La vicina

di
genere
etero

Erano le 4 del mattino, mi ero da poco trasferito a Milano e stavo rientrando dall’ennesima serata universitaria. Nonostante gli innumerevoli drink ero in condizioni ancora piuttosto accettabili, ma mi prese lo sconforto a pensare che giornata mi aspettava il mattino seguente. 

I miei genitori avevano contattato dei loro vecchi amici del mare che non vedevamo da quasi dieci anni, ma con cui erano rimasti in contatto. Questi vivevano a Como e, sentendo che mi sarei trasferito a studiare a Milano, avevano pensato bene di invitarmi una domenica da loro. Fino a qui niente di male, penserete voi, ma dovete considerare che questi amici sono estremamente bacchettoni e religiosi e che avrebbero passato l’intera giornata a giudicarmi e darmi consigli non richiesti. Come se non bastasse, loro figlia era una bambina viziata e dispettosa che, con i miei amici di allora, chiamavamo perfidamente “Moby” per il suo fisico non proprio esile. 

Sbuffando salii le scale dell’appartamento e arrivai davanti alla porta della casa che avevo preso in affitto. Infilai le chiavi nella serratura quando mi accorsi che, sul pianerottolo, c’era seduta una ragazza che dormiva appoggiata alla porta di fronte alla mia. Si svegliò e alzò la testa guardandomi. 

“Tutto bene?” le chiesi 

“Sono rimasta chiusa fuori, le mie coinquiline non sono in casa e mi è morto il cellulare, per il resto tutto bene” rispose. 

Sorrisi e, aprendo la porta, le dissi: “Se vuoi stare più comoda ti ospito”. 

Si alzò in piedi e mi sorrise: “Grazie”. 

La squadrai da capo a piedi e rimasi colpito: aveva lunghi capelli lisci castani con dei colpi di sole, occhi color nocciola e un ampio sorriso. Indossava un vestitino rosa scuro che le fasciava perfettamente un fisico da urlo: una quarta di seno, pancia piatta, gambe lunghe e un meraviglioso culetto a forma di panettone. Scivolò dentro casa e, quando mi passò vicino, percepii un profumo meraviglioso. Dovevo giocarmela bene, una vicina così figa era un’opportunità interessante. 

Chiusi la porta dietro di me, la accompagnai in camera e le dissi: “Ti lascio il mio lettone, io mi piazzo sul divano, ti serve qualcosa?” 

“Ma stai scherzando?” ribatté lei “Figurati se ti faccio dormire sul divano, per me non è un problema dormire insieme nel lettone, ma se per te lo è vado io sul divano!” 

“Sicura non ti dia fastidio? Allora lettone sia!” dissi sorridendo e leggermente eccitato.  

“Ti serve qualcosa per dormire?” aggiunsi. 

“Eh magari se mi dai una tua maglietta così mi posso togliere questo vestito” rispose. 

“Ok, prendo anche pantaloncini e maglietta per me che solitamente dormo in mutande, ma per stavolta starò un po’ più elegante” dissi avvicinandomi all’armadio. 

“Per me nessun problema, puoi dormire come vuoi” replicò. 

Presi due magliette e dei pantaloncini, gliene passai una e andai in bagno a darmi una sciacquata, lavarmi i denti e cambiarmi. Mi tolsi jeans e camicia e infilai i pantaloncini. Mi guardai allo specchio e ammirai il mio fisico. Facevo parecchio sport e palestra e avevo un fisico veramente ben definito con pettorali gonfi e la tartaruga ben scolpita. Decisi che avrei dormito senza maglietta, magari avrei guadagnato punti con la vicina mettendo in mostra il mio fisico. 

Tornai in stanza e dissi: “Guarda fa ancora troppo caldo per dormire in maglietta se non ti dispiace” 

Si voltò verso di me e mi squadrò, sorrise “E come fa a dispiacermi un fisico così? Piuttosto dammi una mano con la cerniera del vestito” 

Mi misi dietro di lei e appoggiandole una mano sul fianco, con l’altra abbassai la zip lungo la sua schiena. Sussultai: sotto il vestito non portava il reggiseno. La cosa mi eccitava, ma dovevo mantenere il controllo. 

“Ok abbassata fino in fondo” le dissi allontanandomi. 

“Grazie” rispose e, con mia grande sorpresa, si fece scivolare il vestito lungo il corpo. Mi dava le spalle completamente nuda ad eccezione di un perizoma nero, ammirai il suo bel culetto a panettone e sentii che mi era diventato barzotto e si stava indurendo sempre più. 

Di colpo si voltò verso di me e mi disse: “Mi passi la maglietta?” 

Rimasi attonito per un istante, rapito dalla sua stupenda quarta di seno, perfettamente proporzionata e soda. Percepii mutande e pantaloncini tesi che cercavano di contenere la mia erezione. 

“Dai sbrigati” mi disse “Che se no li strappi quei pantaloncini” 

Mi sentii arrossire, le passai la maglietta e dissi: “Dai forse è meglio se vado a dormire sul divano” 

Mi afferrò per un polso e, con ancora la maglietta nell’altra mano, mi attirò a sé. Eravamo molto vicini, la mia erezione sfiorava la sua pancia. La guardai negli occhi, lei mi mise una mano sul petto e mi spinse sul letto. “Tu dormi qui stanotte, se non mi vuoi vado io sul divano” 

La guardai supino dal letto, i miei pantaloncini sembravano ormai una tenda da campeggio, tesi dalla mia erezione che voleva liberarsi: “No ma figurati, ti voglio!” 

“In che senso?” chiese 

Mi buttai “In tutti i sensi che puoi pensare” 

Rise e lasciò cadere la maglietta a terra. Poi mi guardò e si sfilò anche il perizoma: “Era proprio quello che volevo sentirti dire” 

Si chinò verso di me e mi sfilò pantaloncini e mutande. Per un attimo si fermò ad osservare il mio cazzo che ormai era duro come il marmo.  

“Ah però cosa mi nascondeva il vicino” disse ridendo e si mise a cavalcioni sopra di me 

“Sei pronto? Io non ho bisogno di preliminari, sono già eccitatissima” 

“Quando vuoi” 

Afferrò il mio cazzo duro e lo appoggiò alla sua figa, era già fradicia e, in un attimo fu dentro, era stretta e calda. Iniziò a muoversi piano piano lungo il mio cazzo e io assecondavo i movimenti, ammirando lo spettacolo del suo corpo sopra di me. 

Pian piano aumentò il ritmo e iniziò a emettere dei gemiti di piacere. Le afferrai il culo con le mani per dare ancora più vigore ai nostri movimenti. Con una mano si stringeva una tetta, mentre con l’altra giocherellava con il suo clitoride, era uno spettacolo incredibile 

Aumentò ancora la velocità e divenne più rumorosa, la cosa mi eccitava tantissimo ma mi sentii in obbligo di dirle: “Di là dorme mio coinquilino, potrebbe sentirci” 

“Non me ne frega niente, voglio godere” rispose lei aumentando ancora il ritmo.  

Quella sua frase mi diede una scarica di eccitazione incredibile, ma riuscii a mantenere il controllo. 

Ormai si muoveva come una furia e gridava di piacere. Era impossibile che il mio coinquilino non sentisse, la cosa mi eccitava troppo, ma dovevo resistere, non volevo venire prima di lei. 

“Hai un cazzo meraviglioso, era tanto che non godevo così” ansimò lei andando ancora più veloce. Su quella frase quasi venni, ma tornai in me dopo un paio di respiri. 

“Come sei messa? Io ci sono quasi” dovetti ammettere. 

Non mi rispose, continuava ad agitarsi sopra di me e gridare di piacere. 

C’ero quasi, ma dovevo resistere, mi morsi le guance e chiusi un occhio. Il mio corpo era scosso da cariche di piacere, il mio cazzo si stava gonfiando all’inverosimile pronto ad esplodere. 

Rimbalzò ancora su e giù per qualche istante, poi urlò “VENGOOOOOOO”. 

Il mio addome fu investito da un getto caldo di squirt e la cosa mi fece perdere completamente il controllo. 

“ANCHE IOOO” gridai ed esplosi il mio carico dentro di lei. Era da un bel po’ che non sborravo così tanto.  

Si sfilò dal mio cazzo e si stese di fianco a me. Ansimavamo entrambi. 

“Scusami non ti ho avvisato, magari volevi venissi fuori” le dissi 

“Tranquillo, dopo una scopata così potevi venire dove volevi”, si mise prona e mi baciò appassionatamente in bocca. “Ora sono stanca però, dormiamo” 

Dopo un paio d’ore mi suonò la sveglia e maledissi il mondo ripensando a quella maledetta domenica che mi aspettava e che partiva già male con un treno alle otto di mattina. La vicina, di cui realizzai in quel momento non sapevo ancora il nome, dormiva abbracciata a me e non sembrò accorgersi della sveglia. Mi sfilai da lei, andai a fare la doccia e vestirmi.  

Dormiva ancora e le lasciai un bigliettino “Stai pure quanto vuoi, io avevo una rottura di coglioni per cui sono dovuto uscire presto, magari stasera ti racconto. Il mio numero di cell. è …” 

Poi aggiunsi “P.s. Mi chiamo Marco” 

La ammirai mentre dormiva nuda a panca in già e non riuscii a resistere: diedi un piccolo morso al suo culetto e poi uscii alla volta di quei bigotti amici di famiglia. 

Per fortuna forse la sera l’avrei rivista 


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Per suggerimenti, richieste o semplicemente se vi è piaciuta la storia, scrivetemi a: marcobranei@gmail.com 

scritto il
2021-12-18
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