I racconti di nonna Chica -Federica – Promettimi di farlo tu Capitolo 9 (aggiunto/modificato) Il giorno dopo.

di
genere
dominazione

Appena sveglia, molto presto per la tensione accumulata, ha comunque sentito ancora il bisogno di toccarsi e il fatto che ancora dopo tutto quanto, avesse desiderio la spaventava tanto da terrorizzarla..
- Chi o cosa sono diventata-? Avendone così voglia mi lascerò fare tutto da chiunque vinca le mie resistenze-? Ma il vero pensiero era: - perché cedo e mi arrendo così in fretta? Perché provo così piacere quando sono costretta a soddisfarli?-

Michele, mio marito, lo amo, ma quando tutto questo finirà, se un giorno dovesse volermi, anche adesso da anziani, sarò ancora capace di farmelo bastare o dovrò sempre fingere-?

La suoneria del cell la avvisava di messaggi arrivati.
-Buongiorno bella signora, anzi ciao gran figona consuma maschi. Sono duro come il marmo ed è colpa tua (con faccina ridente), pensando a ieri ancora di più, ma ti do tregua fino al pomeriggio. Ti voglio qui verso le cinque, faremo scintille. Ne abbiamo tutto il tempo, tanto anche oggi sei sola. Il tuo caro maritino è in paese-. Bada di non fare scherzi altrimenti ci ritrovi a casa tua.-

Sai, comunque invidio un po' tuo tuo marito. E' vero che lo hai consumato presto, ma chissà quanto piacere gli hai regalato prima di ridurgli il cazzo ad uno straccetto inservibile. Stai certa che non mi consumerai altrettanto facilmente e dopo ieri capisco chi mi diceva che vai solo presa, provata, perché le sensazioni che dai non si possono descrivere. Riposati. A più tardi-. Questo ne era il contenuto.
La mattina verso le otto e mezza già ben sveglia da tempo e nonostante la stanchezza dopo colazione, doccia e un po' di cure alla propria persona stava rassettando casa. Aveva scorte in casa che le permettevano di non uscire a rifornirsi per una settimana. Non amava i grandi accumuli, erano lei e il marito e il negozietto o piccolo supermercato era da lei il preferito.

Cercava di non pensare, ma il contenuto dei messaggi le risuonava in testa e l'effetto lo stava ricominciando a sentire tra le gambe. L'indomani l'attendeva un ricovero in ospedale per accertamenti e doveva organizzarsi, benvenuta quindi quella mattinata in casa. Pensava a quel – ci ritrovi-, lui Diego e chi altri? I ragazzi? O chi?
Alle 15.00 era in fremito. Era forte il pensiero di andare via di casa per non farsi trovare, ma oltre a non aver nessuna voglia di uscire, voglia che si sarebbe comunque sforzata di trovare, non voleva certo un'invasione da parte di persone che avrebbero spadroneggiato tra le mura domestiche oltre ad estranei che magari si sarebbe ritrovata in casa ogniqualvolta ne avessero avuto voglia. Certo, sapeva bene che ormai non dipendeva solo da lei, nessuno le assicurava che già chissà chi non sapesse. Era vero, la eccitava pensare che il perfetto sconosciuto che occasionalmente si trovava a fianco nella quotidianità, fosse uno che sapeva le cose e che magari con un -ciao Federica- la facesse ancora sprofondare nel baratro, ma averli in casa. no. Mai!

Poteva denunciare, far finire tutto, ma così anche il marito avrebbe saputo e, cosa peggiore, dopo e non da lei direttamente. Poi gli amici, la famiglia, lo scandalo, l'ambiente .... voleva tutto questo? NO! -Tanto prima o poi finirà-, ha pensato cercando di convincersene e alle 17.00 stava citofonando per farsi “aprire” da Diego che l'aspettava sulla porta di casa dopo averle risposto al citofono. Afferrandola per un braccio e senza neanche salutarla l'ha tirata dentro lasciando che la porta si chiudesse alle loro spalle, come lui si è messo alle spalle della donna tenendola per i fianchi per incollarle il cazzo alle natiche. -Finalmente sei arrivata. Non ce la facevo più-. A nulla sono serviti i -calmati, lasciami e aspetta- pronunciati da lei mentre cingendole la vita le sbottonava e apriva i pantaloni che lei aveva indossato. Sempre con il cazzo incollato alle natiche la spingeva verso il divano. La foga e la forza del maschio era molta di più di quando l'aveva scopata il giorno prima o almeno quella era l'impressione. Il divano dava le spalle all'ingresso e quando la donna sbilanciata vi si è sostenuta con le mani appoggiate alla spalliera, lui le ha abbassato pantaloni e mutandine fino alle caviglie, poi, inginocchiandosi, ha affondato la faccia in quelle chiappone maestose, cercando subito di leccarle l'ano e assaporare la figa, smorzando così ancora di più le forze della donna che non ha opposto grande resistenza quando lui, rialzatosi, le ha strusciato la cappella sul solco tra le natiche per separargliele. Il brivido potente di lei quando ha sentito quel bastone farsi strada e poggiare il glande sul buchino. Un – no-dai- da lei sussurrato. La risposta di lui in un- mi ti faccio- a voce roca. Una spinta e la punta era dentro. In quell'occasione lei ha provato veramente dolore. Il suo sedere non era abituato ad ospitare membri maschili anche se era comunque già stato violato, non dal marito e in poche altre precedenti occasioni, a volte anche con foga potente. Aveva urlato, costringendo Diego a tapparle la bocca con la mano, mentre con l'altra, cingendola per la vita, affondava tra le cosce che la donna ha stretto imprigionandola, non riuscendo, però, ad impedire l'ingresso di due dita in figa, sempre che davvero volesse impedirlo. Diego la stava prendendo in maniera esattamente opposta a come se l'era fatta Paride in macchina: cazzo in figa e dito in culo. Poi un altro violento colpo di reni e il cazzo era tutto dentro, altro urlo di Federica, smorzato dalla mano. E' stata davvero un'impresa portarla dall'altra parte del divano mantenendo il cazzo affondato nello stretto canale avvolgente di quel gran culo che muovendosi procurava sensazioni di indescrivibile piacere. Caduti in ginocchio sul tappeto, il busto di Federica era a contatto con la seduta del divano che le schiacciava i seni. Le ginocchia dell'uomo tra quelle di lei le impedivano di stringere le cosce l'una sull'altra, permettendo più libertà di affondare e muoversi alle dita ancora in figa. La foga li ha fatti cadere sul tappeto entrambi distesi su un fianco. Lei già da un po' sbrodolava, gli allagava la mano continuando a venire. Si mordeva una nocca, mentre l'altra mano portata all'indietro toccava i muscoli della coscia dell'uomo affondandovi le unghie. Non capiva più dov'era. Stava venendo e godendo come pochissime altre volte le era capitato e anche lui non ha saputo resistere molto spruzzandole la sborra nell'intestino. Gli spasmi dell'orgasmo le sono durati ben oltre la sborrata dell'uomo. Anche dopo che il pene rimpicciolito è uscito da quel culo da infarto. Dopo essere stati lì per qualche minuto, lui l'ha aiutata a rialzarsi e portandola in camera l'ha spogliata completamente scaraventandola sul letto. Ha sistemato i cuscini in verticale sulla spalliera del letto appoggiandovi sopra la schiena. Seduto sul copriletto ha fatto mettere la donna completamente nuda tra le sue gambe aperte e con una mano sulla nuca di lei, spingendole la faccia verso il cazzo le ha detto di succhiarglielo aggiungendo: - sono certo che sei bravissima anche in questo. Dai, fammelo tornare duro, voglio sfondarti ancora-. Lei poteva opporre poca resistenza. Sopraffatta dalla forza di lui, dall'essere spossata da prima, anche a causa dell'orgasmo che le aveva portato via le forze, glielo ha preso in mano stringendolo nel pugno e ha cominciato un su e giù appoggiando le labbra sulla cappella. Le spinte sulla nuca e la bocca di Federica che si apriva lo hanno accolto dentro. Il sapore forte, acre, la cappella raschiava sul palato, fino in gola. Le spinte della mano dell'uomo la costringevano a prenderlo tutto in bocca avendo lei tolto la mano che lo afferrava. Si sentiva soffocare perciò ha proseguito senza che l'uomo la forzasse arrivando ad affondare il naso nei peli pubici folti dell'uomo quando aveva in bocca tutto il cazzo che poi faceva uscire del tutto per riaffondarselo in bocca completamente. A richiesta gli leccava i coglioni e l'asta fino alla punta, glieli prendeva in bocca, poi, tutto questo lo faceva anche di sua spontanea volontà, senza che lui glielo chiedesse più. Diego si stava godendo beatamente quel trattamento, quel sublime lavoro di bocca che la donna, pur non avendone nessuna intenzione gli stava regalando. Le diceva: - dai, siiiiiiiiiiii, cosììììììììììì brava,sei fantastica, meravigliosa. Scommetto che tuo marito neanche se l'immagina che sai fare tutto questo-. Poi ha aggiunto: - certo pover'uomo, di sicuro non è lo stallone che fa per te, appena lo infila in quel forno che hai tra le cosce, lo risucchi e lo squagli. Ecco perché ti sei mantenuta così bene, ancora tutta da godere e soddisfare-. Brutto colpo per Federica che ancora di più sprofondava nella vergogna aumentata dal fatto che il bagnato tra le cosce era sempre più evidente, anche per la benzina che l'uomo buttava sul fuoco con tutto quello che le diceva e che condiva quello che le stava facendo.

Mentre si godevano a vicenda, si, perché tanto era inutile negarlo, anche lei stava cominciando a sentir crescere, come le altre volte, il piacere che da lì a poco avrebbe finito per coinvolgerla totalmente e ormai sapeva bene che questo era il primo passo verso il lasciarsi andare assecondando i suoi istinti alla ricerca del puro piacere, mandando in vacanza la ragione, la vergogna e il pudore, come altre volte quando la forza e la resistenza del maschio l'avevano completamente domata e dominata e come poco prima era successo, quando aveva raggiunto il culmine con un cazzo durissimo che le sborrava in culo e delle dita che le frugavano bene la figa.

Concentrata nei suoi pensieri e ipnotizzata da quel cazzo in bocca, le è sembrato di sentire una porta che si apriva e si richiudeva, un attimo di panico, si è bloccata e lui l'ha esortata a continuare. Così lei, non notando nessun cambiamento, ha ubbidito e solo dopo si è accorta di un'altra presenza in stanza, era Matteo. Doveva immaginarselo, avevano veramente le chiavi di casa di Diego. Ha quindi pensato che era vero che anche Diego aveva le chiavi di casa dei ragazzi, come alcuni giorni prima si erano detti in presenza di Federica,.

I pensieri della donna, però, andavano verso un'altra direzione: chissà quante amiche dei due ragazzi finivano in casa loro messe a disposizione di Diego e magari anche di Paride. Forse anche ragazze del loro gruppo compresa qualcuna che aveva già intrapreso il percorso verso la consacrazione che le doveva portare ad indossare l'abito da suore. Due delle ragazze, Paola e Cristina, avevano abbandonato, chissà se a causa delle esperienze in quell'appartamento. Chissà poi chi delle altre aveva ceduto a soddisfare i piaceri perversi di quei maschi e forse di altri. Le sono tornate in mente le parole di Diego: - Paride ti ha trovato piacevole quanto alcune che ha sverginato lui stesso-. Chissà se si riferiva a femmine del loro gruppo delle quali Federica cercava di immaginare i visi e le smorfie mente venivano lacerate da quei membri.
Assorta in quei pensieri e ancora stordita dal cazzo e dall'odore di maschio, si è sentita afferrare per i fianchi e si è resa conto che Matteo, salito sul letto in ginocchio dietro di lei, glielo stava infilando nella figa senza difficoltà per come era bagnata. Un -AHH!- e il cazzo del ragazzo le era tutto dentro cominciando subito il vai e vieni. La reazione di Diego verso Matteo è stata: - bastardo. Me la stavo preparando per dopo-. Con una risata.
Matteo: - non ho resistito. E' bona, è calda, mi piace. Sa stringere ancora bene, ti risucchia.
Diego: - ci puoi giurare che me la scopo ancora! Prima le ho fatto il culo. Mi stava assottigliando il cazzo. Che goduta, ragazzi!
Quindi ancora il ragazzo: -si, è vero, anche con la figa: si aggrappa al cazzo e non lo molla finché non lo consuma. Mmmmsssiiiii belloooo. Tu se la vuoi ancora, te la fai dopo-.
Poi, rivolto a Federica: dai nonnina, dì la verità; anche da giovane, quando il tuo bello finiva di scoparti, a te rimaneva ancora la voglia e quando ti si toglieva di dosso correvi in bagno o aspettavi di sentirlo dormire e ti masturbavi perché avevi ancora bisogno di godere e volevi venire ancora. Dai, tanto adesso ti sto scopando; sii sincera-. Lei con un filo di voce e con le guance che le prendevano fuoco. Ha pronunciato un timido “si”. Matteo ha insistito: - dai, ti vergogni? Hai un cazzo in figa e uno in bocca e ti vergogni-? Lei a voce più alta e con il viso ormai in fiamme: - si, è vero. Mi è capitato di fare da sola-.
Ancora il giovane: - MMMM SSSIII1 Lo sapevo! Che donna! Che femmina! E pensare che quel coglione del marito l'ha ingravidata un paio di volte, ma non è mai riuscito a farla godere come meritava, a questa gran figona! Diego ha aggiunto: - come meritava e come merita. Ma adesso ci siamo noi. Tranquilla! Comunque da un po' di tempo sta prendendo le razioni di cazzo che le sono mancate in una vita. Sta imparando cosa significa godere mentre soddisfa il maschio-.
A tratti, i due parlavano come se lei non sentisse, come fosse un oggetto. Questo sentirsi usata aumentava la vergogna, la rabbia ma anche il piacere di Federica facendole sfogare la tensione proprio nel dare ancora più piacere ai due maiali. Non voleva questo, ma non poteva opporsi a questa sua natura, anche perché il membro di Matteo le si muoveva dentro procurandole un dolce piacere, senza dolore, senza strappi o strattoni. La posizione del missionario le piaceva di più, sentirsi l'uomo addosso che la bloccava la faceva sentire dominata, ma quel ragazzino, anche prendendola così, da dietro, ci sapeva fare parecchio.

In quel letto, in quella libidine, in quel sentirsi porca, sono arrivati gli schizzi di sborra in bocca con lei costretta ad ingoiare perché Diego tenendole la nuca, le schiacciava la faccia sui suoi propri peli pubici e la sborrata del ragazzo che a lei è sembrato non voler finire più di svuotarsi in fondo alla vagina, in quella guaina calda che gli avvolgeva il cazzo durissimo, facendolo impazzire. Il ragazzo soddisfatto le e ricaduto sulla schiena costringendola a distendersi su Diego, ormai esausto e a sua volta disteso supino sul letto con il cazzo ormai ridotto a uno straccetto che finiva proprio appoggiato tra le tette di Federica e la guancia di lei poggiata sulla pancia di Diego come su un cuscino. I due uomini, raccogliendo le forze si sono sfilati uscendo dalla stanza e lei si è ritrovata completamente sfinita incapace di compiere anche il più piccolo movimento ancora distesa sul letto con le tette all'aria, le braccia distese come se fosse in croce, una gamba distesa e l'altra piegata al ginocchio e adagiata sul lenzuolo, permettendo a chi entrava in camera una bella vista delle labbra carnose della figa e dell'interno coscia bianco latte. Pensava al fatto che comunque si sentiva soddisfatta anche se era sicura che se l'avessero presa ancora sarebbe stata comunque in grado di dare piacere e di godere, nonostante fosse sfinita. Malediceva tutto questo, ma era cosciente che le sue voglie erano ancora accese. Fuoco sotto la cenere.

nonnachica4_7@yahoo.com
scritto il
2021-08-06
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