa solo ai soldi” gli fece eco Gaspare “noi si pensa anche alla fregna! Ah ah ah!” Ci fu una risata generale e un altro sottolineò: “La passera ci piace anche piu dei soldi, ah ah ah! Ma piuttosto, visto che si parla di fica: c’è sempre quella gnocca da trombare a ripetizione che abitava sopra casa tua?”
- “Si siiii! Daiiii!” strillò la vocina gracchiante del Truzzo “dicci di lei, la vedi? Come sta? E’ in forma? Io ogni tanto la vedo passare davanti al mio negozio ma va sempre di fretta! Che figa ragazzi!”
- “Buoni, buoniiiii!” li ammonì Tino “parlatene con rispetto, se no mi fate incazzare. E’ una ragazza per bene e non tollero che la si prenda per il culo”
- “Ma noo Tino, le facciamo dei complimenti…. Quanto a prenderla per il culo, se mai venisse qui al Circolo la prenderemmo anche per la fica e per la bocca, non solo per il culo… una passera così, ne vuole. Ah ah aha !”
- “Eh sì” fece Gualtrucco “se avesse meno puzza sotto al naso… sembra la moglie del presidente nazionale, ma quante arie si da’… evita sempre tutti in paese, non la si vede mai al bar o parlare in strada…. Echeccazzo! Chi si crede di essere?”
- “Piano con le offese” alzò la voce Tino “ho detto piano, intesi? Rispetto! Cafoni! Se non si ferma a fare chiacchere è perchè a giro c’è gentaccia come voi”
- “O Tinoooo, o che t’ha fatto? T’ha imbambolato? E che è tua sorella?” gli urlò dietro il Gaspare
- “No” rispose secco il Tino “non è mia sorella, ma anche se ce l’avessi, Alessia è molto di più!” La risposta di Tino lasciò basiti gli astanti, ci fu un silenzio carico di domande, nessuno sapeva più cosa chiedergli, ma tutti si facevano la stessa domanda:
-“Cosa intendi per molto di più?” chiese serio il Truzzo. Tino si portò alla bocca il bicchiere e annuì con la testa ma non rispose. Passarono altri secondi di silenzio, durante i quali Tino gongolava: la situazione lo rendeva fiero di sé, da una parte avrebbe voluto che gli amici ci arrivassero da soli, dall’altra moriva dalla voglia di parlarne.
- “O Tino… nun vorrai facci credè che te la scopi, eh?!” disse rompendo gli indugi Gaspare. Tino colse la palla al balzo e finalmente parlò:
-“Se faccio sesso con lei sono affari miei e non lo vado a dire a giro. Non mi interessa far sapere i fatti miei… diciamo che ci esco insieme… poi fate voi. Ora vi chiedo di parlarne con rispetto!” ci fù un mormorio di stupore:
- “Cazzottonculo! Tino… e nun ce lo vulevi dì?” fece Gualtrucco “Occhecazzo… Tino s’è messo insieme alla sua vicina…!” seguirono voci incredule e complimenti che si accavallavano, i giocatori si alzarono dal tavolo e andarono al bancone da Tino, Gaspare si complimentò con lui e altri gli offrirono da bere anche se doveva ancora finire il vinello precedente.
-“ Grande Tino…. Una ragazza così… ma come hai fatto? Te sei un barbatrucco, un incolto, Lei invece sta per laurearsi e freguenta le case di moda della città…o come avrai fatto?”
- “Tranquilli amici, come ho fatto non ve lo dico, ma le ragazze alla fine sono tutte uguali, non guardano alla differenza culturale…”
-“E’ vero! Ni basta l’uccello addosso e sbrodolano!” fece il Truzzo
- “Basta!” si incazzò Tino non sapete usare parole civili? Caproni!”
- “Osssù Tino nun te la prende… lo sai che ti si rispetta, ma anche che non ci crede del tutto…. Nun’è che ce porti tutti per er culo? Come si fa a credetti? S’è sempre detto che sei un segaiolo”
- “Mah!... fate un po’ voi” disse Tino alzando le spalle “a me che ci credete o no mi fotte un cuzzo, intanto se volete levavvi il dubbio, mi vedete passà sabato sera verso mezzanotte, che andiamo a ballà!”
- “Troncodimazza!” fece il Truzzo “ora ci fai incuriosì… sabato mi metto sulla strada che devi fare quando esci di casa e voglio vedè!”
- “fai come ti pare Tromba, sabato sera ti farai delle grandi seghe a vederci!” Tino si alzò e andò verso il tavolo da gioco e disse “non parliamone più, mi avete stancato, chi fa un giro di brisca?” Giocarono quasi in silenzio e nessuno disse più nulla al riguardo, ma i cervelli rimuginavano la questione da ogni parte.
scritto il
2020-06-26
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