Natale in Madagascar
di
Romagna Mia
genere
tradimenti
Stiamo tornando a casa dopo aver cenato dai genitori di Claudia, guardo la strada e intanto sbircio la sua espressione perplessa.
-Cosa c'è?
-Non sono più tanto sicura di aver fatto bene.
-Ti riferisci al viaggio?
-Sì, forse abbiamo accettato senza pensarci bene.
-A me l'idea di passare il natale al caldo, tutto pagato, piace eccome. E poi era difficile rifiutare, dal momento che è il regalo per il nostro primo anniversario di matrimonio.
Sbuffa contro il finestrino appannando il vetro.
-Sì è vero, il dubbio ce l'ho sulla convivenza con i miei. Quando vivevo in casa con loro litigavo spesso con mia madre.
-Perché?
-Perché quando ci si mette è una stronza, non lo hai mai notato?
-A dire il vero no, mi piace molto tua madre.
-Lo so, lei piace a tutti.
-Tranne a te.
-Sai che le voglio bene, è mia madre! Però è molto egoista, pensa più al suo corpo che alla sua famiglia.
E si vede, Alice ha 56 anni e il fisico di una quarantenne. Inizio a pensare che Claudia sia gelosa della madre.
-Siamo sempre in tempo per ripensarci.
-Ormai ho detto di sì, se tornassi sui miei passi mia mamma me lo farebbe pesare per anni. Cercherò di passare più tempo con mio padre che con lei, come ho sempre fatto d'altronde.
E pure questo si vede, mia moglie ha un lato maschile molto marcato; è diretta, ama la pesca e il calcio.
-Ci sarò anche io, credo.
Ride.
-Sì amore, scusa, certo che ci sarai pure tu. Però sto già pensando alla pesca d'altura che farò con papà, l'Oceano Indiano non è certo come l'Adriatico.
-Vorrà dire che ti aspetterò a bordo piscina con un cocktail. Sai, per me è il primo viaggio fuori dall'Europa.
-Dicono che il Madagascar sia molto bello, perfetto per la tua prima volta.
Parcheggio l'auto in garage, Claudia è già entrata in casa. Non mi aspetta mai.
In camera mi spoglio e metto i vestiti sulla sedia, vado in bagno tutto nudo e mi infilo sotto la doccia.
-Amore mi tieni compagnia sotto l'acqua?
-Ho fatto la doccia oggi pomeriggio.
-Beh, puoi anche non lavarti se vuoi…
-Non mi va.
Chino il capo e apro l'acqua, lascio che il calore del getto mi conforti.
Mancano ancora tre mesi al viaggio, io devo fare il passaporto e Alice deve rinnovarlo. Mi metto d'accordo con mia suocera per fare il giro insieme, visto il viaggio che stiamo organizzando ci sentiamo spesso ultimamente. Con Angelo, suo marito, non vado troppo d'accordo. Niente di conflittuale, intendiamoci, però ho l'impressione di non essergli troppo simpatico. Abbiamo anche pochi gusti in comune, quindi è pure difficile trovare argomenti di discussione. Per fortuna invece Alice mi adora, dice che se non l'avessi presa io, quel maschiaccio di sua figlia sarebbe rimasta per sempre zitella. Rido sempre quando me lo dice, a volte penso sia vero.
Passo a prenderla alle 9 di una calda mattina di settembre, esce di casa raggiante come al solito. Indossa un vestito a tema floreale che copre il corpo, snello e tonico, fino a metà coscia. Un cappello con fiocco rosa la ripara dal sole, ai piedi un paio di sandali mette in mostra una bellissima pedicure.
-Ciao Nicola, come stai?
Mi bacia sulla guancia, profuma di vaniglia.
-Tutto bene Alice, grazie. Anche tu stai bene, a quanto pare, sei splendida!
-Grazie caro, sei un tesoro. Mia figlia è stata proprio fortunata, continuo a non capire cosa ci trovi in lei.
Rido nervosamente.
-Ma se questo serve a tenerti nella nostra famiglia, ben venga.
Mi appoggia la mano sul ginocchio.
-Gr… grazie Alice, mi piace essere parte della famiglia.
Giro lo sguardo verso di lei, mi fissa con dolcezza. Abbasso subito gli occhi, sento l'uccello pulsare nelle mutande.
-Beh, non partiamo?
-Sì sì, scusami.
-Chiedi scusa troppe volte.
Alice toglie la mano come indispettita, accendo l'auto e andiamo verso il centro storico.
All'ufficio passaporti c'è una bella fila, prendiamo il biglietto con il numero 173. Alzo la testa, la tabella luminosa dice 97.
-Vieni Nicola, andiamo al bar dietro l'angolo.
-Sì Alice, un attimo solo. Voglio vedere con quale velocità scorrono i numeri, così ci possiamo fare un'idea sui tempi di attesa.
-Come sei intelligente bello mio!
Mi carezza la guancia sinistra, in quell'istante la folla in attesa sparisce, rimaniamo soli nella grande stanza. Fisso la profondità del suo sguardo, il cazzo inizia a ballare nelle mutande, probabilmente mi sto invaghendo di mia suocera. La cosa mi turba, lo stanzone si ripopola, Alice è già verso l'uscita.
Il bar è quasi pieno, rimane un tavolo libero nell'angolo vicino al bagno. Ordiniamo e ci sediamo, caffè per me e cappuccio con latte di soia per mia suocera.
-Vuoi una brioche Alice?
-No grazie, sono anni che non le mangio più?
-Perché?
-Vedi tutto questo?
Posiziona le mani all'altezza dei seni, lentamente scende lungo i fianchi stringendo e scrollando il sedere. Mando giù una palla di saliva e poggio la mano sul pacco, posso sentire l'uccello bussare alla zip.
-Sì…
-Tutto questo richiede impegno e sacrificio. Mi alleno tutte le mattine, seguo diete precise. Tre volte all'anno, per un periodo di tre settimane, mi faccio seguire da una personal trainer.
-Cavolo, è quasi un lavoro.
-Togli il quasi. Però è appagante.
-Davvero?
-Hai visto quanti uomini mi guardano?
-Sì, ho notato. A tratti mi sono sentito in imbarazzo… a te invece sembra piacere.
-Certo che mi piace, a chi non piace?
-A me non interessa molto, ci sono altre cose importanti.
-Sì certo, non lo metto in dubbio. Però capisci che ogni persona è diversa, ognuno ha le sue necessità.
-Questo è sacrosanto.
-Sono convinta che se iniziassi a tenerti un po' di più, le attenzioni del mondo femminile piacerebbero anche a te. Sentirsi desiderati è una delle sensazioni più belle del mondo.
-Dici che sono sciatto?
-Guarda Nico, ti ho visto in costume, avresti solo bisogno di un pochino di palestra. Hai due spalle larghe e una bella schiena, si vede che da piccolo hai fatto un bel po' di nuoto. Certo, l'abbigliamento non ti aiuta.
-Non ho mai prestato troppa attenzione ai vestiti, molti me li compra Claudia.
-Ah ecco, adesso capisco. Senti, se ti va quando abbiamo finito con i passaporti, possiamo andare a fare un giro per negozi. Io ho la mattinata libera, lo faccio volentieri.
-Si può fare, grazie Alice.
-Vieni, entriamo qua che ci sono un sacco di cose carine da uomo.
Mia suocera saluta calorosamente la proprietaria, si conoscono dai tempi della scuola.
-Questo bel ragazzotto è il marito di Claudia?
-Si, ti presento Nicola.
-Ciao Nicola, io sono Sandra.
-Piacere.
-Vuoi una mano Alice o fai tu?
-Non preoccuparti, a lui ci penso io. Vieni Nico, iniziamo dai pantaloni. Che taglia porti?
-Ah non lo so.
-Come non lo sai?
-Te l'ho detto che ci pensa sempre Claudia…
-Girati che guardo l'etichetta di quelli che indossi.
Sento le dita infilarsi alla ricerca del pezzettino di stoffa, con le unghie mi graffia la pelle. Contraggo leggermente i muscoli, una scossa di piacere mi gonfia il cazzo nelle mutande.
-Scusa, ti ho fatto male?
-No, non preoccuparti.
-Ecco qua, 32.
Alice inizia a cercare e seleziona due paia, uno color verde petrolio e l'altro beige.
-Tieni, vai nel camerino, intanto cerco qualcosa da metterti sopra. Il costume ce l'hai?
-Sì.
-Quella cosa orribile che avevi quest'estate?
-Sì…
-Non hai altro?
-No perché, non basta?
-A parte che, come già detto, è orribile, non capisco perché voi giovani dobbiate sempre indossare i pantaloncini al mare. Il sole andrebbe preso integrale, ma dato che non nella maggior parte dei posti è illegale, almeno abbiate la decenza di abbronzarsi con i soli slip a coprirvi.
-Non so perché lo facciano gli altri, ma io porto i bermuda perché mi vergogno.
-Di cosa? Del tuo fisico?
-Sì dai, anche.
-Ma se anche fosse in Madagascar non ti conosce nessuno!
-Ci sarai tu…
Alice mi fissa con uno sguardo penetrante.
-...e Claudia! Ci sarà anche Claudia!
Nel silenzio si sente solo il mio respiro affannoso, abbasso gli occhi intimorito dalla curiosità di mia suocera.
-Vai a provare i pantaloni, a breve ti raggiungo.
Si gira e va verso il bancone, trovo il camerino e inizio a spogliarmi.
-Sandra hai ancora qualche costume?
-Sì, qualcosa mi è rimasto. Pantaloncini o slip?
-Slip.
-Come va Nico?
-Ho addosso quelli verdi.
-Fammi vedere.
Scosta la tendina, mi giro verso di lei.
-Mi sembra ti stiano bene, voltati.
Mi volto.
-Alza la maglietta.
Alzo la maglietta.
-Come te li senti?
-Comodi, quelli beige invece sono stretti.
-Ok, guardo se c'è una taglia più grande, tieni questi costumi.
Prendo gli slip e chiudo la tendina, mi sfilo i pantaloni e rimango in mutande. Senza toglierle indosso il costume, appoggio anche la t-shirt sullo sgabello. Mi guardo allo specchio, dopotutto non è così male il mio corpo. Un po' di pancia c'è, ma niente che non si possa mandar via da qui a dicembre.
-Non li ho trovati, ne ho preso un paio diverso.
-Non aprire la tendina.
-Perché? Sei nudo?
Sorride.
-No ho addosso solo il costume.
-Dai fammi vedere come ti sta.
Apre, mi piego su me stesso come fossi Gollum.
-Chiudi! Chiudi!
La sento trattenere le risate, si infila nel camerino e chiude la tenda.
-Dai non stare tutto accartocciato, alzati.
Mi tiro su, continuo a tenere le braccia lungo il petto e le mani sopra il pacco.
-Ti vergogni così tanto?
-Non sono abituato a stare mezzo nudo davanti a mia suocera.
-Ti converrà abituarti allora.
-Cosa?
-Andremo in vacanza insieme, almeno la metà del tempo la passerai in costume.
-Ah sì…
Alice mi prende per le spalle e mi scuote.
-Nicola, non sei per nulla un brutto ragazzo. Tutt'altro.
Lascia scivolare le mani per esplorare la mia schiena.
-Devi solo credere di più in te stesso.
Sento le sue dita passare in mezzo alle scapole, il suo corpo si avvicina sfiorandomi il pacco.
-La fiducia vale più di qualsiasi palestra.
Il cazzo mi si gonfia fino a fare capolino dalle mutande, Alice lo sente e le sfila insieme al costume. Mi prende l'uccello in mano e lo scappella, avvicina le labbra al mio orecchio e sussurra dolcemente.
-Il piacere te lo devi guadagnare.
Torna a fissarmi, la guardo con la bocca aperta. Si piega sulle ginocchia, sono così eccitato che ho paura di venire al contatto con le sue labbra. Chiudo gli occhi, Alice prende le mutande e me le tira su, quindi si rialza. Sono sbalordito, la osservo uscire senza dire nulla.
Esco dal negozio con due paia di pantaloni, un maglioncino leggero, due camicie, una t-shirt e due paia di costumi.
Naturalmente slip.
Alice parla del più e del meno in maniera molto disinvolta, come se nel camerino non fosse successo nulla. Io sono scosso nel profondo, mia suocera mi ha brutalmente detto che sono un debosciato.
Quando arriviamo a casa sua mi saluta prima di scendere, le dico che sono intenzionato a iscrivermi in palestra. Sorride e chiude lo sportello, speravo in una reazione più entusiasta.
A casa Claudia mi prende in giro per lo shopping.
-Scommetto che vuole trasformarti nel suo bambolotto da vestire come vuole, con me non c'è riuscita.
Peccato.
-Scusami, non credevo ti potesse dare fastidio.
-Non mi dà fastidio, mi fa ridere. E poi sei abbastanza grande per farti scegliere i vestiti da chi vuoi.
-Pensavo anche di iscrivermi in palestra.
-Fai come ti pare, basta che non mi chiedi di fare altrettanto.
Il giorno prima del volo dormiamo a casa dei genitori di Claudia, la partenza in auto alla volta di Milano è prevista per le 5 del mattino. Appena arriviamo Angelo mi apre il garage, prendo i nostri bagagli e inizio a caricarli sul loro suv. Faccio spazio sistemando le valigie già a bordo, Alice arriva con uno zaino da trekking.
-Ciao Nicola, come stai?
-Bene Alice, e tu? Pronta per il viaggio?
-Prontissima, non vedo l'ora!
Prendo il nostro trolley grande e lo alzo per caricarlo, noto mia suocera guardarmi il petto.
-Alla fine vedo che ti sei iscritto in palestra.
-Sì, ho iniziato il primo di ottobre. Dammi lo zaino, ci penso io.
Glielo strappo energicamente dalle mani, Alice mostra stupore. Carico il resto dei bagagli, chiudo l'auto e vado in casa senza dare troppa attenzione a mia suocera.
A tavola ripassiamo il programma; atterraggio ad Antananarivo, sei giorni di tour tra lemuri, baobab e Tsingy. Ritorno nella capitale, volo interno per Nosy Boraha e cinque giorni di assoluto relax in un piccolo resort.
-Papà come si chiama il resort?
-Riake, me lo ha suggerito Giacomo del club. L'anno scorso lui e la moglie si sono trovati molto bene, quando gli ho detto che saremmo stati in Madagascar mi ha messo in contatto con Massimiliano, il proprietario.
-È italiano?
-Sì, vive lì da dieci anni. Mi ha già prenotato la barca per la pesca d'altura, se volete c'è posto per tutti.
-Io Angelo ne faccio anche a meno, sai che non mi piace molto la pesca.
Mi guarda con sufficienza.
-Ma non ti preoccupare, sono andato a vedere il sito e pare abbiano molte escursioni interessanti.
Claudia ride e guarda il padre con complicità, Alice fissa pensierosa il piatto e non dice nulla.
-Vorrà dire che mentre gli uomini saranno in mare, le donne li aspetteranno a terra!
Ride compiaciuto insieme alla figlia, li spiazzo con tre semplici parole dette con una certa arroganza.
-Come da tradizione.
Le risate si placano, un sorriso beffardo permane sul mio viso.
-Si è fatto tardi, vado a letto. Fareste bene a farlo anche voi.
Angelo si alza strisciando la sedia, cupo in volto sale la scala. Claudia aspetta di sentire la porta della camera chiudersi, quindi inizia a rimproverarmi.
-Certo che sei stato proprio stronzo Nicola, ti pare il modo di trattare mio padre?
Alice prende le mie difese.
-Lui ha solo risposto a una battuta evitabile.
-Parlavo con lui mamma, fatti gli affari tuoi.
-Come ti permetti?
-Non ci sei sempre te al centro dell'attenzione!
-Chiedi rispetto per tuo padre, ma dimostri di non averne per tua madre!
Il volume sale, Claudia si alza dalla sedia, parlo per placare la situazione.
-Scusatemi.
Improvvisamente mamma e figlia mi fissano, mia moglie sembra sul punto di esplodere.
-Scusatemi cosa?
-Scusatemi per come mi sono comportato, hai ragione tu. Sono stato uno stronzo, la battuta di tuo padre non era così offensiva.
Claudia si zittisce, Alice mi guarda con gratitudine e si rivolge alla figlia.
-Scusami tesoro, non volevo dire quelle cose.
-Si ok, vado a dormire, sono stanca.
Si gira ed esce senza salutare, rimango al tavolo della cucina con mia suocera.
-Grazie Nicola, e scusa per il brutto spettacolo. Non so cosa fare con Claudia.
-Ti ricordi cosa mi hai detto nel camerino?
Alice si fa seria e non risponde.
-Non lo ricordi più?
-Sì, lo ricordo.
-Mi ha aiutato davvero tanto in questi due mesi e mezzo, spero che quanto ti dirò potrà aiutarti nello stesso modo.
Mi fissa come fossi un oracolo.
-L'affetto te lo devi guadagnare.
Mi alzo dalla sedia e la sistemo con cura, passo di fianco ad Alice e la sfioro sulla spalla.
-Buonanotte.
-Buonanotte.
L'aereo che ci porta a Nosy Boraha è vecchio ma ben tenuto, nel bracciolo del sedile c'è il posacenere a scomparsa. Seduto di fianco a Claudia guardo fuori dal finestrino, la piccola isola inizia a vedersi in lontananza. Il tour sulla "grande terra" è stato molto bello, ho visto paesaggi e persone che porterò sempre nel cuore. La terra rossa, la lentezza della vita, un rispetto per la natura che noi non conosciamo più. Il tramonto tra i baobab mi ha commosso, senza farmi vedere dagli altri mi sono asciugato un paio di lacrime.
Gli animi sono un po' agitati, il tour ci ha costretto a stare quasi sempre insieme. Claudia ha litigato un paio di volte con la madre, inoltre non facciamo sesso da quando siamo partiti dall'Italia. Angelo e Alice sono seduti due file davanti a noi, il segnale delle cinture si accende.
-Non vedo l'ora di godermi la spiaggia, dopo il giro che ci siamo fatti un po di relax è quello che ci vuole.
-Non so se riuscirò a rilassarmi con mia mamma in giro, è riuscita a rovinarmi anche la giornata al viale dei baobab.
A dire il vero penso che la colpa sia stata di entrambe, ma lo tengo per me.
-Hai ragione amore, quando ci si mette è proprio stronza.
-Te l'avevo detto.
-Domani non c'è niente in programma, vero?
-No, poi dopodomani vado a pescare con mio padre.
-Se convinco tua madre a fare un escursione domani, potresti avere tutta la giornata libera da lei.
Claudia guarda fuori dal finestrino, è pensierosa.
-Si può fare, te ne sarei grata. Sei sicuro di riuscire a sopportarla?
-Si non preoccuparti, le sono simpatico.
Si allunga e mi bacia la guancia, mi ringrazia e qualche istante dopo tocchiamo terra.
Arriviamo al resort dopo due ore di auto, abbiamo percorso appena 40 chilometri. La struttura è inghiottita dalle palme, Massimiliano ci accoglie calorosamente.
-Buongiorno signori, ben arrivati. Tutto bene il viaggio?
-Sì, qualche scossone di troppo forse, ma ormai ci siamo abituati agli spostamenti malgasci.
Una bellissima ragazza del luogo ci porge una noce di cocco, dal buco esce una cannuccia colorata. Mentre gustiamo il dolce latte tropicale, Massimiliano ci passa le prime informazioni sul Riake.
-Inoltre vi confermo la prenotazione della barca per dopodomani. Parteciperete tutti, Angelo?
-No, solo io e mia figlia.
-A voi Alice interessa fare qualche escursione mentre loro sono in mare? In camera troverete un piccolo libro di benvenuto; al suo interno ci sono tutte le informazioni riguardanti le nostre gite guidate.
-Allora ci prendiamo un po' di tempo per decidere, entro quanto dobbiamo dirlo?
-Con la massima calma Alice, mi basta saperlo la sera prima. Nel frattempo i ragazzi vi hanno portato i bagagli in camera, se volete seguirmi vi accompagno.
-Grazie Massimiliano.
-Chiamatemi pure Max.
Il posto è bellissimo, piccolo e con una certa intimità. Ci sono soltanto otto camere, al massimo può ospitare una ventina di persone. In giro ci sono solo i dipendenti della struttura, prendiamo una piccola salita per scalare la duna di sabbia. In cima ci sono i bungalow, lo spettacolo che ci si apre davanti mozza il fiato. Una spiaggia immensa, bianca come il latte, fa da cornice a un mare blu cristallino.
Mentre sistemiamo i vestiti arriva Angelo, ha con sé la borsa della pesca.
-Nicola vai da mia moglie, vuole decidere con te quale escursione fare. Io e te Claudia invece controlliamo l'attrezzatura, voglio che sia tutto perfetto.
Li lascio con gioia alla loro ossessione, prendo le ciabatte in mano e cammino con i piedi affondati nella sabbia.
-Ciao Alice, hai già qualche idea?
-Mi piace la giornata alla Île aux Nattes, tu lo sai guidare il quad?
-Non l'ho mai guidato, ma non penso sia così difficile. Fammi vedere i dettagli della gita.
Mi passa il piccolo libro, quindi si gira verso la finestra e scruta l'oceano.
-Se non te la senti ci facciamo portare in 4x4.
Getto il libricino sul letto e con un passo in avanti sono dietro di lei, le butto le braccia intorno ai fianchi e le sussurro nell'orecchio destro.
-Non ho paura di guidare qualcosa che non conosco, ho solo paura che possa piacermi troppo.
Con una mano le carezzo il seno libero sotto al vestito. L'uccello cresce nei pantaloni e punta verso le natiche di Alice, la donna lascia andare la testa contro al mio petto e inizia a gemere.
La giro con forza e la fisso negli occhi, ha uno sguardo voglioso e compiaciuto. Appena le metto la mano dietro alla nuca piega la testa e chiude gli occhi, la bacio tenendola stretta contro il mio corpo. Schiude dolcemente le labbra, cerco la sua lingua senza foga.
-Era proprio così che ti volevo, Nicola.
Sorrido e la bacio ancora.
A cena sono seduto di fronte ad Alice, Claudia e il padre continuano a parlare di pesca. Sopra il tavolo li guardiamo facendo finta di ascoltare, sotto i nostri piedi si stuzzicano di continuo. Sento l'uccello premere dolorosamente contro la patta, senza farmi notare lo sistemo dentro le mutande.
Massimiliano arriva poco prima del dolce, in mano ha una bottiglia di vino.
-Buonasera signori, tutto bene?
-Tutto magnifico Max, grazie.
-Grazie a lei Alice.
-Dammi pure del tu.
-Perfetto, così mi sento più a mio agio. Questo è un moscato fiori d'arancio, ve lo offro come benvenuto.
Angelo applaude e ringrazia, sfila dal secchiello la bottiglia seccata durante la cena e la porge al cameriere. Massimiliano si fa portare i flute e li riempie, insisto perché brindi con noi. In realtà basta poco a convincerlo.
-Per domani Nicola è tutto confermato, vi aspettiamo nella hall alle 10.
-Ok Max, sono pronto per il quad!
-Prima di salutarvi vi dico come funziona il bar; alle 22 chiudiamo, ma fino a quel momento potete consumare quello che volete. Inoltre si può portare qualsiasi cosa in camera, per quanto riguarda gli alcolici.
-Anche questa bottiglia di vino?
-Certo Alice, con tanto di secchiello e ghiaccio.
Ci saluta e scivola verso un altro tavolo, con un eccellente francese si occupa degli altri ospiti. Angelo si versa un altro goccio di moscato, inizia a biascicare e diventa quasi una persona piacevole. Claudia si alza e dice di essere stanca, io faccio notare che devo ancora finire il dolce.
-Io vado in camera, fatti dare un'altra torcia da Massimiliano.
-Ok. Non è meglio se porti su anche tuo padre? Se continua a bere sarà dura fargli salire la duna.
-Fati i cazzi tuoi, Micola.
-Sì forse è meglio, te mamma cosa fai?
-Resto un po' qui poi salgo con Nicola, così possiamo usare la nostra torcia.
Claudia esce dalla sala col padre, finalmente posso guardare Alice negli occhi. È bella mia suocera, ha una pelle luminosa. Per qualche minuto non parliamo, il contatto sotto il tavolo si è fatto più intenso. Finisco il dolce senza toglierle gli occhi di dosso, non penso al giudizio delle poche persone intorno a noi. Come ha detto Alice prima di partire, "in Madagascar non ti conosce nessuno".
Quando ci alziamo da tavola sono circa le 21, in sala c'è solo il cameriere che prepara per la colazione. Prendo il secchiello con il vino e lo saluto, Alice prende i bicchieri e si avvia verso la duna. Arrivati in cima guardiamo la situazione di Angelo, russa come un trattore. Improvvisamente le luci del resort si spengono, Massimiliano ci aveva avvisato. La luna piena illumina a sufficienza il sentiero che conduce verso la mia camera, le nostre ombre ci sorpassano di continuo. Alice mi aspetta sotto il piccolo portico, entro in punta di piedi. Il rumore del mare è forte e costante, Claudia dorme rumorosamente come il padre. Rilasso le piante dei piedi a terra, prendo le sigarette ed esco.
-Dorme?
-Tale padre tale figlia.
Mi avvicino per darle un bacio, Alice fa un passo indietro e scende verso la spiaggia. La seguo osservando la sua discesa, quando i gradini finiscono prende velocità sulla distesa di sabbia. La raggiungo in riva al mare, pianto il secchiello a terra e mi siedo alla sua destra. Riempio i bicchieri, tiro fuori una sigaretta e la accendo.
-Me ne dai una Nico?
-Certo, tieni. Non sapevo che fumassi.
-Dovresti aver capito che ci sono alcune cose che non sai di me.
Sbuffa il fumo del primo tiro verso il cielo, il vento lo porta via all'istante.
-In effetti è vero. Quali sono le altre cose che non so?
-Non faccio sesso con Angelo da quando è nata Claudia.
-Cosa?
Mi guarda senza dire nulla.
La guardo ma non riesco a dire nulla.
-Naturalmente ho avuto altri uomini da allora.
-E lui lo sa?
-Credo di sì, non ne abbiamo mai parlato. So che anche lui ha avuto altre donne, anche prostitute in qualche caso.
-Non capisco…
-Cosa non capisci?
-Perché stai ancora con lui?
-Per lo stesso motivo per cui lui sta ancora con me, abitudine. Certo, ci vogliamo bene, ma l'amore è un'altra cosa.
La guardo senza parlare, bevo alla goccia il vino rimasto nel flute.
-Angelo si è sempre preso cura di me e vuole bene a Claudia, ci ho pensato e mi basta questo. Lui mi chiede poche cose; cibo pronto e casa pulita, non mi ha mai imposto di lavorare e mi ha sempre dato i soldi che mi servivano.
Mi giro verso l'oceano, la luna disegna una riga bianca che si perde all'orizzonte.
-Nico non ci sarai mica rimasto mal
Non la faccio finire di parlare, balzo di fianco a lei e la sdraio dolcemente sulla sabbia. Le sposto i capelli dal viso e la fisso fino a che le sue labbra non mi chiamano, la bacio sotto al cielo stellato più bello che abbia mai visto. Improvvisamente mi spinge sulla sabbia e mi sale a cavalcioni sul ventre, poggia le mani sul mio petto e muove il bacino lasciando sfregare la fica contro la patta dei pantaloni.
-Sei cambiato rispetto a tre mesi fa.
-Te l'ho detto che le tue parole mi hanno aiutato, mi hai dato un motivo per cambiare. Claudia non lo ha mai fatto.
Si piega su di me e ci baciamo, con le mani mi sbottona i pantaloni. Alice mi sorride prima di scivolare con la testa in mezzo alle gambe, la guardo mentre mi libera l'uccello dalle mutande. Appena le calde labbra mi avvolgono la cappella chiudo gli occhi, quando la saliva cola lungo i testicoli vado in estasi. Alice mi spompina a regola d'arte, il suo ritmo è lento ma costante. Godo molto rumorosamente, le onde dell'oceano coprono il mio piacere.
Prendo mia suocera per le spalle e la tiro sopra di me, le dico che la voglio più di ogni altra cosa. L'aiuto a sfilarsi le mutandine, delicatamente si appoggia sul mio ventre. Prende l'uccello in mano e lo guida verso la fessura, appena la cappella entra si piega nuovamente su di me per baciarmi. Con le mani le prendo le natiche e stringo, Alice si prende tutto il membro e inizia a cavalcare. Alza la testa per godere verso il cielo, ne approfitto e mi fiondo sulle piccole tette sode. I capezzoli sono di marmo, posso sentire ogni piccola venatura. Li bacio e li succhio, come fossero le caramelle più dolci del mondo. Quando prendiamo lo stesso ritmo le porte del paradiso si aprono, la guardo sorridere mentre sto per venire.
-Vieni dentro.
Non me lo faccio ripetere, dopo gli ultimi colpi si accascia sul mio petto. L'abbraccio e le sistemo i capelli, la bacio sulla fronte mentre cerco di riprendere fiato.
-Non vedo l'ora che sia domani, Nicola.
Appena sveglio vado in bagno fischiettando, Claudia mi guarda stropicciando gli occhi.
-Che ore sono?
-Le otto e mezzo, hai dormito più di dieci ore. I tuoi saranno già a fare colazione.
-Con la sbornia che si è preso ieri papà non ci giurerei. Mi lavo i denti e vado a vedere come sta.
-Ti ricordo che alle 10 vado in gita con tua mamma, torneremo verso le 17.
-Che bello, grazie amore. Finalmente una giornata senza di lei.
Già, finalmente una giornata con Alice.
Accompagno Claudia al bungalow dei suoi, la madre è seduta in veranda. Il suo bellissimo corpo è avvolto da un vestito azzurro, la saluto mentre mia moglie entra in camera da Angelo. Mi avvicino all'orecchio di Alice.
-Sei splendida.
-Grazie tesoro, mi hai fatto dormire d'incanto.
Mi sfiora la patta con le dita, l'uccello si drizza sull'attenti. Claudia esce dopo qualche minuto con il padre, andiamo tutti insieme a fare colazione.
-Buongiorno signori, dormito bene?
-Una meraviglia Max.
La risposta è corale.
-Pronti per la gita Nicola?
-Sì, ho preparato lo zaino ieri sera.
-Bene. Dopo la colazione vi presenterò Ohini, la vostra guida. Angelo, per quanto riguarda tu e Claudia invece vuoi che ti organizzi qualcosa?
-No Max, per il momento ci basta la spiaggia. Oggi abbiamo bisogno di relax, domani sarà una dura giornata.
-Perfetto, se vi serve qualcosa sapete dove trovarmi. Intanto buona giornata.
Finita la colazione vado al bungalow a prendere lo zaino, quando torno trovo solo Alice ad aspettarmi, mia moglie e il padre sono già spariti. Vorrei baciarla e stringerla a me, le sue labbra sono più dolci del miele.
-Claudia è andata con Angelo in camera nostra, hanno detto che devono preparare le canne da pesca.
-Non so cosa ne pensi tu Alice, ma questa è la prima volta che non mi interessa l'ossessione di mia moglie per la pesca.
-Tesoro, vorrei poter dire la stessa cosa, ma negli anni, come ti ho già spiegato, ho perso gradualmente interesse verso le passioni di mio marito.
Mi carezza sulla guancia e si incammina verso l'ingresso, Ohini ci aspetta. Massimiliano ci presenta, il ragazzo malgascio parla un ottimo italiano. Mi spiega velocemente come funziona il quad, in breve siamo pronti per partire.
Dopo l'inizio incerto ho preso il pieno controllo del mezzo, le strade disastrate di certo non mi hanno aiutato. Alice si tiene stretta, appena la strada va via un po' più liscia mi infila le mani nei bermuda e gioca con il mio uccello costantemente duro. Ohini ci precede, intorno a noi scorrono veloci le baracche dei villaggi. I bambini ci salutano festosi quando passiamo, mi invitano di continuo a suonare il clacson. Li accontento e sembrano felici.
Arrivati alla punta meridionale di Nosy Boraha parcheggiamo il quad, Ohini ci indica delle piroghe ormeggiate a pochi passi da noi. Sono tutte dipinte in modo diverso, un tripudio di colori. La piccola Île au Nattes dista appena duecento metri, ci imbarchiamo con la nostra guida al seguito. Sono seduto dietro ad Alice, allungo le mani lungo i suoi fianchi per abbracciarla.
-Cosa fai?
-Voglio stringerti.
-Dai Nico, Ohini ci può vedere.
-Hai paura che lo dica ad Angelo?
-A dire il vero no…
La bacio sul collo, si piega e chiude gli occhi.
Dopo pochi minuti la piccola piroga si ferma a riva, Ohini scende e ci aiuta.
-Allora signori, ci vediamo qui alle 13 per mangiare. Aragosta va bene per tutti e due?
-Sì, benissimo. Possiamo andare dove vogliamo?
-Certo, se andate in quella direzione troverete la barriera corallina. Dopo pranzo vi accompagno a fare un giro dell'isola, cammineremo fino alla Maison Blanche. Se avete bisogno mi trovate qui.
Lo ringraziamo e ci allontaniamo, prendo la mano di Alice e la guardo sorridendo.
-Ti va un bagno? Voglio andare a vedere la barriera.
-Certo Nico, prendo la maschera.
L'acqua è calda e cristallina, le alghe sul fondale sembrano un bellissimo prato inglese. Alice mi schizza sulla schiena, mi giro e l'abbraccio, quindi mi lascio cadere in acqua insieme a lei. Una volta riemersi scoppiamo a ridere, la bacio senza preavviso. Con le mani le afferro i glutei e la tiro verso l'alto, senza staccare le sue labbra salate si avvinghia con le gambe all mia vita. Non sono preoccupato dalla gente che potrebbe vederci, in quel momento siamo soli nel mondo. La stringo come a non volerla lasciare mai più, Alice mi guarda e mi sistema i capelli bagnati.
-Sta diventando la vacanza più bella della mia vita, Nicola.
Cammino fino a riva con mia suocera attaccata al petto, la barriera corallina può aspettare. Dolcemente la adagio sul telo, mi sdraio al suo fianco e la bacio con tutta la passione che ho in corpo. Con le mani accarezzo la sua pelle resa ruvida dalla sabbia grossa, sento l'uccello uscire dagli slip. Mi guardo velocemente intorno, non c'è nessuno nelle vicinanze. Scivolo con le dita sotto alle mutandine di Alice.
-Nicola…
-Shh, non c'è nessuno.
Inizio a giocare con il clitoride, intanto la bacio sul collo e sui seni coperti dal costume.
-Nicola…
-Sei così bella quando godi.
Dopo aver recuperato il giro alla barriera è ora di pranzo, raccolgo il telo e torniamo da Ohini. Troviamo un piccolo tavolo apparecchiato in riva al mare, appena ci sediamo arriva una ragazza con due piatti. Aragosta e riso rosso, tipico del Madagascar. Un'altra ragazza ci porta un pentolino e una bottiglia d'acqua. La guida ci dice che si tratta di salsa di cocco, ottima con l'aragosta.
Il cibo è delizioso, la compagnia di più. Dovrei essere dispiaciuto di non condividere la cosa con mia moglie, ma il pensiero non mi turba minimamente.
Una volta finito di mangiare ci incamminiamo con Ohini verso l'interno dell'isoletta, a pochi passi dalla spiaggia le palme si infittiscono. La nostra guida è molto scrupolosa, condivide con noi tutta la sua conoscenza del territorio.
Dopo una ventina di minuti il sentiero inizia a salire, in breve siamo in quello che sembra un giardino privato. Improvvisamente gli alberi si aprono, davanti a noi spicca una bellissima casa bianca di tre piani. Ohini apre la porta e ci invita ad entrare, saliamo lungo una scala al centro dell'edificio. Quando siamo al terzo piano una ragazza con le treccine ci accoglie in francese, Alice la saluta e la ringrazia. Camminiamo fino a un piccolo bar con vista sull'oceano, sul balcone vedo una scala a chiocciola. La guida esce e ci sale sopra, ci dice di seguirlo. In cima c'è un altro terrazzo, quadrato, con divanetti e tavolini lungo i lati.
-Prego signori, accomodatevi e godetevi la vista.
Siamo nel punto più alto dell'isoletta, praticamente nel centro. Intorno a noi palme e oceano, in lontananza si vede la "grande terra".
-Posso portarvi qualcosa da bere?
-Due rum e cola Ohini, grazie mille.
Appena il ragazzo scende la scala mi siedo in un angolo del divano, Alice mi sale addosso e mi bacia con ardore. Il cazzo mi pulsa contro gli slip, lo sente e inizia a strusciarsi su e giù. Ci allontaniamo quando sentiamo i passi di Ohini, guardo mia suocera con complicità.
-Ecco signori, vi serve altro?
-No, ti ringrazio. Per quanto possiamo stare quassù?
-Tra mezz'ora ripartiamo signora.
-Ah, Ohini, un'ultima cosa.
-Mi dica.
-Arriveranno altre persone?
-No signora, ci siete solo voi.
-Perfetto Ohini, ci vediamo dopo.
Alice gli allunga cinquemila ary, lui la ringrazia e scende la scala. Il rum e cola è buonissimo, mi accendo una sigaretta e mi spalmo contro lo schienale. Alice mi ruba un tiro e si piega sul mio ventre, la guardo stupito mentre apre i bermuda. Mi fissa senza sbattere le palpebre, sono eccitato da morire. Alza gli slip per sfilarli, l'uccello duro balza sull'attenti. Senza smettere di guardarmi apre la bocca e lo prende fino in gola, la carezzo sul viso e chiudo gli occhi. La sento pompare con decisione, fiumi di saliva mi scendono lungo l'inguine. Le dico che mi fa godere come mai avevo goduto prima, una scossa di piacere mi percorre la schiena.
-Vengo Alice!
Ingoia il mio seme fino all'ultima goccia, mi guarda mentre si pulisce le labbra. La prendo con entrambe le mani e la tiro verso di me, si lascia andare sul mio petto prima di baciarmi.
Chiudo i bermuda e finisco il mio drink, accendo due sigarette e accolgo Alice sul mio petto. Abbracciati godiamo l'uno dell'altro, intorno a noi la natura silenziosamente culla quell'attimo di felicità.
Poco prima delle 17 parcheggio il quad davanti al resort, salutiamo Ohini e lo ringraziamo per la giornata. Massimiliano ci viene incontro, facciamo due chiacchere e gli raccontiamo della nostra giornata. Più o meno.
-Sono felice che sia andato tutto bene, vi devo riferire un messaggio. Angelo e Claudia sono andati a fare un sopralluogo alla barca in vista di domani, torneranno intorno alle 19.
Saliamo verso i bungalow, una volta in cima alla duna saluto mia suocera.
-Bene, vado a fare la doccia, ci facciamo un aperitivo dopo?
Alice si guarda intorno, prende la mia mano e mi invita a seguirla in camera. Non mi faccio pregare, la seguo intrecciando le dita con le sue. Chiusa la porta vado verso la finestra e tiro le tende, metto lo zaino sul pavimento. Mi tolgo la maglietta e rimango a petto nudo, Alice si avvicina e mi bacia intorno ai capezzoli.
-Sei salato.
Mi abbassa i bermuda e sfila gli slip, quindi si spoglia e mi prende il cazzo come fosse una maniglia. Mi tira verso il bagno e apre l'acqua della doccia, entriamo e chiudiamo lo sportello di vetro. Spingo Alice contro l'angolo del box, la bacio come fosse l'ultima volta che posso farlo. Lentamente scendo lungo il collo, le mie labbra non lasciano mai la sua pelle di seta. Giro la lingua intorno ai capezzoli, sono gonfi di piacere. Quando sono davanti alla fica le apro leggermente le gambe, con le dita schiudo le grandi labbra e mi getto sul clitoride. La guardo dal basso, mentre con la lingua ricerco la perfezione di Giotto nel disegnare cerchi. Infilo un dito nella fessura bagnata, Alice gode rumorosamente contro il soffitto.
Dopo qualche minuto ho il cazzo che mi fa male da quanto è duro, mi alzo e bacio mia suocera pregno del suo sapore. Guido la cappella dentro la fica, con le mani le sollevo le gambe e la spingo contro l'angolo. Inizio a pomparla sin da subito con ardore, la desidero da tutto il giorno. Ci guardiamo senza staccare le labbra, ansimiamo l'uno dentro la bocca dell'altro. Sono in trance, a malapena sento l'acqua che mi cade sulla schiena. Alice mi dice che sta per venire, voglio raggiungerla e il mio corpo mi segue.
-Oh cazzo sì…
Continuo a sorreggerla, le gambe mi tremano ma non riesco a smettere di baciarla.
Dopo esserci lavati a vicenda chiudo l'acqua e avvolgo mia suocera nell'accappatoio, mi carezza il petto mentre indosso il mio. Abbracciati andiamo verso il letto, guardo l'orologio segnare le 18e30. Mi sdraio e invito Alice a fare lo stesso.
-È tardi Nico, devi tornare in camera.
-Due minuti, non di più.
Sorride e si mette al mio fianco, appoggia la testa sul mio petto e con la mano mi carezza l'uccello.
-Sono molto felice in questo momento, Nicola. Era da tanto tempo che non mi capitava.
-Vale lo stesso per me, mi hai davvero cambiato la vita.
-Per la prima volta sono grata di qualcosa a mia figlia.
-Sei perfida! Però adesso ho un motivo per tenere in piedi il mio matrimonio…
Mi guarda e sorride, chiudo gli occhi e prego perché l'universo si fermi in questo istante.
-Cosa c'è?
-Non sono più tanto sicura di aver fatto bene.
-Ti riferisci al viaggio?
-Sì, forse abbiamo accettato senza pensarci bene.
-A me l'idea di passare il natale al caldo, tutto pagato, piace eccome. E poi era difficile rifiutare, dal momento che è il regalo per il nostro primo anniversario di matrimonio.
Sbuffa contro il finestrino appannando il vetro.
-Sì è vero, il dubbio ce l'ho sulla convivenza con i miei. Quando vivevo in casa con loro litigavo spesso con mia madre.
-Perché?
-Perché quando ci si mette è una stronza, non lo hai mai notato?
-A dire il vero no, mi piace molto tua madre.
-Lo so, lei piace a tutti.
-Tranne a te.
-Sai che le voglio bene, è mia madre! Però è molto egoista, pensa più al suo corpo che alla sua famiglia.
E si vede, Alice ha 56 anni e il fisico di una quarantenne. Inizio a pensare che Claudia sia gelosa della madre.
-Siamo sempre in tempo per ripensarci.
-Ormai ho detto di sì, se tornassi sui miei passi mia mamma me lo farebbe pesare per anni. Cercherò di passare più tempo con mio padre che con lei, come ho sempre fatto d'altronde.
E pure questo si vede, mia moglie ha un lato maschile molto marcato; è diretta, ama la pesca e il calcio.
-Ci sarò anche io, credo.
Ride.
-Sì amore, scusa, certo che ci sarai pure tu. Però sto già pensando alla pesca d'altura che farò con papà, l'Oceano Indiano non è certo come l'Adriatico.
-Vorrà dire che ti aspetterò a bordo piscina con un cocktail. Sai, per me è il primo viaggio fuori dall'Europa.
-Dicono che il Madagascar sia molto bello, perfetto per la tua prima volta.
Parcheggio l'auto in garage, Claudia è già entrata in casa. Non mi aspetta mai.
In camera mi spoglio e metto i vestiti sulla sedia, vado in bagno tutto nudo e mi infilo sotto la doccia.
-Amore mi tieni compagnia sotto l'acqua?
-Ho fatto la doccia oggi pomeriggio.
-Beh, puoi anche non lavarti se vuoi…
-Non mi va.
Chino il capo e apro l'acqua, lascio che il calore del getto mi conforti.
Mancano ancora tre mesi al viaggio, io devo fare il passaporto e Alice deve rinnovarlo. Mi metto d'accordo con mia suocera per fare il giro insieme, visto il viaggio che stiamo organizzando ci sentiamo spesso ultimamente. Con Angelo, suo marito, non vado troppo d'accordo. Niente di conflittuale, intendiamoci, però ho l'impressione di non essergli troppo simpatico. Abbiamo anche pochi gusti in comune, quindi è pure difficile trovare argomenti di discussione. Per fortuna invece Alice mi adora, dice che se non l'avessi presa io, quel maschiaccio di sua figlia sarebbe rimasta per sempre zitella. Rido sempre quando me lo dice, a volte penso sia vero.
Passo a prenderla alle 9 di una calda mattina di settembre, esce di casa raggiante come al solito. Indossa un vestito a tema floreale che copre il corpo, snello e tonico, fino a metà coscia. Un cappello con fiocco rosa la ripara dal sole, ai piedi un paio di sandali mette in mostra una bellissima pedicure.
-Ciao Nicola, come stai?
Mi bacia sulla guancia, profuma di vaniglia.
-Tutto bene Alice, grazie. Anche tu stai bene, a quanto pare, sei splendida!
-Grazie caro, sei un tesoro. Mia figlia è stata proprio fortunata, continuo a non capire cosa ci trovi in lei.
Rido nervosamente.
-Ma se questo serve a tenerti nella nostra famiglia, ben venga.
Mi appoggia la mano sul ginocchio.
-Gr… grazie Alice, mi piace essere parte della famiglia.
Giro lo sguardo verso di lei, mi fissa con dolcezza. Abbasso subito gli occhi, sento l'uccello pulsare nelle mutande.
-Beh, non partiamo?
-Sì sì, scusami.
-Chiedi scusa troppe volte.
Alice toglie la mano come indispettita, accendo l'auto e andiamo verso il centro storico.
All'ufficio passaporti c'è una bella fila, prendiamo il biglietto con il numero 173. Alzo la testa, la tabella luminosa dice 97.
-Vieni Nicola, andiamo al bar dietro l'angolo.
-Sì Alice, un attimo solo. Voglio vedere con quale velocità scorrono i numeri, così ci possiamo fare un'idea sui tempi di attesa.
-Come sei intelligente bello mio!
Mi carezza la guancia sinistra, in quell'istante la folla in attesa sparisce, rimaniamo soli nella grande stanza. Fisso la profondità del suo sguardo, il cazzo inizia a ballare nelle mutande, probabilmente mi sto invaghendo di mia suocera. La cosa mi turba, lo stanzone si ripopola, Alice è già verso l'uscita.
Il bar è quasi pieno, rimane un tavolo libero nell'angolo vicino al bagno. Ordiniamo e ci sediamo, caffè per me e cappuccio con latte di soia per mia suocera.
-Vuoi una brioche Alice?
-No grazie, sono anni che non le mangio più?
-Perché?
-Vedi tutto questo?
Posiziona le mani all'altezza dei seni, lentamente scende lungo i fianchi stringendo e scrollando il sedere. Mando giù una palla di saliva e poggio la mano sul pacco, posso sentire l'uccello bussare alla zip.
-Sì…
-Tutto questo richiede impegno e sacrificio. Mi alleno tutte le mattine, seguo diete precise. Tre volte all'anno, per un periodo di tre settimane, mi faccio seguire da una personal trainer.
-Cavolo, è quasi un lavoro.
-Togli il quasi. Però è appagante.
-Davvero?
-Hai visto quanti uomini mi guardano?
-Sì, ho notato. A tratti mi sono sentito in imbarazzo… a te invece sembra piacere.
-Certo che mi piace, a chi non piace?
-A me non interessa molto, ci sono altre cose importanti.
-Sì certo, non lo metto in dubbio. Però capisci che ogni persona è diversa, ognuno ha le sue necessità.
-Questo è sacrosanto.
-Sono convinta che se iniziassi a tenerti un po' di più, le attenzioni del mondo femminile piacerebbero anche a te. Sentirsi desiderati è una delle sensazioni più belle del mondo.
-Dici che sono sciatto?
-Guarda Nico, ti ho visto in costume, avresti solo bisogno di un pochino di palestra. Hai due spalle larghe e una bella schiena, si vede che da piccolo hai fatto un bel po' di nuoto. Certo, l'abbigliamento non ti aiuta.
-Non ho mai prestato troppa attenzione ai vestiti, molti me li compra Claudia.
-Ah ecco, adesso capisco. Senti, se ti va quando abbiamo finito con i passaporti, possiamo andare a fare un giro per negozi. Io ho la mattinata libera, lo faccio volentieri.
-Si può fare, grazie Alice.
-Vieni, entriamo qua che ci sono un sacco di cose carine da uomo.
Mia suocera saluta calorosamente la proprietaria, si conoscono dai tempi della scuola.
-Questo bel ragazzotto è il marito di Claudia?
-Si, ti presento Nicola.
-Ciao Nicola, io sono Sandra.
-Piacere.
-Vuoi una mano Alice o fai tu?
-Non preoccuparti, a lui ci penso io. Vieni Nico, iniziamo dai pantaloni. Che taglia porti?
-Ah non lo so.
-Come non lo sai?
-Te l'ho detto che ci pensa sempre Claudia…
-Girati che guardo l'etichetta di quelli che indossi.
Sento le dita infilarsi alla ricerca del pezzettino di stoffa, con le unghie mi graffia la pelle. Contraggo leggermente i muscoli, una scossa di piacere mi gonfia il cazzo nelle mutande.
-Scusa, ti ho fatto male?
-No, non preoccuparti.
-Ecco qua, 32.
Alice inizia a cercare e seleziona due paia, uno color verde petrolio e l'altro beige.
-Tieni, vai nel camerino, intanto cerco qualcosa da metterti sopra. Il costume ce l'hai?
-Sì.
-Quella cosa orribile che avevi quest'estate?
-Sì…
-Non hai altro?
-No perché, non basta?
-A parte che, come già detto, è orribile, non capisco perché voi giovani dobbiate sempre indossare i pantaloncini al mare. Il sole andrebbe preso integrale, ma dato che non nella maggior parte dei posti è illegale, almeno abbiate la decenza di abbronzarsi con i soli slip a coprirvi.
-Non so perché lo facciano gli altri, ma io porto i bermuda perché mi vergogno.
-Di cosa? Del tuo fisico?
-Sì dai, anche.
-Ma se anche fosse in Madagascar non ti conosce nessuno!
-Ci sarai tu…
Alice mi fissa con uno sguardo penetrante.
-...e Claudia! Ci sarà anche Claudia!
Nel silenzio si sente solo il mio respiro affannoso, abbasso gli occhi intimorito dalla curiosità di mia suocera.
-Vai a provare i pantaloni, a breve ti raggiungo.
Si gira e va verso il bancone, trovo il camerino e inizio a spogliarmi.
-Sandra hai ancora qualche costume?
-Sì, qualcosa mi è rimasto. Pantaloncini o slip?
-Slip.
-Come va Nico?
-Ho addosso quelli verdi.
-Fammi vedere.
Scosta la tendina, mi giro verso di lei.
-Mi sembra ti stiano bene, voltati.
Mi volto.
-Alza la maglietta.
Alzo la maglietta.
-Come te li senti?
-Comodi, quelli beige invece sono stretti.
-Ok, guardo se c'è una taglia più grande, tieni questi costumi.
Prendo gli slip e chiudo la tendina, mi sfilo i pantaloni e rimango in mutande. Senza toglierle indosso il costume, appoggio anche la t-shirt sullo sgabello. Mi guardo allo specchio, dopotutto non è così male il mio corpo. Un po' di pancia c'è, ma niente che non si possa mandar via da qui a dicembre.
-Non li ho trovati, ne ho preso un paio diverso.
-Non aprire la tendina.
-Perché? Sei nudo?
Sorride.
-No ho addosso solo il costume.
-Dai fammi vedere come ti sta.
Apre, mi piego su me stesso come fossi Gollum.
-Chiudi! Chiudi!
La sento trattenere le risate, si infila nel camerino e chiude la tenda.
-Dai non stare tutto accartocciato, alzati.
Mi tiro su, continuo a tenere le braccia lungo il petto e le mani sopra il pacco.
-Ti vergogni così tanto?
-Non sono abituato a stare mezzo nudo davanti a mia suocera.
-Ti converrà abituarti allora.
-Cosa?
-Andremo in vacanza insieme, almeno la metà del tempo la passerai in costume.
-Ah sì…
Alice mi prende per le spalle e mi scuote.
-Nicola, non sei per nulla un brutto ragazzo. Tutt'altro.
Lascia scivolare le mani per esplorare la mia schiena.
-Devi solo credere di più in te stesso.
Sento le sue dita passare in mezzo alle scapole, il suo corpo si avvicina sfiorandomi il pacco.
-La fiducia vale più di qualsiasi palestra.
Il cazzo mi si gonfia fino a fare capolino dalle mutande, Alice lo sente e le sfila insieme al costume. Mi prende l'uccello in mano e lo scappella, avvicina le labbra al mio orecchio e sussurra dolcemente.
-Il piacere te lo devi guadagnare.
Torna a fissarmi, la guardo con la bocca aperta. Si piega sulle ginocchia, sono così eccitato che ho paura di venire al contatto con le sue labbra. Chiudo gli occhi, Alice prende le mutande e me le tira su, quindi si rialza. Sono sbalordito, la osservo uscire senza dire nulla.
Esco dal negozio con due paia di pantaloni, un maglioncino leggero, due camicie, una t-shirt e due paia di costumi.
Naturalmente slip.
Alice parla del più e del meno in maniera molto disinvolta, come se nel camerino non fosse successo nulla. Io sono scosso nel profondo, mia suocera mi ha brutalmente detto che sono un debosciato.
Quando arriviamo a casa sua mi saluta prima di scendere, le dico che sono intenzionato a iscrivermi in palestra. Sorride e chiude lo sportello, speravo in una reazione più entusiasta.
A casa Claudia mi prende in giro per lo shopping.
-Scommetto che vuole trasformarti nel suo bambolotto da vestire come vuole, con me non c'è riuscita.
Peccato.
-Scusami, non credevo ti potesse dare fastidio.
-Non mi dà fastidio, mi fa ridere. E poi sei abbastanza grande per farti scegliere i vestiti da chi vuoi.
-Pensavo anche di iscrivermi in palestra.
-Fai come ti pare, basta che non mi chiedi di fare altrettanto.
Il giorno prima del volo dormiamo a casa dei genitori di Claudia, la partenza in auto alla volta di Milano è prevista per le 5 del mattino. Appena arriviamo Angelo mi apre il garage, prendo i nostri bagagli e inizio a caricarli sul loro suv. Faccio spazio sistemando le valigie già a bordo, Alice arriva con uno zaino da trekking.
-Ciao Nicola, come stai?
-Bene Alice, e tu? Pronta per il viaggio?
-Prontissima, non vedo l'ora!
Prendo il nostro trolley grande e lo alzo per caricarlo, noto mia suocera guardarmi il petto.
-Alla fine vedo che ti sei iscritto in palestra.
-Sì, ho iniziato il primo di ottobre. Dammi lo zaino, ci penso io.
Glielo strappo energicamente dalle mani, Alice mostra stupore. Carico il resto dei bagagli, chiudo l'auto e vado in casa senza dare troppa attenzione a mia suocera.
A tavola ripassiamo il programma; atterraggio ad Antananarivo, sei giorni di tour tra lemuri, baobab e Tsingy. Ritorno nella capitale, volo interno per Nosy Boraha e cinque giorni di assoluto relax in un piccolo resort.
-Papà come si chiama il resort?
-Riake, me lo ha suggerito Giacomo del club. L'anno scorso lui e la moglie si sono trovati molto bene, quando gli ho detto che saremmo stati in Madagascar mi ha messo in contatto con Massimiliano, il proprietario.
-È italiano?
-Sì, vive lì da dieci anni. Mi ha già prenotato la barca per la pesca d'altura, se volete c'è posto per tutti.
-Io Angelo ne faccio anche a meno, sai che non mi piace molto la pesca.
Mi guarda con sufficienza.
-Ma non ti preoccupare, sono andato a vedere il sito e pare abbiano molte escursioni interessanti.
Claudia ride e guarda il padre con complicità, Alice fissa pensierosa il piatto e non dice nulla.
-Vorrà dire che mentre gli uomini saranno in mare, le donne li aspetteranno a terra!
Ride compiaciuto insieme alla figlia, li spiazzo con tre semplici parole dette con una certa arroganza.
-Come da tradizione.
Le risate si placano, un sorriso beffardo permane sul mio viso.
-Si è fatto tardi, vado a letto. Fareste bene a farlo anche voi.
Angelo si alza strisciando la sedia, cupo in volto sale la scala. Claudia aspetta di sentire la porta della camera chiudersi, quindi inizia a rimproverarmi.
-Certo che sei stato proprio stronzo Nicola, ti pare il modo di trattare mio padre?
Alice prende le mie difese.
-Lui ha solo risposto a una battuta evitabile.
-Parlavo con lui mamma, fatti gli affari tuoi.
-Come ti permetti?
-Non ci sei sempre te al centro dell'attenzione!
-Chiedi rispetto per tuo padre, ma dimostri di non averne per tua madre!
Il volume sale, Claudia si alza dalla sedia, parlo per placare la situazione.
-Scusatemi.
Improvvisamente mamma e figlia mi fissano, mia moglie sembra sul punto di esplodere.
-Scusatemi cosa?
-Scusatemi per come mi sono comportato, hai ragione tu. Sono stato uno stronzo, la battuta di tuo padre non era così offensiva.
Claudia si zittisce, Alice mi guarda con gratitudine e si rivolge alla figlia.
-Scusami tesoro, non volevo dire quelle cose.
-Si ok, vado a dormire, sono stanca.
Si gira ed esce senza salutare, rimango al tavolo della cucina con mia suocera.
-Grazie Nicola, e scusa per il brutto spettacolo. Non so cosa fare con Claudia.
-Ti ricordi cosa mi hai detto nel camerino?
Alice si fa seria e non risponde.
-Non lo ricordi più?
-Sì, lo ricordo.
-Mi ha aiutato davvero tanto in questi due mesi e mezzo, spero che quanto ti dirò potrà aiutarti nello stesso modo.
Mi fissa come fossi un oracolo.
-L'affetto te lo devi guadagnare.
Mi alzo dalla sedia e la sistemo con cura, passo di fianco ad Alice e la sfioro sulla spalla.
-Buonanotte.
-Buonanotte.
L'aereo che ci porta a Nosy Boraha è vecchio ma ben tenuto, nel bracciolo del sedile c'è il posacenere a scomparsa. Seduto di fianco a Claudia guardo fuori dal finestrino, la piccola isola inizia a vedersi in lontananza. Il tour sulla "grande terra" è stato molto bello, ho visto paesaggi e persone che porterò sempre nel cuore. La terra rossa, la lentezza della vita, un rispetto per la natura che noi non conosciamo più. Il tramonto tra i baobab mi ha commosso, senza farmi vedere dagli altri mi sono asciugato un paio di lacrime.
Gli animi sono un po' agitati, il tour ci ha costretto a stare quasi sempre insieme. Claudia ha litigato un paio di volte con la madre, inoltre non facciamo sesso da quando siamo partiti dall'Italia. Angelo e Alice sono seduti due file davanti a noi, il segnale delle cinture si accende.
-Non vedo l'ora di godermi la spiaggia, dopo il giro che ci siamo fatti un po di relax è quello che ci vuole.
-Non so se riuscirò a rilassarmi con mia mamma in giro, è riuscita a rovinarmi anche la giornata al viale dei baobab.
A dire il vero penso che la colpa sia stata di entrambe, ma lo tengo per me.
-Hai ragione amore, quando ci si mette è proprio stronza.
-Te l'avevo detto.
-Domani non c'è niente in programma, vero?
-No, poi dopodomani vado a pescare con mio padre.
-Se convinco tua madre a fare un escursione domani, potresti avere tutta la giornata libera da lei.
Claudia guarda fuori dal finestrino, è pensierosa.
-Si può fare, te ne sarei grata. Sei sicuro di riuscire a sopportarla?
-Si non preoccuparti, le sono simpatico.
Si allunga e mi bacia la guancia, mi ringrazia e qualche istante dopo tocchiamo terra.
Arriviamo al resort dopo due ore di auto, abbiamo percorso appena 40 chilometri. La struttura è inghiottita dalle palme, Massimiliano ci accoglie calorosamente.
-Buongiorno signori, ben arrivati. Tutto bene il viaggio?
-Sì, qualche scossone di troppo forse, ma ormai ci siamo abituati agli spostamenti malgasci.
Una bellissima ragazza del luogo ci porge una noce di cocco, dal buco esce una cannuccia colorata. Mentre gustiamo il dolce latte tropicale, Massimiliano ci passa le prime informazioni sul Riake.
-Inoltre vi confermo la prenotazione della barca per dopodomani. Parteciperete tutti, Angelo?
-No, solo io e mia figlia.
-A voi Alice interessa fare qualche escursione mentre loro sono in mare? In camera troverete un piccolo libro di benvenuto; al suo interno ci sono tutte le informazioni riguardanti le nostre gite guidate.
-Allora ci prendiamo un po' di tempo per decidere, entro quanto dobbiamo dirlo?
-Con la massima calma Alice, mi basta saperlo la sera prima. Nel frattempo i ragazzi vi hanno portato i bagagli in camera, se volete seguirmi vi accompagno.
-Grazie Massimiliano.
-Chiamatemi pure Max.
Il posto è bellissimo, piccolo e con una certa intimità. Ci sono soltanto otto camere, al massimo può ospitare una ventina di persone. In giro ci sono solo i dipendenti della struttura, prendiamo una piccola salita per scalare la duna di sabbia. In cima ci sono i bungalow, lo spettacolo che ci si apre davanti mozza il fiato. Una spiaggia immensa, bianca come il latte, fa da cornice a un mare blu cristallino.
Mentre sistemiamo i vestiti arriva Angelo, ha con sé la borsa della pesca.
-Nicola vai da mia moglie, vuole decidere con te quale escursione fare. Io e te Claudia invece controlliamo l'attrezzatura, voglio che sia tutto perfetto.
Li lascio con gioia alla loro ossessione, prendo le ciabatte in mano e cammino con i piedi affondati nella sabbia.
-Ciao Alice, hai già qualche idea?
-Mi piace la giornata alla Île aux Nattes, tu lo sai guidare il quad?
-Non l'ho mai guidato, ma non penso sia così difficile. Fammi vedere i dettagli della gita.
Mi passa il piccolo libro, quindi si gira verso la finestra e scruta l'oceano.
-Se non te la senti ci facciamo portare in 4x4.
Getto il libricino sul letto e con un passo in avanti sono dietro di lei, le butto le braccia intorno ai fianchi e le sussurro nell'orecchio destro.
-Non ho paura di guidare qualcosa che non conosco, ho solo paura che possa piacermi troppo.
Con una mano le carezzo il seno libero sotto al vestito. L'uccello cresce nei pantaloni e punta verso le natiche di Alice, la donna lascia andare la testa contro al mio petto e inizia a gemere.
La giro con forza e la fisso negli occhi, ha uno sguardo voglioso e compiaciuto. Appena le metto la mano dietro alla nuca piega la testa e chiude gli occhi, la bacio tenendola stretta contro il mio corpo. Schiude dolcemente le labbra, cerco la sua lingua senza foga.
-Era proprio così che ti volevo, Nicola.
Sorrido e la bacio ancora.
A cena sono seduto di fronte ad Alice, Claudia e il padre continuano a parlare di pesca. Sopra il tavolo li guardiamo facendo finta di ascoltare, sotto i nostri piedi si stuzzicano di continuo. Sento l'uccello premere dolorosamente contro la patta, senza farmi notare lo sistemo dentro le mutande.
Massimiliano arriva poco prima del dolce, in mano ha una bottiglia di vino.
-Buonasera signori, tutto bene?
-Tutto magnifico Max, grazie.
-Grazie a lei Alice.
-Dammi pure del tu.
-Perfetto, così mi sento più a mio agio. Questo è un moscato fiori d'arancio, ve lo offro come benvenuto.
Angelo applaude e ringrazia, sfila dal secchiello la bottiglia seccata durante la cena e la porge al cameriere. Massimiliano si fa portare i flute e li riempie, insisto perché brindi con noi. In realtà basta poco a convincerlo.
-Per domani Nicola è tutto confermato, vi aspettiamo nella hall alle 10.
-Ok Max, sono pronto per il quad!
-Prima di salutarvi vi dico come funziona il bar; alle 22 chiudiamo, ma fino a quel momento potete consumare quello che volete. Inoltre si può portare qualsiasi cosa in camera, per quanto riguarda gli alcolici.
-Anche questa bottiglia di vino?
-Certo Alice, con tanto di secchiello e ghiaccio.
Ci saluta e scivola verso un altro tavolo, con un eccellente francese si occupa degli altri ospiti. Angelo si versa un altro goccio di moscato, inizia a biascicare e diventa quasi una persona piacevole. Claudia si alza e dice di essere stanca, io faccio notare che devo ancora finire il dolce.
-Io vado in camera, fatti dare un'altra torcia da Massimiliano.
-Ok. Non è meglio se porti su anche tuo padre? Se continua a bere sarà dura fargli salire la duna.
-Fati i cazzi tuoi, Micola.
-Sì forse è meglio, te mamma cosa fai?
-Resto un po' qui poi salgo con Nicola, così possiamo usare la nostra torcia.
Claudia esce dalla sala col padre, finalmente posso guardare Alice negli occhi. È bella mia suocera, ha una pelle luminosa. Per qualche minuto non parliamo, il contatto sotto il tavolo si è fatto più intenso. Finisco il dolce senza toglierle gli occhi di dosso, non penso al giudizio delle poche persone intorno a noi. Come ha detto Alice prima di partire, "in Madagascar non ti conosce nessuno".
Quando ci alziamo da tavola sono circa le 21, in sala c'è solo il cameriere che prepara per la colazione. Prendo il secchiello con il vino e lo saluto, Alice prende i bicchieri e si avvia verso la duna. Arrivati in cima guardiamo la situazione di Angelo, russa come un trattore. Improvvisamente le luci del resort si spengono, Massimiliano ci aveva avvisato. La luna piena illumina a sufficienza il sentiero che conduce verso la mia camera, le nostre ombre ci sorpassano di continuo. Alice mi aspetta sotto il piccolo portico, entro in punta di piedi. Il rumore del mare è forte e costante, Claudia dorme rumorosamente come il padre. Rilasso le piante dei piedi a terra, prendo le sigarette ed esco.
-Dorme?
-Tale padre tale figlia.
Mi avvicino per darle un bacio, Alice fa un passo indietro e scende verso la spiaggia. La seguo osservando la sua discesa, quando i gradini finiscono prende velocità sulla distesa di sabbia. La raggiungo in riva al mare, pianto il secchiello a terra e mi siedo alla sua destra. Riempio i bicchieri, tiro fuori una sigaretta e la accendo.
-Me ne dai una Nico?
-Certo, tieni. Non sapevo che fumassi.
-Dovresti aver capito che ci sono alcune cose che non sai di me.
Sbuffa il fumo del primo tiro verso il cielo, il vento lo porta via all'istante.
-In effetti è vero. Quali sono le altre cose che non so?
-Non faccio sesso con Angelo da quando è nata Claudia.
-Cosa?
Mi guarda senza dire nulla.
La guardo ma non riesco a dire nulla.
-Naturalmente ho avuto altri uomini da allora.
-E lui lo sa?
-Credo di sì, non ne abbiamo mai parlato. So che anche lui ha avuto altre donne, anche prostitute in qualche caso.
-Non capisco…
-Cosa non capisci?
-Perché stai ancora con lui?
-Per lo stesso motivo per cui lui sta ancora con me, abitudine. Certo, ci vogliamo bene, ma l'amore è un'altra cosa.
La guardo senza parlare, bevo alla goccia il vino rimasto nel flute.
-Angelo si è sempre preso cura di me e vuole bene a Claudia, ci ho pensato e mi basta questo. Lui mi chiede poche cose; cibo pronto e casa pulita, non mi ha mai imposto di lavorare e mi ha sempre dato i soldi che mi servivano.
Mi giro verso l'oceano, la luna disegna una riga bianca che si perde all'orizzonte.
-Nico non ci sarai mica rimasto mal
Non la faccio finire di parlare, balzo di fianco a lei e la sdraio dolcemente sulla sabbia. Le sposto i capelli dal viso e la fisso fino a che le sue labbra non mi chiamano, la bacio sotto al cielo stellato più bello che abbia mai visto. Improvvisamente mi spinge sulla sabbia e mi sale a cavalcioni sul ventre, poggia le mani sul mio petto e muove il bacino lasciando sfregare la fica contro la patta dei pantaloni.
-Sei cambiato rispetto a tre mesi fa.
-Te l'ho detto che le tue parole mi hanno aiutato, mi hai dato un motivo per cambiare. Claudia non lo ha mai fatto.
Si piega su di me e ci baciamo, con le mani mi sbottona i pantaloni. Alice mi sorride prima di scivolare con la testa in mezzo alle gambe, la guardo mentre mi libera l'uccello dalle mutande. Appena le calde labbra mi avvolgono la cappella chiudo gli occhi, quando la saliva cola lungo i testicoli vado in estasi. Alice mi spompina a regola d'arte, il suo ritmo è lento ma costante. Godo molto rumorosamente, le onde dell'oceano coprono il mio piacere.
Prendo mia suocera per le spalle e la tiro sopra di me, le dico che la voglio più di ogni altra cosa. L'aiuto a sfilarsi le mutandine, delicatamente si appoggia sul mio ventre. Prende l'uccello in mano e lo guida verso la fessura, appena la cappella entra si piega nuovamente su di me per baciarmi. Con le mani le prendo le natiche e stringo, Alice si prende tutto il membro e inizia a cavalcare. Alza la testa per godere verso il cielo, ne approfitto e mi fiondo sulle piccole tette sode. I capezzoli sono di marmo, posso sentire ogni piccola venatura. Li bacio e li succhio, come fossero le caramelle più dolci del mondo. Quando prendiamo lo stesso ritmo le porte del paradiso si aprono, la guardo sorridere mentre sto per venire.
-Vieni dentro.
Non me lo faccio ripetere, dopo gli ultimi colpi si accascia sul mio petto. L'abbraccio e le sistemo i capelli, la bacio sulla fronte mentre cerco di riprendere fiato.
-Non vedo l'ora che sia domani, Nicola.
Appena sveglio vado in bagno fischiettando, Claudia mi guarda stropicciando gli occhi.
-Che ore sono?
-Le otto e mezzo, hai dormito più di dieci ore. I tuoi saranno già a fare colazione.
-Con la sbornia che si è preso ieri papà non ci giurerei. Mi lavo i denti e vado a vedere come sta.
-Ti ricordo che alle 10 vado in gita con tua mamma, torneremo verso le 17.
-Che bello, grazie amore. Finalmente una giornata senza di lei.
Già, finalmente una giornata con Alice.
Accompagno Claudia al bungalow dei suoi, la madre è seduta in veranda. Il suo bellissimo corpo è avvolto da un vestito azzurro, la saluto mentre mia moglie entra in camera da Angelo. Mi avvicino all'orecchio di Alice.
-Sei splendida.
-Grazie tesoro, mi hai fatto dormire d'incanto.
Mi sfiora la patta con le dita, l'uccello si drizza sull'attenti. Claudia esce dopo qualche minuto con il padre, andiamo tutti insieme a fare colazione.
-Buongiorno signori, dormito bene?
-Una meraviglia Max.
La risposta è corale.
-Pronti per la gita Nicola?
-Sì, ho preparato lo zaino ieri sera.
-Bene. Dopo la colazione vi presenterò Ohini, la vostra guida. Angelo, per quanto riguarda tu e Claudia invece vuoi che ti organizzi qualcosa?
-No Max, per il momento ci basta la spiaggia. Oggi abbiamo bisogno di relax, domani sarà una dura giornata.
-Perfetto, se vi serve qualcosa sapete dove trovarmi. Intanto buona giornata.
Finita la colazione vado al bungalow a prendere lo zaino, quando torno trovo solo Alice ad aspettarmi, mia moglie e il padre sono già spariti. Vorrei baciarla e stringerla a me, le sue labbra sono più dolci del miele.
-Claudia è andata con Angelo in camera nostra, hanno detto che devono preparare le canne da pesca.
-Non so cosa ne pensi tu Alice, ma questa è la prima volta che non mi interessa l'ossessione di mia moglie per la pesca.
-Tesoro, vorrei poter dire la stessa cosa, ma negli anni, come ti ho già spiegato, ho perso gradualmente interesse verso le passioni di mio marito.
Mi carezza sulla guancia e si incammina verso l'ingresso, Ohini ci aspetta. Massimiliano ci presenta, il ragazzo malgascio parla un ottimo italiano. Mi spiega velocemente come funziona il quad, in breve siamo pronti per partire.
Dopo l'inizio incerto ho preso il pieno controllo del mezzo, le strade disastrate di certo non mi hanno aiutato. Alice si tiene stretta, appena la strada va via un po' più liscia mi infila le mani nei bermuda e gioca con il mio uccello costantemente duro. Ohini ci precede, intorno a noi scorrono veloci le baracche dei villaggi. I bambini ci salutano festosi quando passiamo, mi invitano di continuo a suonare il clacson. Li accontento e sembrano felici.
Arrivati alla punta meridionale di Nosy Boraha parcheggiamo il quad, Ohini ci indica delle piroghe ormeggiate a pochi passi da noi. Sono tutte dipinte in modo diverso, un tripudio di colori. La piccola Île au Nattes dista appena duecento metri, ci imbarchiamo con la nostra guida al seguito. Sono seduto dietro ad Alice, allungo le mani lungo i suoi fianchi per abbracciarla.
-Cosa fai?
-Voglio stringerti.
-Dai Nico, Ohini ci può vedere.
-Hai paura che lo dica ad Angelo?
-A dire il vero no…
La bacio sul collo, si piega e chiude gli occhi.
Dopo pochi minuti la piccola piroga si ferma a riva, Ohini scende e ci aiuta.
-Allora signori, ci vediamo qui alle 13 per mangiare. Aragosta va bene per tutti e due?
-Sì, benissimo. Possiamo andare dove vogliamo?
-Certo, se andate in quella direzione troverete la barriera corallina. Dopo pranzo vi accompagno a fare un giro dell'isola, cammineremo fino alla Maison Blanche. Se avete bisogno mi trovate qui.
Lo ringraziamo e ci allontaniamo, prendo la mano di Alice e la guardo sorridendo.
-Ti va un bagno? Voglio andare a vedere la barriera.
-Certo Nico, prendo la maschera.
L'acqua è calda e cristallina, le alghe sul fondale sembrano un bellissimo prato inglese. Alice mi schizza sulla schiena, mi giro e l'abbraccio, quindi mi lascio cadere in acqua insieme a lei. Una volta riemersi scoppiamo a ridere, la bacio senza preavviso. Con le mani le afferro i glutei e la tiro verso l'alto, senza staccare le sue labbra salate si avvinghia con le gambe all mia vita. Non sono preoccupato dalla gente che potrebbe vederci, in quel momento siamo soli nel mondo. La stringo come a non volerla lasciare mai più, Alice mi guarda e mi sistema i capelli bagnati.
-Sta diventando la vacanza più bella della mia vita, Nicola.
Cammino fino a riva con mia suocera attaccata al petto, la barriera corallina può aspettare. Dolcemente la adagio sul telo, mi sdraio al suo fianco e la bacio con tutta la passione che ho in corpo. Con le mani accarezzo la sua pelle resa ruvida dalla sabbia grossa, sento l'uccello uscire dagli slip. Mi guardo velocemente intorno, non c'è nessuno nelle vicinanze. Scivolo con le dita sotto alle mutandine di Alice.
-Nicola…
-Shh, non c'è nessuno.
Inizio a giocare con il clitoride, intanto la bacio sul collo e sui seni coperti dal costume.
-Nicola…
-Sei così bella quando godi.
Dopo aver recuperato il giro alla barriera è ora di pranzo, raccolgo il telo e torniamo da Ohini. Troviamo un piccolo tavolo apparecchiato in riva al mare, appena ci sediamo arriva una ragazza con due piatti. Aragosta e riso rosso, tipico del Madagascar. Un'altra ragazza ci porta un pentolino e una bottiglia d'acqua. La guida ci dice che si tratta di salsa di cocco, ottima con l'aragosta.
Il cibo è delizioso, la compagnia di più. Dovrei essere dispiaciuto di non condividere la cosa con mia moglie, ma il pensiero non mi turba minimamente.
Una volta finito di mangiare ci incamminiamo con Ohini verso l'interno dell'isoletta, a pochi passi dalla spiaggia le palme si infittiscono. La nostra guida è molto scrupolosa, condivide con noi tutta la sua conoscenza del territorio.
Dopo una ventina di minuti il sentiero inizia a salire, in breve siamo in quello che sembra un giardino privato. Improvvisamente gli alberi si aprono, davanti a noi spicca una bellissima casa bianca di tre piani. Ohini apre la porta e ci invita ad entrare, saliamo lungo una scala al centro dell'edificio. Quando siamo al terzo piano una ragazza con le treccine ci accoglie in francese, Alice la saluta e la ringrazia. Camminiamo fino a un piccolo bar con vista sull'oceano, sul balcone vedo una scala a chiocciola. La guida esce e ci sale sopra, ci dice di seguirlo. In cima c'è un altro terrazzo, quadrato, con divanetti e tavolini lungo i lati.
-Prego signori, accomodatevi e godetevi la vista.
Siamo nel punto più alto dell'isoletta, praticamente nel centro. Intorno a noi palme e oceano, in lontananza si vede la "grande terra".
-Posso portarvi qualcosa da bere?
-Due rum e cola Ohini, grazie mille.
Appena il ragazzo scende la scala mi siedo in un angolo del divano, Alice mi sale addosso e mi bacia con ardore. Il cazzo mi pulsa contro gli slip, lo sente e inizia a strusciarsi su e giù. Ci allontaniamo quando sentiamo i passi di Ohini, guardo mia suocera con complicità.
-Ecco signori, vi serve altro?
-No, ti ringrazio. Per quanto possiamo stare quassù?
-Tra mezz'ora ripartiamo signora.
-Ah, Ohini, un'ultima cosa.
-Mi dica.
-Arriveranno altre persone?
-No signora, ci siete solo voi.
-Perfetto Ohini, ci vediamo dopo.
Alice gli allunga cinquemila ary, lui la ringrazia e scende la scala. Il rum e cola è buonissimo, mi accendo una sigaretta e mi spalmo contro lo schienale. Alice mi ruba un tiro e si piega sul mio ventre, la guardo stupito mentre apre i bermuda. Mi fissa senza sbattere le palpebre, sono eccitato da morire. Alza gli slip per sfilarli, l'uccello duro balza sull'attenti. Senza smettere di guardarmi apre la bocca e lo prende fino in gola, la carezzo sul viso e chiudo gli occhi. La sento pompare con decisione, fiumi di saliva mi scendono lungo l'inguine. Le dico che mi fa godere come mai avevo goduto prima, una scossa di piacere mi percorre la schiena.
-Vengo Alice!
Ingoia il mio seme fino all'ultima goccia, mi guarda mentre si pulisce le labbra. La prendo con entrambe le mani e la tiro verso di me, si lascia andare sul mio petto prima di baciarmi.
Chiudo i bermuda e finisco il mio drink, accendo due sigarette e accolgo Alice sul mio petto. Abbracciati godiamo l'uno dell'altro, intorno a noi la natura silenziosamente culla quell'attimo di felicità.
Poco prima delle 17 parcheggio il quad davanti al resort, salutiamo Ohini e lo ringraziamo per la giornata. Massimiliano ci viene incontro, facciamo due chiacchere e gli raccontiamo della nostra giornata. Più o meno.
-Sono felice che sia andato tutto bene, vi devo riferire un messaggio. Angelo e Claudia sono andati a fare un sopralluogo alla barca in vista di domani, torneranno intorno alle 19.
Saliamo verso i bungalow, una volta in cima alla duna saluto mia suocera.
-Bene, vado a fare la doccia, ci facciamo un aperitivo dopo?
Alice si guarda intorno, prende la mia mano e mi invita a seguirla in camera. Non mi faccio pregare, la seguo intrecciando le dita con le sue. Chiusa la porta vado verso la finestra e tiro le tende, metto lo zaino sul pavimento. Mi tolgo la maglietta e rimango a petto nudo, Alice si avvicina e mi bacia intorno ai capezzoli.
-Sei salato.
Mi abbassa i bermuda e sfila gli slip, quindi si spoglia e mi prende il cazzo come fosse una maniglia. Mi tira verso il bagno e apre l'acqua della doccia, entriamo e chiudiamo lo sportello di vetro. Spingo Alice contro l'angolo del box, la bacio come fosse l'ultima volta che posso farlo. Lentamente scendo lungo il collo, le mie labbra non lasciano mai la sua pelle di seta. Giro la lingua intorno ai capezzoli, sono gonfi di piacere. Quando sono davanti alla fica le apro leggermente le gambe, con le dita schiudo le grandi labbra e mi getto sul clitoride. La guardo dal basso, mentre con la lingua ricerco la perfezione di Giotto nel disegnare cerchi. Infilo un dito nella fessura bagnata, Alice gode rumorosamente contro il soffitto.
Dopo qualche minuto ho il cazzo che mi fa male da quanto è duro, mi alzo e bacio mia suocera pregno del suo sapore. Guido la cappella dentro la fica, con le mani le sollevo le gambe e la spingo contro l'angolo. Inizio a pomparla sin da subito con ardore, la desidero da tutto il giorno. Ci guardiamo senza staccare le labbra, ansimiamo l'uno dentro la bocca dell'altro. Sono in trance, a malapena sento l'acqua che mi cade sulla schiena. Alice mi dice che sta per venire, voglio raggiungerla e il mio corpo mi segue.
-Oh cazzo sì…
Continuo a sorreggerla, le gambe mi tremano ma non riesco a smettere di baciarla.
Dopo esserci lavati a vicenda chiudo l'acqua e avvolgo mia suocera nell'accappatoio, mi carezza il petto mentre indosso il mio. Abbracciati andiamo verso il letto, guardo l'orologio segnare le 18e30. Mi sdraio e invito Alice a fare lo stesso.
-È tardi Nico, devi tornare in camera.
-Due minuti, non di più.
Sorride e si mette al mio fianco, appoggia la testa sul mio petto e con la mano mi carezza l'uccello.
-Sono molto felice in questo momento, Nicola. Era da tanto tempo che non mi capitava.
-Vale lo stesso per me, mi hai davvero cambiato la vita.
-Per la prima volta sono grata di qualcosa a mia figlia.
-Sei perfida! Però adesso ho un motivo per tenere in piedi il mio matrimonio…
Mi guarda e sorride, chiudo gli occhi e prego perché l'universo si fermi in questo istante.
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