Scendere nella depravazione più totale con l'odiato patrigno! (Cap.5)
di
Pierre2
genere
dominazione
Patrizia ancora non immaginava che fossi io il suo nuovo padrone. Mi aveva avuto davanti quella notte in villa, si era inginocchiata a terra e mi aveva succhiato diligentemente la nerchia e slappato i coglioni ma senza ovviamente riconoscere il suo patrigno da quegli osceni attributi.
È stato divertente, per diversi giorni, lasciarmi maltrattare come al solito da lei in casa, davanti alla mia compagna, sua madre. Mi ha mortificato e osteggiato per anni, da quando è diventata un'adolescente viziata e arrogante. Ne ho sofferto ma per amore verso Anna ho sempre lasciato correre. Adesso invece più si mostrava ostile e impertinente e più ne godevo, pregustando il momento in cui l'avrei sottomessa levandole dalla faccia quel ghigno arrogante e quei modi insolenti.
Una sera, durante una delle solite discussioni fra lei e sua madre, con me a cercare di fare da intermediario (e di prendermi gli insulti da entrambe), ad un certo punto l'antipatica figliastra mi ha urlato un:
"Tu non hai le palle!"
Ora non ricordo il merito della questione ma quella volta ho a stento trattenuto un sorriso pensando che invece le mie palle lei le aveva leccate e anche di gusto, affondando la bocca nella peluria e succhiandomele con lodevole applicazione.
In attesa del nostro primo incontro le ho dato la possibilità di contattarmi via e-mail, mi ha così scritto confessandomi di essere impaziente di questa nuova esperienza proprio con l'uomo che più di tutti le aveva fatto buona impressione quella notte in villa.
"Ho gustato il tuo cazzo molto più di tutti quegli altri che ho avuto puntati addosso quella volta. E da allora non aspetto altro che ritrovarmi inginocchiata davanti a te, padrone, e adorare la tua verga poderosa."
"Anche io attendo con eccitazione sempre crescente l'averti di nuovo davanti, ammirare e godere delle tue curve mozzafiato, delle tue forme generose e sensuali, e questa volta come tuo unico proprietario. Averti e fare di te tutto ciò che mi aggrada..."
Una sera le ho chiesto con chi avrebbe cenato e lei ha risposto accennandomi infastidita al suo patrigno, confidandomi quanta antipatia provasse per lui.
"Padrone, non lo sopporto, non capisco cosa ci abbia trovato mia madre in un viscido come quello. Si atteggia a persona di alta dirittura morale ma so come mi guarda, credendo che io non me ne accorga. È un cazzo di depravato..."
"Beh, lo siamo anche noi se è per questo."
"E’ peggio! È un pedofilo. Mi avrebbe volentieri messo le mani addosso quando ero una bambina, mi ha sempre guardata con una faccia da degenerato. Lo odio!
Ho 28 anni e non vivo per conto mio solo perché non voglio lasciare mia madre sola con quel fallito ma quando ci ritroviamo insieme l'atmosfera è insopportabile, tira sempre fuori argomenti stupidi per fare conversazione; come se a me piacesse intrattenere un dialogo con un'idiota simile."
Non mi sono rispecchiato affatto nell'uomo da lei descritto e mi è anche montata una certa rabbia che ho trattenuto pensando che gliela avrei poi fatta pagare, facendo così accrescere il piacere di essere il suo padrone.
"Bene," le ho scritto dopo aver letto la sua email, "...stasera voglio che ti vesta succinta e provocante. Voglio che lo fai per lui, devi tenerlo d'occhio tutto il tempo, devi stuzzicarlo e farti desiderare, devi farlo uscire di testa..."
"Padrone..." Mi ha risposto a stretto giro di posta elettronica, "è il primo ordine che mi dai, e ne sono felice e onorata, sarà un piacere farti divertire sulla pelle di quello stronzo..."
Quella sera invece mi sono divertito io, alle sue spalle.
Patrizia si è presentata a cena con un abitino da sera inguinale che ad ogni movimento dei fianchi e delle gambe si sollevava mostrando le natiche bianche e lo spaghetto del perizoma. In alto, la schiena completamente scoperta, dal collo alle fossette del fondoschiena e davanti il petto nudo con la scollatura scandalosamente risaltata dalle tette, strette e sollevate dal corpetto.
Dio mio, Patrizia ha due seni enormi e floridi che parevano stare per esplodere, costretti in quel tubino scuro ne debordavano la gran parte, due zizzone incredibili che hanno dato uno spettacolo osceno, tanto da lasciare sua madre Anna sgomenta.
"Ma è modo di presentarti per una normale cena in famiglia?", ha borbottato la mia compagna mentre apparecchiava.
"Ho appena ricevuto un invito per una cena elegante. Mi dispiace, non era prevista ma non posso tirarmi indietro con i colleghi. Se non vi disturbo però mangio qualcosina con voi. E tu Mauro, che dici, come mi sta?"
Patrizia mi si è parata davanti, con le mani sui fianchi, impettita, con una posa che tradiva la sua intenzione di sfidarmi.
Essersi piazzata così davanti a me, con quell’abitino succinto, a mostrarmi le sue forme in modo così sfacciato ha stupito Anna che, da dietro, ha scrutato la figlia con faccia sorpresa e perplessa, tanto da chiederle se non avesse bevuto qualcosa.
Naturalmente ero già preparato a quella provocante sorpresa, quindi ho potuto controllare la mia reazione e dopo una sommaria veduta, partendo dalle scarpe coi tacchi a spillo e arrivando ai lunghi capelli neri appoggiati sulle spalle nude, ho annuito con distacco facendole i complimenti e ho immediatamente riportato la mia attenzione sul giornale sportivo.
Per tutta la sera quella stronza della mia figliastra si è prodigata per tirarmi scemo. Preso posto a tavola si sporgeva di continuo per intavolare qualsiasi argomento e così facendo mi metteva sotto il muso le sue opulente forme. Si è trattenuta anche per il bicchierino del dopocena, che ha sorseggiato scostando la sedia dal tavolo, accavallando le cosce e mostrando sferzante la sua intimità, con l’esile perizoma che affondava tra le labbra sporgenti e morbide della sua fica!
Ho fatto appello a tutto il mio self control per non tradire la voglia di saltarle addosso. Se da una parte ero pieno di rabbia perché quel comportamento sfacciato dimostrava cosa fosse disposta a fare, mossa dall'odio verso di me, dall'altra mi stava dimostrando che era anche una cagna ubbidiente.
Eravamo ancora a tavola, in un silenzio imbarazzante, e Patrizia si era esposta il più possibile, convinta di catturarmi col suo abito provocante e l'atteggiamento da puttana.
Io, cinicamente, non le avevo dato nessuna soddisfazione e immaginavo la sua rabbia e la delusione, mi ero divertito nell'umiliarla così ma poi ho pensato che dovevo concederle un contentino, giusto per stimolarla a riprovarci.
Sì, perché volevo ci riprovasse.
La sua sfacciata oscenità mi eccitava, le sue belle e procaci forme mi stavano eccitando, la sua sensualità che lei giocava a fare esplodere e trattenere mi eccitava; fingere di non provare interesse per lei che si sforzava di irretirmi mi eccitava, mi stava eccitando questo gioco perverso. Mi stava eccitando persino il fatto che ci fosse la mia compagna, sua madre, lì in mezzo a noi, come una inconsapevole pedina del nostro gioco.
E così dopo l'umiliazione di averla ignorata tutto il tempo della cena, le concedo una gratificazione. Quando fa per alzarsi e lasciare la tavola io sollevo il mio bicchiere e lo punto verso di lei.
"Grazie per la compagnia, cara. E divertiti..."
Le ho detto sorridendole mentre ho fatto scendere lo sguardo sul suo corpo, soffermandomi sulla scollatura esagerata e più ancora sulle cosce accavallate che ora nascondevano la passera che, fino a poco prima, aveva spudoratamente offerto alla mia vista.
"Di sicuro regalerai un'ottima veduta a tutti i presenti alla cena!"
Patrizia mi ha sorriso soddisfatta, c’era un sottile ghigno gelido nella sua espressione. L'odiosa ragazza stava assaporando il contentino che le avevo concesso.
Ha scambiato il mio gesto di pietà come una sua vittoria e se ne è andata senza risparmiarsi una frecciata velenosa nei miei confronti.
"Tieni a bada i bollori di tuo marito, mamma. Ci mancava poco che mi saltasse addosso, con la lingua a penzoloni!"
E quella sera, quando ho acceso il computer, ho trovato l'email in cui mi raccontava della cena. Esaltava molto la parte del bicchierino della staffa, come fosse un suo trionfo. Quella mia concessione, quella occhiata alla scollatura e alle cosce aveva confermato la sua convinzione sulle intenzioni libidinose del patrigno.
Continua
(per commenti potete scrivermi a: imperium@hotmail.it)
È stato divertente, per diversi giorni, lasciarmi maltrattare come al solito da lei in casa, davanti alla mia compagna, sua madre. Mi ha mortificato e osteggiato per anni, da quando è diventata un'adolescente viziata e arrogante. Ne ho sofferto ma per amore verso Anna ho sempre lasciato correre. Adesso invece più si mostrava ostile e impertinente e più ne godevo, pregustando il momento in cui l'avrei sottomessa levandole dalla faccia quel ghigno arrogante e quei modi insolenti.
Una sera, durante una delle solite discussioni fra lei e sua madre, con me a cercare di fare da intermediario (e di prendermi gli insulti da entrambe), ad un certo punto l'antipatica figliastra mi ha urlato un:
"Tu non hai le palle!"
Ora non ricordo il merito della questione ma quella volta ho a stento trattenuto un sorriso pensando che invece le mie palle lei le aveva leccate e anche di gusto, affondando la bocca nella peluria e succhiandomele con lodevole applicazione.
In attesa del nostro primo incontro le ho dato la possibilità di contattarmi via e-mail, mi ha così scritto confessandomi di essere impaziente di questa nuova esperienza proprio con l'uomo che più di tutti le aveva fatto buona impressione quella notte in villa.
"Ho gustato il tuo cazzo molto più di tutti quegli altri che ho avuto puntati addosso quella volta. E da allora non aspetto altro che ritrovarmi inginocchiata davanti a te, padrone, e adorare la tua verga poderosa."
"Anche io attendo con eccitazione sempre crescente l'averti di nuovo davanti, ammirare e godere delle tue curve mozzafiato, delle tue forme generose e sensuali, e questa volta come tuo unico proprietario. Averti e fare di te tutto ciò che mi aggrada..."
Una sera le ho chiesto con chi avrebbe cenato e lei ha risposto accennandomi infastidita al suo patrigno, confidandomi quanta antipatia provasse per lui.
"Padrone, non lo sopporto, non capisco cosa ci abbia trovato mia madre in un viscido come quello. Si atteggia a persona di alta dirittura morale ma so come mi guarda, credendo che io non me ne accorga. È un cazzo di depravato..."
"Beh, lo siamo anche noi se è per questo."
"E’ peggio! È un pedofilo. Mi avrebbe volentieri messo le mani addosso quando ero una bambina, mi ha sempre guardata con una faccia da degenerato. Lo odio!
Ho 28 anni e non vivo per conto mio solo perché non voglio lasciare mia madre sola con quel fallito ma quando ci ritroviamo insieme l'atmosfera è insopportabile, tira sempre fuori argomenti stupidi per fare conversazione; come se a me piacesse intrattenere un dialogo con un'idiota simile."
Non mi sono rispecchiato affatto nell'uomo da lei descritto e mi è anche montata una certa rabbia che ho trattenuto pensando che gliela avrei poi fatta pagare, facendo così accrescere il piacere di essere il suo padrone.
"Bene," le ho scritto dopo aver letto la sua email, "...stasera voglio che ti vesta succinta e provocante. Voglio che lo fai per lui, devi tenerlo d'occhio tutto il tempo, devi stuzzicarlo e farti desiderare, devi farlo uscire di testa..."
"Padrone..." Mi ha risposto a stretto giro di posta elettronica, "è il primo ordine che mi dai, e ne sono felice e onorata, sarà un piacere farti divertire sulla pelle di quello stronzo..."
Quella sera invece mi sono divertito io, alle sue spalle.
Patrizia si è presentata a cena con un abitino da sera inguinale che ad ogni movimento dei fianchi e delle gambe si sollevava mostrando le natiche bianche e lo spaghetto del perizoma. In alto, la schiena completamente scoperta, dal collo alle fossette del fondoschiena e davanti il petto nudo con la scollatura scandalosamente risaltata dalle tette, strette e sollevate dal corpetto.
Dio mio, Patrizia ha due seni enormi e floridi che parevano stare per esplodere, costretti in quel tubino scuro ne debordavano la gran parte, due zizzone incredibili che hanno dato uno spettacolo osceno, tanto da lasciare sua madre Anna sgomenta.
"Ma è modo di presentarti per una normale cena in famiglia?", ha borbottato la mia compagna mentre apparecchiava.
"Ho appena ricevuto un invito per una cena elegante. Mi dispiace, non era prevista ma non posso tirarmi indietro con i colleghi. Se non vi disturbo però mangio qualcosina con voi. E tu Mauro, che dici, come mi sta?"
Patrizia mi si è parata davanti, con le mani sui fianchi, impettita, con una posa che tradiva la sua intenzione di sfidarmi.
Essersi piazzata così davanti a me, con quell’abitino succinto, a mostrarmi le sue forme in modo così sfacciato ha stupito Anna che, da dietro, ha scrutato la figlia con faccia sorpresa e perplessa, tanto da chiederle se non avesse bevuto qualcosa.
Naturalmente ero già preparato a quella provocante sorpresa, quindi ho potuto controllare la mia reazione e dopo una sommaria veduta, partendo dalle scarpe coi tacchi a spillo e arrivando ai lunghi capelli neri appoggiati sulle spalle nude, ho annuito con distacco facendole i complimenti e ho immediatamente riportato la mia attenzione sul giornale sportivo.
Per tutta la sera quella stronza della mia figliastra si è prodigata per tirarmi scemo. Preso posto a tavola si sporgeva di continuo per intavolare qualsiasi argomento e così facendo mi metteva sotto il muso le sue opulente forme. Si è trattenuta anche per il bicchierino del dopocena, che ha sorseggiato scostando la sedia dal tavolo, accavallando le cosce e mostrando sferzante la sua intimità, con l’esile perizoma che affondava tra le labbra sporgenti e morbide della sua fica!
Ho fatto appello a tutto il mio self control per non tradire la voglia di saltarle addosso. Se da una parte ero pieno di rabbia perché quel comportamento sfacciato dimostrava cosa fosse disposta a fare, mossa dall'odio verso di me, dall'altra mi stava dimostrando che era anche una cagna ubbidiente.
Eravamo ancora a tavola, in un silenzio imbarazzante, e Patrizia si era esposta il più possibile, convinta di catturarmi col suo abito provocante e l'atteggiamento da puttana.
Io, cinicamente, non le avevo dato nessuna soddisfazione e immaginavo la sua rabbia e la delusione, mi ero divertito nell'umiliarla così ma poi ho pensato che dovevo concederle un contentino, giusto per stimolarla a riprovarci.
Sì, perché volevo ci riprovasse.
La sua sfacciata oscenità mi eccitava, le sue belle e procaci forme mi stavano eccitando, la sua sensualità che lei giocava a fare esplodere e trattenere mi eccitava; fingere di non provare interesse per lei che si sforzava di irretirmi mi eccitava, mi stava eccitando questo gioco perverso. Mi stava eccitando persino il fatto che ci fosse la mia compagna, sua madre, lì in mezzo a noi, come una inconsapevole pedina del nostro gioco.
E così dopo l'umiliazione di averla ignorata tutto il tempo della cena, le concedo una gratificazione. Quando fa per alzarsi e lasciare la tavola io sollevo il mio bicchiere e lo punto verso di lei.
"Grazie per la compagnia, cara. E divertiti..."
Le ho detto sorridendole mentre ho fatto scendere lo sguardo sul suo corpo, soffermandomi sulla scollatura esagerata e più ancora sulle cosce accavallate che ora nascondevano la passera che, fino a poco prima, aveva spudoratamente offerto alla mia vista.
"Di sicuro regalerai un'ottima veduta a tutti i presenti alla cena!"
Patrizia mi ha sorriso soddisfatta, c’era un sottile ghigno gelido nella sua espressione. L'odiosa ragazza stava assaporando il contentino che le avevo concesso.
Ha scambiato il mio gesto di pietà come una sua vittoria e se ne è andata senza risparmiarsi una frecciata velenosa nei miei confronti.
"Tieni a bada i bollori di tuo marito, mamma. Ci mancava poco che mi saltasse addosso, con la lingua a penzoloni!"
E quella sera, quando ho acceso il computer, ho trovato l'email in cui mi raccontava della cena. Esaltava molto la parte del bicchierino della staffa, come fosse un suo trionfo. Quella mia concessione, quella occhiata alla scollatura e alle cosce aveva confermato la sua convinzione sulle intenzioni libidinose del patrigno.
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