La cuginetta - Capotolo 3
di
Un cugino fortunato
genere
incesti
Dopo una mattinata in giro per Roma e un pranzo al volo, tornai in albergo per incontrarmi con Cristina, i miei e i miei zii per andare al matrimonio.
Arrivato davanti alla porta della camera bussai e sentii dire "Avanti". Entrai e trovai Cristina in bagno di fronte allo specchio in reggiseno e mutande di pizzo bianco, i capelli le cadevano sulla schiena pettinati con dei meravigliosi boccoli. Sembrava una dea.
"Puoi uscire un momento dal bagno che devo usarlo?" chiesi.
"No, sono troppo in ritardo devo finire di truccarmi" rispose lei.
"Dai per favore è urgente, 30 secondi non ti cambiano la vita" le dissi.
"Ti ho detto che sono troppo in ritardo, se vuoi falla mentre io continuo a truccarmi" ribatté.
"Stai scherzando?" domandai.
"Lo hai detto tu stamattina che ci siamo già visti nudi, ora cosa hai ti vergogni?" mi chiese ridendo.
Ecco l'ennesima provocazione, decisi di stare al gioco, mi avvicinai al water, lo tirai fuori e inziai a orinare. Mi sorpresi io stesso della mia sfacciataggine, ma me la stavo veramente facendo addosso e, essendo molto ben dotato, sapevo di non dovermi vergognare di nulla.
Probabilmente anche mia cugina rimase stupita dal mio gesto perché si bloccò di colpo, gettò uno sguardo al mio pacco e non riuscì a nascondere uno stupore ancora maggiore. Dopo un momento in cui l'unico rumore era il mio getto di orina, mia cugina riprese il contegno e la spavalderia degli ultimi giorni: "Però, ti è cresciuto il pisellino dall'ultima volta che l'ho visto" disse.
Continuai a stare al gioco: "E ti piace quello che vedi?" dissi, mentre me lo scrollavo.
"Scemo, mai a vestirti" rise lei.
"Non ha detto no" pensai, avevo l'animo in subbuglio, quello che fino a qualche giorno fa mi sembrava solo un sogno ora sembrava quasi realizzabile.
Mentre Cristina finiva di truccarsi, mi vestii di tutto punto, continuando ad ammirarle il culetto a sua insaputa. Uscì dal bagno, ancora in reggiseno e mutandine e, guardandomi, disse: "Ammazza che figo, al matrimonio avranno tutti occhi solo per te! Però sistemati la cravatta!". Si avvicinò e iniziò ad armeggiare con la cravatta. "Penso che se tu venissi vestita così nessuno ti staccherebbe gli occhi di dosso" replicai io guardandola dall'alto in basso. "Neanche tu?" mormorò lei. "Io devo tenere sempre d'occhio la mia cuginetta" sussurrai e, sorridendo, le scostai una ciocca di capelli dal viso. Ci guardammo intensamente negli occhi, lei con le mani sulla mia cravatta e io con una mano sulla sua guancia. Mi sorrise. Decisi di buttarmi, mi avvicinai ancora un po' al suo viso, socchiusi gli occhi e ...
BANG! BANG! "Giù tra 5 minuti" tuonò mia zia alla porta.
Cristina si scostò arrossendo e infilò rapidamente un vestito turchese che le stava divinamente. Io, senza una parola andai ad aprire la porta pensando che forse avevo perso la mia grande occasione. Quando finì di vestirsi, mia cugina si diresse verso la porta che le stavo tenendo aperta, ma sulla soglia si bloccò di colpo. "Aspetta ho dimenticato una cosa!" esclamò. Rientrò, chiuse la porta dietro di sé e mi stampò un bacio sulla bocca. "Ora possiamo andare" disse, facendomi l'occhiolino.
Arrivato davanti alla porta della camera bussai e sentii dire "Avanti". Entrai e trovai Cristina in bagno di fronte allo specchio in reggiseno e mutande di pizzo bianco, i capelli le cadevano sulla schiena pettinati con dei meravigliosi boccoli. Sembrava una dea.
"Puoi uscire un momento dal bagno che devo usarlo?" chiesi.
"No, sono troppo in ritardo devo finire di truccarmi" rispose lei.
"Dai per favore è urgente, 30 secondi non ti cambiano la vita" le dissi.
"Ti ho detto che sono troppo in ritardo, se vuoi falla mentre io continuo a truccarmi" ribatté.
"Stai scherzando?" domandai.
"Lo hai detto tu stamattina che ci siamo già visti nudi, ora cosa hai ti vergogni?" mi chiese ridendo.
Ecco l'ennesima provocazione, decisi di stare al gioco, mi avvicinai al water, lo tirai fuori e inziai a orinare. Mi sorpresi io stesso della mia sfacciataggine, ma me la stavo veramente facendo addosso e, essendo molto ben dotato, sapevo di non dovermi vergognare di nulla.
Probabilmente anche mia cugina rimase stupita dal mio gesto perché si bloccò di colpo, gettò uno sguardo al mio pacco e non riuscì a nascondere uno stupore ancora maggiore. Dopo un momento in cui l'unico rumore era il mio getto di orina, mia cugina riprese il contegno e la spavalderia degli ultimi giorni: "Però, ti è cresciuto il pisellino dall'ultima volta che l'ho visto" disse.
Continuai a stare al gioco: "E ti piace quello che vedi?" dissi, mentre me lo scrollavo.
"Scemo, mai a vestirti" rise lei.
"Non ha detto no" pensai, avevo l'animo in subbuglio, quello che fino a qualche giorno fa mi sembrava solo un sogno ora sembrava quasi realizzabile.
Mentre Cristina finiva di truccarsi, mi vestii di tutto punto, continuando ad ammirarle il culetto a sua insaputa. Uscì dal bagno, ancora in reggiseno e mutandine e, guardandomi, disse: "Ammazza che figo, al matrimonio avranno tutti occhi solo per te! Però sistemati la cravatta!". Si avvicinò e iniziò ad armeggiare con la cravatta. "Penso che se tu venissi vestita così nessuno ti staccherebbe gli occhi di dosso" replicai io guardandola dall'alto in basso. "Neanche tu?" mormorò lei. "Io devo tenere sempre d'occhio la mia cuginetta" sussurrai e, sorridendo, le scostai una ciocca di capelli dal viso. Ci guardammo intensamente negli occhi, lei con le mani sulla mia cravatta e io con una mano sulla sua guancia. Mi sorrise. Decisi di buttarmi, mi avvicinai ancora un po' al suo viso, socchiusi gli occhi e ...
BANG! BANG! "Giù tra 5 minuti" tuonò mia zia alla porta.
Cristina si scostò arrossendo e infilò rapidamente un vestito turchese che le stava divinamente. Io, senza una parola andai ad aprire la porta pensando che forse avevo perso la mia grande occasione. Quando finì di vestirsi, mia cugina si diresse verso la porta che le stavo tenendo aperta, ma sulla soglia si bloccò di colpo. "Aspetta ho dimenticato una cosa!" esclamò. Rientrò, chiuse la porta dietro di sé e mi stampò un bacio sulla bocca. "Ora possiamo andare" disse, facendomi l'occhiolino.
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