Giorgia e la sua tesina...
di
geronimo12
genere
incesti
Mamma è in terrazzo, sta correggendo i compiti di inglese dei suoi alunni.
Io sono seduta al tavolo della sala da pranzo, sto finendo una tesina su Pirandello… una noia mortale.
Senza perdere di vista mamma mi sollevo la gonna, poi con una mano scendo a toccarmi tra le gambe, da sopra le mutandine rosa. La mia figa risponde subito alle mie carezze, così come i capezzoli che si fanno duri sotto la stoffa sottile della t-shirt bianca che indosso. Quando le mutandine sono umide della mia voglia le scosto e inizio a penetrarmi con due dita, sempre attenta che mamma non si muova.
Tu, appena rientrato dal lavoro, ti affacci in quel momento sul salotto, vedi cosa sto facendo, e la mia sfacciataggine ti provoca un’erezione immediata.
Guardi oltre le finestre, mamma sembra sarà occupata ancora per un po’, poi controlli che la zona sotto il tavolo sia ben nascosta alla sua vita dal divano e ti infili veloce sotto il tavolo. Io faccio per chiudere le gambe ma tu me lo impedisci afferrandomi le ginocchia.
«Non ti muovere, bambina» mi ordini.
Io obbedisco.
Mi allarghi le gambe, ti avvicini così tanto alla mia figa che sento il tuo respiro solleticarmi la pelle. Afferri il tessuto delle mie mutandine, le tiri in modo che il tessuto si infili tra le labbra della mia figa, strofinando contro la pelle sensibile.
«Oh papi» sospiro, mordendomi forte le labbra, muovendo i fianchi per rendere quel contatto ancora più stimolante.
«Puttanella, ora papà ti mangia la figa» dici, tirando via le mie mutandine. Io apro ancora di più le gambe. «Sì papi, mangiamela»
Tu ti avvicini, infili la lingua tra le labbrine umide e già gonfie di voglia, le separi, trovi il clito e lo lecchi.
Ho brividi ovunque e faccio fatica a non muovermi, così tu mi afferri le cosce con le mani e le stringi forte.
«Ferma piccola, mamma non deve accorgersi di nulla» mi ordini, prima di tornare ad occuparti della mia figa. Le tue labbra si chiudono sul clitoride, lo succhi forte, poi con la lingua scendi verso il mio ingresso e lo penetri, mi scopi con la lingua.
«Mmmm papà, sii, non fermarti» sussurro, aggrappandomi al tavolo, «così, a fondo, mmmm»
Sto per pisciare, quando mamma senza voltarsi dice «Giorgia, come procede quella tesina?»
«Benissimo mamma» dico con un tono un po’ troppo acuto «ci sono quasi»
Lei non dice altro e torna al suo lavoro, proprio mentre tu senza smettere di succhiarmi il clitoride infili due dita nella mia figa e le rotei andando a toccare quel punto che sai mi fa impazzire.
Ti piscio in bocca, papi, mordendomi le labbra per trattenere il gemito che mi provochi. Continui a leccarmi per ripulirmi del mio stesso piacere, poi prendi le mie mutandine e senza farti vedere esci da sotto il tavolo. «Ti aspetto di sopra» dici e vai verso le scale.
Io mi sistemo la gonna, mi alzo e mi affaccio sul balcone, «Mamma, vado a farmi una doccia» dico a voce alta, «Finirò dopo la tesina. Tu ne hai ancora per molto?»
Lei guarda l’orologio, «Un’oretta almeno, forse due…» dice.
La lascio ai suoi compiti e salgo di sopra. Vado in camera mia, accendo la musica, mi libero dei vestiti, poi entro in bagno e tu sei lì. Nudo, con il cazzo già duro.
Chiudo a chiave la porta, apro l’acqua calda, entro nella doccia e tu mi segui a ruota.«Bambina, mi sei mancata tanto oggi» mi dici, mentre ti insapono le spalle, il petto, e più giù, fino ad arrivare al cazzo e ai coglioni.
«Anche tu papi mi sei mancato… Mi è mancata soprattutto la tua colazione» dico con malizia, spingendoti sotto il getto dell'acqua.
«Allora adesso ti faccio fare merenda» rispondi, spingendomi per le spalle. Mi inginocchio, ti afferro il cazzo alla base, inizio a segarti piano, avvicino il volto al tuo inguine e ti lecco le palle.
«Brava piccola, lecca bene» mi dici.
Senza mai smettere di guardarti in faccia ti lecco i coglioni, poi passo alla radice del tuo cazzo… gemi nel vedere la tua bambina che ti lecca tutta l’asta, più volte, fino a chiudere la labbra sulla tua cappella gonfia.
«Oh Giorgia, amore del papà, che troia che sei» sussurri, poi mi afferri per i capelli e tenendomi ferma la testa spingi il tuo cazzo nella mia bocca.
Ti accolgo tutto, anche se con fatica, la mia bocca e la mia gola avvolgono il tuo cazzo.
Tu lo tiri fuori, poi lo spingi di nuovo dentro.Mi sento quasi soffocare, ma la sensazione mi eccita.
«Troietta mia, ti piace quando papà ti scopa la bocca vero?» dici, stantuffando il cazzo nella mia gola, «Ti piace essere usata» mi inciti.
Io annuisco per quel poco che posso.
«Anche se non ti piacesse ti userei lo stesso, sai puttanella?» dici tirandomi forte i capelli, «Perché il tuo corpo, la tua figa, il tuo culo e la tua bocca mi appartengono di diritto, io ti ho creata e io ho il diritto di scoparti e usarti come meglio credo» dici, alternando le parole a spinte sempre più aggressive.
Ormai sei sul punto di venire, lo sento.
«Giorgia, amore del papà, sto per venire, tieni, tieni puttanella»
Ancora qualche spinta e poi ecco, mi sborri in bocca, schizzi forti e abbondanti. Cerco di inghiottirne più che posso, ma parte mi cola dai lati della bocca.
Mi lasci i capelli, sfili il cazzo dalla mia bocca, io inghiotto tutto ciò che posso, poi con la lingua raccolgo ciò che è colato ai lati delle labbra.
«Buona la sborra di papi» commento, prima di afferrarti il cazzo e iniziare a ripulirtelo con la lingua.
Abbiamo ancora tempo, e so che il tuo cazzo sarà presto di nuovo duro per me. P.S : qualche figlia maggiorenne e consenziente che ha la stessa situazione e voglia confidarsi con me, mi scriva a : antonioporcello145@gmail.com
Io sono seduta al tavolo della sala da pranzo, sto finendo una tesina su Pirandello… una noia mortale.
Senza perdere di vista mamma mi sollevo la gonna, poi con una mano scendo a toccarmi tra le gambe, da sopra le mutandine rosa. La mia figa risponde subito alle mie carezze, così come i capezzoli che si fanno duri sotto la stoffa sottile della t-shirt bianca che indosso. Quando le mutandine sono umide della mia voglia le scosto e inizio a penetrarmi con due dita, sempre attenta che mamma non si muova.
Tu, appena rientrato dal lavoro, ti affacci in quel momento sul salotto, vedi cosa sto facendo, e la mia sfacciataggine ti provoca un’erezione immediata.
Guardi oltre le finestre, mamma sembra sarà occupata ancora per un po’, poi controlli che la zona sotto il tavolo sia ben nascosta alla sua vita dal divano e ti infili veloce sotto il tavolo. Io faccio per chiudere le gambe ma tu me lo impedisci afferrandomi le ginocchia.
«Non ti muovere, bambina» mi ordini.
Io obbedisco.
Mi allarghi le gambe, ti avvicini così tanto alla mia figa che sento il tuo respiro solleticarmi la pelle. Afferri il tessuto delle mie mutandine, le tiri in modo che il tessuto si infili tra le labbra della mia figa, strofinando contro la pelle sensibile.
«Oh papi» sospiro, mordendomi forte le labbra, muovendo i fianchi per rendere quel contatto ancora più stimolante.
«Puttanella, ora papà ti mangia la figa» dici, tirando via le mie mutandine. Io apro ancora di più le gambe. «Sì papi, mangiamela»
Tu ti avvicini, infili la lingua tra le labbrine umide e già gonfie di voglia, le separi, trovi il clito e lo lecchi.
Ho brividi ovunque e faccio fatica a non muovermi, così tu mi afferri le cosce con le mani e le stringi forte.
«Ferma piccola, mamma non deve accorgersi di nulla» mi ordini, prima di tornare ad occuparti della mia figa. Le tue labbra si chiudono sul clitoride, lo succhi forte, poi con la lingua scendi verso il mio ingresso e lo penetri, mi scopi con la lingua.
«Mmmm papà, sii, non fermarti» sussurro, aggrappandomi al tavolo, «così, a fondo, mmmm»
Sto per pisciare, quando mamma senza voltarsi dice «Giorgia, come procede quella tesina?»
«Benissimo mamma» dico con un tono un po’ troppo acuto «ci sono quasi»
Lei non dice altro e torna al suo lavoro, proprio mentre tu senza smettere di succhiarmi il clitoride infili due dita nella mia figa e le rotei andando a toccare quel punto che sai mi fa impazzire.
Ti piscio in bocca, papi, mordendomi le labbra per trattenere il gemito che mi provochi. Continui a leccarmi per ripulirmi del mio stesso piacere, poi prendi le mie mutandine e senza farti vedere esci da sotto il tavolo. «Ti aspetto di sopra» dici e vai verso le scale.
Io mi sistemo la gonna, mi alzo e mi affaccio sul balcone, «Mamma, vado a farmi una doccia» dico a voce alta, «Finirò dopo la tesina. Tu ne hai ancora per molto?»
Lei guarda l’orologio, «Un’oretta almeno, forse due…» dice.
La lascio ai suoi compiti e salgo di sopra. Vado in camera mia, accendo la musica, mi libero dei vestiti, poi entro in bagno e tu sei lì. Nudo, con il cazzo già duro.
Chiudo a chiave la porta, apro l’acqua calda, entro nella doccia e tu mi segui a ruota.«Bambina, mi sei mancata tanto oggi» mi dici, mentre ti insapono le spalle, il petto, e più giù, fino ad arrivare al cazzo e ai coglioni.
«Anche tu papi mi sei mancato… Mi è mancata soprattutto la tua colazione» dico con malizia, spingendoti sotto il getto dell'acqua.
«Allora adesso ti faccio fare merenda» rispondi, spingendomi per le spalle. Mi inginocchio, ti afferro il cazzo alla base, inizio a segarti piano, avvicino il volto al tuo inguine e ti lecco le palle.
«Brava piccola, lecca bene» mi dici.
Senza mai smettere di guardarti in faccia ti lecco i coglioni, poi passo alla radice del tuo cazzo… gemi nel vedere la tua bambina che ti lecca tutta l’asta, più volte, fino a chiudere la labbra sulla tua cappella gonfia.
«Oh Giorgia, amore del papà, che troia che sei» sussurri, poi mi afferri per i capelli e tenendomi ferma la testa spingi il tuo cazzo nella mia bocca.
Ti accolgo tutto, anche se con fatica, la mia bocca e la mia gola avvolgono il tuo cazzo.
Tu lo tiri fuori, poi lo spingi di nuovo dentro.Mi sento quasi soffocare, ma la sensazione mi eccita.
«Troietta mia, ti piace quando papà ti scopa la bocca vero?» dici, stantuffando il cazzo nella mia gola, «Ti piace essere usata» mi inciti.
Io annuisco per quel poco che posso.
«Anche se non ti piacesse ti userei lo stesso, sai puttanella?» dici tirandomi forte i capelli, «Perché il tuo corpo, la tua figa, il tuo culo e la tua bocca mi appartengono di diritto, io ti ho creata e io ho il diritto di scoparti e usarti come meglio credo» dici, alternando le parole a spinte sempre più aggressive.
Ormai sei sul punto di venire, lo sento.
«Giorgia, amore del papà, sto per venire, tieni, tieni puttanella»
Ancora qualche spinta e poi ecco, mi sborri in bocca, schizzi forti e abbondanti. Cerco di inghiottirne più che posso, ma parte mi cola dai lati della bocca.
Mi lasci i capelli, sfili il cazzo dalla mia bocca, io inghiotto tutto ciò che posso, poi con la lingua raccolgo ciò che è colato ai lati delle labbra.
«Buona la sborra di papi» commento, prima di afferrarti il cazzo e iniziare a ripulirtelo con la lingua.
Abbiamo ancora tempo, e so che il tuo cazzo sarà presto di nuovo duro per me. P.S : qualche figlia maggiorenne e consenziente che ha la stessa situazione e voglia confidarsi con me, mi scriva a : antonioporcello145@gmail.com
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