La moglie del "cummenda".
di
diavolettotentatore
genere
etero
Sto percorrendo la Salerno-Reggio Calabria, diretto in Sicilia, di ritorno da uno dei miei tanti viaggi lavoro. L'autostrada è deserta in tutte e due i sensi di marcia. In lontananza scorgo una macchina nera ferma a bordo della strada, e man mano che mi avvicino scorgo un uomo che mi fa larghi gesti con le braccia. L'auto è nuovissima, di quelle da 40 mila euro in su ed è targata Milano. Accosto, scendo dalla mia e, contemporaneamente noto che dal lato del passeggero ci sta una figura femminile. L'uomo si avvicina "buon giorno, grazie per essersi fermato! La mia macchina è guasta, non so che le è preso.....". "Diamo un'occhiata, è sicuro che c'è benzina?" dico io. "Si il serbatoio è pieno a metà". Mi avvicino all'auto e do una sbirciatina alla passeggera, sarà la figlia del "cummenda", un pezzo di fica giovane, bella e provocante. Appena metto le mani sul cofano, il cummenda mi dice precipitosamente "no, no, non c'è bisogno che lei si dia da fare, volevo chiederle il favore di portare la signora alla più vicina città, per chiamare il carro attrezzi della concessionaria di questa macchina, sa sono robuste ma anche delicate, è meglio che sia uno competente a metterci le mani dentro!"."Va bene, come dice lei!" rispondo. La ragazza scende dall'auto, prende la pelliccia e una borsetta di coccodrillo e si accomoda sulla mia macchina. "Allora Elena, facciamo così: appena arrivi mi mandi il carro attrezzi e tu vai direttamente in albergo, si, quello che abbiamo prenotato. Forse farò tardi ma aspettami lì!". Salgo in macchina, saluto e parto. Subito dopo dò un'occhiata alla ragazza, la quale ricambia lo sguardo e fa un risolino: "ho visto la faccia che ha fatto quando lui le ha impedito di guardare il motore!", "ma suo padre crede davvero che io non sia capace di mettere le mani in quella macchina?". "Mio padre? Ah no! S'è sbagliato! E' mio marito!". "Marito?" esclamo stupefatto. Ride. "Si marito....è un pò più anziano di me, vero? Succede sa! E' geloso della sua macchina, più di quanto non lo sia di me!" "Bravo il coglione" esclamo a piena bocca. Il vestito si è adagiato morbidamente sulle sue cosce dischiuse e mi viene una voglia matta di buttare le mani in quella grazia. Lei vede la direzione dei miei occhi ma, anzichè ricomporsi, traffica nella borsa con sigarette e accendino. "Fuma lei? Gliene accendo una?" "Si grazie!". Accende, sul bocchino rimane una traccia di rossetto e un profumo di violetta da farmi venire il cazzo duro. E in più una lieve traccia di saliva. Dopo dieci minuti di chiacchiere sulla mia vita, su suo marito industrialotto, vedo lontano un miglio che è in calore. Più di una volta ha lanciato uno sguardo affamato sul mio inguine gonfio, ma non s'è ancora decisa. Forse aspetta un cenno d'incoraggiamento. "Si vuole riposare un pò?" chiedo. "Si, se però si ferma.......". In mio aiuto viene un parcheggio alberato, completamente deserto. Una volta fermati, lei si distende sul fianco, resto ad ammirare quel capolavoro, aspettando un invito. "E tu non ti riposi?" sussurra. "Si, certo!". Blocco gli sportelli e mi stendo accanto a lei. Tette: d'acciaio temperato. Culo: di compatto marmo. Pelle: di finissima seta. E un profumo........
le passo una mano lungo tutto il fianco, sale e scende, accarezza tenerissima e soffice carne, le strizzo un capezzolino, la guardo fisso in faccia e le sbottono il vestitino, tiro fuori una tetta. Lei mi aiuta e si muove in modo da porgermela in bocca. Lecco il capezzolo, succhio, raschio con i denti. Lei aspira sibilando aria tra i denti. "Mi fai venire la voglia....." bisbiglia. Tiro fuori il cazzo dai pantaloni, "esagerato!" mugola infoiata. "Ne hai per due!". Lo afferra, lo palpa, lo stringe, lo scappella. Intanto le tiro su il vestitino. Si lascia smutandare, aiutandomi, sollevando il culetto. Scivolo fra quelle cosce e le lecco la passera intrinsa di dolce miele, completamente rasata. "Dammelo, dammelo....." bisbiglia tremante. La chiavo d'impeto, la sbatto, la infilzo e la pompo rapidamente con un gusto sadico. Ma lei ci prova un gusto folle, si sbroda teneramente, continuando a ripetere: "questo si che è cazzo! Dammelo, dammelo ancora, fammelo uscire dagli occhi!". Mi viene un'idea folle. Chissà che.....glielo sfilo dalla fica gocciolante di sbroda, la giro a pancia in giù, la sollevo con un braccio alla vita. Lei comprende: "no no, li no, per favore, non l'ho mai fatto!. "Vedrai che ti piacerà" mormoro io, infoiato come una bestia. "Mi farai male, c'è l'hai troppo grosso". "Se mi aiuti, ti piacerà subito". Le appoggio la cappella sullo sfintere e spingo. Sussurro: "spingi con gli intestini, come se dovessi farla, spingi, spingi, vedi che sta entrando? Ti faccio male?" "No no, non sento male, mi sento allargare, voglio che sborri pure tu, sgrillettami, toccami le tette, così cos', me ne sto venendo, vengo vengo oddio com'è bello! si più forte, cos' ahhhhhhh!". Sistemati l'accompagnai in albergo. Ci scambiammo i numeri di telefono e ci salutammo.
le passo una mano lungo tutto il fianco, sale e scende, accarezza tenerissima e soffice carne, le strizzo un capezzolino, la guardo fisso in faccia e le sbottono il vestitino, tiro fuori una tetta. Lei mi aiuta e si muove in modo da porgermela in bocca. Lecco il capezzolo, succhio, raschio con i denti. Lei aspira sibilando aria tra i denti. "Mi fai venire la voglia....." bisbiglia. Tiro fuori il cazzo dai pantaloni, "esagerato!" mugola infoiata. "Ne hai per due!". Lo afferra, lo palpa, lo stringe, lo scappella. Intanto le tiro su il vestitino. Si lascia smutandare, aiutandomi, sollevando il culetto. Scivolo fra quelle cosce e le lecco la passera intrinsa di dolce miele, completamente rasata. "Dammelo, dammelo....." bisbiglia tremante. La chiavo d'impeto, la sbatto, la infilzo e la pompo rapidamente con un gusto sadico. Ma lei ci prova un gusto folle, si sbroda teneramente, continuando a ripetere: "questo si che è cazzo! Dammelo, dammelo ancora, fammelo uscire dagli occhi!". Mi viene un'idea folle. Chissà che.....glielo sfilo dalla fica gocciolante di sbroda, la giro a pancia in giù, la sollevo con un braccio alla vita. Lei comprende: "no no, li no, per favore, non l'ho mai fatto!. "Vedrai che ti piacerà" mormoro io, infoiato come una bestia. "Mi farai male, c'è l'hai troppo grosso". "Se mi aiuti, ti piacerà subito". Le appoggio la cappella sullo sfintere e spingo. Sussurro: "spingi con gli intestini, come se dovessi farla, spingi, spingi, vedi che sta entrando? Ti faccio male?" "No no, non sento male, mi sento allargare, voglio che sborri pure tu, sgrillettami, toccami le tette, così cos', me ne sto venendo, vengo vengo oddio com'è bello! si più forte, cos' ahhhhhhh!". Sistemati l'accompagnai in albergo. Ci scambiammo i numeri di telefono e ci salutammo.
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