Tutti al mare! Capitolo 4: la sconosciuta
di
Viktorie_M
genere
tradimenti
Ci volle qualche istante perché una minima lucidità si facesse strada nella mente assonnata, e alcolizzata, di Marco, istanti nel quale il suo corpo gli segnalava chiaramente la presenza di una mano che passava con lentezza sui suoi slip.
"... Ma..." "ssssht." rispose qualcuno nel buio. "... Inso..." la mano strinse il sesso di Marco, intimando di nuovo con un secco sibilo, di stare zitto. Sicuramente se non fosse stato caricato con birre, cocktail, qualcosa portato da Storto, altri cocktail e un sonno pesante ma durato troppo poco per riposarlo, il ragazzo non sarebbe rimasto fermo come fece. Il torpore che lo avvolgeva lasciava campo aperto alle decisioni della sua parte istintiva, che vigorosamente cominciava ad entusiasmarsi per quel tocco inaspettato e deciso, raggiungendo in breve la sua dimensione più corposa, malamente soffocata dalla stoffa.
Due dita cominciarono dallo scroto alla punta a camminare come un compasso, prendendo evidentemente le misure dell'attrezzo e solleticandolo ancora di più, e quando arrivarono alla punta del glande, uno sbuffo divertito arrivò da dove stava il volto della persona sconosciuta. Marco fece per rialzarsi, ma venne premuto da una mano decisa, mentre un'altra afferrava il bordo degli slip e con altrettanta decisione liberava la massa carnosa che turgidamente si innalzò nell'aria fresca della nottata.
La sensazione entusiasmante di pesantezza e potenza che coglieva Marco nelle sue solitarie sessioni autoamatorie si impiantò nella testa del ragazzo, che perse totalmente la voglia di fermare la misteriosa persona, che con qualche incertezza dovuta al buio cominciò a tastare con una mano calda l'asta, per poi aggiungerne un'altra. Le mani si davano il cambio in carezze a palmo aperto dalla punta all'inguine, le dita si chiudevano a circondare a malapena il corpo pulsante e sussultante, un dito solleticava pianissimo il bordo della corona del glande e il prepuzio. L'esperienza di Marco era limitatissima, Cristina era stata una cordiale ma intimorita compagna di letto, ma ci voleva poco a capire che chiunque fosse alle prese con quelle carezze era più che esperta ed entusiasta della materia sotto i suoi polpastrelli.
Sul sesso della misteriosa entità, Marco non aveva dubbi. Difficilmente uno dei suoi amici avrebbe avuto delle mani così lisce e dalle dita così affusolate, e per fortuna. Lungi da lui essere omofobo, ma anche se con risultati deludenti in amore e sesso, era decisamente convinto delle sue preferenze eterosessuali.
Purtroppo per lui, l'adrenalina svegliò anche una minima parte razionale di sè: se era una delle ragazze, erano tutte impegnate, non era giusto quel che stava accadendo.
"... Non mi sembra il caso..." sussurrò lui, con proteste del suo inconscio "... Sei fidanzata, non è una cosa che si fa..." la ragazza si fermò un istante, abbastanza perché la parte troppo onesta e buona del suo carattere si convincesse di essere riuscito a fare la cosa giusta. "... Vai a dormire e basta, che ne dici?" sussurrò nuovamente, conciliante.
Si avvertì un movimento generale, come se effettivamente, colta dai sensi di colpa, la fanciulla sconosciuta avesse deciso di alzarsi e andare via, ma Marco non riuscì a tirare un sospiro di sollievo, perché in realtà per tutta risposta al suo invito il corpo di lei si mise semisdraiato su di lui, e due labbra bollenti si poggiarono sulla punta del suo pene, facendolo scivolare lentamente e vischiosamente dentro.Impossibile per chiunque trattenere un sospiro e non capire la risposta alle osservazioni del ragazzo. Chiunque fosse voleva assolutamente quello, e dato che nel giro di un istante quella bocca ingurgitava più cazzo di quanto non avesse mai provato a prenderne dentro Cristina, ogni senso di colpa di Marco sparì velocemente come la sua carne tra quelle labbra. Il gioco di mani di prima era solo un preludio alle capacità orali della sconosciuta, che non concesse al cazzo pulsante eccessiva penetrazione, negandosi subito dopo con un lieve schiocco delle labbra appena libere dalla cappella.
Come il ferro che viene riscaldato e raffreddato per diventare più duro, il freddo della saliva a contatto dell'aria rese d'acciaio lo svettante pisello del ragazzo, per poi venire di nuovo ingoiato un po' di più, liberato di nuovo, di nuovo ingurgitato. Appena si fu abituato a quelle ondate di caldo e freddo, ci pensò una lingua molto guizzante a provocare al ragazzo brividi su tutta la schiena, danzando e correndo sui rilievi delle vene, sul bordo della cappella, giù fino allo scroto che non fu ignorato da un massaggio di mani e qualche bacio. Marco affondava le dita nel materasso dalla scarna consistenza mentre cercava solo di non ansimare troppo, ogni istinto di correttezza verso i suoi amici sparito come il suo uccello nella bocca di lei. Nel deliquio del gustoso, vorace e fedifrago bocchino, provò ad allungare una mano alla quale prontamente "la lei" si sottrasse appena le fu toccata la spalla, facendolo desistere, lasciando crollare il braccio sul letto, salvo poi stringere di nuovo le dita in un pugno quando sentì il suo sesso lucido di saliva venire ingoiato come non mai, sparendo nelle calde carnosità di una gola che si arrestò quasi alla fine del percorso, indugiò un po' forse cercando di scoprire quanto ancora potesse mangiarne, e poi liberarlo.
Era la prima volta che il pene di Marco si infilava così tanto in un orifizio, una lunghezza mai raggiunta da Cristina nè con la bocca o men che meno con il sesso. Capirete voi che con un bagaglio culturale così limitato, la botta ormonale di affondare in un'accogliente alcova quasi fece esplodere il ragazzo, che sentì il suo scroto contrarsi.
Ma come spesso gli accadeva, era solo un falso allarme. Marco veniva, certo, ma non era uno che riuscisse a farlo in poco tempo. Terrore di dimensioni, esperienze non positive, rimuginamenti sul fatto che non fosse pronto a eiaculare come un dannato, Marco era un concentrato di insicurezze sessuali, a dimostrazione che la dotazione era solo una parte delle capacità amatorie di un uomo. Ma ora il suo cazzo pulsante, duro forse come non mai, benedetto dal calore delle intimità -per quanto orali- di una fanciulla, era al comando della mente del ragazzo, e venerato da un'affamatissima sconosciuta che stava cornificando il suo ragazzo sito al massimo due stanze più in là. Un sonoro rumore bagnato riscosse Marco, mentre la fanciulla si colpiva una guancia con il suo attrezzo, passando poi a sbatterne la punta direttamente sulla bocca spalancata come la più consumata delle pornodive -in questo campo Marco aveva un'abbondante conoscenza- per poi tornare a succhiare con ferocia.
Un rumore improvviso fece sussultare tutti e due: qualcuno si stava avvicinando.
Marco trattenne il fiato, mentre la sua sconosciuta amante rimaneva con la bocca adesa a mezz'asta, ansimando lievemente, mentre qualcuno si avvicinava alla sala-cucina. Difficilmente qualcuno avrebbe acceso la luce, ma con dei movimenti il ragazzo cercò di divincolarsi dalla morbida presa. Per tutta risposta, il dolore di affilati denti minacciosamente premuti sulla carne lo fece desistere dallo scacciare la sconosciuta, anche perché ormai qualcuno era già nella stanza, avanzando piano per non disturbare il sonno presunto.
L'insonne visitatore fece alcuni passi a tentoni verso la piccola cucina della stanza, si sentì il rumore di un bicchiere, e il frigorifero si aprì per un poco, permettendo a una lama di luce di illuminare Storto che si serviva del succo stando mezzo addormentato in mutande, e con una lentezza esasperante bersi un bicchiere, per poi passare direttamente al cartone della bevanda.
Marco maledisse la sua miopia una volta di più non tanto perché non potesse ammirare il suo amico che si nutriva come un cinghiale da un cassonetto, quanto perché la pochissima luce che si diffondeva avrebbe permesso di riconoscere qualche tratto della sconosciuta, ma per i suoi occhi rimaneva una sagoma che gli dava la schiena, appoggiata sul suo inguine, con i capelli un po' mossi o solo scarmigliati. Questo sostanzialmente non escludeva nessuna delle ragazze, forse solo Vittoria dato che Storto si sarebbe accorto della mancanza della sua dolce metà, e chiunque lei fosse decise che tanto era fatto, ubriaco e concentrato Storto con il suo succo di ananas, che una mano poteva tornare a massaggiare i coglioni duri del ragazzo, mentre la lingua tornava delicatamente a solleticarlo, come a dire "sono ancora qui, non dimenticarti di me!".
Finalmente Storto con una grattata al sedere e lasciando il cartone e il bicchiere sull'elettrodomestico, chiuse lo sportello e ciondolò di nuovo nel letto, e come si sentì il cigolare della rete del divano, la bocca della giovane tornò a tormentare di gran carriera il cazzo di Marco.
Se prima voleva dirgli "ciao sono ancora qui" ora la ferocia con cui pompava e segava con una mano indicava altro: non era solo Storto ad avere una gran sete. Non ci volle molto, nonostante la pausa non del tutto tranquilla, perché il cazzo di Marco si irrigidisse in uno spasmo di preparazione ad un'eiaculazione, e quando il ragazzo sentì quel brivido alla base della schiena che dava il segnale di non ritorno, si lasciò sfuggire un mugolio molto gradito dalla sua amica di letto, che arretrò con la bocca fino alla punta del sesso e senza smettere né di succhiare né di masturbarlo, attese il suo goloso pasto.
Con uno spasmo di muscolatura, e un flash di godimento nel cervello, Marco, inarcò la schiena affondando con le natiche nel materasso, per poi scattare in su, come in un ultimo deciso colpo di reni, affondando un po' nella bocca di lei che nonostante il colpo e il sussultò, non mollò la presa e la cui bocca venne invasa da getti di seme, uno, due, tre schizzi sicuri più chissà cos'altro, Marco stava avendo un orgasmo potente e non era certo in grado di controllare cosa succedesse, solo stringere i denti per non liberare quel rantolo che saliva in gola.
La fanciulla non si staccò di un millimetro dal cazzo pulsante di lui, e con le labbra ben adese a quell'obelisco ingoiò tutto quel che aveva tirato fuori da lui, e poi non contenta pensò a un giro di controllo con piccoli e trascinati baci e colpi di lingua. Marco ansimava il meno rumorosamente possibile, e nel torpore post sonno post sbornia post orgasmo, non si accorse subito che il suo pene era più che in tiro. Probabilmente aveva tanti di quegli arretrati che non poteva farsi scappare l'occasione.
Ma la giovane era di avviso contrario. Dopo una delicata succhiata della cappella, e un bacio con una punta di lingua, si alzò per tornare nella sua stanza quale che fosse. Marco avrebbe scopato anche un muro se ne avesse avuto modo in quel momento, ma rimase fermo nel sentire il fiato di lei sul collo e sulla guancia. Schioccò un bacio dolce, come un complimento silenzioso alla sua performance sulla guancia del ragazzo, e subito un lieve rumore di leggeri passi si involò fuori dalla stanza.
Marco rimase a fissare il buio della stanza a occhi spalancati, con il pene che ancora svettava chiedendo molto altro, e sentendo un vago odore di menta artificiale sulla guancia.
"... Ma..." "ssssht." rispose qualcuno nel buio. "... Inso..." la mano strinse il sesso di Marco, intimando di nuovo con un secco sibilo, di stare zitto. Sicuramente se non fosse stato caricato con birre, cocktail, qualcosa portato da Storto, altri cocktail e un sonno pesante ma durato troppo poco per riposarlo, il ragazzo non sarebbe rimasto fermo come fece. Il torpore che lo avvolgeva lasciava campo aperto alle decisioni della sua parte istintiva, che vigorosamente cominciava ad entusiasmarsi per quel tocco inaspettato e deciso, raggiungendo in breve la sua dimensione più corposa, malamente soffocata dalla stoffa.
Due dita cominciarono dallo scroto alla punta a camminare come un compasso, prendendo evidentemente le misure dell'attrezzo e solleticandolo ancora di più, e quando arrivarono alla punta del glande, uno sbuffo divertito arrivò da dove stava il volto della persona sconosciuta. Marco fece per rialzarsi, ma venne premuto da una mano decisa, mentre un'altra afferrava il bordo degli slip e con altrettanta decisione liberava la massa carnosa che turgidamente si innalzò nell'aria fresca della nottata.
La sensazione entusiasmante di pesantezza e potenza che coglieva Marco nelle sue solitarie sessioni autoamatorie si impiantò nella testa del ragazzo, che perse totalmente la voglia di fermare la misteriosa persona, che con qualche incertezza dovuta al buio cominciò a tastare con una mano calda l'asta, per poi aggiungerne un'altra. Le mani si davano il cambio in carezze a palmo aperto dalla punta all'inguine, le dita si chiudevano a circondare a malapena il corpo pulsante e sussultante, un dito solleticava pianissimo il bordo della corona del glande e il prepuzio. L'esperienza di Marco era limitatissima, Cristina era stata una cordiale ma intimorita compagna di letto, ma ci voleva poco a capire che chiunque fosse alle prese con quelle carezze era più che esperta ed entusiasta della materia sotto i suoi polpastrelli.
Sul sesso della misteriosa entità, Marco non aveva dubbi. Difficilmente uno dei suoi amici avrebbe avuto delle mani così lisce e dalle dita così affusolate, e per fortuna. Lungi da lui essere omofobo, ma anche se con risultati deludenti in amore e sesso, era decisamente convinto delle sue preferenze eterosessuali.
Purtroppo per lui, l'adrenalina svegliò anche una minima parte razionale di sè: se era una delle ragazze, erano tutte impegnate, non era giusto quel che stava accadendo.
"... Non mi sembra il caso..." sussurrò lui, con proteste del suo inconscio "... Sei fidanzata, non è una cosa che si fa..." la ragazza si fermò un istante, abbastanza perché la parte troppo onesta e buona del suo carattere si convincesse di essere riuscito a fare la cosa giusta. "... Vai a dormire e basta, che ne dici?" sussurrò nuovamente, conciliante.
Si avvertì un movimento generale, come se effettivamente, colta dai sensi di colpa, la fanciulla sconosciuta avesse deciso di alzarsi e andare via, ma Marco non riuscì a tirare un sospiro di sollievo, perché in realtà per tutta risposta al suo invito il corpo di lei si mise semisdraiato su di lui, e due labbra bollenti si poggiarono sulla punta del suo pene, facendolo scivolare lentamente e vischiosamente dentro.Impossibile per chiunque trattenere un sospiro e non capire la risposta alle osservazioni del ragazzo. Chiunque fosse voleva assolutamente quello, e dato che nel giro di un istante quella bocca ingurgitava più cazzo di quanto non avesse mai provato a prenderne dentro Cristina, ogni senso di colpa di Marco sparì velocemente come la sua carne tra quelle labbra. Il gioco di mani di prima era solo un preludio alle capacità orali della sconosciuta, che non concesse al cazzo pulsante eccessiva penetrazione, negandosi subito dopo con un lieve schiocco delle labbra appena libere dalla cappella.
Come il ferro che viene riscaldato e raffreddato per diventare più duro, il freddo della saliva a contatto dell'aria rese d'acciaio lo svettante pisello del ragazzo, per poi venire di nuovo ingoiato un po' di più, liberato di nuovo, di nuovo ingurgitato. Appena si fu abituato a quelle ondate di caldo e freddo, ci pensò una lingua molto guizzante a provocare al ragazzo brividi su tutta la schiena, danzando e correndo sui rilievi delle vene, sul bordo della cappella, giù fino allo scroto che non fu ignorato da un massaggio di mani e qualche bacio. Marco affondava le dita nel materasso dalla scarna consistenza mentre cercava solo di non ansimare troppo, ogni istinto di correttezza verso i suoi amici sparito come il suo uccello nella bocca di lei. Nel deliquio del gustoso, vorace e fedifrago bocchino, provò ad allungare una mano alla quale prontamente "la lei" si sottrasse appena le fu toccata la spalla, facendolo desistere, lasciando crollare il braccio sul letto, salvo poi stringere di nuovo le dita in un pugno quando sentì il suo sesso lucido di saliva venire ingoiato come non mai, sparendo nelle calde carnosità di una gola che si arrestò quasi alla fine del percorso, indugiò un po' forse cercando di scoprire quanto ancora potesse mangiarne, e poi liberarlo.
Era la prima volta che il pene di Marco si infilava così tanto in un orifizio, una lunghezza mai raggiunta da Cristina nè con la bocca o men che meno con il sesso. Capirete voi che con un bagaglio culturale così limitato, la botta ormonale di affondare in un'accogliente alcova quasi fece esplodere il ragazzo, che sentì il suo scroto contrarsi.
Ma come spesso gli accadeva, era solo un falso allarme. Marco veniva, certo, ma non era uno che riuscisse a farlo in poco tempo. Terrore di dimensioni, esperienze non positive, rimuginamenti sul fatto che non fosse pronto a eiaculare come un dannato, Marco era un concentrato di insicurezze sessuali, a dimostrazione che la dotazione era solo una parte delle capacità amatorie di un uomo. Ma ora il suo cazzo pulsante, duro forse come non mai, benedetto dal calore delle intimità -per quanto orali- di una fanciulla, era al comando della mente del ragazzo, e venerato da un'affamatissima sconosciuta che stava cornificando il suo ragazzo sito al massimo due stanze più in là. Un sonoro rumore bagnato riscosse Marco, mentre la fanciulla si colpiva una guancia con il suo attrezzo, passando poi a sbatterne la punta direttamente sulla bocca spalancata come la più consumata delle pornodive -in questo campo Marco aveva un'abbondante conoscenza- per poi tornare a succhiare con ferocia.
Un rumore improvviso fece sussultare tutti e due: qualcuno si stava avvicinando.
Marco trattenne il fiato, mentre la sua sconosciuta amante rimaneva con la bocca adesa a mezz'asta, ansimando lievemente, mentre qualcuno si avvicinava alla sala-cucina. Difficilmente qualcuno avrebbe acceso la luce, ma con dei movimenti il ragazzo cercò di divincolarsi dalla morbida presa. Per tutta risposta, il dolore di affilati denti minacciosamente premuti sulla carne lo fece desistere dallo scacciare la sconosciuta, anche perché ormai qualcuno era già nella stanza, avanzando piano per non disturbare il sonno presunto.
L'insonne visitatore fece alcuni passi a tentoni verso la piccola cucina della stanza, si sentì il rumore di un bicchiere, e il frigorifero si aprì per un poco, permettendo a una lama di luce di illuminare Storto che si serviva del succo stando mezzo addormentato in mutande, e con una lentezza esasperante bersi un bicchiere, per poi passare direttamente al cartone della bevanda.
Marco maledisse la sua miopia una volta di più non tanto perché non potesse ammirare il suo amico che si nutriva come un cinghiale da un cassonetto, quanto perché la pochissima luce che si diffondeva avrebbe permesso di riconoscere qualche tratto della sconosciuta, ma per i suoi occhi rimaneva una sagoma che gli dava la schiena, appoggiata sul suo inguine, con i capelli un po' mossi o solo scarmigliati. Questo sostanzialmente non escludeva nessuna delle ragazze, forse solo Vittoria dato che Storto si sarebbe accorto della mancanza della sua dolce metà, e chiunque lei fosse decise che tanto era fatto, ubriaco e concentrato Storto con il suo succo di ananas, che una mano poteva tornare a massaggiare i coglioni duri del ragazzo, mentre la lingua tornava delicatamente a solleticarlo, come a dire "sono ancora qui, non dimenticarti di me!".
Finalmente Storto con una grattata al sedere e lasciando il cartone e il bicchiere sull'elettrodomestico, chiuse lo sportello e ciondolò di nuovo nel letto, e come si sentì il cigolare della rete del divano, la bocca della giovane tornò a tormentare di gran carriera il cazzo di Marco.
Se prima voleva dirgli "ciao sono ancora qui" ora la ferocia con cui pompava e segava con una mano indicava altro: non era solo Storto ad avere una gran sete. Non ci volle molto, nonostante la pausa non del tutto tranquilla, perché il cazzo di Marco si irrigidisse in uno spasmo di preparazione ad un'eiaculazione, e quando il ragazzo sentì quel brivido alla base della schiena che dava il segnale di non ritorno, si lasciò sfuggire un mugolio molto gradito dalla sua amica di letto, che arretrò con la bocca fino alla punta del sesso e senza smettere né di succhiare né di masturbarlo, attese il suo goloso pasto.
Con uno spasmo di muscolatura, e un flash di godimento nel cervello, Marco, inarcò la schiena affondando con le natiche nel materasso, per poi scattare in su, come in un ultimo deciso colpo di reni, affondando un po' nella bocca di lei che nonostante il colpo e il sussultò, non mollò la presa e la cui bocca venne invasa da getti di seme, uno, due, tre schizzi sicuri più chissà cos'altro, Marco stava avendo un orgasmo potente e non era certo in grado di controllare cosa succedesse, solo stringere i denti per non liberare quel rantolo che saliva in gola.
La fanciulla non si staccò di un millimetro dal cazzo pulsante di lui, e con le labbra ben adese a quell'obelisco ingoiò tutto quel che aveva tirato fuori da lui, e poi non contenta pensò a un giro di controllo con piccoli e trascinati baci e colpi di lingua. Marco ansimava il meno rumorosamente possibile, e nel torpore post sonno post sbornia post orgasmo, non si accorse subito che il suo pene era più che in tiro. Probabilmente aveva tanti di quegli arretrati che non poteva farsi scappare l'occasione.
Ma la giovane era di avviso contrario. Dopo una delicata succhiata della cappella, e un bacio con una punta di lingua, si alzò per tornare nella sua stanza quale che fosse. Marco avrebbe scopato anche un muro se ne avesse avuto modo in quel momento, ma rimase fermo nel sentire il fiato di lei sul collo e sulla guancia. Schioccò un bacio dolce, come un complimento silenzioso alla sua performance sulla guancia del ragazzo, e subito un lieve rumore di leggeri passi si involò fuori dalla stanza.
Marco rimase a fissare il buio della stanza a occhi spalancati, con il pene che ancora svettava chiedendo molto altro, e sentendo un vago odore di menta artificiale sulla guancia.
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