Camera Con vista

di
genere
esibizionismo

Una lunga crepa sottile sul soffitto stona con l’anonima eleganza dell’arredamento, è l’unica linea casuale, l’unica forma non progettata in uno spazio che non offre appigli all’immaginazione. Si è fatto una doccia e si è sdraiato sul letto della camera d’albergo. Ha un’ora libera prima della cena di lavoro. Avrebbe mille cose da fare, come sempre. Non ha voglia di di accendere il computer ma neanche di leggere e tanto meno di guardare la televisione. Stare nudo sul letto a pensare, dopo una giornata di riunioni, discussioni, giacche, scarpe, cravatte, banalità e tensione gli sembra il modo migliore per prendere le distanze dal mondo, per godersi un’ora tutta sua. Una ribellione a bassa intensità. Ha così poche occasioni di essere completamente solo che non si ricorda di essere mai stato sdraiato, nudo a fissare il soffitto, c’è sempre qualcosa di utile o di importante da fare. La pelle umida che si asciuga profuma di sapone. SI accarezza il petto liscio e inizia a seguire la crepa con lo sguardo, una linea frastagliata, che cambia direzione in modo apparentemente casuale, più spessa in alcuni punti, una sorta di firma del caso, generata dalle tensioni invisibili e inesorabili delle tensioni statiche che agiscono sull’edificio, una sorta di avvertimento delle forze della natura che ribadiscono la propria superiorità. Se la natura stessa o il caso o Dio o chiamalo come vuoi, decidesse di allargare quella crepa che so, facendo cedere di qualche millimetro il terreno, aumentando il tasso di umidità, ampliando lo sbalzo termico o più banalmente liberando una piccola scossa di terremoto, bisognerebbe correre ai ripari nel disperato tentativo di arrestare lo sfacelo che comunque, presto o tardi arriverebbe. Entropia alla faccia delle consegne, delle riunioni, degli obiettivi, dei risultati.
La tenda della finestra è leggermente discostata, dall’edificio di fronte potrebbero vederlo. Anzi, potrebbero vedere proprio il suo strepitoso, si fa per dire pensa sorridendo, organo riproduttivo che se ne sta, adagiato spudoratamente sulla pancia, proprio davanti allo spiraglio tra le tende. L’idea tutto sommato non gli dispiace, si accorda bene alla sensazione di pigra ribellione che lo ha preso: nudo, davanti alla finestra, nullafacente, perso in pensieri oziosi e assolutamente fini a se stessi. Magari a guardare le sue pudenda, chiedendosi a chi possano appartenere, potrebbe essere la moglie di uno dei suoi clienti, o una moglie qualsiasi o semplicemente una donna che non si capisce proprio perché dovrebbe essere la moglie di qualcuno. L’idea lo fa sorridere ma lo stuzzica anche. Un brivido piacevole di voluttà gli attraversa la pelle e la sua mente abbandona la crepa e viaggia per il cortile. In quel momento la donna, forse una ragazza, no, una donna, potrebbe essere vicina alla finestra, perplessa, che strizza gli occhi incredula davanti alla scena sorprendente anche se sa benissimo cosa sta guardando e si ritrae appena nella penombra della stanza temendo che qualcuno la possa vedere mentre guarda. Forse si è fatta la doccia anche lei e la sua pelle umida avvolta nell’accappatoio profuma di sapone. E’ sicuro che le facciate sono abbastanza vicine perché la visione sia abbastanza dettagliata. Il suo sesso prende vita, irradia sensazioni e in modo impercettibile sta cambiando consistenza, lo sguardo di quella donna perplessa e immaginaria, come un lieve tocco, sortisce l’effetto di aumentare di poco ma in modo apprezzabile le sue dimensioni. Ora continua a giacere sul ventre dell’uomo ma è un po’ più pesante di prima. Si immagina la donna che rimane nella penombra in attesa, vuole capire se il proprietario di quel pene sta dormendo o se vale la pena (scusa il banale gioco di parole) di aspettare. Sorride sornione. Bene, con un gesto casuale si accarezza una coscia e risale sul fianco, una mossa esplicita ma non troppo. Immagina il cuore della donna che aumenta le pulsazioni, la mano che stringe il colletto dell’accappatoio. Il suo stesso corpo nudo gli sembra più bello del solito, mollemente adagiato, non lo ricordava così asciutto e tonico. Anche il suo sesso sembra più grande del solito, non è particolarmente dotato ma in quel momento si sente di offrire una virilità inedita e particolarmente appetitosa. Fa venire voglia di toccarlo, di prenderlo in mano. Ma non deve dimenticarsi che esiste la seppur remota possibilità che la donna in accappatoio lo stia guardando davvero e le cose non devono precipitare, vale la pena di tirarla un po’ per le lunghe, di godersi quella piacevolissima trasgressione esibizionista. Si trattiene nonostante il desiderio di toccarsi sia sempre più presente. E poi la sua spettatrice sarà a sua volta piacvolmente turbata di scoprirsi voyeur. Di solito quando si masturba lo fa per soddisfare un bisogno impellente, e gli capita di cercare l’orgasmo aumentando il ritmo, quasi che anche in quel momento ci fosse fretta di finire per passare a fare qualcos’altro di utile e produttivo. Ma quella è la sua ora. Si passa un dito sul pene, sul petto, ritorna indietro, si succhia il pollice e con il dito umido di saliva si accarezza delicatamente il glande bagnandolo tutto. Può quasi sentire deglutire la donna nell’ombra, presa tra la curiosità, l’eccitazione, il rischio e il bruciante senso di colpa. Non la potrebbe vedere in volto, è dietro la tenda, nella penombra, ma la sente arrossire. Ormai lei sa quello che sta sta per succedere. Lo prende tra due dita e comincia muoverle su e giù, delicato, molto lentamente. Diventa subito duro. Lei slaccia la cintura dell’accappatoio. Si tocca tra le gambe, è eccitatissima. Lui con una mano stringe la base del pene e con l’altra si accarezza i testicoli e l’inguine. Si passa le mani sul petto e sulla pancia. Poi lo prende con tutta la mano e comincia a masturbarsi con un ritmo lento, ogni volta che abbassa la mano il glande svetta turgido e rosso. Lo esibisce per se stesso e per la donna, si sente avvampare di desiderio. Lei sta guardando e sente le gambe tremare, appoggia un piede su una sedia e si afferra il sesso con la mano, lo stringe, è bagnatissima, inizia a muovere la mano con un movimento circolare sente il clitoride, duro e sensibile tra le dita umide. Sente l’eccitazione dell’uomo, la vede davanti a se. Può sentirne la consistenza e il calore attraverso la mano dell’uomo, così vicina. Lui sente distintamente l’odore del sesso, del sesso di lei e del suo, immagina la mano di lei che tocca, stringe, sfiora, le sue dita bagnate che penetrano, accarezzano e si muovono in cerchi sempre più veloci intorno al clitoride. La distinta percezione dell’eccitazione, della voglia totale, quasi animalesca di lei, del suo sguardo, lo fanno impazzire di piacere, un piacere morbido, avvolgente, caldo che si irradia dal sesso verso il resto del corpo. La sua mano si muove più velocemente ma non perchè abbia fretta di venire ma perché sente che il suo ritmo è accordato a quello della donna il suo desiderio e quello della donna sono intrecciati e si alimentano a vicenda in un crescendo inarrestabile. Il suo sesso è duro e pulsa, le vene sembrano scoppiare. Poi passa il valico del piacere e precipita dall’altra parte in un orgasmo che assomiglia ad un tuffo infinito mentre il suo seme caldo si sparge sulla pancia. Passa qualche minuto, si siede, si pulisce sommariamente, si avvicina alla finestra e, ne è sicuro, non ha dubbi, vede le tende muoversi come se qualcuno si fosse ritirato in quell’istante.
La sera, a cena, si guarda intorno nella sala affollata, cerca uno sguardo complice, sa che lo riconoscerà subito.

scritto il
2021-01-08
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