Campeggio con mio padre
di
geronimo12
genere
incesti
Mi chiamo Paola, sono bionda, 41 anni. Nel mese di
luglio del '2000, avevo appena finito le vacanze estive, al Parco Nazionale
d'Abruzzo. In campeggio organizzato, io mio padre e mia madre. Avevamo fatto
molte passeggiate lungo i sentieri. Dopo il ritorno a casa, decidemmo di
prenderci qualche altro giorno di vacanza per fare un po' di campeggio
libero. Mamma non volle venire ed allora decidemmo di partire io e mio
padre 53enne ancora in forma ed io, pazza di lui. Era abbastanza esperto ed io mi feci prendere subito
dall'entusiasmo.
Preparammo una tenda piccola, per evitare di portarci quella familiare
troppo ingombrante.
Il primo giorno fu di preparazione del campo. Mi piaceva stare con mio
padre. Sapevo che anche a lui faceva piacere stare solo con me. Era un
rapporto piů stretto e piů intimo di quando eravamo a casa. La prima notte
andammo a dormire presto perché il giorno dopo avremmo dovuto fare una
escursione di una intera giornata.
La tenda era piccola e quando ci spogliavamo immancabilmente i corpi si
toccavano. Io restai in slip e reggiseno, mio padre ovviamente solo in slip.
Mi accorsi di un breve turbamento in lui, eravamo abituati anche in casa a
vederci così poco vestiti , ma la situazione qui turbava un tantino in piů.
Il giorno dopo, partimmo per una passeggiata di quasi cinque ore,
mangiammo al sacco, ci riposammo un po', e riprendemmo la via del ritorno.
Avevamo solo una camicia addosso, e pantaloncini. Scarponi e calzettini ai
piedi.
A circa un'ora dalla tenda cominciò quello che poi ci porto'alla strana
avventura. Ma andiamo con ordine.
Cominciò a piovigginare. Cercammo di ripararci, tanto da poter prendere
i maglioni nello zaino. Ma all'improvviso
cominciò a diluviare. Camminammo per bel po' sotto l'acqua, fino a quando
arrivammo finalmente alla tenda. Ci infilammo dentro e cercammo di
asciugarci alla meglio. Gli scarponi erano inzaccherati, quindi li tirammo
via fuori dalla tenda per non sporcare. Ormai eravamo tutti bagnati, e ci
togliemmo gli abiti di dosso. Restai ancora con slip e reggiseno, bagnati
fradici (e diventati trasparenti) ma non potevo mica togliermi anche quelli.
Anche mio padre restò solo con gli slip (anch'essi bagnati e trasparenti).
Eravamo tutti e due sudati e si era diffuso nella tenda il tipico odore di
pelli bagnate e sudate.
"Mi sa che puzziamo un po'" disse mio padre. "Ci vorrebbe una doccia!"
"Non ti basta quella che abbiamo appena fatta?" risposi io.
Ogni tanto, come ci muovavamo, i corpi si toccavano. Le cosce, le
spalle, i bacini si urtavano. Ci affacciammo fuori: pioveva sempre forte.
Non potevamo nemmeno stare in piedi, perché la tenda era bassa. Stavamo
seduti.
Ad un certo punto mio padre mi toccò i piedi in un modo che a me sembrò
sensuale. Mi disse "Che piedi zozzi che abbiamo - Li mettiamo fuori a
lavarli?" "No!" dissi io "teniamoli così!" Mi sembrava in quel momento una
cosa piacevole. Mangiammo qualcosa.
Passò una mezz'oretta ed accadde il fattaccio.
Io dovevo pisciare. Lo dissi. Anche lui doveva farla. Allora
decidemmo di fare come su alcuni treni con certi tipi di toilette in cabina,
quando non si vogliono usare quelle centrali: usare un recipiente e poi
buttare fuori tutto, da quella interna. "OK usiamo questo" disse mio padre e
prese una scodellina in plastica. "Comincia tu, io mi giro dall'altra
parte". Mi tirai giů gli slip e mi misi la scodellina sotto. La situazione
era intrigante e trasgressiva. Si sentiva il rumore della piscia che usciva dalla figa ed
andava a cadere giů. Posai la scodella e cercai di ritirarmi su le
mutandine. Era scomodo allora mi misi in ginocchio. L'operazione mi fece
perdere tempo, e probabilmente mio padre, pensando che avessi già fatto, si
giro'. Ero rivolta verso di lui con le mutendine ancora giů e si vedeva tutta
la macchia nera della figa. Mi chiese scusa. Intanto io gli porsi il
recipiente.
"Puoi farla lì dentro, poi buttiamo tutto insieme!" dissi io. Lui lo
stesso in ginocchio si giro' e capii che stava tirando fuori l'uccello. Mi
affacciai e lo guardai. "Ma cosa fai?" disse lui "Mi guardi? - Cosě tra
l'altro mi emozioni e non mi esce!" Una strana sensazione mi prese.
L'uccello non era in tiro, ma nemmeno proprio moscio. Quante volte avevo
pensato: un genitore, davanti ad una figlia, in quelle circostanze, si
sarebbe potuto eccitare? Magari senza andare oltre, ma aveva davanti pur
sempre un corpo di donna. Diverso sarebbe stato forse una madre per un
figlio, la donna ha un tipo di eccitazione diverso. Ha bisogno di piů
coinvolgimento. Ma un uomo a cui subito si alza, davanti ad una figa..?
C'era una situazione strana: di trasgressione. Ci guardammo per un
istante poi allungai la mano e glielo presi. Tirai indietro con decisione e
lo scappellai. "Ma cosa fai? - Sei matta?" Mi disse subito, ma intanto
sentivo il membro che nella mia mano diventava sempre piů grosso e duro.
Cominciai a muovere la mano avanti e indietro. "No dai! Sei mia figlia!"
mi prego', non so se con convinzione.
"Appunto sono una donna, considerami solo una donna!" gli risposi.
E lui: "Ma così mi farai venire!"
Intanto mi poggio' la mano sulla schiena e mi strinse a se. L'altra la
mise su una tetta. Capivo che l'orgasmo ora era vicino, anzi stava arrivando
potente perché mi calò la mano dentro la mutandina, mi prese una natica e me
la strinse. Vidi gli schizzi uscire dal suo cazzo. Uno, due, tre schizzi,
poi mi bagnai la mano. Mi stringeva e mugolava di piacere, dicendo " figlia mia siiii...mmmmmmm...aaahhhhhhh... Siiiii...amore di papà.... Mmmmmmmmm". Gli strinsi un po'
la cappella, uscivano altre ultime gocce dalla punta. Resto' ancora parecchio
in tiro, mentre finalmente riuscì a fare la pipì.
Mentre si ritirava su gli slip non disse parola. Anch'io non parlai piů,
entrambi in evidente imbarazzo. Ci ficcammo nei sacchi a pelo e spegnemmo la
luce. Aspettai un po', non so se si era addormentato o fece finta di non
sentirmi, quando mi portai la mano sporca del suo liquido al naso ad
odorarla e mettendo l'altra negli slip cominciai a provocarmi anch'io un
orgasmo.
Da quel giorno non ne abbiamo parlato mai piů, ma ci e'rimasto un bel
ricordo. P.S. se qualche figlia maggiorenne vuole confidarsi in anonimato : antonioporcello145@gmail.com
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