Lettera per te 4
di
Aerdna
genere
masturbazione
Ciao E.,
Oggi ti ho incontrata a lavoro. Ho provato a nascondermi in ufficio del capo ma con una scusa tu mi hai trovato. Dovevi prendere le capsule del caffè. Dio quanto sono contento!
Indossi un vestito blu e giallo. Non ricordo la fantasia.
Quando sei entrata ti ho ignorato, ho addirittura chiuso gli occhi. Tu mi hai preso in giro e sei uscita.
Ho provato a fare l'indiffirente. Il mio cazzo mi ha rimproverato. Volevo guardarti. Con una scusa ti ho richiamato in ufficio. Ho chiuso la porta e ho iniziato a parlarti di lavoro. I miei occhi ti stavano già gustando, ma era troppo poco. Le tue gambe accavallate, la tua postura elegante. Indossavi la mascherina, mi hai dato un motivo in più per odiarla. Nascondeva le tue labbra, sottili, precise. Da gran pompinara. Quando mi masturbo pensandoti mi chiedo quanti cazzi hanno assaggiato. Quanto sperma si è posato sopra. Poi penso ai tuoi baci e di solito vengo poco dopo.
Ti ho preso la mano per farti mettere in piedi. Ti ho spiegato cosa volevo fare in quel momento. Almeno in parte. Ti ho guardata. Sei bellissima E., sei semplicemente stupenda. Ho iniziato a guardare il tuo vestito, impossibile evitare di guardarlo mentre sei di spalle.
Dietro eri completamente scoperta. Solo un laccio. Solo un laccio per tenerlo su. Lo volevo slegare ma me l'hai impedito. Le mie mani correvano sul tuo corpo. Lungo la tua schiena. La tua pelle era di colore ambrato. Liscia. Stupenda.
Ho iniziato a masturbarmi al ricordo.
Il tuo profumo inebriante. Provavi a smorzare la situazione che si stava creando ma non ci sei riuscita. Io ero rapito dal tuo profumo. Dal tuo corpo. Le mie mani sempre su di te. Sempre a scoprire ogni parte di te. Ti guardo come se fosse stata la prima volta. La vista non basta. Voglio saziare anche gli altri sensi. Inizio ad annusarti il collo. Ti tiro su le mani in modo da avere la tua schiena dritta. Il più possibile. Anche il secondo senso non è sufficiente per soddisfare la fame che ho di te.
Inizio a baciare piccoli spazi del tuo corpo. Il collo. Il tuo collo. Hai un gusto veramente buono.
Mi parli del tuo vestito. Dicendo che è nuovo. Ma ti interrompo e riprendo a sentire il tuo profumo e a guardarti.
Il capo sta per tornare e noi siamo nel suo ufficio.
Continuo a guardarti. DEVO LASCIARTI ANDARE. Questa è l'unica cosa che so. Ti afferrò il polso, voglio che tu stia ancora con me. Ti tengo. Ti guardo. Ti lascio.
Appena esci dall'ufficio io vado in bagno. Inizio a toccarmi. Inizio a masturbarmi avendo ancora il tuo odore. Mentre lo faccio ti mando vocali audio. Ho provato a chiamarti ma tu non potevi rispondere perché eri in compagnia. Mi masturbo con ancora più frenesia. Vengo. Vengo più volte in poco tempo. Una sola sega era insufficiente.
Ti voglio E.
Mentre mi masturbo penso alle parole che ho taciuto. Penso a quello che avrei voluto fare se tu mi avessi concesso più tempo.
Adesso te lo racconterò.
Volevo abbassati la mascherina. Farti mettere in ginocchio. E cominciare a masturbarmi mentre tu mi guardavi dal basso. Ti avrei chiesto di leccarmi le palle. Sei molto brava a farlo. Ti tenuto una mano mentre lo facevo. Per sentimento. Sarei voluto venire sulle tue labbra. In faccia. L'obbiettivo era di farti rimanere il resto della giornata con la faccia sporca di sperma, coperta dalla mascherina chirurgica. So che ti piacciono questi giochi.
La prima volta che abbiamo giocato insieme è stato durante una riunione. Ti ho scritto in privato se ti stavi annoiando. E tu hai risposto di sì. Ti ho chiesto di mettere il telefono in modalità vibrazione. Di accavallare le gambe e metterlo in mezzo alle tue cosce. Il più possibile vicino alla tua fica. Avendola citata dovrei scriverci una epopea sopra tanto è bella, ma cercherò di non distrarmi dalla tua vagina così curata. Depilata. Stretta. Mi sono distratto E., scusa.
Quando hai messo il telefono in posizione ho iniziato a chiamarti. Ripetutamente. Ogni volta che venivi interpellata ti chiamavo. E chiamavo di nuovo. All'inizio ti sei mostrata impassibile. Come se niente stesse succedendo. Ma più la riunione andava avanti e più le mie chiamate aumentavano. Tu iniziavi a mostrare segni di cedimento. Ti distraevi mentre parlavi. Ti perdervi i discorsi che si stavano facendo. Ti è piaciuto il gioco che ti ho proposto.
Ho voglia di te E.
Oggi ti ho incontrata a lavoro. Ho provato a nascondermi in ufficio del capo ma con una scusa tu mi hai trovato. Dovevi prendere le capsule del caffè. Dio quanto sono contento!
Indossi un vestito blu e giallo. Non ricordo la fantasia.
Quando sei entrata ti ho ignorato, ho addirittura chiuso gli occhi. Tu mi hai preso in giro e sei uscita.
Ho provato a fare l'indiffirente. Il mio cazzo mi ha rimproverato. Volevo guardarti. Con una scusa ti ho richiamato in ufficio. Ho chiuso la porta e ho iniziato a parlarti di lavoro. I miei occhi ti stavano già gustando, ma era troppo poco. Le tue gambe accavallate, la tua postura elegante. Indossavi la mascherina, mi hai dato un motivo in più per odiarla. Nascondeva le tue labbra, sottili, precise. Da gran pompinara. Quando mi masturbo pensandoti mi chiedo quanti cazzi hanno assaggiato. Quanto sperma si è posato sopra. Poi penso ai tuoi baci e di solito vengo poco dopo.
Ti ho preso la mano per farti mettere in piedi. Ti ho spiegato cosa volevo fare in quel momento. Almeno in parte. Ti ho guardata. Sei bellissima E., sei semplicemente stupenda. Ho iniziato a guardare il tuo vestito, impossibile evitare di guardarlo mentre sei di spalle.
Dietro eri completamente scoperta. Solo un laccio. Solo un laccio per tenerlo su. Lo volevo slegare ma me l'hai impedito. Le mie mani correvano sul tuo corpo. Lungo la tua schiena. La tua pelle era di colore ambrato. Liscia. Stupenda.
Ho iniziato a masturbarmi al ricordo.
Il tuo profumo inebriante. Provavi a smorzare la situazione che si stava creando ma non ci sei riuscita. Io ero rapito dal tuo profumo. Dal tuo corpo. Le mie mani sempre su di te. Sempre a scoprire ogni parte di te. Ti guardo come se fosse stata la prima volta. La vista non basta. Voglio saziare anche gli altri sensi. Inizio ad annusarti il collo. Ti tiro su le mani in modo da avere la tua schiena dritta. Il più possibile. Anche il secondo senso non è sufficiente per soddisfare la fame che ho di te.
Inizio a baciare piccoli spazi del tuo corpo. Il collo. Il tuo collo. Hai un gusto veramente buono.
Mi parli del tuo vestito. Dicendo che è nuovo. Ma ti interrompo e riprendo a sentire il tuo profumo e a guardarti.
Il capo sta per tornare e noi siamo nel suo ufficio.
Continuo a guardarti. DEVO LASCIARTI ANDARE. Questa è l'unica cosa che so. Ti afferrò il polso, voglio che tu stia ancora con me. Ti tengo. Ti guardo. Ti lascio.
Appena esci dall'ufficio io vado in bagno. Inizio a toccarmi. Inizio a masturbarmi avendo ancora il tuo odore. Mentre lo faccio ti mando vocali audio. Ho provato a chiamarti ma tu non potevi rispondere perché eri in compagnia. Mi masturbo con ancora più frenesia. Vengo. Vengo più volte in poco tempo. Una sola sega era insufficiente.
Ti voglio E.
Mentre mi masturbo penso alle parole che ho taciuto. Penso a quello che avrei voluto fare se tu mi avessi concesso più tempo.
Adesso te lo racconterò.
Volevo abbassati la mascherina. Farti mettere in ginocchio. E cominciare a masturbarmi mentre tu mi guardavi dal basso. Ti avrei chiesto di leccarmi le palle. Sei molto brava a farlo. Ti tenuto una mano mentre lo facevo. Per sentimento. Sarei voluto venire sulle tue labbra. In faccia. L'obbiettivo era di farti rimanere il resto della giornata con la faccia sporca di sperma, coperta dalla mascherina chirurgica. So che ti piacciono questi giochi.
La prima volta che abbiamo giocato insieme è stato durante una riunione. Ti ho scritto in privato se ti stavi annoiando. E tu hai risposto di sì. Ti ho chiesto di mettere il telefono in modalità vibrazione. Di accavallare le gambe e metterlo in mezzo alle tue cosce. Il più possibile vicino alla tua fica. Avendola citata dovrei scriverci una epopea sopra tanto è bella, ma cercherò di non distrarmi dalla tua vagina così curata. Depilata. Stretta. Mi sono distratto E., scusa.
Quando hai messo il telefono in posizione ho iniziato a chiamarti. Ripetutamente. Ogni volta che venivi interpellata ti chiamavo. E chiamavo di nuovo. All'inizio ti sei mostrata impassibile. Come se niente stesse succedendo. Ma più la riunione andava avanti e più le mie chiamate aumentavano. Tu iniziavi a mostrare segni di cedimento. Ti distraevi mentre parlavi. Ti perdervi i discorsi che si stavano facendo. Ti è piaciuto il gioco che ti ho proposto.
Ho voglia di te E.
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