Ritorno al faro

di
genere
incesti

Joanna guardava pensierosa la luna piena che brillava in cielo.  

Era passato praticamente un anno dagli eventi del faro, Joanna si era ripromessa che non sarebbe più tornata né in Florida, né ad Anastasia Island e invece era stata costretta a tornare: suo zio era mancato improvvisamente e, in fretta e furia, aveva dovuto organizzare il viaggio per partecipare al funerale e dare un po’ di conforto alla zia. La figlia più piccola era rimasta in Italia con il padre e Joanna si era fatta accompagnare da Carlo che, avendo finito gli esami, aveva un po’ di tempo libero. 

Viaggiare sola con Carlo, dopo gli eventi dell’anno precedente, le faceva un po’ strano, ma i primi giorni erano passati tranquillamente e il guardiano del faro sembrava solo un lontano ricordo o almeno, così era stato fino a quella mattina.  

Seguendo le ultime volontà dello zio, infatti, al mattino si erano recati ad Anastasia Island per gettare le ceneri in mare dalla scogliera. Era stato un momento molto emozionante per tutti e Joanna aveva pianto a lungo abbracciata alla zia. Durante quel lungo abbraccio, però, era successo qualcosa di terribile: Joanna aveva alzato la testa verso il faro e, per un momento, le era sembrato di vedere affacciato ad una delle finestre, l’uomo o meglio l’essere che un anno prima l’aveva obbligata all’incesto con il figlio Carlo.  

Joanna continuava a ripetersi che probabilmente era solo la suggestione, anche se le sembrava di aver proprio visto quel malefico ghigno. Lasciò passare la giornata cercando di ignorare la cosa, ma arrivata la sera non riusciva a trovare pace. Si decise di provare a parlare con Carlo per sentire se anche lui aveva visto qualcosa. Guardò l’orologio vide che era appena passata la mezzanotte e pensò che forse il figlio stava già dormendo. Salì le scale e si diresse la stanza del figlio, trovò la porta socchiusa e la spinse dolcemente in modo da non svegliarlo in caso stesse dormendo. 

La finestra era spalancata per cercare di combattere la calura estiva e la luna piena illuminava il letto dove era disteso Carlo. Joanna ebbe un sussulto: Carlo era sdraiato supino completamente nudo e si stava masturbando. Per un attimo Joanna rimase paralizzata ad ammirare il cazzo eretto del figlio che era ancora più grosso di quanto ricordasse. Poi tornò in sé e si allontanò rapidamente andando a chiudersi in bagno. Si sentiva strana e realizzò di avere le mutandine completamente bagnate, ma si diceva che era sbagliato: non poteva eccitarsi pensando al figlio. 

Decise di farsi una doccia fredda per provare a placare i bollenti spiriti, ma la cosa non fu d’aiuto. Dopo pochi secondi iniziò a toccarsi pensando al cazzo del figlio partendo delicatamente per poi andare sempre più veloce. Accese il doccino alla massima potenza per godere ancora di più e, dopo qualche minuto, si accovacciò sul fondo della doccia raggiungendo l’orgasmo. Non riusciva a capire cosa le stesse succedendo. 

Il mattino seguente si svegliò presto e si mise a preparare la colazione insieme alla zia, ricordando i momenti felici vissuti con lo zio. Verso le 10 si svegliò anche Carlo e, vedendolo, Joanna ebbe un fremito mentre le passò per la mente l’immagine del figlio che la sbatteva forte. Cercò di scacciare il pensiero chiedendosi che cosa le stesse succedendo. 

Terminata la colazione si trasferirono nella zona della piscina stesi sui lettini a prendere il sole. La zia di Joanna, dopo poco, stravolta dagli ultimi giorni si addormentò in un sonno profondo. Joanna si stese a pancia in giù e chiese al figlio Carlo di incremarle la schiena. Il contatto con le mani forti di Carlo le diede subito un brivido di eccitazione e, man mano che il figlio scendeva lungo la schiena, realizzava di essere sempre più bagnata e sperò che lui non se ne accorgesse. Non poteva e non doveva succedere: Carlo era suo figlio. 

Carlo scese sempre più giù con le mani e, arrivato al culetto della madre, le slacciò il costume e glielo sfilò. 

“C-che fai?” chiese Joanna con voce tremante 

“Non lo so neanche io” rispose lui e, affondando la faccia tra i glutei della madre, iniziò a leccare. Passò la lingua sul buco del culo della madre e poi scese verso la sua figa. 

La leccava sempre con più intensità, penetrandola leggermente con la lingua, mentre la madre gemeva e si bagnava sempre più. 

“B-basta potremmo svegliare la zia” ansimò Joanna. 

In tutta risposta Carlo afferrò la madre e la girò a pancia in su con un movimento deciso. In questa posizione riusciva a leccarla con ancora più foga. Joanna smise di preoccuparsi di poter svegliare la zia e strinse le gambe dietro la testa del figlio, mettendogli una mano tra i capelli.  

Ansimava e gemeva con sempre più foga mentre Carlo continuava a leccarla. Era semplicemente in estasi e, dopo qualche momento, raggiunse l’orgasmo mugugnando di piacere. Carlo ripulì con cura tutti gli umori della madre e, mentre lei si rimetteva il costume, si tuffò in piscina e si mise a nuotare. 

Poco dopo la zia si svegliò e decisero di uscire per pranzo per distrarsi un po’, poi fecero un giro per negozio e una passeggiata lungo la spiaggia per poi tornare a casa nel tardo pomeriggio. La zia si mise a fare un po’ di giardinaggio, Carlo si stese a prendere qualche occhiata di sole, mentre Joanna, dopo un tuffo in piscina, andò in cucina per preparare la cena. 

Joanna accese la radio e si mise a canticchiare mentre iniziava a tagliare le verdure per la cena. Dopo qualche minuto, si accorse di una presenza dietro di lei, si voltò e vide Carlo che la osservava. Il figlio era veramente un bel ragazzo con capelli neri e occhi verdi smeraldo. Carlo si era messo sotto con la palestra nell’ultimo anno e aveva messo su un fisico molto ben definito con pettorali gonfi, addominali scolpiti e il basso addome con la “V” ben marcata che andava a terminare sotto i pantaloncini del costume.  

Joanna ebbe un fremito e per un attimo fantasticò di gettarsi ai piedi del figlio, strappargli il costume e prendere in bocca il suo grosso cazzo, ma poi tornò in sé, si girò e riprese a tagliare le verdure dicendo: 

“Sei venuto a darmi una mano a cucinare?” 

“Mamma, veramente speravo potessi darmi una mano tu” rispose Carlo. 

“Che succede?” replicò Joanna senza girarsi. 

“So che è sbagliato, ma da quando siamo tornati qua sento di non essere in me non riesco a togliermi dalla testa l’idea di scoparti, speravo che la leccata di stamattina mi calmasse, ma non è così. Stanotte possiamo fare sesso?” domandò il figlio. 

Joanna sentì un brivido di eccitazione, ma si disse che era sbagliato: “Assolutamente no, ma sei impazzito?” chiese. 

Carlo si avvicinò alla madre da dietro, le mise le mani sui fianchi e le sussurrò all’orecchio con un tremito nella voce: “Scusami ma non ce la faccio, la sola visione del tuo culetto sotto questo tuo costumino mi fa impazzire” 

Si abbassò il costume e, mentre il suo cazzo diventava duro ed eretto, sfilò il costume della madre. 

“Fermo!” intimò Joanna che provò a spostarsi, ma Carlo la spinse contro il bancone tenendola ferma con una mano, mentre con l’altra scoprì il suo cazzo e, con un movimento deciso lo infilò dentro la madre.  

“Fermo!” gridò Joanna, ma Carlo la schiacciò forte contro il bancone, mentre con l’altra mano le strappò il pezzo sopra del costume e le afferrò una tetta.  

Carlò iniziò a muovere i fianchi avanti e indietro con sempre più vigore, Joanna cercò ancora qualche istante di divincolarsi: “Fermo la zia potrebbe vederci dalla finestra!” 

Era tutto inutile, Carlo era preso da una specie di furia animale e affondava sempre più in fondo e con sempre più forza. La madre smise di opporre resistenza e si lasciò andare al piacere.  

Il cazzo del figlio era perfetto e pulsava dentro di lei che veniva scossa da scariche di eccitazione. Carlo continuava ad aumentare la velocità. La violenza con cui il figlio la stava prendendo da dietro eccitava Joanna alla follia e Carlo, come se le leggesse nella mente della madre, le spinse la faccia con forza tra i pomodori che aveva appena tagliato, mentre con l’altra mano prese a schiaffeggiarle il culo. 

Joanna ansimava sempre di più e Carlo gemeva con lei. Le palle del figlio sbattevano forte contro la madre ad ogni affondo e le sculacciate schioccavano sempre più forti. Erano entrambi molto vicini al limite e Carlo pigiò con ancora più forza la faccia della madre contro il tagliere. 

Le diede ancora qualche colpo e poi con un urlo: “VENGOOOOO!” sparò un enorme quantitativo di sperma dentro di lei. Joanna gridò raggiungendo anche lei l’orgasmo. 

Carlo si sfilò dalla madre e sussurrò: “Scusami”. 

Joanna gli prese il volto tra le mani e dopo un bacio alla francese gli disse: “Sei stato incredibile, per il resto della settimana puoi fare di me quello che vuoi”. 

Nei rimanenti quattro giorni, Carlo e la madre non solo passarono le notti insieme, ma scoparono appena avevano un’occasione. Joanna fece un pompino da urlo al figlio mentre lui guidava per andare a fare la spesa, un giorno presero la barca e fecero una memorabile “69” al largo, scoparono sotto la doccia, sul divano con la zia addormentata in poltrona a pochi metri da loro, nel camerino di un negozio, nel bagno di un ristorante, in piscina, nella stanza della zia, in giardino, in spiaggia e perfino nell’ascensore di un centro commerciale. 

Fu una settimana incredibile per entrambi e Joanna, per ricompensare il figlio, l’ultima sera gli diede anche il culo, che non aveva mai concesso neanche al marito. Per Carlo fu un’esperienza incredibile, il culetto della madre era incredibilmente stretto e lo fece impazzire di piacere. 

Rientrarono in Italia a malincuore, sapendo che a casa la loro storia non poteva e non doveva continuare. Avevano goduto come mai nella vita, ma sapevano che dovevano tornare alla normalità e lasciarsi alle spalle la maledizione del faro. 

 

 

Se avete idee di racconto che vorreste vedere realizzate o per qualsiasi altra cosa, scrivetemi pure a marcobranei@gmail.com   

scritto il
2021-08-02
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