Così fan tutte....anche tua madre? Vol. 2
di
MADAME ESTREMI RIMEDI
genere
tradimenti
Leggete la prima parte!
Per consigli confronti o altro estremirimedi2019@libero.it
Jesus l’avevo richiamato. La mia tattica di fronte ad un corteggiatore che mi piaceva e che aveva i requisiti fondamentali della riservatezza e dell’essere fuori dal mondo-paese era sempre la stessa: declinare l’invito, adducendo l’essere una moglie e una madre, senza troppa convinzione. Il maschio-alpha capiva subito che il mio no era uno step inevitabile a mantenere le parvenze, e il mettere sul tavolo il mio matrimonio e la mia maternità caricava il testosterone maschile.
Qualche scappatella con uomini che ci conoscevano, e che potevano diffondere il pruriginoso segreto me l’ero concessa, e mi eccitava molto l’idea di stare in compagnia di mio marito a chiacchierare con chi mi aveva posseduta e scopata per bene, ma erano eccezioni. Eccezioni che però alimentavano il chiacchiericcio sui marciapiedi o in fila dal barbiere…la Graziella è bona, e pure Troia!
Jesus era ideale per molti motivi: viveva in città, era un giramondo che non sarebbe restato a lungo, avrebbe potuto confidare la mia troiaggine solo a perfetti sconosciuti e dal primo giorno che mi venne presentato dalla mia amica quando andai a recuperarla dal corso di balli mi era rimasta impressa la sua figura di Adone, spalle larghissime, pelle mulatta, muscoli dirompenti, inquadrati in 35 anni di giovinezza guizzante.
Il numero glielo aveva dato la mia amica, e dopo false lamentele che non si sarebbe dovuto permettere, che la mia amica non doveva farlo e che non trovavo opportuno andare a prendere un aperitivo o un caffè con un ragazzo che nemmeno conoscevo, dopo un mese di tampinamenti vari, ero nella toilette di un bar abbastanza distante dal mio paese a leccare un cazzo magnifico e grossissimo, nero, duro allo spasimo.
Mentre alternavo leccate a tutta l’asta per lungo, godendomi la lunghezza infinita, ad ingoiare quella bestia per sentirmi pienissima in bocca, a slinguazzate sul prepuzio per sentire il tremolio delle gambe di jesus, squillò il mio telefonino.
Dovete sapere che a me era sempre piaciuto flirtare in presenza di mio marito, farmi corteggiare con lui a pochi metri, mantenendo il contegno di signora borghese che è una grandissima troia. Allo stesso tempo, nelle mia avventure, adoravo vedere l’eccitazione maschile a scoparsi una signora sposata, e spesso assecondavo questa inclinazione dei miei amanti. Un gioco che facevo spesso era rispondere al telefono a mio marito mentre ero alle prese con qualche maschio virile che piacevolmente sorpreso dalla mia zoccolaggine si induriva ancora di piu, diveniva piu animale nel prendermi e non mi risparmiava imprecazioni varie sulla troiaggine mia o cornutaggine di mio marito che tanto mi eccitavano. Mio marito ignaro che parlava al telefono alla sua mogliettina che era impegnata sotto i colpi di qualche toro, impazzivo all’idea che era proprio mio marito inconsapevolmente a caricare le palle dei miei amanti.
Più il rapporto con il mio coniuge si andava raffreddando però, meno godevo a farlo cosi cornuto, e questo gioco cominciava a non trasmettermi più l’adrenalina di un tempo. Il nome di Davide sul display fu un lampo, che mi fece scorrere dinanzi agli occhi tanti istanti vissuti con mio figlio.In 32 secondi, tanto dura una chiamata persa, guardavo il cellulare mentre tante scene alla velocità del suono mi scorrevano di fronte, risposi a Jesus che era mio figlio che mi cercava mentre con una mano impugnavo quella magnifica bestia e con l’altra il telefonino. D’altronde erano stati proprio i pensieri sul fatto che Davide oltre a soffrire per la mia avvenenza, trovasse un’eccitazione incontrollabile a sospettarmi troia, a farmi cedere alla corte di Jesus decidendo di incontrarlo.
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Che mio figlio fosse attratto da me lo sapevo bene. Per i suoi amici, lo avevo scoperto leggendogli whatapp di nascosto, ero la pornomamma. Lui aveva una visuale privilegiata, in casa, lontano dai crudeli sfotto di paese. Non avevo rinunciato al rapporto stretto e confidenziale con i miei figli, permettondoli di dormire con me nel letto, visto che con mio marito avevamo deciso di dormire per conto proprio. E mi accorgevo delle sue erezioni, mi accorgevo che quando mi giravo a dormire porgendogli il culo in perizoma lui aveva il respiro pesante. Mi accorgevo che quando mi cambiavo, facendo su e giù tra camera e bagno, lui non perdeva occasione per farmi domande stupide, pur di trattenermi e vedermi in reggiseno. Per me era inevitabile e anche piuttosto normale, e ormai a 21 anni, con una timidezza che gli impediva di trovarsi una ragazza, avevo la certezza che ero io l’immagine delle sue numerose seghe quotidiane.Pensava non mi accorgessi, ma il silenzio in camera o una prolungata seduta in bagno, mi dava la conferma che si stava svuotando.Gli facilitavo il compito, girando per casa ancor piu mezza nuda rispetto alle mie gia libertarie abitudini. E lui era sempre lì, pronto a cogliere una bretella scesa, un accappatoio allentato, uno scosciamento mentre indossavo le scarpe. Lo stuzzicavo con il vedo non vedo, togliendomi il reggiseno, coprendomi con le mani la mia quarta abbondante e infilandomi la maglietta mentre lui mi stava parlando e rimaneva imbambolato, prima di vederlo filare in bagno e accarezzare la sua ossessione. Lo stuzzicavo sistemandomi in macchina i bordi del perizoma dai jeans attillatissimi, mentre lui guardava fingendo indifferenza dando ancor più nell’occhio. Pensavo che il suo imbarazzo di fronte agli amici, di fronte al chiacchiericcio di paese, di fronte alla madre oggetto di desiderio maschile che suscitava i pensieri piu porci erano il rovescio della medaglia. Invece sapere di avere una madre a cui tutti i maschi, dai suoi amici al suo professore ai suoi parenti ai suoi colleghi universitari ai delinquenti di paese, dal cameriere mentre eravamo a cena al parcheggiatore abusivo al bagnino del lido, dal rappresentante porta a porta al macellaio all’operaio, tutti i maschi, facevano pensieri osceni, a un certo punto capì che non era un contrappasso, ma la sublimazione dei suoi orgasmi solitari. Ormai sapeva che quelle tettone non potevano essere per lui solo il suo seno materno, ma tette su cui ci avrebbe sborrato volentieri qualsiasi maschio intravedendole. Sapeva che quel culo che fingendo di dormire fissava, avrebbe eccitato anche un morto. E sapeva che a sua madre, per come vestiva, per com’era narcisa, per la lingerie che indossava, per il marito inetto che aveva, il cazzo piaceva, e piaceva tanto. E che tutti gli uomini che aveva visto in vita sua, dall’allenatore di calcio al suo compare di cresima all’amico di famiglia al parente al signore sconosciuto seduto di fronte al treno, ci avrebbero sborrato molto volentieri su sua madre, e per prima cosa avrebbero stretto leccato e messo il loro cazzo in mezzo a quelle tette. Sarebbe dipeso solo dalla volontà della mamma. Tutto ciò lo faceva soffrire perchè lo eccitava di brutto, come un cuckold, ma di sua madre. La conferma la ebbi quando assieme a Davide stavo raggiungendo dei nostri amici che abitavano a Milano col treno. Ero vestita estiva per via del caldo e sexy, con una mini di jeans, dei sandali con tacchetto a spillo e allaccio alla schiava e una magliettina aderentissima che mi faceva esplodere il seno, capelli legati a coda di cavallo. Dei ragazzi in comitiva mi guardavano fissa e ad una fermata, da qualcuno di loro partì ‘guarda che troione da combattimento’. Lui di solito remissivo e incupito quando succedevano episodi in cui diventavo protagonista del desiderio maschile, iniziò una baruffa con loro, che erano in 5 o 6, al punto che cominciai a gridare per far intervenire la polizia ferroviaria che sedò la rissa e fece scendere i ragazzi, che al di là del commento non avevano fatto nulla se non difendersi quando Davide li assaltò a calci e pugni da solo impazzito. Calmatesi le acque, andammo al bagno del treno, la cui porta era rotta e dovevo reggerla tenendola meno che socchiusa. Non ce la fece, e, pur di spalle, in piedi su un treno, con sua madre che gli teneva la porta, e gli parlava, si masturbò. Era di spalle, vedevo appena la sua sagoma, ma capì che si stava segando: avevano dato della troiona a sua madre, e le sue palle lo comandavano. Ed io comandavo le sue palle. Ai miei occhi apparve la verità, era un cuckold. Cuckold di me.
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Jesus pensava che di fronte alla chiamata di mio figlio fossi presa da rimorso o preoccupazione. Invece ricominciai a succhiare come un’indemoniata quel nodoso bastone, innamorata di un cazzo così possente, finchè non sborrò senza avvisarmi. Era un figlio di puttana, perchè conscio di avere un’eiaculazione fuori dal normale, si eccitava e divertiva a vedermi cercare di ingoiare il più possibile per evitare di massacrare la gonna o il maglione che avevo arrotolato al collo della sua crema. Uscimmo dal bagno, pagò, il barista e la cassiera si guardarono capendosi, con un’espressione della serie ‘hai capito la signora’, salutai Jesus rimproverandolo che mi stava facendo tornare a casa con ampie chiazze bianche mentre gli stringevo il pacco. salita in auto richiamai mio figlio per sapere di cosa aveva bisogno.
Per consigli confronti o altro estremirimedi2019@libero.it
Jesus l’avevo richiamato. La mia tattica di fronte ad un corteggiatore che mi piaceva e che aveva i requisiti fondamentali della riservatezza e dell’essere fuori dal mondo-paese era sempre la stessa: declinare l’invito, adducendo l’essere una moglie e una madre, senza troppa convinzione. Il maschio-alpha capiva subito che il mio no era uno step inevitabile a mantenere le parvenze, e il mettere sul tavolo il mio matrimonio e la mia maternità caricava il testosterone maschile.
Qualche scappatella con uomini che ci conoscevano, e che potevano diffondere il pruriginoso segreto me l’ero concessa, e mi eccitava molto l’idea di stare in compagnia di mio marito a chiacchierare con chi mi aveva posseduta e scopata per bene, ma erano eccezioni. Eccezioni che però alimentavano il chiacchiericcio sui marciapiedi o in fila dal barbiere…la Graziella è bona, e pure Troia!
Jesus era ideale per molti motivi: viveva in città, era un giramondo che non sarebbe restato a lungo, avrebbe potuto confidare la mia troiaggine solo a perfetti sconosciuti e dal primo giorno che mi venne presentato dalla mia amica quando andai a recuperarla dal corso di balli mi era rimasta impressa la sua figura di Adone, spalle larghissime, pelle mulatta, muscoli dirompenti, inquadrati in 35 anni di giovinezza guizzante.
Il numero glielo aveva dato la mia amica, e dopo false lamentele che non si sarebbe dovuto permettere, che la mia amica non doveva farlo e che non trovavo opportuno andare a prendere un aperitivo o un caffè con un ragazzo che nemmeno conoscevo, dopo un mese di tampinamenti vari, ero nella toilette di un bar abbastanza distante dal mio paese a leccare un cazzo magnifico e grossissimo, nero, duro allo spasimo.
Mentre alternavo leccate a tutta l’asta per lungo, godendomi la lunghezza infinita, ad ingoiare quella bestia per sentirmi pienissima in bocca, a slinguazzate sul prepuzio per sentire il tremolio delle gambe di jesus, squillò il mio telefonino.
Dovete sapere che a me era sempre piaciuto flirtare in presenza di mio marito, farmi corteggiare con lui a pochi metri, mantenendo il contegno di signora borghese che è una grandissima troia. Allo stesso tempo, nelle mia avventure, adoravo vedere l’eccitazione maschile a scoparsi una signora sposata, e spesso assecondavo questa inclinazione dei miei amanti. Un gioco che facevo spesso era rispondere al telefono a mio marito mentre ero alle prese con qualche maschio virile che piacevolmente sorpreso dalla mia zoccolaggine si induriva ancora di piu, diveniva piu animale nel prendermi e non mi risparmiava imprecazioni varie sulla troiaggine mia o cornutaggine di mio marito che tanto mi eccitavano. Mio marito ignaro che parlava al telefono alla sua mogliettina che era impegnata sotto i colpi di qualche toro, impazzivo all’idea che era proprio mio marito inconsapevolmente a caricare le palle dei miei amanti.
Più il rapporto con il mio coniuge si andava raffreddando però, meno godevo a farlo cosi cornuto, e questo gioco cominciava a non trasmettermi più l’adrenalina di un tempo. Il nome di Davide sul display fu un lampo, che mi fece scorrere dinanzi agli occhi tanti istanti vissuti con mio figlio.In 32 secondi, tanto dura una chiamata persa, guardavo il cellulare mentre tante scene alla velocità del suono mi scorrevano di fronte, risposi a Jesus che era mio figlio che mi cercava mentre con una mano impugnavo quella magnifica bestia e con l’altra il telefonino. D’altronde erano stati proprio i pensieri sul fatto che Davide oltre a soffrire per la mia avvenenza, trovasse un’eccitazione incontrollabile a sospettarmi troia, a farmi cedere alla corte di Jesus decidendo di incontrarlo.
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Che mio figlio fosse attratto da me lo sapevo bene. Per i suoi amici, lo avevo scoperto leggendogli whatapp di nascosto, ero la pornomamma. Lui aveva una visuale privilegiata, in casa, lontano dai crudeli sfotto di paese. Non avevo rinunciato al rapporto stretto e confidenziale con i miei figli, permettondoli di dormire con me nel letto, visto che con mio marito avevamo deciso di dormire per conto proprio. E mi accorgevo delle sue erezioni, mi accorgevo che quando mi giravo a dormire porgendogli il culo in perizoma lui aveva il respiro pesante. Mi accorgevo che quando mi cambiavo, facendo su e giù tra camera e bagno, lui non perdeva occasione per farmi domande stupide, pur di trattenermi e vedermi in reggiseno. Per me era inevitabile e anche piuttosto normale, e ormai a 21 anni, con una timidezza che gli impediva di trovarsi una ragazza, avevo la certezza che ero io l’immagine delle sue numerose seghe quotidiane.Pensava non mi accorgessi, ma il silenzio in camera o una prolungata seduta in bagno, mi dava la conferma che si stava svuotando.Gli facilitavo il compito, girando per casa ancor piu mezza nuda rispetto alle mie gia libertarie abitudini. E lui era sempre lì, pronto a cogliere una bretella scesa, un accappatoio allentato, uno scosciamento mentre indossavo le scarpe. Lo stuzzicavo con il vedo non vedo, togliendomi il reggiseno, coprendomi con le mani la mia quarta abbondante e infilandomi la maglietta mentre lui mi stava parlando e rimaneva imbambolato, prima di vederlo filare in bagno e accarezzare la sua ossessione. Lo stuzzicavo sistemandomi in macchina i bordi del perizoma dai jeans attillatissimi, mentre lui guardava fingendo indifferenza dando ancor più nell’occhio. Pensavo che il suo imbarazzo di fronte agli amici, di fronte al chiacchiericcio di paese, di fronte alla madre oggetto di desiderio maschile che suscitava i pensieri piu porci erano il rovescio della medaglia. Invece sapere di avere una madre a cui tutti i maschi, dai suoi amici al suo professore ai suoi parenti ai suoi colleghi universitari ai delinquenti di paese, dal cameriere mentre eravamo a cena al parcheggiatore abusivo al bagnino del lido, dal rappresentante porta a porta al macellaio all’operaio, tutti i maschi, facevano pensieri osceni, a un certo punto capì che non era un contrappasso, ma la sublimazione dei suoi orgasmi solitari. Ormai sapeva che quelle tettone non potevano essere per lui solo il suo seno materno, ma tette su cui ci avrebbe sborrato volentieri qualsiasi maschio intravedendole. Sapeva che quel culo che fingendo di dormire fissava, avrebbe eccitato anche un morto. E sapeva che a sua madre, per come vestiva, per com’era narcisa, per la lingerie che indossava, per il marito inetto che aveva, il cazzo piaceva, e piaceva tanto. E che tutti gli uomini che aveva visto in vita sua, dall’allenatore di calcio al suo compare di cresima all’amico di famiglia al parente al signore sconosciuto seduto di fronte al treno, ci avrebbero sborrato molto volentieri su sua madre, e per prima cosa avrebbero stretto leccato e messo il loro cazzo in mezzo a quelle tette. Sarebbe dipeso solo dalla volontà della mamma. Tutto ciò lo faceva soffrire perchè lo eccitava di brutto, come un cuckold, ma di sua madre. La conferma la ebbi quando assieme a Davide stavo raggiungendo dei nostri amici che abitavano a Milano col treno. Ero vestita estiva per via del caldo e sexy, con una mini di jeans, dei sandali con tacchetto a spillo e allaccio alla schiava e una magliettina aderentissima che mi faceva esplodere il seno, capelli legati a coda di cavallo. Dei ragazzi in comitiva mi guardavano fissa e ad una fermata, da qualcuno di loro partì ‘guarda che troione da combattimento’. Lui di solito remissivo e incupito quando succedevano episodi in cui diventavo protagonista del desiderio maschile, iniziò una baruffa con loro, che erano in 5 o 6, al punto che cominciai a gridare per far intervenire la polizia ferroviaria che sedò la rissa e fece scendere i ragazzi, che al di là del commento non avevano fatto nulla se non difendersi quando Davide li assaltò a calci e pugni da solo impazzito. Calmatesi le acque, andammo al bagno del treno, la cui porta era rotta e dovevo reggerla tenendola meno che socchiusa. Non ce la fece, e, pur di spalle, in piedi su un treno, con sua madre che gli teneva la porta, e gli parlava, si masturbò. Era di spalle, vedevo appena la sua sagoma, ma capì che si stava segando: avevano dato della troiona a sua madre, e le sue palle lo comandavano. Ed io comandavo le sue palle. Ai miei occhi apparve la verità, era un cuckold. Cuckold di me.
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Jesus pensava che di fronte alla chiamata di mio figlio fossi presa da rimorso o preoccupazione. Invece ricominciai a succhiare come un’indemoniata quel nodoso bastone, innamorata di un cazzo così possente, finchè non sborrò senza avvisarmi. Era un figlio di puttana, perchè conscio di avere un’eiaculazione fuori dal normale, si eccitava e divertiva a vedermi cercare di ingoiare il più possibile per evitare di massacrare la gonna o il maglione che avevo arrotolato al collo della sua crema. Uscimmo dal bagno, pagò, il barista e la cassiera si guardarono capendosi, con un’espressione della serie ‘hai capito la signora’, salutai Jesus rimproverandolo che mi stava facendo tornare a casa con ampie chiazze bianche mentre gli stringevo il pacco. salita in auto richiamai mio figlio per sapere di cosa aveva bisogno.
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