L'albero della zia
di
Romagna Mia
genere
incesti
-Simo sei pronto?
-Un attimo ma', due minuti e arrivo.
-Sbrigati che la zia ci aspetta!
Che palle sta cosa del week end lungo in montagna, me ne starei tanto bene qui con la casa libera. Non ho niente contro la zia Barbara, il tempo passato con lei è sempre piacevole. Ma di certo tra un fine settimana disperso nei boschi e una festa in casa senza genitori, la scelta mi pare ovvia.
Metto il portatile e un paio di libri nello zaino, caricabatterie del telefono e un po' d'erba. Lo stretto necessario, i preservativi non penso proprio che mi serviranno. Prima di uscire dalla stanza scrivo a Chiara, le dico che mi mancherà e aggiungo l'emoticon del bacio.
In auto tengo la testa appoggiata al finestrino, la radio passa Muscle Museum dei Muse.
-Cosa avete fatto l'altra sera per il tuo compleanno?
-Ma niente ma', le solite cose. Ci siamo visti in centro e abbiamo bevuto una birra.
-Una?
-Una sì, perché?
-Dai Simo, non essere sempre sulla difensiva. Sono tua madre, mica un poliziotto.
-Forse abbiamo bevuto più di una birra…
La mamma sorride.
-Mi ha detto il babbo che ti ha visto rientrare in casa a zig zag, ha dovuto aprire la porta della tua stanza perché aveva paura che ci andassi a sbattere!
La risata riempie la macchina, giro lo sguardo verso l'esterno.
-Scusami, mi sono lasciata andare. Non ti arrabbiare se ti prendo in giro, 18 anni si fanno una volta nella vita, hai fatto bene a festeggiare.
-Di solito non bevo così tanto…
-Lo so, stai tranquillo, non volevo indagare.
-Il babbo quando ci raggiunge?
-Domani nel primo pomeriggio, la mattina dell'otto dicembre è molto prolifica per un negozio di fiori come il nostro.
-Capito, quanto manca?
-Ancora un'oretta, siamo partiti da neanche mezz'ora.
Prendo il cellulare e mi isolo nel mio mondo.
Appena entriamo nel vialetto della zia cadono i primi fiocchi di neve, il camper come al solito è coperto da un telo nero davanti alla porta del garage.
Scendiamo dall'auto e andiamo verso la porta, non facciamo in tempo a suonare che la zia apre e ci saluta. Abbraccia la mamma e poi mi bacia sulla guancia, emana un profumo di biscotti al burro.
-Come sta il mio nipote maggiorenne?
-Bene zia, grazie.
Barbara è la sorella maggiore della mamma, ha cinque anni più di lei, 47 per la precisione. È vedova da sei anni, suo figlio è andato a studiare in Inghilterra e non pare avere intenzione di tornare. La zia ha deciso di rimanere in questa casa nonostante sia molto grande per un sola persona, dice di amare troppo la tranquillità del suo bosco per abbandonarla.
-Vai pure a metterti comodo nella camera di tuo cugino, io e tua madre andiamo in salotto, ti chiamo quando è pronto il tè.
Sdraiato sul letto fisso annoiato il cellulare, scorro Instagram senza interesse. Guardo fuori dalla finestra, la neve cade con più convinzione. Arriva un messaggio di Chiara, lo apro e ci trovo una foto delle sue tettine sode.
"Così non corri il rischio di dimenticarle!"
Un sorriso mi illumina il volto, sento crescere l'uccello nelle mutande. Apro la fotocamera del telefono e mi tiro giù i pantaloni, prendo il cazzo nella mano destra e inizio a massaggiarlo. Quando è completamente duro lo scappello e faccio una foto, improvvisamente la zia Barbara apre la porta.
-Vieni Simo, il tè è
Cala il silenzio, il telefono cade a terra. Passano i secondi e io continuo a rimanere lì, al centro della stanza, ingobbito e con l'uccello in mano. La zia mi fissa con una strana espressione, chiede scusa e chiude la porta. Mi ricompongo in tutta fretta, la testa mi bolle per la vergogna. Metto il cellulare in tasca e scendo, dimentico di inviare la foto a Chiara.
Mi avvicino al salotto come un cucciolo spaventato, la zia si comporta come niente fosse. Mi siedo sulla poltrona e ascolto i discorsi delle due sorelle, una noia mortale.
Tiro fuori il telefono e rispondo a Chiara, mi manda subito il faccino con i cuori al posto degli occhi. Non le dico niente della situazione imbarazzante, è una di quelle cose che mi porterò nella tomba.
Quando la mamma va in bagno mi accorgo che la zia mi guarda, sento i suoi occhi sulla pelle. Si alza e mi viene incontro, inizio a sudare lungo la schiena. Si ferma davanti alla poltrona e mi fissa, immobile, tenendo le braccia incrociate. Così facendo mette in risalto i grossi seni, l'uccello mi diventa duro e non riesco a controllarlo. Preso dall'imbarazzo metto le mani sul pacco, la zia sorride e torna sul divano. La porta del bagno si apre, afferro un cuscino e lo metto sulle gambe, i pantaloni della tuta non aiutano a nascondere l'erezione.
-Che c'è Simo, tutto bene? Hai una faccia.
-Sì ma'... È che ho avuto una brutta notizia di fantacalcio…
Ride e mi dice che sono cose da nulla, poi riprende a parlare con la sorella.
Tengo il cellulare in mano e guardo lo schermo, ma nella testa ho solo lo sguardo della zia. L'uccello chiede troppo sangue al cervello, non riesco a ragionare. Inizio a pensare alla scuola, agli esami, a cose noiose insomma. In breve il cazzo si sgonfia, mi alzo e torno in camera. Chiudo a chiave e mi siedo sul letto, non riesco ancora a realizzare. Non mi pare possibile che mia zia voglia quello che penso, sicuramente sono troppo giovane e non vedo le sfumature della cosa. Non esiste che mia zia voglia fare sesso con me, è una cosa da malati.
Credo.
Tento di rimuovere l'immagine di Barbara dalla mente ma non ci riesco, quelle tette mi hanno sempre colpito, sin da quando ero piccolo. Vederle esposte verso di me, anche se dietro un maglione, mi lascia una voglia che sento il bisogno di soddisfare. Prendo un fazzoletto e mi calo i pantaloni, inizio a segarmi con gli chiusi verso il soffitto. In breve vengo copiosamente nella carta, pulisco la cappella e mi rivesto.
L'imbarazzo sta lasciando il posto alla curiosità.
Seduto a tavola gusto le meravigliose tagliatelle al ragù della zia, il telefono della mamma suona e lei si alza per rispondere. Mentre è girata verso la finestra tento di rubare uno sguardo a Barbara, ma lei non mi degna della minima attenzione. Strano, di solito parliamo di più. Ne approfitto per guardarla con occhi diversi da quelli di un nipote, subito lo sguardo mi cade sul petto. La zia non è mai stata magra come la mamma, il suo fisico ricorda quello delle donne felliniane; seno grande, fianchi larghi e culo pieno. Indossa un maglione blu a collo alto, mi domando se abbia il reggiseno. Porta i capelli lunghi, mossi, non li ho mai visti legati da un elastico. Da qualche anno li tinge di un rosso acceso, il contrasto con gli occhi azzurri è intrigante.
La mamma torna a tavola con la faccia scocciata.
-Domani mattina scendo in città a prendere tuo padre.
-Perché?
-Gli si è fermata l'auto stasera, tornando a casa. Il meccanico è chiuso fino a lunedì, quindi non c'è altro modo.
-Almeno ha smesso di nevicare. Non preoccuparti, io e tuo figlio vi aspetteremo per fare l'albero.
La notte scorre tranquilla, in casa non si sente il minimo rumore. Chiudo gli occhi nella speranza di essere svegliato da una sorpresa, quando li riapro al mattino comincio a pensare che il tutto sia frutto della mia immaginazione. E se quanto ho visto in salotto, con la zia ferma a fissarmi, non fosse mai accaduto? In effetti la mente, a volte, lavora in modi misteriosi.
Scendo per la colazione, la mamma è già pronta per partire. Fuori nevica timidamente, prendo il caffè e vado a berlo in salotto. Il camino è già acceso, davanti alla finestra c'è l'albero pronto per essere vestito.
-Ciao Simo, ci vediamo più tardi.
-Ok ma'.
Quando l'auto lascia il vialetto la nevicata inizia a farsi consistente. La zia è in cucina a preparare le lasagne, la raggiungo e mi siedo al tavolo. Parliamo del più e del meno, nessun accenno al giorno prima. A questo punto è certo, mi sono immaginato tutto. Appena posso salgo in camera e accendo il portatile, il bosco inizia a essere tutto bianco. Guardo la strada, vedo una macchina passare con le catene. Suona il telefono, è la mamma.
-Simo sono appena arrivata in città, ma anche qui nevica di brutto.
-Qua già usano le catene.
-Ascolta, non so se io e il babbo riusciamo a venire su nel primo pomeriggio, ti aggiorno durante la giornata. La zia l'ho già avvisata, se vuole fare l'albero dalle una mano, mi raccomando.
-Ok ma', però venite su eh, non abbandonatemi quassù.
-Tranquillo Simo, a te ci pensa la zia.
Appena sento questa frase mi diventa duro l'uccello, chiudo il telefono e cerco di togliermi Barbara dalla testa. Rollo una canna e mi preparo per uscire, devo schiarire le idee.
Quando rientro in casa sono bello rilassato, infreddolito ma con il cazzo moscio.
La zia mi viene incontro, ha una vestaglia di lana color panna.
-Tieni, indossa questa che ti scalda. Era di tuo zio, la adorava. Ho sentito tua mamma, dice che al momento non possono partire, devono aspettare che finisca di nevicare almeno quassù.
-Facciamo l'albero allora?
-Volentieri, vado a cambiarmi e ti raggiungo in sala.
La vestaglia è davvero calda, tolgo felpa e maglietta rimanendo a petto nudo sotto la lana. Passato il pizzicore iniziale la sensazione è piacevole. Inizio a togliere le decorazioni dai sacchetti, le dispongo in ordine sul tavolo da pranzo.
-Eccomi, pronta per iniziare.
Si è messa una vestaglia anche lei, è color melanzana e le arriva fino alle caviglie. La stretta chiusura in vita mostra in pieno le sue curve di felliniana memoria, i capelli scendono luminosi lungo le spalle.
-Ti sei incantato? Dammi una mano a posizionare l'albero.
-Sì zia, dove lo mettiamo?
-Lì nell'angolo.
Quando si piega per prendere il vaso lo scollo della vestaglia di allarga, sotto vedo solo pelle, nessun tessuto. Continuo a non sapere cosa voglia lei, ma adesso so cosa voglio io.
Seduto al tavolo la osservo decorare l'albero, quando me lo chiede le passo palline o pupazzetti. Rimango incollato alla sedia perché continuo ad avere l'uccello in tiro, non voglio che lo veda e quasi penso di andare in bagno a segarmi.
-Ho sempre adorato fare l'albero con mio marito, è per questo che da quando lui non c'è più tua mamma viene su tutti gli anni ad aiutarmi.
-Ti manca molto lo zio?
-Tantissimo, ci sono cose che facevo con lui e solo con lui, non so se troverò mai qualcun altro con cui provare le stesse emozioni.
-Mi dispiace zia…
-La cosa importante, Simone, è aver vissuto quelle esperienze. Sarebbe stato molto bello continuare, ma la vita ti insegna a godere di ciò che hai. Lo zio mi ha lasciato un figlio che adoro e tanti bellissimi ricordi, questo mi basta per vivere felice.
Wow.
La sua forza mi conquista, alzo il culo dalla sedia e vado verso l'albero per aiutarla. Prendo le lucine e le allungo sul pavimento, attacco la spina e le guardo accendersi.
-Da dove inizio zia?
-Franco iniziava sempre dalla punta.
Prendo la cima del cavo e parto dall'alto, Barbara intanto attacca le palline nei rami inferiori.
-Mi ha detto tua mamma che hai una nuova ragazza, Chiara se non sbaglio.
-Sì, ci frequentiamo da un mesetto.
-È carina?
Tiro fuori il telefono e le faccio vedere una foto.
-Molto carina, un po' secca per i miei gusti.
-Come secca?
-Dai, un po' magrolina.
-Sì però mi piace molto.
-Avete già fatto sesso?
La guardo spalancando gli occhi.
-Ma zia…
-Cosa? Non parli di sesso con i tuoi genitori?
-Certo che no!
-Male, dovresti.
-Perché?
-Perché spesso gli adulti, a riguardo, danno ottimi consigli. D'altronde ci siamo passati prima di voi.
Rimango senza parole.
-Io ne parlo con mio figlio, sei stupito?
-Sì… non credevo che fossi così.
-Così come? Spigliata?
-Esattamente.
Sul volto della zia si disegna uno sguardo compiaciuto, si alza e mi fissa.
-Sai perché ho ancora il camper nel vialetto?
-No.
-All'interno custodisco i ricordi più preziosi di tuo zio. Sai cosa si dice dei camperisti?
-No.
-Che siano tutti scambisti.
Il labbro inferiore quasi mi cade a terra.
-Ora, questo non è assolutamente vero, magari lo fosse. Io e lo zio Franco comunque lo siamo stati per diversi anni.
Non dico niente, mando giù la saliva mentre fatico a tenere l'uccello nei pantaloni. Barbara allenta la vestaglia senza aprirla, intravedo le gambe completamente nude. Mi viene incontro, sono così eccitato che non riesco a muovermi.
-A Franco piaceva tantissimo guardarmi a letto con giovani ragazzi, raramente voleva intervenire.
Con la mano mi scosta i capelli dal viso.
-Capisco che per te possa essere una situazione strana, un po' lo è anche per me.
Scioglie il nodo e mi apre la vestaglia.
-Da quando ieri ti ho visto con il cazzo in mano non penso ad altro, ho preso la chiamata di tua mamma come un segno del destino.
Lascia scivolare la mano dentro i miei pantaloni, sento le sue dita liberarmi la cappella.
-Mi puoi fermare in qualsiasi momento, lo devi volere quanto lo voglio io.
Abbasso lo sguardo sulla scollatura, senza parlare mi piego e getto la faccia nei suoi grossi seni.
Li tocco e li bacio, giro la lingua intorno ai giganteschi capezzoli. Sento la zia mugulare verso il soffitto, muovo le mani molto velocemente. Troppo velocemente.
-Quanta foga nipotino mio, siediti sul divano e lascia fare alla zia.
Senza indugio mi tolgo la vestaglia e rimango a petto nudo, Barbara mi accompagna dolcemente al divano. Sposta indietro il tavolino e si spoglia, la luce del camino illumina la sua morbidezza.
Sento le calde labbra della zia sul petto, le sue mani intanto mi sfilano pantaloni e mutande in un colpo solo. L'uccello mi fa male da quanto è duro, Barbara sembra capirlo e me lo prende in bocca.
Sono in estasi, la lingua della zia gira intorno alla cappella. Dall'alto il movimento della sua testa è lento e regolare, chiudo gli occhi e apro leggermente le gambe. Continuando a masturbarmi con la mano destra, la zia inizia a succhiarmi avidamente le palle. Improvvisamente mi apre ancora di più le gambe e mi infila la lingua nel culo, ho un sussulto di piacere. Nessuno me lo ha mai fatto, rimango stupito per quanto mi piace. Le dico di continuare, lei non se lo lascia ripetere e mi infila un dito nel buco. Una scossa mi percorre la schiena, godo come mai prima d'ora.
La zia prende nuovamente l'uccello in bocca, sento colare fiumi di saliva lungo l'inguine, alza gli occhi e mi guarda soddisfatta.
-Ti piace, tesoro?
-Sì zia, mi piace da impazzire.
Lentamente si alza, le sue labbra salgono lungo il mio petto, i suoi capezzoli sono turgidi contro la mia pelle. Mi fissa un istante prima di baciarmi, c'è tenerezza nel suo sguardo.
Barbara si siede sopra di me, con le mani guida il cazzo nel suo buco caldo e bagnato. Mugula mentre entra, quando si è sistemata mi appoggia le mani sulle spalle e inizia a cavalvarmi. La vista dei suoi seni che ballano davanti ai miei occhi è ipnotica, le afferro le natiche e mi ci butto dentro con la faccia. Li bacio e li lecco con la foga iniziale, adesso però la situazione lo richiede. La zia mi urla di mordere i capezzoli, lo faccio timidamente. Mi afferra per i capelli e mi dice di non aver paura, mordo quelle succose amarene pulsanti. Barbara gode rumorosamente, preso dal piacere la sculaccio violentemente, lei apprezza e mi tira in alto la testa per baciarmi. Continua a cavalcarmi per un tempo che sembra infinito, quando urlo che sto per venire scivola in basso e mi prende l'uccello in bocca. Chiudo gli occhi e contraggo la schiena, la bocca della zia si riempie del mio seme.
Barbara si rimette la vestaglia, io sono ancora spalmato sul divano. Prende il telefono e sorride, intanto fuori la neve sembra aumentata.
-Sei mio fino a lunedì, almeno.
-Cioè?
-Hanno chiuso la provinciale, oggi e domani sarà impossibile arrivare o andare via. Spero tu sia contento anche solo la metà di quanto lo sono io.
Mi alzo e non dico nulla, l'abbraccio e la bacio. Mi chiede se voglio fare una doccia, le prendo la mano e andiamo verso la scala.
-Un attimo ma', due minuti e arrivo.
-Sbrigati che la zia ci aspetta!
Che palle sta cosa del week end lungo in montagna, me ne starei tanto bene qui con la casa libera. Non ho niente contro la zia Barbara, il tempo passato con lei è sempre piacevole. Ma di certo tra un fine settimana disperso nei boschi e una festa in casa senza genitori, la scelta mi pare ovvia.
Metto il portatile e un paio di libri nello zaino, caricabatterie del telefono e un po' d'erba. Lo stretto necessario, i preservativi non penso proprio che mi serviranno. Prima di uscire dalla stanza scrivo a Chiara, le dico che mi mancherà e aggiungo l'emoticon del bacio.
In auto tengo la testa appoggiata al finestrino, la radio passa Muscle Museum dei Muse.
-Cosa avete fatto l'altra sera per il tuo compleanno?
-Ma niente ma', le solite cose. Ci siamo visti in centro e abbiamo bevuto una birra.
-Una?
-Una sì, perché?
-Dai Simo, non essere sempre sulla difensiva. Sono tua madre, mica un poliziotto.
-Forse abbiamo bevuto più di una birra…
La mamma sorride.
-Mi ha detto il babbo che ti ha visto rientrare in casa a zig zag, ha dovuto aprire la porta della tua stanza perché aveva paura che ci andassi a sbattere!
La risata riempie la macchina, giro lo sguardo verso l'esterno.
-Scusami, mi sono lasciata andare. Non ti arrabbiare se ti prendo in giro, 18 anni si fanno una volta nella vita, hai fatto bene a festeggiare.
-Di solito non bevo così tanto…
-Lo so, stai tranquillo, non volevo indagare.
-Il babbo quando ci raggiunge?
-Domani nel primo pomeriggio, la mattina dell'otto dicembre è molto prolifica per un negozio di fiori come il nostro.
-Capito, quanto manca?
-Ancora un'oretta, siamo partiti da neanche mezz'ora.
Prendo il cellulare e mi isolo nel mio mondo.
Appena entriamo nel vialetto della zia cadono i primi fiocchi di neve, il camper come al solito è coperto da un telo nero davanti alla porta del garage.
Scendiamo dall'auto e andiamo verso la porta, non facciamo in tempo a suonare che la zia apre e ci saluta. Abbraccia la mamma e poi mi bacia sulla guancia, emana un profumo di biscotti al burro.
-Come sta il mio nipote maggiorenne?
-Bene zia, grazie.
Barbara è la sorella maggiore della mamma, ha cinque anni più di lei, 47 per la precisione. È vedova da sei anni, suo figlio è andato a studiare in Inghilterra e non pare avere intenzione di tornare. La zia ha deciso di rimanere in questa casa nonostante sia molto grande per un sola persona, dice di amare troppo la tranquillità del suo bosco per abbandonarla.
-Vai pure a metterti comodo nella camera di tuo cugino, io e tua madre andiamo in salotto, ti chiamo quando è pronto il tè.
Sdraiato sul letto fisso annoiato il cellulare, scorro Instagram senza interesse. Guardo fuori dalla finestra, la neve cade con più convinzione. Arriva un messaggio di Chiara, lo apro e ci trovo una foto delle sue tettine sode.
"Così non corri il rischio di dimenticarle!"
Un sorriso mi illumina il volto, sento crescere l'uccello nelle mutande. Apro la fotocamera del telefono e mi tiro giù i pantaloni, prendo il cazzo nella mano destra e inizio a massaggiarlo. Quando è completamente duro lo scappello e faccio una foto, improvvisamente la zia Barbara apre la porta.
-Vieni Simo, il tè è
Cala il silenzio, il telefono cade a terra. Passano i secondi e io continuo a rimanere lì, al centro della stanza, ingobbito e con l'uccello in mano. La zia mi fissa con una strana espressione, chiede scusa e chiude la porta. Mi ricompongo in tutta fretta, la testa mi bolle per la vergogna. Metto il cellulare in tasca e scendo, dimentico di inviare la foto a Chiara.
Mi avvicino al salotto come un cucciolo spaventato, la zia si comporta come niente fosse. Mi siedo sulla poltrona e ascolto i discorsi delle due sorelle, una noia mortale.
Tiro fuori il telefono e rispondo a Chiara, mi manda subito il faccino con i cuori al posto degli occhi. Non le dico niente della situazione imbarazzante, è una di quelle cose che mi porterò nella tomba.
Quando la mamma va in bagno mi accorgo che la zia mi guarda, sento i suoi occhi sulla pelle. Si alza e mi viene incontro, inizio a sudare lungo la schiena. Si ferma davanti alla poltrona e mi fissa, immobile, tenendo le braccia incrociate. Così facendo mette in risalto i grossi seni, l'uccello mi diventa duro e non riesco a controllarlo. Preso dall'imbarazzo metto le mani sul pacco, la zia sorride e torna sul divano. La porta del bagno si apre, afferro un cuscino e lo metto sulle gambe, i pantaloni della tuta non aiutano a nascondere l'erezione.
-Che c'è Simo, tutto bene? Hai una faccia.
-Sì ma'... È che ho avuto una brutta notizia di fantacalcio…
Ride e mi dice che sono cose da nulla, poi riprende a parlare con la sorella.
Tengo il cellulare in mano e guardo lo schermo, ma nella testa ho solo lo sguardo della zia. L'uccello chiede troppo sangue al cervello, non riesco a ragionare. Inizio a pensare alla scuola, agli esami, a cose noiose insomma. In breve il cazzo si sgonfia, mi alzo e torno in camera. Chiudo a chiave e mi siedo sul letto, non riesco ancora a realizzare. Non mi pare possibile che mia zia voglia quello che penso, sicuramente sono troppo giovane e non vedo le sfumature della cosa. Non esiste che mia zia voglia fare sesso con me, è una cosa da malati.
Credo.
Tento di rimuovere l'immagine di Barbara dalla mente ma non ci riesco, quelle tette mi hanno sempre colpito, sin da quando ero piccolo. Vederle esposte verso di me, anche se dietro un maglione, mi lascia una voglia che sento il bisogno di soddisfare. Prendo un fazzoletto e mi calo i pantaloni, inizio a segarmi con gli chiusi verso il soffitto. In breve vengo copiosamente nella carta, pulisco la cappella e mi rivesto.
L'imbarazzo sta lasciando il posto alla curiosità.
Seduto a tavola gusto le meravigliose tagliatelle al ragù della zia, il telefono della mamma suona e lei si alza per rispondere. Mentre è girata verso la finestra tento di rubare uno sguardo a Barbara, ma lei non mi degna della minima attenzione. Strano, di solito parliamo di più. Ne approfitto per guardarla con occhi diversi da quelli di un nipote, subito lo sguardo mi cade sul petto. La zia non è mai stata magra come la mamma, il suo fisico ricorda quello delle donne felliniane; seno grande, fianchi larghi e culo pieno. Indossa un maglione blu a collo alto, mi domando se abbia il reggiseno. Porta i capelli lunghi, mossi, non li ho mai visti legati da un elastico. Da qualche anno li tinge di un rosso acceso, il contrasto con gli occhi azzurri è intrigante.
La mamma torna a tavola con la faccia scocciata.
-Domani mattina scendo in città a prendere tuo padre.
-Perché?
-Gli si è fermata l'auto stasera, tornando a casa. Il meccanico è chiuso fino a lunedì, quindi non c'è altro modo.
-Almeno ha smesso di nevicare. Non preoccuparti, io e tuo figlio vi aspetteremo per fare l'albero.
La notte scorre tranquilla, in casa non si sente il minimo rumore. Chiudo gli occhi nella speranza di essere svegliato da una sorpresa, quando li riapro al mattino comincio a pensare che il tutto sia frutto della mia immaginazione. E se quanto ho visto in salotto, con la zia ferma a fissarmi, non fosse mai accaduto? In effetti la mente, a volte, lavora in modi misteriosi.
Scendo per la colazione, la mamma è già pronta per partire. Fuori nevica timidamente, prendo il caffè e vado a berlo in salotto. Il camino è già acceso, davanti alla finestra c'è l'albero pronto per essere vestito.
-Ciao Simo, ci vediamo più tardi.
-Ok ma'.
Quando l'auto lascia il vialetto la nevicata inizia a farsi consistente. La zia è in cucina a preparare le lasagne, la raggiungo e mi siedo al tavolo. Parliamo del più e del meno, nessun accenno al giorno prima. A questo punto è certo, mi sono immaginato tutto. Appena posso salgo in camera e accendo il portatile, il bosco inizia a essere tutto bianco. Guardo la strada, vedo una macchina passare con le catene. Suona il telefono, è la mamma.
-Simo sono appena arrivata in città, ma anche qui nevica di brutto.
-Qua già usano le catene.
-Ascolta, non so se io e il babbo riusciamo a venire su nel primo pomeriggio, ti aggiorno durante la giornata. La zia l'ho già avvisata, se vuole fare l'albero dalle una mano, mi raccomando.
-Ok ma', però venite su eh, non abbandonatemi quassù.
-Tranquillo Simo, a te ci pensa la zia.
Appena sento questa frase mi diventa duro l'uccello, chiudo il telefono e cerco di togliermi Barbara dalla testa. Rollo una canna e mi preparo per uscire, devo schiarire le idee.
Quando rientro in casa sono bello rilassato, infreddolito ma con il cazzo moscio.
La zia mi viene incontro, ha una vestaglia di lana color panna.
-Tieni, indossa questa che ti scalda. Era di tuo zio, la adorava. Ho sentito tua mamma, dice che al momento non possono partire, devono aspettare che finisca di nevicare almeno quassù.
-Facciamo l'albero allora?
-Volentieri, vado a cambiarmi e ti raggiungo in sala.
La vestaglia è davvero calda, tolgo felpa e maglietta rimanendo a petto nudo sotto la lana. Passato il pizzicore iniziale la sensazione è piacevole. Inizio a togliere le decorazioni dai sacchetti, le dispongo in ordine sul tavolo da pranzo.
-Eccomi, pronta per iniziare.
Si è messa una vestaglia anche lei, è color melanzana e le arriva fino alle caviglie. La stretta chiusura in vita mostra in pieno le sue curve di felliniana memoria, i capelli scendono luminosi lungo le spalle.
-Ti sei incantato? Dammi una mano a posizionare l'albero.
-Sì zia, dove lo mettiamo?
-Lì nell'angolo.
Quando si piega per prendere il vaso lo scollo della vestaglia di allarga, sotto vedo solo pelle, nessun tessuto. Continuo a non sapere cosa voglia lei, ma adesso so cosa voglio io.
Seduto al tavolo la osservo decorare l'albero, quando me lo chiede le passo palline o pupazzetti. Rimango incollato alla sedia perché continuo ad avere l'uccello in tiro, non voglio che lo veda e quasi penso di andare in bagno a segarmi.
-Ho sempre adorato fare l'albero con mio marito, è per questo che da quando lui non c'è più tua mamma viene su tutti gli anni ad aiutarmi.
-Ti manca molto lo zio?
-Tantissimo, ci sono cose che facevo con lui e solo con lui, non so se troverò mai qualcun altro con cui provare le stesse emozioni.
-Mi dispiace zia…
-La cosa importante, Simone, è aver vissuto quelle esperienze. Sarebbe stato molto bello continuare, ma la vita ti insegna a godere di ciò che hai. Lo zio mi ha lasciato un figlio che adoro e tanti bellissimi ricordi, questo mi basta per vivere felice.
Wow.
La sua forza mi conquista, alzo il culo dalla sedia e vado verso l'albero per aiutarla. Prendo le lucine e le allungo sul pavimento, attacco la spina e le guardo accendersi.
-Da dove inizio zia?
-Franco iniziava sempre dalla punta.
Prendo la cima del cavo e parto dall'alto, Barbara intanto attacca le palline nei rami inferiori.
-Mi ha detto tua mamma che hai una nuova ragazza, Chiara se non sbaglio.
-Sì, ci frequentiamo da un mesetto.
-È carina?
Tiro fuori il telefono e le faccio vedere una foto.
-Molto carina, un po' secca per i miei gusti.
-Come secca?
-Dai, un po' magrolina.
-Sì però mi piace molto.
-Avete già fatto sesso?
La guardo spalancando gli occhi.
-Ma zia…
-Cosa? Non parli di sesso con i tuoi genitori?
-Certo che no!
-Male, dovresti.
-Perché?
-Perché spesso gli adulti, a riguardo, danno ottimi consigli. D'altronde ci siamo passati prima di voi.
Rimango senza parole.
-Io ne parlo con mio figlio, sei stupito?
-Sì… non credevo che fossi così.
-Così come? Spigliata?
-Esattamente.
Sul volto della zia si disegna uno sguardo compiaciuto, si alza e mi fissa.
-Sai perché ho ancora il camper nel vialetto?
-No.
-All'interno custodisco i ricordi più preziosi di tuo zio. Sai cosa si dice dei camperisti?
-No.
-Che siano tutti scambisti.
Il labbro inferiore quasi mi cade a terra.
-Ora, questo non è assolutamente vero, magari lo fosse. Io e lo zio Franco comunque lo siamo stati per diversi anni.
Non dico niente, mando giù la saliva mentre fatico a tenere l'uccello nei pantaloni. Barbara allenta la vestaglia senza aprirla, intravedo le gambe completamente nude. Mi viene incontro, sono così eccitato che non riesco a muovermi.
-A Franco piaceva tantissimo guardarmi a letto con giovani ragazzi, raramente voleva intervenire.
Con la mano mi scosta i capelli dal viso.
-Capisco che per te possa essere una situazione strana, un po' lo è anche per me.
Scioglie il nodo e mi apre la vestaglia.
-Da quando ieri ti ho visto con il cazzo in mano non penso ad altro, ho preso la chiamata di tua mamma come un segno del destino.
Lascia scivolare la mano dentro i miei pantaloni, sento le sue dita liberarmi la cappella.
-Mi puoi fermare in qualsiasi momento, lo devi volere quanto lo voglio io.
Abbasso lo sguardo sulla scollatura, senza parlare mi piego e getto la faccia nei suoi grossi seni.
Li tocco e li bacio, giro la lingua intorno ai giganteschi capezzoli. Sento la zia mugulare verso il soffitto, muovo le mani molto velocemente. Troppo velocemente.
-Quanta foga nipotino mio, siediti sul divano e lascia fare alla zia.
Senza indugio mi tolgo la vestaglia e rimango a petto nudo, Barbara mi accompagna dolcemente al divano. Sposta indietro il tavolino e si spoglia, la luce del camino illumina la sua morbidezza.
Sento le calde labbra della zia sul petto, le sue mani intanto mi sfilano pantaloni e mutande in un colpo solo. L'uccello mi fa male da quanto è duro, Barbara sembra capirlo e me lo prende in bocca.
Sono in estasi, la lingua della zia gira intorno alla cappella. Dall'alto il movimento della sua testa è lento e regolare, chiudo gli occhi e apro leggermente le gambe. Continuando a masturbarmi con la mano destra, la zia inizia a succhiarmi avidamente le palle. Improvvisamente mi apre ancora di più le gambe e mi infila la lingua nel culo, ho un sussulto di piacere. Nessuno me lo ha mai fatto, rimango stupito per quanto mi piace. Le dico di continuare, lei non se lo lascia ripetere e mi infila un dito nel buco. Una scossa mi percorre la schiena, godo come mai prima d'ora.
La zia prende nuovamente l'uccello in bocca, sento colare fiumi di saliva lungo l'inguine, alza gli occhi e mi guarda soddisfatta.
-Ti piace, tesoro?
-Sì zia, mi piace da impazzire.
Lentamente si alza, le sue labbra salgono lungo il mio petto, i suoi capezzoli sono turgidi contro la mia pelle. Mi fissa un istante prima di baciarmi, c'è tenerezza nel suo sguardo.
Barbara si siede sopra di me, con le mani guida il cazzo nel suo buco caldo e bagnato. Mugula mentre entra, quando si è sistemata mi appoggia le mani sulle spalle e inizia a cavalvarmi. La vista dei suoi seni che ballano davanti ai miei occhi è ipnotica, le afferro le natiche e mi ci butto dentro con la faccia. Li bacio e li lecco con la foga iniziale, adesso però la situazione lo richiede. La zia mi urla di mordere i capezzoli, lo faccio timidamente. Mi afferra per i capelli e mi dice di non aver paura, mordo quelle succose amarene pulsanti. Barbara gode rumorosamente, preso dal piacere la sculaccio violentemente, lei apprezza e mi tira in alto la testa per baciarmi. Continua a cavalcarmi per un tempo che sembra infinito, quando urlo che sto per venire scivola in basso e mi prende l'uccello in bocca. Chiudo gli occhi e contraggo la schiena, la bocca della zia si riempie del mio seme.
Barbara si rimette la vestaglia, io sono ancora spalmato sul divano. Prende il telefono e sorride, intanto fuori la neve sembra aumentata.
-Sei mio fino a lunedì, almeno.
-Cioè?
-Hanno chiuso la provinciale, oggi e domani sarà impossibile arrivare o andare via. Spero tu sia contento anche solo la metà di quanto lo sono io.
Mi alzo e non dico nulla, l'abbraccio e la bacio. Mi chiede se voglio fare una doccia, le prendo la mano e andiamo verso la scala.
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