Prima esperienza

di
genere
saffico

Già, chi l'avrebbe mai detto? Che alla bella età di 42 anni, sposata con un uomo fantastico, due figli, avrei iniziato a sentire attrazione per rappresentanti del mio sesso. E che, finalmente vinti pudori e reticenze, avrei avuto il coraggio di vivere una prima volta che si è rivelata magnifica e indimenticabile. Non l'avrei mai detto né immaginato, ma la vita non manca mai di sorprenderti.
Tutto è cominciato circa due anni fa. Una tranquilla giornata di agosto, passata al mare con la famiglia. Mia vicina di ombrellone, una signora non più giovanissima, né bella nel senso letterale del termine. Ma aveva un seno impressionante, quantomeno una settima. Mi sono ritrovata ad osservarlo, come ipnotizzata, non riuscivo a staccare gli occhi da lei, Come me, presumo, molti uomini che si trovavano in spiaggia. Persino mio marito, sempre così gentleman, non riuscì ad evitare un commento eloquente. Ma per me il discorso era diverso: quella vista mi aveva turbata. Non capivo il motivo: era una sensazione nuova, che faticavo a focalizzare. Quel seno mi attirava. Avrei voluto scoprirlo, ammirarlo da vicino, toccarlo. Ero eccitata. Si stava verificando qualcosa di inaspettato, di incredibile: mai prima di allora avevo coltivato certi pensieri. E quella sensazione me la sono trascinata per diverso tempo, tra stati d'animo che andavano dall'eccitazione più spinta allo schifo. Non capivo nemmeno il motivo, mio marito era ed è un uomo eccezionale, attraente, dolce, gentile, divertente, e sessualmente più che valido. Non avevo motivo di lamentarmi, eppure....eppure è successo.
Pian piano però, coinvolta anche dalle incombenze quotidiane e familiari, quella sensazione si spense. Ne fui quasi rinfrancata. Solo che un giorno, guardando un film in tv, mi imbattei in una breve scena di amore saffico. Il vecchio turbamento tornò a galla, prepotentemente; e stavolta in modo inarrestabile. Cominciai a nutrire la mia testa di fantasie: iniziai a pensare di conoscere una donna e andarci a letto. Un impulso che non riuscivo a frenare, anche se non mancavano i periodi di pentimento dovuto soprattutto ai sensi di colpa. A mio marito, non ho mai detto nulla: non avrebbe capito. Al suo posto, non sarei riuscita a capire nemmeno io.
Finché un giorno presi il coraggio a due mani e mi iscrissi ad un sito di incontri. Tanto, mi dicevo, che male può farmi? Contattai solo donne che stavano fuori dalla mia regione, come a volermi tranquillizzare: più lontano stavano, meno possibilità c'erano di incontrarle e quindi trasgredire. I primi due contatti caddero subito, non era roba per me; invece andò avanti la conoscenza con una donna di Roma. Era una persona simpatica, aperta, condivideva il mio amore per la lettura e per il cinema. Si chiamava Claudia. Nella mia testa, chissà perché, forse per la sua provenienza, l'associavo a Claudia Gerini, un'attrice che avevo sempre apprezzato.
Con Claudia ho trascorso un paio di sere in chat, a parlare di tutto, era diversa da me, molto più sicura, meno timida. Divorziata da tempo, mi aveva detto di non volerne più sapere di uomini, aveva scoperto la sua vera natura che sin li aveva sempre represso. Fino a quel momento aveva avuto solo un'esperienza, ma era convinta di voler proseguire su quella strada. Senza tornare indietro.
Un giorno ci vedemmo per videochat, che emozione! Mi disse che aveva intenzione di passare un weekend nella mia città, se avessi voluto, avremmo potuto incontrarci e io farle da guida. Il cuore fece un bel salto, ma accettai con entusiasmo.
E venne il gran giorno. Claudia atterrò il venerdì sera, andai a prenderla in aeroporto. Ci salutammo con trasporto, un abbraccio forte e caloroso. Mi disse subito che stavo benissimo, che dal vivo ero ancora più graziosa che in webcam, che le ricordavo la Valentina di Crepax (che io da ignorante non conoscevo e dovetti andare a cercare su internet: diciamo che c'era qualcosa di familiare, con un pizzico di fantasia). Lei non somigliava alla Gerini, o forse un po' sì: a guardarla meglio aveva un bell'ovale, largo, un'espressione aperta e gioviale. Era un po' più grande di me, non sembrava più giovane, dimostrava i suoi anni, con qualche ruga sotto gli occhi, ma aveva il fascino della sua età. I suoi capelli erano rossi, lunghi, ricci, gli occhi di un bel color verde acqua. La camicetta rossa attillata valorizzava le sue forme abbondanti. Non una bellezza da copertina, complessivamente, ma una donna affascinante senz'altro sì. E poi era aperta, arguta, vivace; esprimeva il suo spiritaccio con esclamazioni e battute che l'accento romano rendeva ancora più divertenti. Ci trovammo subito bene insieme e devo dire che eravamo bene assortite: lei era appena più alta di me, ma non un gigante, circa 1.68, più appariscente, imponente; io più minuta, snella, ma con tutte le cosine al loro posto. Quel che si dice una bella coppia.
Quella sera andammo fuori a cena in un ristorante del centro e passammo una bella serata. Parlammo di libri, della famiglia, della situazione politica, di cucina: di tutto, tranne che di sesso. Non ne fece il minimo accenno, nemmeno per scherzo. Non posso dire che ne fui delusa, anzi, quasi quasi ne fui galvanizzata. Pensai “Beh, forse non le piaccio abbastanza...meglio così, dai....”. Se poi aspettava che facessi io la prima mossa, con la mia timidezza, buonanotte...
Il sabato mattina la accompagnai in giro per la città, in spiaggia, anche se il tempo non era favorevole, poi dopo un panino veloce consumato a pranzo, a fare shopping. Fu lì che la pioggia ci sorprese, si scatenò un diluvio universale; avevamo gli ombrelli ma finimmo col bagnarci lo stesso un pochino. Meno male che il suo albergo era vicino, rientrammo correndo come due velociste olimpiche. Ridevamo di gusto, la fortuna non era stata dalla nostra parte. Mi invitò in camera sua per riassettarmi e accettai volentieri. Il bagno non era enorme, insistetti perché ne prendesse possesso prima lei; poi toccò a me. Quando uscii dal bagno, lei era seduta sul letto. Mi fissava, sorridendo. Io ne fui turbata e imbarazzata. Si era fatto un silenzio che giudicai gravoso sul momento. Si alzò, disse che faceva freschino, che era meglio accendere la pompa di calore. Per nascondere il mio imbarazzo, le voltai le spalle, e finsi di cercare qualcosa dentro la mia borsa che giaceva su una poltrona. Anche se non potevo vederla, sapevo Claudia mi stava guardando. Tutto accadde nel breve giro di un paio di secondi: sentii le sue mani sulle mie spalle. Mi fece girare e piantò i suoi occhi da gatta sui miei. Mi prese il viso tra le mani e mormorò “Ma quanto sei caruccia”, con un tono così sensuale che mi sentii sciogliere. Il cuore mi balzava in petto. Continuavo a guardarla come una scema, terrorizzata. Lei capì, dolcissima e comprensiva.
-Hai paura?
Io non risposi, ero come paralizzata.
-Non devi. Vedrai – disse.
Nelle sue parole c'erano tante promesse. Prese le mie mani tra le sue e poi avvicinò le labbra al mio viso. Uno, due, tre, quattro bacetti, leggeri e teneri. Io la lasciavo fare, tremavo per la paura e l'eccitazione. Poi mi strinse a sé e mi baciò sulle labbra, sentii la sua lingua toccare la mia. Pareva di seta. Da li persi praticamente il contatto con la realtà. Mi abbandonai all'eccitazione: mi sbottonò la camicetta, mi liberò del reggiseno. Mi baciò il collo e le spalle, poi scese sul seno. Esitò con le labbra sui capezzoli, sentii le cosce bagnarsi. Ero ormai sua, aveva saputo fare breccia, travolgere le mie barriere. Mi tolse i pantaloni e mi mise una mano tra le mutandine. Gemetti per il piacere, lei senti che ero umida e sorrise. Non volle concludere in fretta: mi prese le mani. Con pazienza e sensualità, mi invitò a spogliarla. Il suo seno nudo fece capolino fuori dal reggiseno, era bellissimo, grande, due capezzoli enormi svettavano liberi e fieri. Me lo fece accarezzare, muovendo le mie mani in circolo. “Ti piace, cara? - disse. Io risposi con un “si” a voce bassa.
“Baciameli, sono tuoi”, rispose. Cercai di fare come diceva, dovevo essere brava o lei forse troppo eccitata, perché rispondeva ai miei baci inesperti gemiti e sospiri.
-Vieni - mi disse conducendomi sul letto.
Io mi distesi e rimasi a guardarla mentre finiva di spogliarsi. Aveva una folta peluria giallo rossiccio, e ne fui sollevata: mi stuzzicava l'idea di una figa non depilata. Nemmeno io lo ero. Si distese al mio fianco, e mi abbracciò di nuovo. Riprese a baciarmi tutta, le spalle, le tette, la pancia, e poi scese. Stavolta fu più decisa, mi levò le mutandine e sprofondò il viso dentro il mio sesso. Io non aspettavo altro. Godetti come mai mi era successo nella mia vita, come mio marito non era mai riuscito a fare. Lei era bravissima, alternava le leccate a piccoli morsetti, carezze a leggere penetrazioni con le dita. Ebbi un orgasmo prorompente, squassante, che mi lasciò esausta. Ma non ancora sazia. Perché si avvicinò a me, mi baciò di nuovo ed ebbi la consapevolezza che ora toccasse a me. Anzi: non volevo altro. Provai a fare come aveva fatto lei con me, indugiando sui capezzoli e poi accarezzandola all'altezza del bacino. Come rispondendo ad un preciso comando, spalancò le gambe e si sistemò meglio sul letto. Mi portai più vicina: ora era il mio turno.
-Fammi godere, bambina- sussurrò.
E io inizia a leccarle la figa con gusto. Ero inesperta, ma desiderosa di imparare. Sentivo i gemiti di piacere di Claudia alle mie carezze, alzai gli occhi e la vidi dimenarsi sul letto, le mani strette sui seni. Ad un certo punto mi concentrai sul clito, pensai a quando facevo un pompino a mio marito, e cercai di fare qualcosa di simile, prendendoglielo tra le labbra. Lei rispose con un urlo di godimento.
-Siiiii, siii dai....continua - riuscì a dire tra un gemito e l'altro.
Non ci mise molto a venire. Disse che ero stato bravissima, mi baciò con trasporto. Era fatta, avevo realizzato il mio sogno, avevo fatto l'amore con una donna. Restammo ancora a letto, nude, per un po', ad accarezzarci dolcemente e scambiarci piccole effusioni. Mi teneva a sé, in quella stretta mi sentivo coccolata e protetta. Era dolcissima, femminile. Mi ritrovai a giocare col dito sul suo capezzolo marrone, che spuntava enorme, quasi orgoglioso, prepotente. Un solletico che presto iniziò ad eccitarla, me ne accorsi dal mutamento dell'espressione del suo viso. A me piaceva tanto, quel gioco. Glielo succhiai prima dolcemente, poi con sempre più bramosia e avidità. Passai all'altro, mentre lei si abbandonava. Allungai la mano verso le cosce e la sua vulva, era di nuovo bagnata. Continuai a carezzarla, la mano le entrò dentro, strappandole un mezzo grido. Muovevo la mano dentro e fuori, affondando dentro di lei. Io godevo solo nel vedere quella donna affascinante dimenarsi in preda al piacere. Non reprimeva le sue emozioni, le viveva pienamente. Era come nelle mie mille fantasie. Poi esplose di nuovo in un orgasmo deflagrante.
Ritrassi la mano umida dei suoi umori. Avrei voluto di nuovo godere delle sue attenzioni, ma si era fatto tardi, a casa mi aspettavano. Ci salutammo, con un bacio speciale, a tutta lingua: io sentii ancora il calore del suo corpo premuto contro il mio, che mi dette un fremito.
Il mood che provai quella sera, a casa, era contrastante. Era stato splendido, ma adesso? Cosa avrei fatto? Cosa sarebbe stato di me? Di sicuro, niente sarebbe più stato come prima. Non mi sentivo colpevole verso mio marito, ma un po' puttana e perversa dentro sì. Prima di andare a letto, ricevetti un sms di Claudia: “Ciao amore, grazie per oggi. Sei stata magnifica. A domani mattina”.
Sì, perché avevamo ancora un'altra mattinata da passare insieme, prima che ripartisse, nel primo pomeriggio, alla volta di Roma.
Andai a trovarla nella sua stanza di albergo, di mattina presto. Era ancora in vestaglia, faceva colazione con uno yoghurt e una tazza di thé. Aveva uno sguardo come al solito affabile, ma anche un po' circospetto. Sicuramente voleva capire il mio stato d'animo, se mi fossi pentita o meno. Scambiammo qualche battuta, ridemmo un po', poi lei, non so se per caso o deliberatamente, allargò la sua vestaglia, facendo intravedere il suo seno. Il mio occhio finì lì e lì rimase. Se ne accorse, senza parlare aprì la sua vestaglia, mostrandomi il suo corpo nudo. Alla luce del giorno era ancora più bello, pieno, attraente. Fui colta dall'eccitazione che mi aveva travolta il giorno prima e mi gettai su di lei,. Tornai a riappropriami del suo corpo e rivissi ancora le magiche sensazioni della sera prima. Profumava di frutta e fiori, era morbida, vellutata. Volevo possederla di nuovo. Ridacchiò quando, spinta dalla libidine, la gettai sul letto.
-Quanta fretta....hai proprio voglia.
-Si, tesoro - risposi mentre la baciavo tutta.
“Tesoro”: questo era diventata, il mio tesoro. Rifacemmo l'amore, come avevamo fatto ieri, godendo del paradiso un'altra volta. Mi distesi pancia a terra sul letto, rossa in viso. Allora venne sopra di me, strofinando i suoi seni pieni sulla mia schiena.
-Che bel culetto che hai - disse – Voglio fare godere anche lui.
E così fece, stuzzicando il buchetto. Quel che non avevo mai concesso a nessun uomo, neppure a mio marito, lo concessi a lei. Le avrei concesso tutto, a quella donna così sensuale. Le sue carezze mi fecero inarcare la schiena, in modo da aprirmi tutta. Lei, un po' per gioco un po' per voglia, finse di penetrarmi da dietro come un uomo, stringendomi il seno da dietro con una mano, io rispondevo muovendomi a tempo ai suoi colpi. Poi mi depose sul letto e facemmo un 69. Mi trovai la sua figa all'altezza della mia bocca, non persi tempo e gliela baciai di nuovo. Lei si dava da fare, alternando la penetrazione con le dita a meravigliose leccate. Nella stanza i nostri gemiti risuonavano come una musica divina.
Ebbi un orgasmo esplosivo che mi trapassò il cervello; dopo meno di cinque minuti la sentii irrigidirsi, gettò un grido e iniziare a sobbalzare in preda all'orgasmo, mentre si abbracciava le tette per aumentare il suo piacere. Ancora una volta, stanche e sudate, finimmo la mattinata a letto, a riempirci di coccole. E lì saremmo rimaste, se non avesse dovuto prendere l'aereo di ritorno.
Quando la riaccompagnai in aeroporto, ci abbracciammo forte. Ci siamo perse di vista, ma la penso sempre. La donna che mi ha fatto conoscere il piacere saffico. La mia donna.




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scritto il
2021-04-07
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