Il primo pompino EP 0/1

di
genere
prime esperienze


A sedici anni, stavo con un compagno di scuola, aveva una bella casa, una villetta, dove, dato che aveva una bellissima casetta, in legno, su un albero andavamo a fare i compiti, e spesso ad imboscarci. Non che si facessero grandi cose, fino a quel giorno, non eravamo andati oltre a qualche sega e masturbazioni reciproche. Una sera d’estate, faceva un caldo infernale, eravamo su questa casetta, Filippo, questo è il suo nome, mi stava succhiando le tettine, mentre io gli segavo il pisello. Ad un certo punto, mi ha chiesto, se non fossi disposta a dagli un bacino sulla cappella. Onestamente mi faceva un po’ impressione, ma ero altresì curiosa di conoscere il sapore del cazzo, le mie amiche spesso mi avevano raccontato che da tempo facevano i pompini ai loro ragazzi. Io non avevo mai avvicinato alle mie labbra a un cazzo, e la cosa, anche se mi faceva un po’ impressione, l’idea che dal suo pisello, fuoriuscisse pipì e sborra, mi faceva uno strano effetto, che mi aveva sempre bloccato in tal senso. Presi coraggio e mi allungavo sul suo pisello, al quale davo, proprio sulla punta un bacino leggero. “Va bene così?”, domandai, “Si, si, ti va di rifarlo?”, senza dire nulla, ripetevo due volte l’operazione. “Senti, cosa ne dici di prenderlo in bocca bene?”, Avevo paura, potesse sborrarmi in bocca, dissi: “Va bene, ma non venirmi in bocca”. “Non preoccuparti”, allora mi decisi a farlo entrare in bocca, onestamente ero anche molto eccitata e bagnavo parecchio le mie mutandine. Filippo, mi chiese di stare attenta, che i denti gli facevano male, dovevo succhiarlo con le labbra. Non ero molto esperta, quello che sapevo, erano i racconti delle mie amiche. “Così, va meglio, brava”, lo facevo scorrere fra le mie labbra, non aveva un sapore cattivo, come mi ero immaginata, e lo scorrere dell’anello del glande fra le mie labbra, mi dava uno strano effetto. Filippo, mi fermava, “Sto per venire, segami, dai”, io presa da non so quale stato d’eccitazione, “Puoi venirmi in bocca, se vuoi”. Mi era preso il desiderio di assaggiare lo sperma del mio ragazzo, e avere per una volta anch’io qualcosa da raccontare. Non disse nulla, ripresi il cazzo fra le mie labbra, facendo scorrere il glande, sulla mia lingua, mentre con la mano destra, gli tenevo i testicoli. Fu un attimo, sentivo gli schizzi di sperma riempire in un istante la mia bocca, il sapore salato, caldo, corposo di quel liquido denso che avevo visto schizzare diverse volte, mi stava riempiendo la bocca. Mi sporsi subito dalla casetta, per sputare immediatamente tutto, onestamente, in quel momento, mi faceva schifo, quasi mi veniva da vomitare. Sputai parecchie volte, mi sembrava che quel sapore mi avesse impregnato la bocca, fortunatamente, avevo una caramella di menta forte, che mi aiutò a superare il momento. Filippo ci rimase un po’ male, mi chiese se avesse potuto leccarmi, che lui, non aveva timore, non lo aveva mai fatto. Onestamente mi vergognavo non poco, ma in fin dei conti era il mio ragazzo, dopo la mia reazione volevo farmi perdonare, quindi acconsentivo. Mi sono tolta la minigonna e le mutandine, praticamente ero nuda, mi aveva masturbato già qualche volta, ma solo infilandomi la mano nella biancheria, era la prima volta, di fatto che mi vedeva nuda, e il secondo ragazzo, dopo l’esperienza di qualche tempo prima con Paolo (vedi EP 0), l’idea che il mio ragazzo, il mio primo ragazzo, mi leccasse la figa, mi eccitava da morire. Mi posizionavo sui cuscini, poggiata alla parete. Lui mi apriva le gambe, sdraiato di fronte a me, iniziava a leccare il mio sesso, anche se non propriamente nei punti giusti, ma il tocco della sua lingua, mi diede un fremito tremendo, sentivo che i mie umori fuoriuscivano prontamente succhiati da Filippo, un po’ mi vergognavo, pensavo potesse avere schifo. Gli dissi: “Scusa Filippo, se hai schifo puoi smettere”, si fermò un attimo, “Scherzi, sei buonissima, ti piace?”, feci un cenno con la testa, stavo delirando di piacere. Lui riprese con poderose leccate, quando raggiunse finalmente il Clitoride, iniziavo a impazzire. Le sue energiche leccate, partivano dalla fighetta, risalendo tutta l’apertura del mio sesso. Fu la seconda volta che sentivo quella strana sensazione come lo stimolo di fare pipì, mi vergognavo come una ladra, questa cosa diventava sempre più forte e incontrollabile, ansimavo, e credo proprio di aver proferito qualche gemito incontrollato, ad un certo punto mi arresi, fu un orgasmo meraviglioso, mi lasciai andare a questo stimolo, in un primo tempo credetti di fare pipì, quindi mi arrossivo paurosamente, di questi schizzetti. Con mia grande sorpresa e piacere, lui continuava a leccare e succhiare compiaciuto. “Caspita Manuela, sei venuta vedo”. Io non sapevo che dire: “Credo di si” dissi in preda alla vergogna, lui continuava a leccarmi bene, il mio piacere continuava. Mi piacque talmente tanto che nei giorni successivi, la cosa si ripeteva, andavamo sulla casetta dell’albero, e li denudati, ci scambiavamo del sesso orale. Io da parte mia mi sforzavo di contenere la mia insofferenza, per lo sperma, quindi sputavo, con discreta moderazione, e con il passare del tempo, mi faceva sempre meno schifo, lo sperma salato e denso di Filippo. Parlando con le amiche, scoprivo che una di loro, lo ingeriva, diceva che la sorella, più grande, gli aveva detto, che non era per niente pericoloso, anzi era anche nutriente. In me l’idea di provare, iniziava a farsi strada. Il giorno successivo a casa di Filippo, presi la decisione, avrei ingerito lo sperma. Salimmo sulla casetta come al solito, non lo dissi nemmeno a Filippo, quando veniva nella mia bocca, al posto di affacciarmi e sputare, come mi aveva detto la mia amica, guardai Filippo e con notevole sforzo, ingerivo lo sperma, che sentivo scendere denso lungo la gola caldo e corposo. Filippo meravigliato: “Cavolo, Manuela, lo hai mandato giù?”, “Credo proprio di si”, “Bravissima, vedi che non era così difficile”. I giorni passavano e io avevo ormai preso l’abitudine ad ingerire lo sperma di Filippo, ormai iniziava a piacermi, lo tenevo sulla lingua per gustarlo, prima di deglutire. In quei giorni, un mio zio, mi regalò uno scatolone con delle boccette in vetro, della misura all’incirca delle bottigliette mignon dei liquori, con tappo a vite. Da quello, partì l’idea di quella che sarebbe stata la mia collezione da favola. Decisi di farmi “Donare” dai ragazzi, un campione di sperma, le boccette, venivano poi sigillate con della colla. Nel giro di poco tempo, soprattutto con la ripresa dell’anno scolastico, furono parecchi i ragazzi che diedero il loro contributo. Perfino le mie amiche, raccolsero volentieri, dai loro ragazzi, lo sperma per la mia collezione. Etichettavo ogni boccetta, con un numero, che aveva corrispondenza di data e donatore, su una tabella, nel mio diario. In un anno scolastico, arrivai a 38, tre dei quali furono segati, da me personalmente, cinque, lo fecero da soli, in mia presenza. Purtroppo, in seguito, cambiai scuola e amicizie, con Filippo ci siamo lasciati, quindi sospesi la raccolta. Alcuni anni dopo mi disfai della mia collezione.
scritto il
2012-07-01
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