La nostra mula di montagna P1
di
enzorac
genere
dominazione
Siamo in tre appassionati in montagna, oltre a me mio cugino ed un altro nostro amico. Non avremmo mai immaginato che la nostra gita di questo weekend avrebbe cambiato tutte le prossime.
Ci avviamo dal parcheggio alla partenza del sentiero, circa 6 ore di salita ci separano dal Rifugio dove avremmo trascorso la notte, per scendere il giorno dopo.
A circa 4 ore di cammino vedo più in alto di noi una donna ferma con uno dei due bastoncini da trek in mano. In apparenza è sola e mi colpisce il fatto che al posto dei soliti pantaloni indossa una gonna lunga. La raggiungiamo e vedo meglio che è sola, e sta armeggiando con il bastoncino.
“Salve, problemi con il bastoncino?”
“Si grazie, da un certo punto in poi ha cominciato ad accorciarsi …”
Effettivamente uno dei due punti di allungo non tiene, noto un anello di gomma che potrebbe essersi spostato e lo posiziono nel morsetto di chiusura. Regolo l’altezza in base all’altro bastoncino e stringo con forza. Poi mi carico con tutto il peso e sembra tenere. Restituisco l’oggetto e intanto mi disseto come già stanno facendo gli altri due.
“Grazie gentilissimo, mi chiamo Paola, anche voi al Rifugio?”
Ci presentiamo e intanto ripreso fiato noto che sotto la sua t-shirt sudatissima manca il reggiseno dato il movimento di tette e capezzoli. Più in basso osservo le sue gambe uscire dalla gonna per rientrare nei calzini e scarpe da trekking. Riprendo a bere e mi pongo domande che poi condividerò con gli altri proseguendo la salita.
“Bene, allora ci si vede su, sicuramente a cena”
“Grazie ragazzi, almeno il caffè ve lo offrirò io”
La conversazione prosegue tra noi su Paola, unanimità sull’apprezzamento del suo fisico, sul fatto che di solito le donne non fanno trek con la gonna, e che fosse sola, cosa non proibita ma poco consigliabile in montagna. Arriviamo su nel primo pomeriggio, il Gestore non aveva ancora assegnato le camere, per cui dopo esserci ripresi un po’ abbandoniamo gli zaini per un breve giro nei dintorni. Quando rientriamo ritroviamo Paola davanti al Rifugio.
“Ciao Paola, con il bastoncino tutto ok?”
“Si grazie! Intanto che voi non c’eravate il Gestore ha assegnato le camere e, spero non vi dispiaccia, ma ho chiesto di stare con voi. Siete stati così gentili e sinceramente mi ispirate fiducia”
Si muove e anche noi ripreso gli zaini seguiamo su per le scale, sono il primo dietro di lei e non posso non notare un bel culo sotto la gonna ma anche una striscia rigonfia al girovita. Una volta in camera ci sistemiamo mentre ci guardiamo tra noi, facce che esprimono un mix di contento e imbarazzo per questa presenza femminile. Paola ritiene sia opportuno sciogliere un po’ questa atmosfera, recupera dal suo zaino una chiave ed interviene come mai avrei potuto immaginare.
“Ragazzi, come dicevo prima, mi fido di voi ma soprattutto mi affido a voi”
“In che senso affido?” intervengo
“Vedete, io avrei dovuto salire qui con il mio compagno, solo che questa mattina alla partenza mi ha comunicato che non gli interesso più e che ha trovato un'altra schiava da addestrare.”
Piange, e prosegue tra le lacrime
“Si insomma, capisco il vostro imbarazzo (vedendo le nostre facce) ma tra noi c’era un rapporto padrone schiava, solo durante i weekend in montagna. Così stamattina mi ha preparata per il trek, dicendomi di farmi liberare da qualcuno. Ed è quello che chiedo a voi”
Mi passa in mano la chiave che teneva, e leva la maglietta liberando due tette notevoli. Tra le gambe sento qualcosa che si muove, ma ora che si toglie anche la gonna non riusciamo a credere a ciò che vediamo: quattro pesi con corda e mollette sono pinzati alle labbra aperte della fica, in mezzo alla quale passa un “tanga” di due catene a maglia larga che risalgono dietro l’ano, luchettate ad una catena girovita che le stringe i fianchi all’inverosimile.
“Ora capisco perché avevi la gonna” non trovo altro da dire, mentre lei mi indica di sbloccare il lucchetto “e quindi hai camminato così per 6 ore?”
“Si ragazzi, la sofferenza fa parte del mio piacere, camminando la catena oltre a sfregarmi la fica serviva anche a bloccare due falli che mi dilatano intimamente, e che ora vado a togliere in bagno in quanto uscirà di tutto. Dai, scioglietevi un po’, toglietemi voi le pinze e i pesi dalla fica, che poi e ne vado.”
Resto bloccato ancora con la chiave in mano mentre gli altri eseguono, lei mi toglie la chiave per poi prendermi le mani ed appoggiarle sulle sue tette, un piacere da palpare.
“Ho visto come le guardavi stamattina” dice ammiccando per poi rimettere i vestiti che aveva, prenderne di ricambio, ed uscire.
“Ragazzi a dopo, intanto riflettete visto che sono libera se vi va di fare i miei padroni, cosa che a me piacerebbe. Ne parliamo a cena.”
Inutile dire che a parte i cazzi eccitati la discussione tra noi è avviata
“Ragazzi, non è solo questione di sesso, ma chiediamoci chi di noi sarebbe a suo agio nel comandare e fare ciò che abbiamo visto”
Concordiamo sul fatto che nessuno di noi si era mai messo in testa fino ad ora di fare da padrone ad una donna, ma visto che a lei piacerebbe, come ha detto prima di uscire, proveremo. Durante la cena Paola si presenta con un pantaloncino al ginocchio e polo, sempre senza intimo addosso. Emerge un comune piacere per la montagna. Lei ci parla del suo lavoro di insegnante e del fatto che proprio questo suo dominare gli alunni la porta poi al bisogno di sentirsi schiavizzata durante il weekend.
Dopocena, complice un buio non assoluto data la luna piena, è il momento di metterci alla prova.
(continua – commenti graditi a enzorss-racconti@yahoo.it)
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